Eccomi qui, alle 11:11 precise, a premere lettere a caso su una tastiera. Non so cosa mi ha spinto a farlo, so solo che lo sto facendo. Sai, stavo guardando il soffitto, stesa sul letto a pancia in su con la stanza buia e le note di qualche canzone e, come tutte le volte la mia mente ha incominciato a vagare e, i miei occhi a far sì che i ricordi dipingessero il buio di tanti colori sbiaditi dal tempo. Ho rivisto sorrisi che probabilmente non vedrò più, ho sentito urla, le mie urla, che non voglio più sentire, ho immaginato cose che vorrei tanto che accadessero, ma che non accadranno mai. E ho riflettuto un po', forse per tre, trenta minuti o per un ora, qui, al buio di quattro mura. Ho pensato a tante persone per poi vedere i loro volti prendere forma, a quanto io tengo a loro e quanto credo loro tengano a me e, la maggior parte penso ci tenga poco. Ma come biasimarli? Alcuni non sanno nemmeno quanto io tenga a loro e la maggior parte delle volte è colpa mia se non lo sanno, non fraintendermi, non è questione di vittimismo o fare la martire, è solo che ho un modo tutto mio per dimostrare il bene. Quando tengo ad una persona, tendo a trascinarla nella mia testa, a parlare parlare parlare e, quando mi accorgo che forse sto esagerando o che questa persona è annoiata da tutto ciò, la lascio andare rifugiandomi e sparendo per un po'. Perché si, lo faccio, a volte stacco la presa e sparisco dentro la parte più oscura della mia mente, cercando invano di mettere apposto tutte quelle cianfrusaglie e spazzare via tutta quella polvere, rischiando solo che si alzi e si posi di nuovo su i mobili appena puliti. Durante questi periodi potrà capitarti di vedermi a scuola, parlare con qualcuno o peggio, far finta che non sia successo nulla. Ma se guardi attentamente nei miei occhi, perché gli occhi sono sempre ciò che mi tradisce, vedrai la vera me alle prese con una crisi isterica, e so che ti potrà sembrare la vecchia storia di un film fantasy, ma sta solo aspettando che una mano la tiri fuori, una mano amica. Ma morale della favola, la mano non arriva mai e sono costretta a farmi tutta la salita a piedi, da sola, per poi uscire e rimanere abbacinata dalla luce. Però rimango lì, all'uscita del tunnel, con gli occhi che lacrimano, un po' per la luce e un po' per tutto il resto. E te lo confesso, sono sempre tentata a ricadere nell'ombra, perché in fondo non faceva così male, eppure resto ferma ancora per un po', facendomi abbagliare dalla luce, facendomi ustionare e, raccogliendo tutta la mia forza muovo il primo passo, susseguito da tanti altri godendomi finalmente la luce nel ritorno verso casa. Ed è vero, io sparisco, sparisco per lunghi periodi però poi ritorno, e ritorno soprattutto quando hai bisogno di me, ritorno per poterti ascoltare, per dirti la mia e per poi vederti stare meglio ed allora sparirò di nuovo, però se sussurri anche solo per un attimo il mio nome io ritorno, perché io ritorno sempre.