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Laperladelcielo

                                                                                                                                                                       
Da qualche parte in Friuli...
31 gennaio 2024

Ciao Filippo, come stai?
Spero tutto bene.

Fra pochi giorni, il 10 febbraio, inizierà l'anno cinese del drago e mi sono detta: perché non scriverti una lettera per parlarti di un libro che racchiude in sé la storia millenaria della Cina? Prima di descrivertelo, però, ci tengo a raccontarti come è finito fra le mie mani.

Me lo ricordo ancora, come se fosse oggi. Era una mattina terrificante dal punto di vista meteorologico. L'autunno aveva dato il meglio di sé ricoprendo la mia città di un denso banco di nebbia, e quando credevo che l'umidità fosse il peggiore nemico della giornata non avevo fatto i conti con il temporale. La pioggia scrosciava dal cielo come se non ci fosse un domani. La corrente elettrica mi aveva abbandonata portandosi via la connessione internet e il calduccio dei termosifoni. Mi era venuto in mente un solo posto della città in cui rifugiarmi, dove la luce non sarebbe mai mancata grazie a un gruppo elettrogeno: la biblioteca.

Ero uscita di casa e avevo mosso i primi passi sul marciapiede con ottimismo. C'era ancora la pioggia, ma era moderata quindi non avevo avuto difficoltà ad attraversare le strisce pedonali. Non c'era molto traffico e tutto procedeva nel migliore dei modi. I problemi arrivarono quando raggiunsi il centro storico. Aveva ripreso di colpo a piovere e a tuonare, ed ero più che certa che sopra di me ci fosse la nuvoletta di Fantozzi. Le persone che erano all'interno dei bar, vedendomi dalle vetrate mezza infreddolita, in rotta di collisione con le pozzanghere, avevano avuto la pietà di non deridermi. Dopotutto, chi non avrebbe compassione per una persona dalle sembianze di Don Chisciotte, che combatte un muro d'acqua impetuoso con un misero e sgangherato ombrello? Anche gli automobilisti avrebbero il buon senso di rallentare e invece... Mi ero ritrovata con i pantaloni bagnati fino al ginocchio grazie a scattanti accelerate incoraggiate dall'assenza di autovelox. Per fortuna che avevo l'impermeabile altrimenti sarei stata un pulcino fradicio!

Come se non bastasse, dopo una manciata di minuti la sfortuna si era abbattuta sull'unico oggetto che mi dava la speranza di mantenere i capelli asciutti. Un'improvvisa ventata e il mio ombrello era deceduto sul colpo, spezzato a metà. Non ho potuto fare altro che affidarlo al bidone delle immondizie. Nonostante ciò, aveva assolto il compito di condurmi di fronte alla biblioteca.

Nell'attimo in cui avevo varcato la soglia avevo scordato tutto ciò che di nefasto avevo lasciato alle spalle. L'occhiataccia intimidatoria della bibliotecaria, e il relativo rimprovero per aver inzuppato d'acqua il tappetto dell'entrata, erano passati in secondo piano rispetto a ciò che avevo di fronte a me. Nuovi scaffali da esplorare, copertine fresche di stampa da fissare con ammirazione e milioni di pagine che attendevano soltanto di essere sfogliate. Un vero paradiso per gli occhi e soprattutto per la mente! La sezione romance mi aveva accolta a braccia aperte, e ho trovato il primo volume di una saga che mi ispirava molto. Avevo iniziato a sfogliarlo con così tanta foga che mi ero accorta di essere arrivata alla cinquantesima facciata soltanto quando avevo ritrovato un foglietto ripiegato. Si sa, la curiosità è donna, perciò non ho potuto resistere a leggere ciò che c'era scritto. Apparteneva a una certa Elisa, il cognome era indecifrabile, ma non il titolo che aveva annotato: Le famose concubine imperiali di Ludovico di Giuria.

Non ci ho pensato due volte a precipitarmi nel reparto di letteratura cinese e l'ho trovato in una manciata di minuti. Quando l'ho preso in mano ho compreso di trovarmi di fronte a qualcosa di unico. La prima edizione, anno domini 1958.

Ti elenco tre buoni motivi per leggerlo:

L'aspetto del libro. Non è solo grazie alle illustrazioni che ci sono a suo interno che lo rende speciale. Quante volte può capitare di tenere in mano un pezzo di storia scritto più di cinquant'anni fa, che racchiude fra le sue righe secoli di storia e con una rilegatura in seta molto profumata?

L'autore. Medico italiano alla corte dell'ultimo figlio del cielo, Ludovico si era laureato a Napoli e proveniva da una famiglia aristocratica originaria di Chiaromonte in Basilicata. Profondo conoscitore della lingua e letteratura cinese ha avuto l'opportunità di leggere svariati testi antichi. Ha avuto, inoltre, il privilegio di conoscere di persona l'imperatrice vedova, la concubina Tzu Hsi (la sesta concubina presente del libro) la quale l'ha nominato suo medico personale.
Riporto un breve pezzo tratto dalla nota introduttiva: "In questo volume, anche nei brani di storia dove più nuda risulta la verità dei fatti, affiora la magica poesia dell'Oriente. Vi si passa attraverso un roseo velo, dalla realtà al sogno e dai sogni alla realtà, suscitando un vero incanto pur nella drammatica conclusione delle vicende umane".

La trama. Mi sono addentrata in un viaggio mozzafiato fra palazzi magnifici, all'interno della città proibita e ho dimorato virtualmente nella quiete dei giardini di sontuose dimore. Non mancano descrizioni dettagliate sugli usi e costumi di corte così come le strategie usate per vincere le guerre. Ci vorrebbero più di dieci lettere per raccontarti per filo e per segno la storia delle più famose concubine imperiali che ancora oggi vengono ricordate nei canti popolari e nelle rappresentazioni teatrali cinesi. La loro vita non è stata rosa e fiori. Sono vissute in un'epoca in cui le donne erano merce di scambio e non avevano alcuna voce in capitolo sul loro matrimonio. Qualche cenno su di loro:

Ciao-Ciun, vissuta nel periodo di Cleopatra e Marcantonio, ha avuto la sfortuna di imbattersi in un pittore di corte corrotto. In cambio di oro ritraeva le concubine facendole apparire più belle della realtà. Se non pagavano le abbrutiva. Ed è ciò che è capitato alla sfortunata Ciao Ciun. Quando ha visto il suo ritratto, l'imperatore l'ha scartata e l'ha inviata a un re mongolo per evitare la guerra. Sì è accorto troppo tardi di quanto fosse bella, ma ahimè non poteva rimangiare la parola data e con il cuore devastato l'ha lasciata partire.

Hsi Scih, capace di conquistare una città con un solo sguardo, è stata arruolata dal re di Yue per sedurre il re di Vu allo scopo di vendicarsi. È riuscita nell'intento ma alla fine lo aveva davvero amato e ha scelto di seguirlo nella morte.

Yang Kuè-Fei, nota come braccialetto di Giada. Era concubina del principe ereditario, divenuta in seguito concubina imperiale del padre. Ha vissuto nell'agiatezza, e dando cariche importanti ai suoi parenti ha scritto il suo destino, ahimè tragico.

Hsiao-Van, rapita dal viceré il quale la regalò al figlio del cielo. Tentò di vendicarsi del suo rapitore ma non ci riuscì perché quel vicerè era l'amante dell'imperatrice madre. Essendo Hsiao cinese non poteva diventare moglie di un re manciù, dunque fu costretta a diventare una monaca buddista.

Hsiang Fei, una mussulmana che divenne concubina dell'imperatore. Se ne innamorò perdutamente e ottenne grandi privilegi che suscitarono però l'invidia delle altre concubine.

Tzu Hsi. Nata da contadini poveri, divenne concubina di secondo grado dell'imperatore in quanto dette alla luce l'erede al trono. Quando il sovrano morì, Tzu condivise la reggenza con la prima moglie, l'imperatrice Tsu An. Le due donne andarono d'amore e d'accordo e si sostennero a vicenda.

Un'ultima chicca che troverai all'interno di queste pagine sono le poesie. Una mi ha particolarmente colpita:
Non possiamo trattenere il sole di ieri
né dissipare le nubi grevi di oggi...
Invano fendiamo con la spada
la corrente impetuosa del fiume,
invano beviamo per soffocare la tristezza.
Quando il desiderio umano
combatte contro il destino,
giova soltanto alzare le vele
e lasciarsi portare dal vento e dalle acque.

Spero di avere presto tue notizie, e visto che siamo in tema di libri me ne consiglieresti uno da leggere?

Saluti
Laperladelcielo










Da qualche parte, nel nord dell'Abruzzo
8 Febbraio 2024

Salve, carissima,
scusami se c'è voluta un'abbondante settimana, ho avuto degli impegni da sbrigare. Per altro, il servizio postale ha allungato un po' i tempi, ma pazienza. Sono lieto di aver ricevuto la tua lettera, mi ha fatto molto piacere.

Deve essere proprio un gran bel libro, molto interessante. Soprattutto carina la storia del suo autore. Molto intrigante anche il tema, devo ammettere. La poesia, poi, sensazionale. Cercherò in giro, magari il cielo mi concederà l'occasione di leggerlo. In effetti, a Perugia mi sono imbattuto spesso in libri un po' antiquati sull'antica Cina, presso qualche bancarella al mercato o sopra Viale Pellini.

Se dovessi consigliarti un libro a mia volta potrei riscontrare qualche difficoltà. Adoro leggere, mi catapulta in mondi nuovi, plasmati a mimesi della sregolata e folle mente dell'autore, a seconda dell'umore dei grilli sulla sua testa. Di quei mondi ne ho visitati tanti e fin troppi me ne sono piaciuti. In quale potrei condurti? "Il signore degli anelli" di Tolkien forse potrebbe piacerti, visto che scrivi fantasy. Ma sappi che l'autore, spesso e volentieri, si dilunga molto nelle descrizioni ambientali. Di conseguenza alcune pagine sono belle, ma altre sembrano lunghe e ripetitive. Altrimenti, "Shining" di King? Molto bello, un horror intenso e una pietra miliare del genere. Alcune scene sono sensazionali, una in particolare mi ha colpito: immagina di mettere nelle mani del maestro dell'orrore una tecnica descrittiva di Dante Alighieri. Dico solo questo.

Ma in entrambi i casi potresti aver visto i film - molto belli tutti - e perso interesse. Tuttavia, non si può negare che ci siano grosse differenze tra le trasposizioni cinematografiche e gli originali, soprattutto nel caso tolkieniano. Mi trovo generalmente d'accordo con quanti sostengano il cinema come una nuova frontiera artistica, ma - ti prego, non picchiarmi - nei casi in cui il film riprende e riadatta un libro tendo a preferire la versione cartacea, anche se c'è sempre una valida eccezione. Dunque, ti consiglio di sfogliare quei libri pur avendo visto e rivisto i film.

Tuttavia, per quest'occasione speciale voglio nominare un'ultimo titolo: "Il vecchio e il mare" di Ernest Hemingway. Non me lo scorderò mai. E se pure dovessi perdere tutti i ricordi a lui legati, dovrò necessariamente riprenderlo in mano, dopo aver passato almeno una mezzora abbondante a sgridarmi davanti allo specchio.

Quelle ottanta o novanta pagine mi hanno stregato. L'ho aperto e chiuso in un solo pomeriggio. Mi ha trasmesso tutte le fatiche, tutti i dolori e la stanchezza del vecchio. Ero in spiaggia. Mi alzai dal lettino stremato dopo averlo finito.

Di cosa parla? Di un vecchio che pesca.

Ma Hemingway fa sembrare che non possa esistere nulla di più interessante, con la sua scrittura silenziosa, timida, nascondendo la storia dei suoi personaggi e raccontandola a mezza bocca.

Spero di aver dato validi consigli. E non ti sarai offesa perché ci ho messo ben più di una settimana a risponderti, mi auguro.

Tanti cari saluti.
Filippo

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