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11. Lost and damned

"Only try understand, I want to save you from the lost and damned."

Helena apre gli occhi piano, quasi con timore di essere accecata da un sole che in realtà, fuori dalla finestra della fredda stanza di quella locanda polacca, non è mai apparso, nascosto da pesanti tendaggi di nuvole fumose. Apre gli occhi, osservando l'uomo che dorme nudo al suo fianco, il suo petto ampio e villoso che si muove al ritmo del suo respiro rilassato, il sorriso sulle sue labbra sottili colorate di un rosa delicato, le sue braccia solide che la stringono a sé senza forza alcuna poiché vinte dal sonno che possiede tutte le membra del suo corpo. Osserva in silenzio, respira piano per non svegliarlo; osserva sorridendo il suo innamorato, ancor più bello di quando l'aveva lasciata, e non si trattiene dal carezzargli il viso con la punta delle dita, deliziandosi del contatto con la sua pelle liscia e poi con la sua barba morbida.
Ariel si sveglia al tocco delle mani della sua amata ritrovata, ma non apre gli occhi per godere ancora un po' di quelle carezze dolci e lievi come di piume di serafini; sorride quando Helena gli lascia un bacio sulle palpebre chiuse e a sua volta la bacia dolcemente sulle labbra, delicato come un soffio di zefiro. Sorridono entrambi, scambiandosi ripetutamente baci che uniscono visi e anime e carezze che accompagnano il viaggio di queste ultime verso il giardino di Venere, il paradiso di coloro che amano.
Un refolo d'aria di neve li sfiora a tradimento, provocando loro brividi gelidi che si aggiungono a quelli caldi del piacere che provano nel contatto tra i loro corpi, che nulla hanno per difendersi se non le coperte, giacenti sulle loro gambe intrecciate.
Tacciono, nutrendosi del suono del loro fiato e bevendone l'uno dall'altro; ignorano l'affacendarsi caotico del piano di sotto, dove voci e spentolii si sovrappongono in una fastidiosa ma rassicurante sinfonia di vita e calore che vince anche il gelo dell'inverno.
«Sai, Ariel ...» sussurra Helena, ponendo l'indice sulle labbra gonfie di Ariel per interrompere la scia ininterrotta di baci sempre più spinti, «... non ti ricordavo così possente.» Viene interrotta da un bacio che le toglie il fiato per un lunghissimo attimo, poi conclude con una voce carica di desiderio:«Lavorare nei campi ti ha fatto proprio bene ...»
Sorride, rivolgendogli uno sguardo acceso di fuochi di passione, e di nuovo lo bacia e lui ricambia, in un continuo inseguirsi ed esplorarsi di labbra e lingue e denti mai sazi di gustarsi ogni volta per intero.
Helena di nuovo interrompe il tutto, scostandosi dal petto dell'alchimista, non riuscendo più ad ignorare il vociare concitato al piano di sotto, vociare che a tratti invoca il suo nome con stridulo fastidio.
«Ariel, perdonami se non resto ancora, ma mi vogliono di sotto. Ti ricordo che lavoro ancora qui.» gli dice, schioccandogli un bacio sulle labbra prima di alzarsi un po' di malavoglia per rivestirsi e darsi un'aria dignitosa che nulla lasci intendere dello svolgimento della nottata.
Lui, ancora sdraiato, si gira su un fianco, sorreggendosi la testa con una mano e rivolgendole un sorriso sornione.
«Dici che ci hanno sentito, stanotte?» chiede con malizia voluta nella voce, guardando la sua bella che, vestendosi, gli offre la vista delle sue terga candide e sode, saggiate più volte e in più modi tra le tenebre delle lenzuola.
Lei si volta, ma è seria in volto mentre dice:«Mi auguro di no, altrimenti non mi guarderanno più in faccia, qui in paese. Non ho agito esattamente da donna timorata di Dio e questo, al di fuori di questa stanza, non mi fa onore.»
Queste parole fanno sentire Ariel colpevole, quasi come se solo ora avesse scoperto delle conseguenze del loro gesto. Anche se, si ricorda bene, è stata lei ad accettare di compiere questo "peccato", dopo che lui le aveva ricordato della clausola "sacro vincolo del matrimonio" ancora non contemplata da nessuno dei due.
«Me lo auguro anch'io.» risponde soltanto, sospirando mentre si alza anche lui, in tempo per ammirarla uscire trafelata dalla porta, con le trecce della crocchia che si ribellano alle forcine posizionate in fretta, aprendosi in ciocche che ondeggiano nella corsa.
Lo sguardo di Ariel cade un'ultima volta sulle lenzuola, sulle quali spicca il segno della loro colpevolezza, prima di ritornare al mucchietto scomposto di vestiti abbandonati sul pavimento, che mette a posto per poi prenderne di puliti dalla sacca ed indossarli.

È passata una settimana dal suo arrivo nel paese, dal suo incontro con Helena e tutto sembra procedere per il meglio: Ariel sta sempre con la sua bella, promettendole, di giorno, viaggi in luoghi lontani alla fine dell'inverno e il loro matrimonio al ritorno in patria, e saziando, di notte, i suoi piaceri inconfessati.
Già dopo il primo giorno un pensiero era venuto a disturbarlo, ma l'avere Helena al suo fianco aveva deviato la sua attenzione sul problema, concentrandola quasi esclusivamente sulla sua dolce amata.
Adesso, dopo una settimana, non riesce più ad ignorarlo e, seduto sul letto della sua camera, pensa a cosa sia più giusto fare.
"Innanzitutto dovrei dirle del patto." pensa, l'idea non lo entusiasma alquanto.
"Potrebbe venire con me, seguirmi nel mio viaggio ..."
Si accende una speranza, ma immediatamente si spegne, come uno stoppino stretto tra le dita.
Pensa agli strani modi di Mephisto, a quei suoi atteggiamenti ambigui e alquanto fastidiosi che riuscirebbero a confondere la mente di Helena in un istante, condannandola a chissà quale destino.
"Non potrei mai perdonarmi una cosa del genere."
Ariel alza la testa, guardando il soffitto di assi di legno, sospira sconsolato, in parte pentendosi di aver accettato il patto e soprattutto di aver promesso ad Helena tutte quelle cose che ora diventano irrealizzabili.
«Buongiorno Ariel.» fa una voce alle sue spalle. L'alchimista si volta, trovando Mephisto in piedi davanti alla finestra, splendente più di un sole estivo, che gli sorride.
«Mi stavi pensando, non è vero? Quindi, secondo te, avrei "atteggiamenti ambigui e fastidiosi"?»
Si materializza più vicino ad Ariel, appoggiandosi alla sua spalla e soffiandogli nell'orecchio:«Così mi offendi, amico mio. Pensavo ti piacessero i miei modi ...»
Il suo fiato caldo gli solletica le orecchie, facendolo rabbrividire di quei brividi strani della prima volta.
«Ma ti piacciono eccome ... non mentire ...» sussurra ancora, accarezzandogli il mento con la punta delle sue dita sottili per farlo voltare verso di lui.
Cercando di restare lucido, l'alchimista domanda con voce dura:«Cosa vuoi?»
L'angelo sorride di quel suo sorriso sornione e affascinante, rispondendo:«Mi annoio. Quando pensi di iniziare a sfruttare i miei poteri per qualcosa di più dell'affitto di una stanza d'albergo?»
Ariel tace, abbassando lo sguardo, la bocca serrata in una linea dura, il cuore che batte confuso tra mille preoccupazioni.
«Se è per Helena, abbandonala. Capirà. Non posso donarti la vita eterna per proseguire la tua ricerca, quindi ti conviene darti una mossa.»
La voce di Mephisto è stranamente seria, non sorride più e, pronunciate queste parole, svanisce in un soffio di vento.
L'alchimista è di nuovo solo con i suoi dubbi, ma si rende conto che ormai può fare ben poco.
Si alza, sospira cercando di non piangere.
"Non c'è altro modo."

Ariel ed Helena sono di nuovo nella sua stanza d'albergo, uno di fronte all'altro.
«E così te ne vai di nuovo? Mi lasci dopo avermi promesso viaggi intorno al mondo e il nostro matrimonio al ritorno a casa? Sul serio?» esclama lei, le braccia incrociate al petto e la delusione nello sguardo puntato sul suo amato.
«Mi dispiace, Helena, ma io lo faccio per te ... per proteggerti.» si giustifica lui, abbassando lo sguardo per la vergogna.
«Proteggermi da cosa? Da un angelo del Signore? Cosa potrebbe mai farmi di male un messo di Dio, Ariel? Sono abbastanza forte per affrontare questo viaggio con te, se è questo che ti preoccupa per davvero. Ti ricordo che sono arrivata sana e salva fin qui viaggiando da sola: credo di sapere piuttosto bene quali sono i pericoli di questo mondo. So difendermi.» afferma, infastidita dall'atteggiamento dell'alchimista.
Lui sospira, conscio del fatto che Helena non abbia capito il vero perché del suo volerla escludere dalla sua ricerca.
«Non è per questo, Helena. So bene quanto tu sia forte e capace, ma si tratta di una questione più ... come dire ... spirituale. Non voglio mettere in pericolo la tua anima ... e fidati di me quando ti dico che con Mephisto lo sarebbe, e molto.»
Mentre parla si tortura le mani per il nervoso, intrecciando le dita in modi assurdi per scaricare la tensione che si sente addosso.
Sta diventando più difficile di quel che pensava.
«La mia anima sarebbe in pericolo nelle vicinanze di un angelo? Questa poi è proprio bella!» esclama lei, ridendo delle sue parole.
«Helena! Io voglio salvarti dalla perdizione e dalla dannazione! Lo capisci? Fidati di me e lasciami partire da solo!» conclude Ariel esasperato.
La giovane non risponde, ma riflette in silenzio.
«E tutto quel che mi hai promesso? I nostri viaggi, il nostro matrimonio ... non hanno importanza per te?» domanda con voce tremante, temendo una risposta inaspettata.
Ariel non è sorpreso dalla sua domanda, se la aspettava e per questo si è preparato in anticipo una risposta capace di distruggere per sempre il loro rapporto già fragile di per sé.
«L'amore non significa niente per me, se c'è qualcosa di più alto a cui posso aspirare.»
Helena spalanca gli occhi basita. Non crede alle sue orecchie.
Le sue labbra tremano mentre se le copre con una mano.
"Non può dire sul serio ..."
«Ariel ... Ariel ... non può essere ver ... non puoi veramente ...» balbetta lei con la voce rotta dal pianto, mentre brividi freddi le scuotono tutto il corpo.
"Non sta succedendo di nuovo ... ti prego, non di nuovo ..."
Lui sospira, mettendo a tacere il dolore che prova in quel momento, e le rivolge uno sguardo serio e deciso, che la ferisce dritta in mezzo al cuore.
«Quindi ... questo è un altro addio? Un addio per davvero?» chiede lei con un filo di voce, allontanandosi dall'alchimista a piccoli passi.
«Sì, stavolta lo è. Mi dispiace.» risponde lui, cercando di camuffare la sua tristezza dietro il gelo dei suoi occhi.
Helena non dice una parola e scappa via dalla stanza in lacrime, correndo al piano di sotto, verso la stanza che condivide con le altre donne della locanda.
Ariel resta in piedi, immobile, con gli occhi fissi sulla porta aperta, maledicendosi per quanto ha appena fatto.
«Ottimo lavoro, amico mio.»
La voce morbida di Mephisto gli accarezza il collo come fosse seta, lasciando scappare all'alchimista un'imprecazione a denti stretti per lo spavento preso.
«Domani pomeriggio si parte.» lo avvisa l'angelo, per poi sparire nuovamente, abbandonando Ariel nella solitudine e nel dolore.

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