Capitolo 8: A casa di Levi
<<Levi? LEVI!>>
Mi giro e mi rigiro ma non lo trovo da nessuna parte. La sua statura non aiuta molto la ricerca. Sento il mio corpo spinto dall'affluire delle persone intente a dirigersi all'uscita. Cerco di richiamarlo più e più volte, però non ottengo una sua risposta. Mi accorgo di star ostacolando la marcia delle persone, quindi cammino anche io, sperando di trovarlo all'uscita.
Quando esco fuori un forte vento fresco mi passa tra I capelli, sento la sciarpa sciogliersi piano piano, finché poi un pao d'estremità non svolazza in direzione di questo.
Alito nell'aria e vedo la condensa che si forma per qualche istante, per poi sparire.
Mi guardo intorno e non avvisto nessun segno del ragazzo basso.
''Levii... dove sei?'' penso con aria preoccupata mentre osservo attentamente tutte le persone che scendono le scale dalla porta principale.
Dopo una decina di minuti la folla si disperde, lasciandomi da solo nel piazzale a guardarmi intorno come uno stupido.
Con aria sconsolata non so più cosa fare e mi arrendo, sedendomi su di una panchina sospirando.
''Ma dove sarà finito? E' anche tardi e c'è buio...'' comincio a pensare di dovermene andare ma poi sento qualcuno sedersi a me. Mi giro e lo vedo lì tutto tranquillo.
<<Cosa fai qui moccioso?>> chiede lui senza nessuna preoccupazione. Io apro la bocca meravigliato e sconcertato da cotanta tranquillità.
<<Eeeeeehh?!? Come sarebbe a dire cosa ci faccio qui. Ti ho cercato dappertutto!>> esclamo alzando la voce con una certa incazzatura in corpo.
<<Rilassati. Ero uscito e ti avevo visto lì. Sono andato a prendere questo>> mi porge qualcosa e me la mette in mano.
Con aria interrogativa la guardo calmandomi, e chiedendomi cosa sia questo strano oggetto.
<<E' un souvenir che vendevano qua vicino. E' della mostra. E' una cellula animale, ti piace? Come ricordo della nostra giornata>>.
Arrossisco di botto guardandolo e ringraziandolo a dovere.
<<Si ma... mi hai fatto preoccupare!>> gli urlo in faccia riprendendo il discorso di prima.
<<Non preoccuparti>> mi accarezza la testa scompigliandomi I capelli. Arrossisco molto e cerco di non guardarlo.
<<La prossima volta mi chiami, così almeno non abbiamo questo problema ok? Ti senti meglio?>> sogghigna un pochino per poi darmi il suo numero di telefono. Io rimango sgomentato, sia dalla sua richiesta, che da quel sogghigno. E' la prima volta che vedo il suo sorriso, e che sorriso. Mi ha messo una tranquillità ed una felicità in corpo che l'incazzatura di prima è sparita.
Sorrido e lo assecondo, scambiandoci così I rispettivi numeri.
Passano un po' di secondi in silenzio e sento ancora una folata di vento passarmi addosso e un brivido di freddo passarmi in corpo.
<<Hai freddo? Forse è meglio andare>> si alza dalla panchina e mi guarda. Acconsento con il capo e comincio a seguirlo, poi digito il numero di Marco per avvisarlo che tornerò a casa. Sento squillare il telefono e dopo poco mi risponde.
<<Ehy Marco, ciao, sto tornando ora a casa... scusa se è tardi..>> tento di scusarmi in qualche modo, senza ricordarmi che stasera sarebbe stato dalla sua ragazza.
<<Ehy Eren... io non sono a casa hahahah ti sei dimenticato? Hai le chiavi vero?>> controllo nelle tasche e mi accorgo di esser sprovvisto delle chiavi per entrare in casa.
<<Cazzo.>> sussurro mentre vedo Levi che mi guarda stranito. Avviso Marco di non averle e mi imreca in 25 lingue.
<<Scusa Marco... non puoi venire ad aprirmi..?>> chiedo sconsolatamente, poi vedo il ragazzo basso che mi propone di passare la notte a casa sua. Felice ed incredulo avviso Marco dall'altra parte del telefono e mi acconsente a stare da Levi.
<<Ok posso venire... scusa se ti creo problemi Levi...>> chiedo scusa anticipatamente mentre ci troviamo a poco davanti a casa sua.
<<Se fosse stato un problema non ti avrei invitato... poi vivo da solo, almeno mi fai compagnia. Basta che non sporchi o ti uccido>>. Quelle parole mi hanno fatto sentire felice ma allo stesso tempo mi hanno fatto sentire un'inquietudine e preoccupazione sulla mia vita.
Quando la sua porta di casa si spalanca noto una stanza compresa di cucina e sala unita, con una pulizia tle che rende possibile specchiarsi sul pavimento.
<<Woooww>> esclamo con stupore, mentre Levi mi ordina di togliermi le scarpe per non sporcare in giro.
Mi spoglio togliendomi la giacca, sciarpa, guanti e anche le scarpe, poi vedo un gatto nero strusciarsi sul suo padrone. Lo guardo intenerito quando lo vedo prenderlo in braccio e coccolarlo.
<<Cosa?>> si gira verso di me con uno sguardo assassino.
<<N-no niente, non pensavo avessi un gatto... eheh>> mi gratto la testa e mi avvicino verso di lui.
Mi fa fare un giro della camera con tutte le sue ''regole della pulizia'' che non sembrano nemmeno tanto ridicole.
Mi siedo al tavolo e mi prepara un the mentre mi chiede di mettermi il pigiama, passandomi poi il suo. Ovviamente non mi sta bene, mi arriva poco sotto al ginocchio e poco sopra all'ombelico. Quando torno in cucina dopo essermi cambiato Levi quasi si mette a ridere, ma fa finta di rimanere indaffarato mentre faccio una faccia stranita.
<<Comunque Eren...>> rabbrividisco quasi al suono di quelle parole, chissà che cosa avrebbe voluto dirmi così.
<<Si..?>> dico deglutendo un po' di saliva, mentre si siede davanti a me porgiandomi la bevanda calda.
Metto lo zucchero mentre vedo che lui la beve direttamente amara così.
<<Non voglio esser indiscreto ma... ti va di raccontarmi di tuo padre? Sono interessato.. Nel senso... mi sembravi molto triste>>.
Quelle parole mi fermano dal bere. Stringo la azza e lo guardo negli occhi grigi, mentre la sua espressione rimane impassibile come al solito.
<<Certo... va bene, non preoccuparti per averlo chiesto. Ora te lo racconto..>>
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