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Senza neanche accorgermene, le lacrime cominciarono a sgorgare dai miei occhi. Mi accorsi di loro solo quando vidi tutto sfocato.
-E adesso che hai?- mi domandò il soldato.
Trasalii e mi voltai dall'altra parte. Se mi avesse visto si sarebbe arrabbiato. Accidenti a me, pensavo in quel momento.
-Ti fa così tanto male?- mi chiese ancora -Parlo della caviglia-
Osservai lui e poi la parte del corpo menzionata. Mi faceva male, sì, ma non piangevo certo per quello.
-È okay- risposi asciugandomi le lacrime col dorso della mano.
Dopo appena un passo, mi resi conto che non riuscivo a spostare il peso sulla caviglia dolorante. Mi ero presa davvero una brutta storta.
Il soldato mi prese allora il braccio sinistro e lo mise attorno al suo collo, poi posò una mano sul mio fianco, per aiutarmi a camminare meglio. Non avevo voglia di stargli vicino, ma o questo o la morte.
Per qualche strano motivo, si era davvero adattato alla mia velocità. La sua andatura aveva raggiunto la mia, e i suoi passi erano sincronizzati ai miei. Inutile dire che arrivammo alla base molto tempo dopo il dovuto. Appena arrivati, mi prese nuovamente come sempre, tenendomi dal braccio. La mia caviglia era migliorata di poco, ma non abbastanza da non farmi zoppicare.
Raggiunta la stanza bianca, non trovammo nessuno al suo interno, solo tre soldati, che ci notarono e vennero verso di noi
-Dove sono finiti tutti gli altri?- chiese il ragazzo, come se mi avesse letto nel pensiero
-Sono stati tutti smistati- rispose uno dei tre
-Di già?-
-Sì, è successo ieri sera-
-In che piano è la ragazza?-
Tutti e tre guardarono un blocco che tenevano in mano ciascuno di loro
-C'è ancora posto al B1. Puoi lasciarla lì. O se vuoi possiamo portarla lì noi stessi-
-No, va bene così. La porto al B1-
Fui portata a quello che doveva essere il piano B1. Le scale scendevano, perciò probabilmente erano i sotterranei. Mi chiesi se ce ne fossero altri. Appena oltrepassata la porta, vidi davanti a me un'enorme spazio vuoto con delle scale al centro del muro in fondo. Nelle pareti erano state scavate delle stanze, tutte chiuse da delle sbarre, e all'interno di esse vi erano i ragazzi del mio villaggio.
Il soldato mi portò davanti ad una delle celle e mi fece entrare, chiudendo le sbarre alle mie spalle, andandosene.
I miei compagni di cella erano volti già visti in paese, ma di cui non conoscevo il nome. Tra questi c'era anche il ragazzo che sul carro stava seduto di fronte a me. Appena mi notò fece un mezzo sorriso
-Sei ancora viva, eh?-
Anche gli altri alzarono lo sguardo verso di me. Erano cinque in totale, tre ragazzi e due ragazze
-Tu sei quella che è andata nel bosco- mi chiese una delle ragazze
-È incredibile che tu sia ancora viva. Ho saputo che... ho saputo che i gemelli sono stati uccisi-
Abbassai lo sguardo e annuii.
-Ho solo... ho solo fatto ciò che mi ordinavano. Quei ragazzi si sono ribellati, ma io...- mi zittii.
Mi vergognavo troppo per continuare a raccontare la mia codardia.
-Va tutto bene. Avrei fatto anch'io lo stesso- una delle ragazze, quella dai capelli corti e scuri, venne verso di me sorridendomi.
-Dev'essere stato terribile. Se vuoi puoi piangere, non ti giudicheremo- mi disse un ragazzo coi capelli rossi.
Scossi la testa
-No... ho pianto anche troppo-
La ragazza davanti a me abbassò lo sguardo, per poi sorridermi nuovamente
-Qual è il tuo nome?- mi chiese
-Halley- risposi
-Piacere di conoscerti, Halley. Io mi chiamo Rachel-
-Io sono Grace- mi rispose l'altra ragazza, coi capelli lunghi e pieni di riccioli
-Io sono Dennis- si presentò il rosso
-Io mi chiamo Mason- disse quello che finora non aveva ancora parlato, coi capelli biondi fino al collo
-E io sono Robert- disse infine il ragazzo che era con me sul carro, anche lui coi capelli biondi.
Mi rivolsi proprio a quest'ultimo
-Robert, Helen è in questo piano?-
Helen era la persona più simile ad una sorella maggiore che io abbia mai incontrato. Era sempre stata gentile con me, anche se l'avevo conosciuta solo per qualche ora, però adesso avevo bisogno di lei, avevo bisogno delle sue rassicurazioni.
A sentire quel nome Robert sbiancò di colpo calando la testa.
-Lei è... lei è stata marchiata-
Non capii ciò che intendeva, ma gli altri parvero di sì, dato che assunsero uno sguardo sconvolto.
-Che vuol dire 'marchiata'?-
Mi osservarono tutti
-Ah, già. Tu non c'eri quando sono venuti a smistarci- rispose Rachel
-Essere marchiati vuol dire che diventi letteralmente proprietà di un soldato- disse Dennis
-In che senso proprietà?-
-Nel vero senso della parola. Ti stampano a fuoco un numero rappresentante un soldato e diventi sua. Può fare di te ciò che vuole... per sempre- aggiunse Grace sull'orlo delle lacrime
-Ma le regole ci sono anche per i soldati. Ognuno di loro può avere una sola donna, o uomo, se preferisce- disse Mason
-Se ti adocchiano, la tua vita è finita. La cosa migliore è non farsi mai notare finché puoi. Ma a quanto pare tu hai già saltato quel punto. Aspettati un marchio nei prossimi giorni- disse Robert.
Sussultai
-Robert! Non spaventarla più di quanto lo sia già!- Grace gli mollò un ceffone sulla nuca, poi venne verso di me -Andrà tutto bene, non preoccuparti-
-No, forse potrebbe essere un bene-
-Smettila ho detto, Robert!-
-Ragazzi, ragionate. I soldati ci sorvegliano solo la mattina e il pomeriggio e stanno lontani da noi. Possiamo fare ciò che vogliamo finché stiamo in questa stanza. E questo vuol dire che... possiamo ideare un piano di fuga- si alzò di scatto
-Un piano di fuga?-
-Sì, ma sarà difficile. Dobbiamo parlarne anche con tutti gli altri-
-Aspetta aspetta, fermo- lo bloccò Mason -Prima di continuare a viaggiare con la fantasia, ti ricordo che ci troviamo sottoterra, circondati da centinaia di soldati che ci ucciderebbero alla prima mossa sospetta. Come dovremmo fuggire tutti quanti senza farci notare?-
-Non abbiamo bisogno di fuggire tutti. Ci sono dei maratoneti tra di noi, ci basterà soltanto che uno di loro fugga e raggiunga la città più vicina, avvertendo l'esercito-
-E a cosa servirebbe essere marchiati?-
Robert sorrise raggiante
-È il ruolo più importante del piano. Ci serve una spia-
-Una spia?-
-Esattamente. Dobbiamo organizzare tutto nei minimi particolari per riuscire a far fuggire uno dei ragazzi senza che le guardie se ne accorgano. E per questo motivo ci servono informazioni sui loro spostamenti. Abbiamo bisogno di una spia dall'interno. E se uno di noi venisse marchiato da qualcuno di importante, allora è fatta. Se riuscissimo a conquistare la sua fiducia, forse ci potrebbe anche dare il permesso di allontanarci dai suoi alloggi, così potremmo informarci a vicenda. Che ne dite?-
-È una pazzia...- disse Rachel
-Potrebbero scoprirci, o peggio, non darci la possibilità di vederci- disse Mason
-Però... se funzionasse... se funzionasse saremmo tutti salvi. Potremmo ritornare alle nostre vite- disse Dennis
-Vuol dire sacrificare il nostro corpo a dei mostri, ma potremmo riavere la nostra vecchia vita. Io ci sto- annunciò Grace
-Va bene, anch'io allora-
-Anche io-
-Non abbiamo altra scelta, in ogni caso-
Guardarono me, in attesa di risposta. Mi sentii frustrata. Dovevamo davvero arrivare a quello, per essere liberi? Però... se il piano avesse funzionato...
-Okay. Sono con voi-
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