Riesco a sentire il suo respiro. Non c'è alcun suono a parte il rumore della pioggia che si infrange sulle superfici e il nostro respiro leggero e freddo. I nostri corpi si toccano, le nostre mani si sfiorano. L'ombrello copre circa tutto il corpo a parte le spalle che sporgono fuori. Con la sua mano, Eren, lo sta tenendo il più alto possibile per cercare di non bagnare le nostre teste, anche se mi sto tenendo al suo braccio buttando tutto il peso quindi non lo sto aiutando. Con l'altra mano invece sta tenendo il suo ombrello, precedentemente riposto per merito mio, perché ad aspettare lui non saremmo mai arrivati abbracciati così.

Il suo respiro si fa più affannoso per qualche strano motivo. Lo guardo un po' e non vedo nulla di strano in lui, solo che è diventato d un colorito un po' più rosso. Cerco di fregarmene però stando attento nel caso in cui dovesse svenire da un momento all'altro. Mi guardo attorno memorizzando la strada per evitare che in un domani lui continui a venire a prendermi, cosa che mi fa sentire un moccioso insulso senza autonomia.

<<Siamo... arrivati>> mi indica la sua casa mentre da lontano ci avviciniamo con un passo un pochino più spedito. La pioggia non sembra dar segno di smettere mentre arriviamo davanti al suo portone, il rumore delle gocce sulla superficie trasparente dell'ombrello mi fa sempre ricordare tante cose e mi crea una pace interiore come altre poche cose.

Eren cerca di tirar fuori le chiavi dalla tasca quindi mi scosto da lui chiudendo l'ombrello, notando che quando le ha prese la mano comincia a tremargli. Alzo un sopracciglio e capisco subito il motivo per cui fosse così, era agitato e ora più di prima. Cerca di mettere la chiave dentro ma gli cadono quindi si china nel prenderle, faccio lo stesso e le nostre mani si toccano e mi guarda sorpreso. Gliela afferro e la porto vicino a me mentre guardo I suoi occhi color rugiada fissarmi imbarazzati, la bacio chiudendo gli occhi, come se fosse una principessa.

Incredulo tira indietro la mano balbettando cose, probabilmente chiedendomi cosa stessi facendo, poi entra dentro la struttura di corsa.

Saliamo al primo piano e apre anche la porta di casa sua, poi entriamo.

Non è male come mi aspettavo, pensavo che vivesse in condizioni un po' più disastrose, nella sporcizia e con vestiti sparsi per tutta casa per esempio, invece ho notato stranamente dell'ordine e della cura. I pavimenti lucidi, il divano ben messo con I cuscini al loro posto, le coperte piegate nel giusto modo e messe all'angolo con cura.

<<Bella casa, molto pulita>> dico entrando guardandomi attorno per cercare di memorizzare anche le stanze.

<<Grazie... abbiamo pulito giusto ieri>> dice raggiungendomi per indicarmi dove fosse la sua stanza e le altre.

<<Vivi con il tuo amico.. Giusto?>> dico sendomi sul suo letto e notando che per terra vicino al suo cassetto ci sono le sue mutande.

<<Si esatto.. Si chiama Marco. Vivo con lui per quella storia che ti avevo raccontato, anche se sta sempre con la sua ragazza. Vorrebbe andare a vivere con lei, però dice che non vuole lasciarmi da solo. Mi ha proposto di andare con loro due, però non lo so.. Non sono convinto. Non vorrei essere il terzo incomodo capisci?>> mi guarda mentre sollevo le sue mutande come se fosse un fazzoletto usato facendogliele vedere.

Rimane un attimo fermo a guardarmi, come se lo stessi rimproverando. Poi le prendo, le giro al contrario e comincio a leccare il suo interno, mettendolo ancora più in imbarazzo.

<<E quando andrai a vivere con il tuo ragazzo invece?>> chiedo a bruciapelo per metterlo in difficoltà e vedere la sua reazione.

<<Eh quando? Rag..azz.. Cos>> comincio ad avvicinarmi a lui.

<<N-non mi è venuto mai in mente, nel senso... ecco non che sia presto... cioè.. Io..>>

Era diventato una bomba ad orologeria tutta rossa che sarebbe esplosa se non l'avessi fermata. Davanti a lui prendo le sue mutande le porto dietro al suo collo e lo tiro verso di me e lo bacio appassionatamente facendolo star zitto definitivamente.

''E' ancora presto, ma spero che un giorno accada.''