Capitolo 2
Uscii dalla panetteria e cominciai a camminare. Andai per la strada più lunga per tornare a casa. Da lì passavo vicino casa di Giuliana e vicino una grande casa. Da quando ero piccola il mio sogno era quello di entrarci. Ogni tanto c’erano delle feste ed io sognavo di andare lì e ballare tutta la notte. Andai a bussare alla porta di Giuliana. Eravamo amiche praticamente da quando eravamo nate, era come una sorella. Le nostre madri da giovani erano molto amiche e così lo diventammo anche noi. Lei era quel tipo di persona di cui potevi fidarti, la solita ragazza che è simpatica a tutti.
-Clara!- venne ad aprire la mamma di Giuliana -Buon compleanno- disse abbracciandomi lasciandomi sorpresa. Appena entrai in casa sentii odore di biscotti -Ti ho preparato i biscotti che ti piacciono tanto. Li porti a casa da tua madre. A proposito stasera puoi venire con noi?-
-Si signora Grego- dissi sorridendo.
-CLARA!!!- urlò Giuliana spuntando improvvisamente nel piccolo salotto -Buon compleanno!-
-Grazie – dissi ridendo per il suo modo buffo e goffo di abbracciarmi.
-Avevo pensato di dartelo stasera il regalo ma te lo darò adesso- io risi. Ridevo sempre con lei -Tieni- disse porgendomi un pacchetto.
Lo presi e lo aprii. Era una collana. Aveva un piccolo ciondolo a forma di cuore. Era bellissima. C’era inciso il mio nome e quello di Giuliana.
-Giuliana…- dissi senza parole.
-Al mio compleanno mi farò regalare la stessa collana così l’avremo entrambe – disse sorridendo -ti piace?-
-È stupendo… ma non posso accettarlo- risposi dispiaciuta.
-Oh avanti Clara i regali si accettano – disse ridendo.
-Bene ora mettimela che da sola sicuramente non ci riesco – prese la collana è delicatamente me la poggiò sul collo. Poi l’agganciò.
-Mi raccomando. Devi tenerla sempre-
-Sempre – ripetei io.
-Clara ecco i biscotti!- disse la mamma mettendoli nel sacchetto che avevo lasciato sulla tavola. La casa di Giuliana era molto più grande della mia ed era piena di mobili antichi. La sua famiglia era molto ricca. Il padre lavorava in politica mentre la madre era una semplice casalinga e anche un ottima cuoca a dir la verità. A Natale ci preparava sempre dei dolci buonissimi. Mio padre adorava la sua crostata di mele. Ogni tanto ce la portava a casa e la mangiavamo tutti insieme davanti al camino. Era molto gentile.
-Oh si grazie ma non c'era bisogno – arrossii -È meglio che io vada. A stasera - dissi salutandole e uscendo.
Erano delle persone fantastiche. Volevo davvero bene a Giuliana. Eravamo vicine di casa ma quando papà morì le spese erano troppe e così ci trasferimmo in campagna.
Cominciai a camminare e passai accanto alla villa. Era stupenda. La immaginavo grande, piena di luce e ben arredata.
Arrivai in campagna. Era deserta, non ci passava mai nessuno, soprattutto per quella strada. Ormai ero abituata e poi stare sola non mi aveva mai spaventato anzi, mi era sempre piaciuto. All'improvviso sentii un rumore. Pensavo fosse il vento che muoveva l'erba e così non ci feci caso. Poi lo sentii di nuovo. Così avanzai il passo è arrivata a casa chiusi subito la porta. Che strano… appoggiai la busta sulla tavola e andai da mia madre a portarle i biscotti.
-Mamma – urlai.
La vidi con gli occhi chiusi. Si era addormentata. Com'era bella. Non le somiglio per niente o almeno così dicevano. Forse avevo i suoi stessi occhi ma nessuno me lo diceva mai. Presi una coperta dell’armadio e gliela misi sui piedi. Andai nella mia stanza che si trovava al piano superiore. Posai sul letto il regalo che mi aveva fatto mia madre e guardai fuori dalla finestra. Era il momento che amavo di più di qualsiasi giornata. Mamma si addormentava e io nel silenzio assoluto guardavo fuori dalla finestra. Era così rilassante. Presi i fogli e le matite e cominciai a disegnare qualcosa. Cominciai dalle montagne… era tutto bellissimo. Ancora più bello era il paesaggio in pieno inverno. La neve copriva tutto ed io mi sentivo felice, serena, dimenticavo tutto è mi concentravo ad osservare il paesaggio. Poi sentii un rumore di sotto e pensai fosse mia madre così scesi di fretta dalle scale. Andai in camera sua per trovarla ancora dormire. La finestra era aperta. Forse era stato il vento… la chiusi e mi tolsi il cappotto che avevo ancora addosso. Mi guardai intorno. Era il momento di lavorare.
Misi lo scialle che mi regalò mia madre qualche anno prima ed uscii. Andai nella stalla dei cavalli che allevavamo e che poi vendevamo per ricavare soldi. Spesso non li vendevo perché volevano usarli per produrne carne e non volevo che quegli animali fossero uccisi. C'era un cavallo che adoravo con tutta me stessa, si chiamava Apple, amava le mele, quelle verdi però. Lo accarezzai, spesso ci parlavo.
All'improvviso cadde uno dei secchi che avevo riempito d'acqua per darla ai cavalli.
-Ma che diamine- dissi andando a prenderlo.
Poi andai al pozzo vicino e lo riempii nuovamente. Era la cosa che più odiavo fare ma dovevo. Ero forse una delle poche ragazze che facevano questi lavori. Rassettavo casa, davo da mangiare ai cavalli, pulivo le stalle, cucinavo, pulivo. Si insomma non molte ragazze in città lo facevano. Poi c'erano i lavori pesanti che erano per gli uomini ma nella mia famiglia non c'erano uomini. Mio padre come ho detto era morto ed io figlia unica. Non avevo cugini o parenti. Solo una zia, la sorella di mia madre, che amavo con tutto il mio cuore. Non andavo a scuola perché non potevo permettermi i libri, i quaderni. Forse meglio dire che non ci andavo più. Finii la scuola a 10 anni e poi quando ci trasferimmo in campagna non andai più. Spesso leggevo i libri di zia Moe. Erano pieni di strani simboli. Più che altro erano leggende. Tirai il secchio dal pozzo e lo portai fino alle stalle. Riempii gli abbeveratoi dei cavalli e andai nei campi per raccogliere qualche mela.
Avevamo un melo vicino casa e stranamente dava sempre frutti. Vicino casa nostra c'era un'enorme villa, più grande di quella che c'era in città. Era stupenda. Ogni tanto vedevo passare qualcuno, ma raramente. Mi ero sempre chiesta chi ci vivesse e come fosse all'interno. La immaginavo piena di lampadari, con una grande sala da ballo.
Tornai in casa ed accesi il fuoco. Ci misi una pentola con il latte ed esso cominciò a bollire. Sbriciolai i biscotti e mescolai. Mamma amava bere quel latte. Tutte le mattine lo preparava per me e a papà. Poi lo versai nei bicchieri e li poggiai sul tavolo. Ora dovevo preparare il brodo. Ricordai di non aver comprato le verdure e così uscii di fretta da casa e corsi più forte che potevo. Sono sempre stata sbadata.
Arrivai e in città c'era ancora più gente e mi feci spazio tra di essa. Cercai il carretto del signor Oliver, dal quale compravo sempre le verdure e la frutta. Sbattei contro qualcuno mentre scrutavo la strada. Era una giornata davvero assurda.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro