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CAPITOLO 1

Ellen era a lavoro quando trovò l' annuncio che le avrebbe cambiato la vita.

Non era mai stata una persona fortunata. Si svegliò all'età di 15 anni in ospedale senza alcun ricordo del suo passato. Al loro posto dentro il suo petto c'era un enorme vuoto, una voragine così grossa che la logorava. Era sola, senza nessuno al mondo, poteva contare solo su se stessa.

Venne portata in un orfanotrofio, che le era sempre sembrato una sottospecie di porcile. Vedeva i grossi palazzi della luminosa città in cui abitava e quando arrivava davanti a quella catapecchia di malapena 2 piani, dove però abitavano più di 20 persone, le venivano i brividi.

Una sola cosa poteva dire di "ricordare" :
Figure sbiadite che rappresentavano una famiglia, una donna un uomo e due bimbi. Cercava inutilmente di inseguire le loro figure sempre più lontane, fallendo sistematicamente. Poi i loro volti sbiaditi di cui pochi dettagli si potevano scorgere gli scorrevano velocemente davanti agli occhi.

Ellen credeva fermamente che il suo sub-conscio avesse "inventato" quelle persone, forse, per farla sentire un po' meno sola.
Ma quei sogni per lei non erano piacevoli tutto il contrario, la facevano svegliare ansimante e le toglievano il sonno strappandoglielo via crudelmente.

Da quando aveva memoria non era mai stata veramente felice, certo, aveva avuto momenti di gioia ma non erano nemmeno paragonabili alla vera felicità.
Quando camminava per strada vedeva persone felici, famiglie, bimbi, avevano tutti una luce negli occhi, come se il fuoco che ardeva dentro di loro fosse così vivido che persino lei che passava per caso potesse notarlo. Ma quando Ellen si guardava allo specchio nei suoi occhi color ghiaccio, non c'era quella luce, era come se il fuoco dentro di lei facesse fatica a restare in vita. L'unica legna che aveva per evitare che perisse era la speranza, che prima o poi un raggio di sole potesse trafiggere il suo cielo grigio e tempestoso.
****************

Stava portando un caffè ad un signore nella tavola calda in cui lavorava, quando vide due foglietti verdi che annunciavano la ricerca di persone maggiorenni che per una buona somma di denaro si sarebbero trasferiti in uno dei nuovi pianeti "conquistati" dal A.C.P cioè associazioni colonizzazione pianeti.
Ellen si fermò a osservare quei foglietti che ai suoi occhi sarebbero potuti essere il suo raggio di sole.
In giro si diceva che quella associazione fosse poco affidabile e che lo scopo di colonizzare i pianeti fosse soltanto una copertura molto ben fatta e in realtà facessero esperimenti sugli esseri umani.
Ma si sa che le voci sono solo voci.
Inoltre un sacco di ragazzi facevano i test, e gli annunci in cui ricercavano nuovo personale erano molto rari, era un'occasione quella, un'occasione che Ellen non si senti di lasciare che volasse via.
Era inoltre la sua migliore possibilità in quanto aveva compiuto da poco i 18 anni e sarebbe dovuta andare via dalla topaia chiamata anche orfanotrofio in cui viveva e non aveva un posto dove stare. Il pensiero di passare una vita intera a servire caffè e patatine fritte, sperando nella gentilezza delle mance in quanto la paga era così misera che non ci avrebbe nemmeno pagato l'affitto della peggiore delle case a Nowy, le faceva venire da vomitare.
Quindi prese i due foglietti uno per lei e l 'altro per Bruce, il suo unico amico e unica persona che le era stata accanto negli ultimi 3 anni della sua vita. 
Se Bruce se la sarebbe sentita sarebbero partiti per la folle avventura insieme. Mise i due foglietti in tasca e continuò il suo lavoro.
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Finí il turno alle 11:30 di sera, ormai il sole aveva fatto posto alle stelle e alle due lune di Nowy che quella sera, meravigliose in cielo, illuminavano il pianeta più delle luci fioche delle case e dei lampioni nelle strade. Prima di togliere la divisa da lavoro si guardò qualche secondo allo specchio, dinanzi a lei sostava una figura esile e slanciata con un visino sottile incorniciato da lunghi ricci color cioccolato che si sposavano a meraviglia con la carnagione chiara e gli occhi color ghiaccio. Guardò la piccola cicatrice sotto il suo occhio destro e quella vicino al sottile sopracciglio sinistro, non ricordava come se le fosse procurate dato che se le era ritrovate a marchiarle il viso una volta destata dal suo sonno in ospedale. Non si era mai soffermata a riflettere sul suo aspetto, vedeva molte ragazze inseguire disperatamente la bellezza e avrebbero dato qualsiasi cosa pur di apparire gradevoli agli occhi altrui. Inutili sforzi in un mondo che presuppone la soggettività personale, perciò lei non se ne era mai preoccupata. Probabilmente qualcun altro avrebbe potuto ipotizzare che non aveva quella cura di se stessa in quanto nessuno le aveva mai insegnato come valorizzarsi, e lei di certo non avrebbe potuto contraddirlo, eppure riconosceva che lei era nessuno in quel vortice di vita e una spiccata bellezza non avrebbe cambiato le cose, se lo ripeteva e si allontanava dal suo riflesso a volte quasi indignata.

Si tolse il vestito da cameriera e si rimise i suoi amati jeans neri strappati e la sua felpa anche essa rigorosamente nera.
Si incappucciò per bene in quanto a Nowy in quasi tutti i periodi dell' anno faceva un freddo bestiale.
Uscì dal locale e respirò a pieni polmoni godendosi l'aria fresca senza il nauseante odore di fritto che era stata costretta a sentire quasi tutto il giorno. Fuori ad aspettarla con una busta di cibo cinese c'era Bruce.

– Bruce, come mai qui? È tardi – disse schietta.

– Ciao anche a te raggio di sole – la salutò con un sorriso stampato sul volto e ignorando il comportamento scorbutico dell'amica – Ero fuori e ho deciso di aspettarti. Non dovresti tornare a casa così tardi da sola te lo dico sempre. –

Ellen alzò gli occhi al cielo ma si lasciò sfuggire un sorrisetto. Era carino che si preoccupasse per lei.
–Sono affari miei. Comunque hai preso da mangiare vedo, quindi non hai intenzione di tornare all' orfanotrofio per cena ? –  chiese infilandosi una cuffia per la musica in un orecchio lasciando l'altro libero per ascoltare Bruce.
Fece partire infinity degli One Direction, era una canzone estremamente vecchia ma a lei piaceva. Adorava la musica vecchia come anche i film e i libri.

– Nha, stasera cenetta al parco, io e te? – chiese speranzoso lui.

Ellen gli sorrise, il cibo dell'orfanotrofio era terribile. Era contenta di poter mangiare qualcosa di decente per una volta.
–Mh Bene bene...spero che tu abbia preso gli involtini primavera altrimenti puoi anche mangiare da solo. "raggio di sole" –  rispose ironica, Ellen adorava stuzzicarlo.

–Neanche un po' di gratitudine ma tu guarda che maleducata! – disse fingendosi offeso.

– Dai scherzo, andiamo prima che si raffreddano le cose – concluse lei aumentando il passo e infilando le gelide mani nelle tasche del giubbotto, la temperatura era esageratamente bassa quella sera.

Continuarono a parlare fino a quando non giunsero al parco. Ellen era incantata da quel posto le trasmetteva spensieratezza. Le vecchie altalene cigolanti sostavano vicino al cancello composto da siepi sempre fiorite e curate da premurosi giardinieri, gli scivoli color pastello erano situati poco lontani da esse, vicino le pareti per la rampicata. La zona giochi era racchiusa da un muretto che la separava dal viale che portava ai tavolini. Di solito si vedevano bimbi correre felici da un gioco all'altro senza mai fermarsi, era tutto magico. Quando era più piccola ci avrebbe passato giornate intere se non avesse dovuto lavorare all'orfanotrofio.
Si sistemarono in un tavolino e iniziarono a mangiare.
Dopo un po' Ellen prese coraggio e chiese:

– Bruce mi sono messa in testa di fare
una cosa folle – non riuscì a sostenere il suo sguardo abbasso il volto consapevole della richiesta che stava per fargli.

–Oh, non di nuovo ! – esclamò lui con finta disperazione.

Ellen si sistemò sulla panca del tavolino e cominciò a parlare guardando un punto fisso dinanzi a lei – Dopo tanto tempo l'A.C.P ha messo nuovi annunci, che ne dici se partecipassimo ? Tanto siamo entrambi quasi maggiorenni. Comunque dobbiamo andarcene dall'orfanotrofio. Se non vuoi capisco. So che non è una cosa da niente. –

Bruce esitò un'attimo, poi rispose – Penso che sia un'idea orrenda, terribile e solo a una persona senza cervello poteva venire un'idea simile, ma, non ti lascerei mai fare una cazzata simile da sola quindi....io ti invito a ripensarci, ma se sei convinta io sono con te ora e per sempre - disse addentando uno degli involtini di Ellen. "Con te ora è per sempre" la ragazza arrossi un po' però poi si rese conto che aveva preso uno dei SUOI involtini
- Hai rubato il mio involtino! Dammene uno dei tuoi ora ! - per quanto riguardava il cibo con Ellen non si scherzava affatto.
- Cioè ma pensi solo a mangiare e a fare cavolate tu! E poi li ho pagati io quindi tecnicamente sono tutti miei.- disse togliendole il piatto da sotto il naso .
Lei lo fulminò con lo sguardo.
- Mah.....!-
- Scherzo, tieni - disse ridandole il piattino di plastica. Una volta finito tornarono all'orfanotrofio e Ellen distrutta dalla pesante giornata scivolò nel letto.



ELLEN









BRUCE






Nowy




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CIAO, io sono -G. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, sono un po' inespert* in quanto è la mia prima storia. Non uccidetemi in caso di errori🥲
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