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Capitolo 23: Malattia

<<Etciù!>> uno starnuto mi parte sulle mani coperte dal fazzoletto. Mi soffio il naso mentre vedo Levi entrare dalla porta.

<<Tieni Eren, prendi questi fazzoletti>> dice posando una scatola rettangolare sulla sedia vicina a me. La scatola contiene strati e strati di fazzoletti pronti per un uso veloce. Ne prendo uno e lo appoggio al naso facendolo passare delicatamente sulle narici spellate.

<<Woo, ma è delicatissimo>> dico con la voce nasalizzata mentre il ragazzo moro mi guarda da lontano.

<<Se hai bisogno di qualcosa chiama>> dice abbastanza freddamente mentre chiude la porta dietro di sé.

Mi infilo meglio nelle coperte e mi giro verso la televisione con gli occhi un po' stanchi. Oggi non sono andato a scuola per rara occasione, mi sono preso un raffreddore quando io e Levi abbiamo ultimato il trasloco a casa sua, solo che per la quantità di polvere alla quale sono allergico, mi sono beccato un raffreddore susseguito dalla febbre.

Sono quindi nella mia nuova stanza, sotto le coperte a guardare la mia nuova televisione. E' un cambiamento molto inaspettato alla quale chiunque dovrebbe abituarsi. Il colore della stanza è più o meno simile alla precedente, un verde di giada, abbastanza chiaro e definibile acquoso; assomiglia molto al colore dei miei occhi a detta di Levi, in fondo è vero.

Sulla destra, vicino alla finestra c'è una libreria che contiene molti testi di svariati argomenti.
Trasversalmente, dall'altra parte della stanza, c'è il mio letto che è parallelo alla scrivania dove sta anche la televisione che sto guardando. La casa è abbastanza grande, fuori dalla mia stanza c'è un corridoio che porta alle varie stanze; subito sulla destra c'è il bagno, parallelo ad esso la stanza di Levi, la sala e poi la cucina che sono attaccate da un piccolo muro, affiancate l'uno dall'altra che si affacciano al corridoio.

Sento Levi che entra nella sua stanza ma tiene la porta aperta, forse per sentire un mio eventuale bisogno.

''Che carino'' penso mentre sorrido leggermente. La sua stanza era di un bellissimo azzurro, simile al colore del cielo in una giornata d'Estate, solo un po' più scuro. Davanti alla porta, sul muro opposta, si presenta una finestra dal quale filtra la luce per illuminare la zona circostante. Il letto si trova proprio di fianco a lei, mentre a destra si trovano gli armadi a la scrivania sul quale, come la mia, vi è messa la televisione che usa o per giocare o per guardare dei programmi, molto spesso di cucina. Tutta la casa è ben pulita e ben tenuta e io ho promesso a Levi che l'avrei lasciata tale, se no mi avrebbe sbattuto fuori casa. All'inizio ero abbastanza scettico di quell'affermazione, però non mi disturba aiutarlo con I lavori domestici, o semplicemente lasciando in ordine. Mi sento caldo, sarà dovuto anche da quello che indosso: una maglietta con sopra il pigiama di pile e una specie di felpa sempre di pile; però probabilmente è anche la febbre che si sta facendo sentire.

Chiamo Levi con un urlo non troppo forte quando noto che il termometro è sopra la scrivania e non sopra la sedia di fianco al mio letto.

<<Dimmi Eren>> il suo tono sembra tranquillo, meno male che non si è incazzato.

Gli faccio notare la presenza del termometro sulla scrivania. Lui va a prenderlo e me lo porge.

<<Un'altra cosa..>> gli dico mentre prendo l'affare elettronico nella sua mano destra.

<<Ti Amo>>. Dico guardandolo negli occhi tranquillamente, quasi sorridente.

Lui mi guarda e il suo sguardo sembra un misto tra rabbia e piacere, mentre non dice niente fin quando non lascia la stanza, sibilando un <<Anche io>>.

Mi mettono a ridere e lui si ferma sull'uscio della porta girandosi verso di me chiedendomi cosa ci fosse di così divertente da ridere.

<<Ti sei imbarazzato?>> gli chiedo sapendo benissimo cosa avrebbe voluto farmi in quel momento, solo che a causa dei miei germi e della mia febbre non poteva di certo.

<<Se non vuoi che ti misuri la temperatura in un posto scomodo, io non farei tanto il simpatico sai?>> dice freddamente e molto sarcasticamente senza nemmeno voltarsi per poi richiudersi in camera.

Ecco, questo è il Levi di sempre. Dopo alcuni minuti tiro fuori il termometro e vedo il display che mostra la temperatura.

<<38°C... Aaah che balle>> dico sapendo che non mi sarei ripreso così in fretta come speravo, soprattutto perché avevo preso I medicinali poche ore prima.

Levi si avvicina per sapere quanto avessi e, dopo averglielo detto,v a in cucina a prepararmi qualcosa di fresco o di non troppo caldo, ma gustoso. Arriva con una tazza di latte al cioccolato e qualche biscotto adornato al piatto che sottostava alla tazza.

<<Ecco a te, non è caldissimo. Non posso darti altri medicinali perché ti farebbero male, però questa ti aiuta a stare meglio>>. Si siede ai piedi del letto mentre vede che mescolo la bevanda tiepida. Posa il termometro vicino alla scatola dei fazzoletti e mi accarezza la testa.

<<Sei troppo carino con la febbre>> dice massaggiandomi la guancia, ma io rabbrividisco per la sua mano fredda.

<<Tu hai la mano fredda>> dico con lo sguardo rivolto al latte imbarazzato. Noto poi un messaggio di Armin sul mio telefono.


<<Ciao Eren! Come stai? Non sei venuto a scuola e non vorrei che ti fosse capitato niente di male... dopotutto è la tua prima assenza al secondo anno..>>

Sento una nota di preoccupazione di Armin. Ultimamente lo vedo molto legato a me, sarà per le molte cose in comune che abbiamo, ora persino si preoccupa perché non sono andato a scuola. Gli rispondo della mia situazione attuale.


<<Ciao Armin! Beh non si può dire che io stia bene hhahaha. Sto male e giusto prima mi sono misurato la febbre e stava a 38°. Non so quando potrò tornare però non preoccuparti. Il record delle mie assenze sarà infranto evidentemente>>

Gli rispondo sorridente, mentre mi accorgo dello sguardo di Levi che mi chiede con chi stessi chattando.

<<Oh, è solo Armin>> dico riprendendo la tazza col latte e cominciando a mangiare I biscotti.

<<Il tipo biondo?>> mi chiede mentre si alza dal letto, si prepara per andare nella sua stanza aspettando prima la mia risposta.

<<Si è lui>> dico guardandolo andarsene senza dire altro. Mi ribadisce che in caso di bisogno lui sarebbe venuto a vedere che problema avessi e, dopo averlo ringraziato, finisco di bere la tazza che lascio sopra la sedia.

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