6. Interlude II: Omen
Camminando a fatica nel metro di neve che ricopre il terreno, Ariel si allontana lentamente dal piccolo villaggio, lasciandosi alle spalle il calore di quella dolce famiglia che lo aveva accolto in quei due giorni.
La figlia maggiore della coppia, Sofiya, lo guarda allontanarsi con sguardo malinconico, fingendo nonostante ciò un sorriso sulle sue labbra rosee.
L'alchimista sorride salutandoli a sua volta, ma non può fare a meno di essere dispiaciuto per la giovane, che gli aveva lasciato intendere, seppur velatamente, di essere interessata a lui.
Ariel ammette con se stesso di essersi sentito lusingato da simili attenzioni, che si è costretto ad ignorare per il bene della ragazza, appena sedicenne: non credeva di essere ancora d'aspetto piacente, soprattutto dopo quei tre anni di trascuratezza.
Cammina, cammina a passo lento, aiutandosi con un bastone, cammina più in fretta che può: ha un bisogno irrefrenabile di ritornare a casa, da Helena, e vuole arrivarci il più presto possibile, per questo si affretta.
Questo brevissimo soggiorno ha acceso in lui una fiamma inestinguibile che tempo non gli bruciava nel petto: la fiamma della passione, dell'amore.
Ha finalmente deciso di chiedere ad Helena di sposarlo, come aveva più volte sognato, ma mai aveva osato fare.
"Sempre che lei mi voglia ancora dopo quello che le ho detto ..."
Il ricordo del suo comportamento al loro ultimo incontro interrompe la gioia del momento, che gli stava dando grande energia e calore per affrontare la lunga marcia nella neve fino alla prima città abbastanza grande dove poter trovare un cavallo o un passaggio a ovest.
Riprende a marciare con convinzione, scacciando quel triste pensiero e consolandosi con la speranza del suo perdono.
Passo dopo passo, affondando le gambe nella neve e bagnandosi fino alle ossa, Ariel avanza, con il pensiero di Helena nel cuore che allevia la sua fatica.
"E la Verità che cercavo?"
Sperava di essersene dimenticato, sperava che quel pensiero l'avesse finalmente abbandonato, ma scopre che non è così: sembra addirittura che sia tornato a tormentarlo più insistentemente di prima.
Ariel non si ferma, avanza cercando di ignorare questo chiodo che torna ad infilzarsi crudelmente nella sua testa, proietta le sue forze fisiche nel camminare e quelle mentali nel ricordo del bel volto di Helena.
"La Verità non è cosa che l'uomo può trovare. Per quanta sapienza esso abbia, rimane per lui un mistero, imperscrutabile come la volontà di Dio. Inutile dannarsi."
Ripete questo mantra per convincersi a desistere da qualunque tentativo di riprendere la sua ricerca.
"Inutile dannarsi."
Ariel marcia ininterrottamente per due giorni, consumando i suoi frugali pasti nel cammino: sente di aver perso già troppo tempo dietro alla sua crociata senza speranza e vuole tornare a casa al più presto.
La stanchezza lo assale, ma l'alchimista resiste, non vuole perdere un solo secondo.
«Helena! Sto tornando da te! E stavolta giuro che non ti lascerò mai più!» grida Ariel nel vento freddo, come se questo potesse portare il messaggio alla sua amata.
Il cuore gli batte leggero nel petto, libero delle ombre che lo infestavano da tre anni: la sua ricerca è un ricordo lontano.
Ma nascosti, a distanza, un paio d'occhi di sole lo osservano, meditando sul da farsi.
Ariel non sa che a qualcuno questa sua scelta non ha fatto molto piacere.
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