Capitolo 28: Il bullo
<<C'è un motivo ben preciso dietro a quello che ho fatto e sta nei miei anni precedenti al liceo. Io fui adottato da dei genitori perché i miei biologici erano morti a seguito di qualcosa che non mi fu detto, io sinceramente non avevo mai chiesto niente perché non mi importava. Questi nuovi genitori mi accolsero nella loro casa quando avevo due o tre anni, a loro dire, però c'era un problema di base che cambiò drasticamente la mia infanzia, loro erano due donne. Due donne lesbiche che si amavano e avevano avuto il permesso per adottare almeno un figlio dall'orfanotrofio, essendo colpite dalla mia storia decisero di prendermi con loro. Io da bambino quale ero non sapevo che quella cosa era vista diversamente rispetto alle altre famiglie tradizionali, finché non cominciai ad andare alle elementari. Le mie due mamme andavano a scuola a parlare con i miei maestri e venivano a prendermi tutti i giorni, o almeno una di esse veniva per via dei turni di lavoro in continuo cambio. All'inizio nessuno ci fece caso ma poi questa cosa diventò virale e tutti scoprirono che io avevo due mamme e nessun papà. Fui preso in disparte da quasi tutti i bambini, mentre un'altra buona parte continuava a prendermi in giro. Continuavano a darmi del gay, a dire che non ero normale, che essendo cresciuto in quelle condizioni ero speciale e si presentavano sempre le situazioni per rimarcarlo, soprattutto quando si giocava. Diventai violento. Cominciai a prendere di mira coloro che mi prendevano in giro e a picchiarli. Urlai contro tutti di non esser diverso da loro e di amare le donne come tutti i comuni ragazzi, non volevo esser considerato gay perché i miei genitori lo erano. Tutti avevano paura di me, ma almeno non mi reputavano così speciale.
Finite le elementari arrivarono le medie e il discorso non cambiò molto. Alcuni compagni delle elementari ci furono anche in quella scuola, quindi le voci in poco tempo si sparsero e tutti seppero della mia situazione. Non tutti però ne fecero parola direttamente con me, mentre per coloro che lo avessero fatto il risultato è sempre quello, mi misi a fare a botte con tutti quei testardi e presuntuosi che si credevano più grandi perché considerati ''normali'' rispetto a me. Un giorno poi si scatenò una grande rissa tra me, studente di terza media, e uno di seconda o di prima, non ricordo bene. Dopo averli picchiati fui mandato a casa e a scuola mi identificarono come bullo per l'intero anno scolastico. Quella situazione aveva creato disagi ovunque, non potevo nemmeno parlare con delle persone senza che queste non facessero la faccia di bronzo. Questa situazione mi aveva completamente isolato dagli altri, nessuno voleva parlarmi e io stetti in disparte. Incolpai i miei genitori per quella situazione, mi ricordo anche di averle insultate una volta. I miei rapporti con loro non sono migliorati poi tanto...>> comincio a dire mentre guardo Mikasa che ha una faccia a metà tra la sorpresa e l'interesse. Apre bocca per cercare spiegazioni incitandomi ad andare avanti.
<<Poi cosa è successo Jean?>>.
La guardo e continuo il discorso da dove ero rimasto.
<<Poi alle superiori decisi che tutto questo non sarebbe dovuto succedere ancora, per farlo i miei genitori non sarebbero dovuti venire a scuola e presentarsi come tali. Nessun ragazzo delle vecchie scuole è qui ancora, quindi nessuno sapeva niente fino ad ora. Il rapporto con i miei genitori era peggiorato a tal punto che, per tutti i loro sforzi, non riuscivano a parlarmi per più di qualche parola al giorno e le situazioni a tavola sono sempre delicate>>.
Mi guarda con fare un po' enigmatico e mi osserva, cercando di farmi arrivare al punto.
<<Perché non riprendi i rapporti con i tuoi genitori? Io non ci vedo nulla di male anche se hai due mamme, come dici tu. E poi, cosa c'entra Armin con questo?>>.
Armin ed Eren arrivano prima tenuti per mano e poi si avvicinano, quest'ultimo sembra particolarmente incazzato. Li guardi e sento un brivido di disgusto al loro primo gesto, ma non ci faccio caso.
<<Si Jean, cosa c'entra Armin con tutto questo?>> dice il ragazzo dagli occhi verdi.
<<Stavo spiegando a Mikasa che il rapporto con i miei genitori mi ha fatto diventare omofobo e quando ho scoperto di Armin mi sono fatto riprendere dalle vecchie abitudini. Tutti sembravano acconsentire quel gesto, alle persone ora piacevo se facevo così, se combinavo guai e se miravo gli altri. Non ero io quello preso di mira e tutti intorno a me erano finalmente miei amici, nessuno sapeva niente di me e per una volta ero felice...>>.
Un momento di pausa imperversa appena finito il mio discorso e vedo che Eren comincia a parlare.
<<Quindi mi stai dicendo che->> questo sta cominciando ad alzare la voce ma viene subito interrotto da Mikasa che gli parla sopra più forte.
<<TU PENSI CHE QUELLI SIANO AMICI?!>>. Il ragazzo dagli occhi verdi che stava per parlare si ammutolisce all'istante, mentre io abbasso le orecchie come un tenero cucciolino. Sembrano tutti spaventati da lei.
<<Jean tu mi hai detto di voler stare con me, esser amico di Armin e anche di Eren, mi spieghi perché poi hai cominciato a comportarti così? Quelli che tu dici non sono minimamente tuoi amici, noi possiamo esserlo, però non se il comportamento è questo>> dice calmandosi e facendo una sorta di ramanzina.
<<Mi stavano facendo da parte di nuovo tutti e mi stavano prendendo in giro quando sono tornato perché stavo cercando di andare d'accordo con Eren, lo stesso ragazzo che mi faceva imbestialire per il suo stupido carattere da presuntuoso che mi ricordava i ragazzini montati delle medie. Quindi la prima cosa che ho fatto è stata quella>>.
Guardo un attimo Armin che si sta nascondendo a metà tra Eren e Mikasa.
<<EH?!>> risponde Eren.
<<CHI SAREBBE IL RAGAZZO DALLO STUPIDO CARATTERE?!>> si avvicina lasciando indietro Armin ma non fa un altro passo senza che io non lo interrompa.
<<Scusa...>> mi giro verso il ragazzo biondo.
<<Scusa Armin>> passo davanti ad Eren e cerco di guardare il ragazzo intimidito in faccia.
<<Non avrei mai dovuto fare una cosa del genere, perché so quello che si prova ad esser esclusi così. Scusa ancora, davvero>>. Mi inchino sperando che lui accetti le mie scuse.
<<Va bene Jean, non ho capito molto della tua storia ma... non ha senso aver rancore tra noi due no? Possiamo tutti esser amici, basta che non succeda più>>.
Mi alzo e lo guardo contento, poi guardo ancora Mikasa ed Eren.
<<Grazie di cuore a tutti. Prometto che da oggi cambierò e rimedierò anche alla tua situazione Armin, non temere>> il ragazzo biondo sembra esser contento e aver fiducia del fatto che io ce la possa fare.
<<Ora rimane solo una cosa da fare Jean>> dice la ragazza avvicinandosi a me mentre Eren si appoggia al muro quasi soddisfatto che la situazione sia finita.
<<Devi andare a parlare con i tuoi genitori>> dice sorridendomi mentre invita gli altri due a venire qua. Io le sorrido e approvo alla sua affermazione, poi mettiamo tutti le mani al centro e giuriamo sempre di difenderci l'uno all'altro e di stare insieme. Tutti i visi sembrano contenti e tutti noi promettiamo di farlo, anche se leggo ancora su Eren delle incertezze su di me che spero che col tempo cambieranno.
Suona poi la campanella e ci siamo resi conto di esser stati fuori un'intera ora dalla lezione, il che non presagisce niente di bello. Esce fuori il professore ci vede tutti lì insieme e comincia a discutere con noi, io mi faccio avanti e mi prendo le responsabilità, dicendo che se non fosse stato per me Armine gli altri non sarebbero stati coinvolti.
<<Per questa volta va bene così, però la prossima volta non passa! Ho segnato che non c'eravate nella mia ora comunque, arrivederci. Jean, speravo che la sospensione fosse servita a qualcosa però! Arrivederci>>.
Lo salutiamo con dei sorrisi falsissimi e poi Armin mi ringrazia, mentre rientriamo per l'ultima ora di lezione.
Il professore non se n'è reso conto del mio cambiamento, ma io si. Prima prendevo in giro e picchiavo chi mi faceva sentire debole, ora invece picchio per difendere i più deboli.
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