Capitolo 6: Passione
Arrivo all'appuntamento cinque minuti prima con la musica alle orecchie. Un brano rilassante di musica classica mi mette di giusto umore per andare incontrarlo. Non so perché ma mi sento agitato, il mio cuore batte abbastanza forte e mi sento il respiro leggermente pesante. Mi guardo intorno per vedere se intravedo la figura del basso ragazzo, ma al momento non scorgo niente. Dopo qualche minuto lo vedo in lontananza e gli faccio cenno con la mano per salutarlo, lui si ferma e mi dice di avvicinarmi a lui, siccome la metro si trovava in quella direzione. Mi avvicino e lo saluto, ringraziandolo per esser venuto.
<<Non mi aspettavo arrivassi così in anticipo, di solito sono sempre il primo ad arrivare agli appuntamenti>> dice cominciando a camminare. Sobbalzo un po' alla parola ''appuntamenti'' anche se non c'è niente di strano, dopotutto era sola un'uscita di cortesia, anche se suonava comunque male.
<<Io arrivo sempre in anticipo, ho come un senso di disagio se arrivo in ritardo..>> lo guardo soddisfatto, sapendo di averlo superato in qualcosa. Si gira e mi guarda con il suo solito sguardo, ma riesce a mettermi a disagio.
<<Lo stesso vale per me...>> mi fissa negli occhi senza smettere di camminare. Lo guardo per qualche secondo, poi evito il contatto dopo esser stato messo a disagio.
Scendiamo le scale in silenzio e ci dirigiamo verso le rotaie, aspettando che il treno ci porti alla nostra fermata.
<<Come mai volevi così tanto andare a questo museo? Nel senso, è tutta roba scientifica. Biologia, fisica, chimica.... Ti piacciono queste cose?>> mi chiede curioso mentre lui è in piedi di fianco a me, seduto sulla panchina sorpreso da quella domanda.
<<Uhm.. Si. Vorrei diventare un dottore... come lo è mio padre...>> il passato comincia a riaffiorarmi.. I ricordi di quella sera.. La mia voce diventa più nostalgica e triste, spero di non avergli fatto capire niente con le mie parole. Cerco di pensare subito ad altro.
<<Vuoi diventare un dottore? Uhm... interessante. E' esattamente quello che voglio fare io uscito da questa scuola>> mi guarda con un'aria più tranquilla. Sembra aver notato la mia tristezza, ma le sue parole vengono interrotte dal treno in arrivo.
Da quelle parole vengo sorpreso, non pensavo che anche lui volesse fare il dottore. Preso dalla curiosità comincio ad interrogarlo sui motivi per il quale vorrebbe fare quel lavoro.
A quella domanda però non ricevo risposta, ma solo un lungo sguardo negli occhi, poi noto che i suoi si socchiudono leggermente.
''C-cosa ha? Perché mi guarda così?'' mi chiedo distogliendo lo sguardo imbarazzato. Cerco di non guardarlo ma vengo chiamato.
<<Eren... cos'hai?>>. Non riesco a capire quella domanda, perché...? Poi realizzo subito dopo.
<<No niente sto bene!>> il suo sguardo sembra presagire preoccupazione, inoltre mi ha chiamato per nome... non l'aveva mai fatto.
Ci conosciamo appena eppure sembra stranissimo, sembra che ci conoscessimo da tanti anni. Non posso farlo preoccupare così, ma cosa posso fare.
<<Non ho niente... perché?>> la mia insicurezza mi è traditrice. Arrossisco guardando per terra senza possibilità di dire altro, se non pregare che arrivi il più in fretta possibile la mia fermata.
<<Niente ti ho visto strano quando hai parlato di tuo padre e del tuo sogno...>> il suo sguardo è tornato normale, lo vedo dal riflesso del finestrino di fronte a noi. Tento di girarmi verso di lui, ma non riesco ancora a reggere i suoi occhi.
<<Non ti obbligo a parlarne, ci siamo a malapena conosciuti dopottutto>> si alza e va verso la porta aspettando che il treno si fermi per scendere. Mi alzo e lo seguo senza dire niente e mi metto dietro di lui guardandolo.
Penso mi stia fissando dal riflesso della porta, come facevo io prima con il finestrino, il che mi mette un po' a disagio.
Quando arriviamo scende dal mezzo e io di dietro lo seguo un po' più distante.
I miei pensieri sono un miscuglio di emozioni, però temo di non aver giudicato questa persona nella maniera più completa. Non è solo antipatico e scontroso, sa essere anche premuroso verso gli altri.
Gli prendo il polso delicatamente e glielo stringo. Lui si ferma e mi guarda girandosi.
<<Poi.. Ti spiegherò..>> non so con quale coraggio riesco a dire queste cose guardando dritto quel color grigio profondo. Forse la fiducia che ho in lui. Nonostante non lo conosca, so che non sbaglierei a raccontargli la mia storia. Lui sarebbe il secondo dopo Marco.
Gli lascio il polso e continua a camminare.
<<Va bene>>.
Saliamo le scale ed usciamo dirigendosi verso il museo.
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