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2. Farewell

"I must take your farewell, carried by destiny, bound to obey."

Il silenzio più assoluto regna nella stanza. Gli unici rumori sono i respiri di Ariel ed Helena e qualche scricchiolio dei mobili di legno.
Tutto tace, ma non la mente dell'alchimista: quella continua ad essere preda della tempesta.
La giovane ha ancora gli occhi spalancati e la bocca socchiusa, come se volesse dire qualcosa. Il problema è che non ha idea di cosa dire al suo amico.
Come può aiutarlo? È una cosa troppo grande per lei, che non ha a sostegno tutta la cultura che ha invece lui: ha la sua semplice quotidianità e la sua dose di Dio equamente distribuita lungo la settimana, niente di più.
«Ci sono cose molto più importanti nella vita della Verità universale.»
Le sue parole squarciano il silenzio senza alcun preavviso.
Ad entrambi viene a mancare un battito. Ad Ariel forse due.
«Cosa ci può essere di più importante, Helena? Cosa?» risponde lui quasi infuriato.
Si sente come se gli avesse appena detto che ha sprecato una buona parte della sua vita per niente. Ma cosa ne può sapere lei?
«Rispondimi.» sussurra, la voce bassa e roca che sembra un ringhio.
Lei tace, lo sguardo che le sta rivolgendo la spaventa. C'è una luce folle nei suoi occhi verdi, una luce che mai prima d'ora aveva visto.
«Perdonami ... non avrei dovuto ... io non ...» mormora, cercando di sviare il discorso verso qualcos'altro o di concluderlo definitivamente.
«No, Helena. Adesso tu mi dici cos'è più importante!»
L'alchimista non cede, vuole a tutti i costi sentire la sua idea per poterle rinfacciare la sua ignoranza e la sua ingenuità.
Helena sente le lacrime pizzicarle gli occhi e non fa niente per fermarle. Ha paura. L'uomo che ha davanti non è Ariel, non è l'uomo che ha amato segretamente per tutti questi anni. No, quello che ha davanti è un pazzo che finge di essere il suo migliore amico.
«L'amore. Ecco cos'è importante! Anzi ... è l'amore la Verità che stai cercando! Solo che non riesci a rendertene conto! Credi che sia una cosa troppo misera, vero? Ma cosa posso saperne io più di te? Sei tu quello che ha studiato per tutta la vita, non io! Io conosco solo Dio e so che Lui è la Verità! E, guarda un po', Dio è anche Amore!»
Helena pronuncia il suo discorso tutto d'un fiato con fare indisponente, come se volesse provocarlo e farlo infuriare ancora di più.
Lui non l'ha neanche guardata in faccia. I suoi occhi fissano il pavimento.
Lei fa qualche passo indietro. Non sa come potrebbe reagire.
Ormai non lo conosce più.
«Arrivederci, Ariel. Spero che quando ci rivedremo, tu sarai cambiato in meglio.» annuncia, aprendo la porta.
Esita. Non riesce ad oltrepassare la soglia. Non vuole lasciarlo così.
Ma è l'unica cosa che può fare.
Quello di Ariel è un problema che lui solo può risolvere.
Ad Helena tremano le labbra. Vorrebbe rivelargli tutti i segreti del suo cuore, che ha taciuto per anni nel timore di non essere ricambiata. Lei sa che lui la ama, ne è certa. Ma non è il momento per dirglielo. Non se lui la tratta così. Non finché non ritorna ad essere l'uomo di cui si è innamorata.
«Addio, Helena.» risponde Ariel, con voce funerea.
«Noi non ci rivedremo, mia cara. Io parto. Oggi stesso. E non tornerò mai più.»
Per Helena è una pugnalata al petto.
Addio.
Addio.
Non riesce ad accettare questa parola. Non ci riesce. Non può.
«Non puoi lasciarmi così. Io so che tu ...»
«Tu non sai niente di me, Helena! Niente! Ormai non ho più nulla da prendere o da spartire con questa terra. Devi accettare questo addio e dimenticarmi, perché non mi vedrai mai più!»
Dopo un attimo di silenzio, risponde stoica:«Accetto il tuo addio, Ariel, e ti dico addio a mia volta.»
I due non si guardano in faccia nemmeno un'ultima volta prima che la porta si chiuda con un tonfo alle spalle della donna.
Helena affretta il passo per allontanarsi il più possibile dalla casa di Ariel.
È riuscita a fingere che il suo addio non le avesse fatto neanche un graffio, quando invece l'ha devastata.
I suoi piedi stretti nelle scarpette leggere pestano con poca grazia il terreno, imprimendovi la rabbia e la disperazione della loro proprietaria.
Le lacrime le offuscano la vista, nonostante lei continui a sfregarsi gli occhi per cancellarne ogni traccia.
Deve dimenticarlo, assolutamente, ad ogni costo.
Sente di aver sbagliato a pensare che lui l'amasse. Forse un tempo era così, ma di certo non adesso.
L'unica cosa che Ariel ha in mente è questa irragiungibile Verità universale.
Alza lo sguardo: è arrivata davanti alla chiesa, senza neanche farlo apposta.
Entra. I suoi passi rimbombano nel sacro silenzio che aleggia tra i muri di pietra; la carica di divinità che la avvolge la tranquillizza, calma i suoi singhiozzi e la conforta.
Si siede su una panca e rivolge lo sguardo all'altare spoglio, illuminato da una luce multiforme e variopinta che arriva dall'immensa vetrata ogivale dell'abside. Nelle navate laterali ardono moltitudini di piccole candele, accese come voti silenziosi dai fedeli.
Si inginocchia sul pavimento di pietra, ignorando il dolore alle ginocchia. Lo sguardo sempre rivolto all'altare, al crocifisso poggiato nel mezzo, ritto sul suo piedistallo decorato.
Con le lacrime che ritornano a scivolare sulle sue guance, Helena prega il Signore perché protegga Ariel e lo guidi nella sua ricerca.
"E se puoi ... riportalo da me. Io lo amo."

In quell'attimo di silenzio, Ariel aveva trovato la risposta alla sua mancanza di risposte: doveva cambiare aria, doveva partire e conoscere il mondo per davvero, viverlo sulla pelle e non solo leggerlo sui libri.
Deve partire immediatamente. Ne ha estremo bisogno.
In una sacca infila tutto ciò che ha: vestiti, libri, qualche attrezzo. In una borsa a parte mette le ultime scorte di cibo che ha in casa, compreso quel che gli ha portato Helena.
Dal cestino di vimini che la donna ha portato, Ariel tira fuori la camicia che gli ha cucito. La tiene tra le mani e si perde ad osservarne ogni piega.
Come ha potuto trattarla in quel modo? Si sta odiando per il suo atteggiamento, ma forse è stato meglio così: se Helena lo odia, soffrirà meno la sua mancanza.
Piega con cura la camicia e, prima di metterla con tutto il resto, ci affonda la faccia dentro, inspirando profondamente per raccogliere almeno una piccola traccia del profumo della sua amata.
"Perdonami, Helena. Perdonami ..."
Si costringe a distogliere i suoi pensieri da lei per concentrarsi sulla sua missione.
Ricontrolla di aver preso tutto e per ultimi raccoglie i suoi risparmi. Sorprendentemente, sono abbastanza per un cavallo. Perfetto.
Esce di casa, immergendosi nella luce del sole.
Sa già cosa deve fare: prenderà un cavallo e scenderà verso l'Italia ... o la Francia, quale delle due gli sarà più comoda e vicina. Una volta arrivato sulla costa, si imbarcherà come mozzo sulla prima nave con la destinazione più lontana possibile.
Il mondo è lì fuori che lo aspetta, con le sue lezioni di vita da impartirgli, e lui non vede l'ora di ascoltarle.
L'ultimo sguardo che volge alle sue spalle cade sul piccolo crocifisso appeso sopra il suo letto.
Ariel si volta nuovamente verso la strada e chiude la porta.
Non ha bisogno di Dio. Le risposte le può trovare senza il Suo aiuto.
Se avesse voluto aiutarlo, l'avrebbe già fatto.

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