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Capitolo 6

Per strada non c'era nessuno tranne un gruppo di uomini con in mano delle bottiglie vuote. A Firenze c'era sempre gente, sempre. Eppure quella notte i cittadini sembravano essere svaniti nel nulla.
-Hey bambolina- disse uno di loro. Io avanzai il passo e per seminarli svoltai in una stradina molto piccola e umida che terminava con un muretto. Sentivo gli uomini avvicinarsi. Non ero mai stata fuori casa fino a quell'ora.
-Diamine- dissi sottovoce. Ero molto spaventata. Appena mi videro cominciarono a ridere e si avvicinarono a me.
-Perché non ti sei voltata bambolina? Sembri così carina ed educata- disse ridendo.
-Lasciatemi stare- dissi indietreggiando e urlando.
-Mh non credo…- dissero avvicinandosi a me e togliendomi il cappotto, o meglio strappandolo. Io urlavo ma nessuno mi sentiva, forse nessuno volevo sentirmi. All'improvviso si sentirono dei rumori, dei rumori che ricordavano i “passi” di un lupo. Loro si guardarono intorno e non videro nessuno.
Gli uomini cominciarono improvvisamente a sparire nel nulla uno ad uno. Era come se venissero scaraventati via. Urlavano ed io ero così spaventata che mi accasciai a terra e chiusi gli occhi. Misi le mani sulle orecchie per non sentire le loro urla piene di dolore. Era come se qualcuno lì stesse torturando. Poi tornò il silenzio e delle mani mi sfiorarono il viso. Aprii di scatto gli occhi e vidi Nico Serra che mi sorrideva. Prese un fazzolettino dal taschino e mi asciugò le lacrime.
-Non mi piace che gli uomini trattino male le ragazze. Se vuoi conquistare una ragazza o una donna devi corteggiarla, non costringerla- disse con un'espressione tranquilla sul volto.
Intorno a noi c'era sangue ovunque ed ero molto spaventata. Mi tese una mano ed io titubante la presi a mi aiutò ad alzarmi. Io in quel momento non pensavo a nulla. Ero troppo sconvolta e troppo impaurita.
Cosa era accaduto? Cosa ci faceva quell'uomo lì? L'unica cosa che avrei dovuto fare era scappare, scappare il più lontano possibile.
-Mi dispiace che abbiate assistito ad una scena del genere- disse guardandomi negli occhi. I suoi  erano stupendi. Altro che Elia e Stefano, i suoi erano perfetti. Erano grandi e dolci ma allo stesso tempo erano profondi, una profondità nella quale potevi perderti. Non riuscivo a capire cosa stesse accadendo e l'unica cosa che feci fu abbracciarlo. Stavo abbracciando la persona che aveva ucciso tutti quegli uomini. Stavo abbracciando un mostro… che mi aveva salvato la vita. Lui rimase sorpreso e anche io da me stessa. Così mi staccai e lo guardai di nuovo. I suoi lineamenti erano a dir poco perfetti e il suo sorriso era dolce, tenero, rassicurante.
-Cosa siete voi?-
-Diciamo che sono qualcosa che credo non abbiate mai visto signorina Clara, sono un mostro-
-Se foste stato un mostro non mi avreste salvato…- dissi io. Lui si voltò verso di me e mi guardò.
-E chi vi dice che non voglia uccidervi?-
-In realtà non lo so. Non so neanche perché non scappo via da voi ma sento che non mi fareste del male…- lui mi guardò sorpreso. Mia zia aveva ragione. Erano dei mostri. Aveva ucciso tutte quelle persone ma non riuscivo ad andarmene. Non ci riuscivo proprio. I suoi occhi erano troppo profondi. Era come se mi perdessi in essi.
-Anche la vostra famiglia è come voi?- chiesi sottovoce.
-Certo, siamo tutti dei nostri.- sorrise.
-Per me non siete un mostro. Mi avete salvato la vita. È vero, per farlo avete ucciso quegli uomini ma non so perché vi sono comunque grata- dissi abbassando lo sguardo.
-Come potete? Perché non avete paura di me?-
-Non lo so… forse reputo che questo sia solo un sogno o semplicemente ero più spaventata da quegli uomini che da voi- risposi per poi abbassare la testa e cominciare a piangere. La paura di morire mi aveva assalita. Lui si avvicinò a me e mi prese il viso tra le mani.
-Non piangere vi prego. Quando sorridete siete stupenda. Vi accompagno a casa- disse sorridendo. Io lo guardai sorpresa  -Andiamo- continuò porgendomi il suo braccio. Io lo guardai impaurita, poi abbassai lo sguardo e mi appoggiai al suo braccio sospirando.
-Andiamo…- dissi sottovoce.
Camminammo per un bel po' ed io non dissi una parola.
-Quando vi ho vista per la prima volta stamattina, mi sono chiesto come fosse possibile che non aveste paura di me. Poi ho capito che non sapevate chi eravamo io e mio fratello. La cosa che mi stupisce ancora di più è che continuate a non avere paura. Insomma quale persona si farebbe accompagnare a casa da uno come me – disse guardandosi attorno.
-Me lo domando anche io. A dir la verità non ho mai avuto paura di niente. Neanche di stare al buio da sola. Io amo la notte- dissi guardando il cielo stellato.
-Siete una delle poche donne che conosco che amano la notte- disse ridendo.
-E sarebbe divertente?- dissi sorridendo. Lui mi guardò sereno ed io capii che non dovevo sorridere, non dovevo sbilanciarmi troppo così tornai seria.
-È affascinante- disse.
Io sorrisi lievemente e abbassai lo sguardo. Poi arrivammo fuori casa.
-Questa è casa mia-
-Si… mi dispiace che abbiate dovuto conoscermi così- lo guardai negli occhi -Siete davvero una persona speciale Clara Battaglia e mi dispiace tanto ma non posso far sì che ricordiate quel che avete visto. Non meritate di far parte del mio mondo e non potete sapere i segreti della mia famiglia- mi prese il viso e mi guardò negli occhi -Voglio che dimentichi questa sera. Sei stata a casa della tua amica e ti sei addormentata lì. Ti sei svegliata che era molto tardi e sei tornata a casa da sola. Non mi hai mai visto e non hai mai visto quel massacro. È stato un bel compleanno- disse per poi baciarmi la guancia.
Le sue labbra erano morbide e stupende. Poi sparì nel nulla. Non ci capii nulla. Perché mi aveva detto tutte quelle cose? Non avrei mai potuto dimenticare quella sera. Nella mia mente c'era il ricordo di tutto quel sangue. Nulla di quello che avevo visto poteva essere vero. Entrai in casa e appesi il cappotto all'attaccapanni. Mia madre dormiva ancora. La cucina era molto pulita, quindi zia Miriam era passata. Salii in camera mia, mi tolsi le scarpe e mi stesi sul letto. Stetti a guardare il soffitto per tipo mezz'ora. Un vampiro? Un mostro? I Serra allora erano davvero degli esseri crudeli e spietati come fece intendere mia zia. E la cosa a cui pensai maggiormente fu Nico.
Perché mi aveva detto di dimenticare tutto? Perché non lo avevo mai visto prima del mio 16° compleanno? Quella notte rimasi sveglia fino al mattino, pensando ai suoi occhi, al suo sorriso, alla sua natura di vampiro. I miei occhi si chiusero appena sorse il sole. Fu quello il giorno in cui conobbi il vero Nico Serra.

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