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Capitolo 25: Verità

Suona la campanella e ci dirigiamo verso il corridoio dove si vede una grande folla di persone che ci passa di fianco e che stranamente ci guardano male. Indifferenti continuiamo a proseguire verso la nostra classe dove gli studenti si fanno sempre di più.

<<Eren, perché tutti mi guardano male?>> chiede innocentemente Armin alle mie spalle mentre segue i miei passi. Sinceramente non ho una risposta alla sua domanda, però continuo a camminare dove vedo che tutti si apprestano a stare in un semicerchio con qualcuno che apparentemente sta gridando qualcosa sopra una sedia o un banco, dalla posizione attuale però non mi è possibile capire chi sia.

<<Scusa, ma cosa sta succedendo?>> mi rivolgo ad uno studente vicino che sembra esser interessato.

Lui mi guarda e si mette a ridere, poi guarda Armin e se ne va.

<<Ma cosa succede qua?>> chiede Mikasa mentre anche lei comincia a guardarsi intorno.

<<Non lo so...>> rispondo io mentre mi avvicino ad un mio compagno di classe lì vicino.

<<Si può sapere cosa sta succedendo, chi è quello che sta urlando?>> dico con il tono di voce leggermente alto per farmi sentire, siccome c'è molto chiasso e ho paura che lui non mi avrebbe sentito.

<<Jean ha annunciato una cosa molto divertente... dovreste andare a vedere, vero>> fa una pausa poi guardare il ragazzo biondo dietro di me confuso.

<<Armin?>> continua sorridendo e andandosene via. Preso dal coraggio comincio a scansare tutte le persone davanti finché non noto Jean sopra ad un banco che parla.

<<Ed è proprio così gente! Indovinate chi è gay?!>> urla ai compagni di classe come se fossero il popolo da incitare per fare una sorta di rivoluzione o di guerra.

Mi si gela il sangue  e perdo lucidità per un istante. Tutto attorno a me scorre a rallentatore mentre i miei pensieri cominciano a viaggiare come un treno.

''Possibile che abbia scoperto di me e di Levi?! No è impossibile! Nessuno lo sa, non ci sarebbe stato modo che lui possa saperlo, non è vero. Sono sicuro al 100% che-'' mentre comincio a pensare a tutto e di più la realtà comincia a scorrere normalmente mentre Jean continua la frase annunciando il nome della domanda retorica.

<<ARMIN!!>> il nome lo urla con tutta la voce che ha, in modo da marcarlo bene e farlo sentire a più persone possibili.

A quel punto il mio corpo è circondato da diverse emozioni -sorpresa, rabbia, sollievo- ma non avrei potuto perdonare Jean per aver detto una cosa del genere, nemmeno se la cosa fosse stata vera o meno.

<<Ohi->> comincio ad urlare con la testa alzata verso di lui, mi trovo davanti al banco con lui sopra che si sente il re del mondo.

<<JEAAAAN!>> mi interrompe Mikasa facendosi largo tra le persone e buttandone giù qualcuna. Il suo urlo è stato così forte che tutti all'improvviso hanno smesso di parlare e si sono girati verso di lei.

Jean non sembra trasudare emozioni, però è abbastanza percettibile la paura dentro al suo corpo.

<<Cosa.... COSA STAI FACENDO?!>> continua ad urlargli in faccia una volta che mi ha raggiunto. Lo guarda dal basso e lo fa cadere dal banco usando un calcio.

Il nostro professore passa di lì facendo fatica e chiede di ripristinare l'ordine, impartendo a tutti di tornare nelle proprie classi. Va da Mikasa tutta incavolata nera e le chiede di calmarsi, inviando anche lei di entrare nell'aula.

Mi giro per chiamare anche Armin ma non lo trovo più. Jean si alza ed entra in classe ancora energico dalla situazione di prima, sorridendo mentre va a sedersi al solito posto.

La ragazza con i capelli corvini lo segue mentre io l'avviso che sarei andato a cercare Armin.

''Dove sarà finito ora Armin? Cazzo, questa situazione non va bene. Alla fine sapevo che Jean non era cambiato di una virgola, quel coglione, lo picchierò non appena trovo Armin''.

Comincio a correre per il corridoio ora vuoto, ma non lo trovo da nessuna parte. Scendo al primo piano ma non lo trovo nemmeno lì. Ho pensato che sia scappato magari al bar o in altri posti, però non sono riuscito a trovarlo lo stesso. Con il fiatone mi fermo nell'ultima tappa che ho controllato: il bagno.

''Possibile che Armin... sia davvero gay? Non che ci sia niente che non vada però... non me l'aspettavo. Mi chiedo se gli piaccia qualcuno. Poi come faceva Jean a saperla questa cosa se non la sapevo nemmeno io?!''.

Irritato per non averlo trovato comincio a camminare cercando di prendere fiato in direzione della mia aula, per dire al professore di aver fallito, però poi mi ricordo di una cosa. Di un posto speciale dove andiamo sempre a mangiare il pranzo noi tre; una panchina sul cortile della scuola, isolata da tutti gli altri. Quella stessa è sempre usata da persone che vogliono nascondersi quando vanno a fumare o fare altre cose. Lì una volta avevo visto anche Levi, passando per caso l'avevo incontrato mentre sfogliava un libro, non voleva sentire chiasso e concentrarsi meglio per stare da solo.

Quello è l'unico posto in cui non ho ancora controllato e ho la certezza che Armin sia lì.

Comincio a correre un po' affannato e mi ritrovo davanti all'angolo del muro, il quale svoltato avrebbe mostrato la famosa panchina.

La mia certezza si rivela vera, Armin è lì che piange con le mani sulla faccia, sembra che non voglia finire e che il pianto duri per sempre.

<<Armin...>> dico con un tono dolce anche se le parole non si fanno chiare per via dell'affanno.

Lui alza il capo e mi guarda, i suoi occhi si mostrano rossi e sofferenti, il suo viso traspare l'emozione di voler scappare da quella realtà ad ogni costo.

Cerco di rassicurarlo, gli dico che Jean è un coglione e che non deve preoccuparsi di quello che dice lui o di quello che pensano gli altri.

<<I-il fatto è che... ora tutti mi odieranno... mi prenderanno in giro e-e...>> tra un singhiozzo ed un altro, una tirata di naso e il cercare il più possibile di domare quel terribile nodo alla gola, le sue parole escono con una certa difficoltà.

Dopo essersi calmato ed essersi asciugato le lacrime riesce a riprendere il discorso un po' più seriamente.

Lo abbraccio e cerco di intervenire per migliorare la situazione.

<<Armin, a me non importa chi sei, cosa ti piace o qualsiasi altra cosa. Io e te siamo amici e l'unica cosa che conta. Che a te piacciano i ragazzi o le ragazze non mi interessa, staremo comunque uniti, ok. Poi sai com'è Jean, spara sempre delle cavolate assurde>> gli sorrido porgendogli un braccio attorno alle sue spalle.

Lui mi risponde con calma e con la sua solita lucidità.

<<Si, hai ragione Eren, mi stavo preoccupando inutilmente dell'opinione degli altri. So benissimo di avere voi due come amici e di sapere che ci sarete sempre per ogni cosa. Ora sono più tranquillo, grazie>>. All'udire di quelle parole mi alzo felice per esser riuscito a farlo calmare e ragionare.

<<Alla fine Jean non era cambiato affatto, sapevo che non ci saremmo dovuti fidare di lui>> dico per spezzare l'argomento mentre faccio qualche passo invitandolo a seguirmi. Mi sento bloccato dalla sua mano che afferra la mia.

<<In realtà lui non ha detto una bugia... quello era vero>> mi giro verso di lui e mi sento quasi tirare. Lui è ancora seduto e mi invita a rimanere un altro po' con la forza della sua mano, portandomi più vicino a lui. La sua faccia è davanti alla mia mano e il suo sguardo sembra guardarla bene. Non sapendo cosa fare, rimango fermo a guardare con uno sguardo addolcito mentre lui continua a parlare, ma senza guardarmi in faccia.

<<Eren...>> mi stringe la mano ancora di più, poi si alza di scatto avvicinandosi a me <<In realtà io...>>.

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