Capitolo 67: L'AMORE OFFUSCA GLI OCCHI E LA RAGIONE
Prima di partire per New York mi reco in segreteria a ritirare il programma di studio delle vacanze. Ian mi accompagna. Dopo quello che è successo nel seminterrato della scuola, non mi lascia da sola per più di cinque minuti, ovunque vado lui è con me, eccetto al gabinetto, ovviamente. Inutile dire che mi sono trasferita nella sua stanza per l'ennesima volta, anche se, a questo giro, è tutto più complicato.
Molto più complicato.
Ian è a conoscenza dei miei sentimenti e dormire con lui è davvero imbarazzante, anche vederlo girare per camera in boxer o a petto nudo è imbarazzante, ma non ho alternative e neanche lui. Dobbiamo stare uniti perché solo così saremo un po' più al sicuro.
Quando arriviamo alla Jacksonville la prima cosa che vediamo è il pullman dei Dolphin parcheggiato in cortile. I ragazzi, come ogni anno, partiranno in trasferta in direzione della Virginia; con loro naturalmente andrà anche tutto il gruppo di cheerleaders. Ad eccezione della sottoscritta.
Mi soffermo sull'entrata, lanciando uno sguardo all'euforia dei giocatori in tuta da ginnastica e borsone alla mano.
Tra la folla individuo Hunter che però non sembra avere lo stesso slancio emotivo degli altri; sale da solo, con lo sguardo basso e le labbra arricciate. E' strano, non avrei mai pensato che, un giorno, il biondino del quale ho finto con tutti e con me stessa di essere innamorata per un anno, potesse farmi pena. Dopo quello che ho sentito nel suo scambio di parole con Phoebe, è palese che anche lui abbia un cuore e che, in questo istante, stia sanguinando più o meno quanto il mio.
"Ehi, Holland, anche tu qui per ritirare il programma?" Penn mi viene incontro, salutandomi con una mano per poi rinfilarla dentro la tasca anteriore dei jeans.
"Ehi" mi sporgo per baciarlo sulla guancia.
"Dove eri finita? E' qualche giorno che non ti vedo in giro..."
"Mi sono traferita dal mio amico" faccio un cenno verso Ian. "Avevo bisogno di allontanarmi dalla mia stanza" butto là la prima scusa che mi passa per la testa, che poi in fondo una bugia vera e propria non è.
Penn lancia uno sguardo veloce a Ian, che lo fissa con occhi davvero inquietanti. Per fortuna Penn non sembra turbato, ma resta concentrato sui suoi dubbi e le sue paure.
"Mi sembra di capire che il tuo rapporto con Ashley non va affatto meglio" afferma.
"Già" annuisco. E fosse solo quello! Il mio rapporto con Ashley è in crisi, la mia vita stessa è in crisi. Ho scampato la morte e ogni giorno vivo con la paura che un certo Tom Felton mi aggredisca. Tutte le volte che penso a lui la ferita al braccio pulsa esageratamente. Sta guarendo, ma solo materialmente. La mia mente non dimenticherà mai quel dolore.
Un caos pazzesco ci richiama di nuovo verso il cortile. Il gruppo di cheerleaders arriva dai dormitori. Tutte le ragazze indossano un paio di jeans chiari, lacerati sulle ginocchia, e una maglietta verde con stampato il logo bianco dell'Università. Hanno i capelli sciolti, che si muovono a ritmo con i loro passi; sembrano appena uscite dalla pubblicità di un balsamo per doppie punte.
"Parli del diavolo..." sussurro.
"E spuntano le corna" conclude Ian.
Penn impallidisce. Posso scorgere il suo torace rallentare la respirazione. Le sue spalle si curvano e i suoi occhi restano incollati alla visione delle ammalianti femmine che si avvicinano. Prima che raggiungano il pullman, Zac va loro incontro. Prende Phoebe attraverso la vita e la avvicina a sé. Le schiocca un bacio sulla bocca e le fa occhiolino.
"Ho chiesto ai compagni che ci lasciassero liberi due sedili in coda al pullman, così avremo la nostra privacy...il viaggio è lungo!"
Phoebe posa la fronte contro quella del futuro marito e sorride. Non posso non manifestare il mio disprezzo per la falsità con la quale la bruna riesce a manipolare qualsiasi uomo incontri sulla sua strada. Quando i due salgono sul mezzo, noto che Ashley è in piedi, in fondo alla fila, in attesa di caricare il suo borsone nel bagagliaio. Sono indecisa sul da farsi; andare da lei e augurarle buon viaggio oppure restare in disparte e limitarmi a guardarla partire. Non faccio in tempo a decidere quale sia la soluzione migliore che Penn anticipa le mie mosse.
"Io non resisto un mese intero senza vederla. Vado a parlarci!"
E, senza che abbia il tempo di esprime anche il più banale pensiero se è giusto o sbagliato correre da lei, lui è già a un passo dalla sua musa ispiratrice.
"Quel ragazzo è cotto a puntino" nota Ian.
"Già" affermo.
"Quando si è troppo innamorati non si fanno mai scelte sagge. L'amore offusca gli occhi e la ragione"
Le parole di Ian mi smuovono qualcosa dentro. Sembra che abbiano un certo legame con la nostra situazione. Il suo amore per la moglie o quello mio per lui; tuttavia, per quanto riguarda la bionda e il ragazzo di provincia, si rivelano profetiche, a giudicare dall'espressione che assume Ashley dopo che Penn si è prostrato dinnanzi a lei. Le sue sopracciglia si aggrottano e i lati delle sue labbra si piegano verso il basso. La sua mano destra lascia cadere a terra la borsa e, una volta libera, va a schiantarsi contro la faccia del pretendente.
"Ahia" accusa il colpo Ian come se fosse lui il diretto interessato dello schiaffo. "Immagino che non sia andata per niente bene"
Penn torna da noi con la coda tra le gambe.
"Cosa è successo?"
Lui mi guarda con l'espressione di chi ha tentato il tutto per tutto ma non ce l'ha fatta, di chi ha perso l'occasione della sua vita e anche la fiducia nell'amore, nel grande amore.
"Le ho detto che mi dispiace e che la amo da morire"
Ian, al mio fianco, emette un risolino fastidioso ed io sono costretta a mollargli una gomitata contro la pancia.
"Ehi, cosa ho fatto?" si lamenta.
Mi limito a fulminarlo con gli occhi.
"Lo so, ho appena commesso la cosa più cretina che potessi fare" sospira Penn. "Io...io...sono stato uno stupido!"
"Tu sei innamorato e sei anche molto dolce, è Ashley la stupida. E' lei quella che sta perdendo l'occasione della sua vita. Ha sempre desiderato conoscere un uomo sincero e vero, e adesso che ne ha la possibilità sta rovinando tutto..."
Penn si passa una mano tra i capelli. I suoi movimenti non sono affatto fluidi tanto è agitato. Il mio sguardo si sposta di nuovo sulla mia compagna di stanza. Non è più da sola, adesso sta salendo sull'autobus insieme a Daren.
"Quel ragazzo gli porterà soltanto guai" affermo. Le parole del signor Agee mi rimbombano in testa. Kagasoff...Kagasoff...è pulito. Certo. Come no? Stia al suo posto signorina Roden. Al mio posto. E quale sarebbe il mio posto? Assecondare un ragazzo fuori di testa e un allenatore corrotto? Oppure cercare di capirne di più? Aiutare Daren a togliersi dai guai e evitare che un'amica innocente possa finirci?
Improvvisamente i miei pensieri sono distratti dall'arrivo della ragazza che ha acceso la scintilla di tutto questo caos. Penn indietreggia di qualche passo, facendo spazio ad America, perché apra la porta e entri nell'istituto. Nessuno di noi dice una parola. Solo sguardi e non dei più brillanti.
"La odio" sibila Penn tra i denti.
Mi avvicino a lui, posandogli una mano sulla spalla. "Non odiarla. Lei ti vuole bene, è solo che a volte...l'amore offusca gli occhi e la ragione"
Ian mi molla un colpetto dietro la nuca e mi ricorda che si tratta di una sua citazione.
"Ci stava bene" sussurro, voltandomi verso di lui.
Penn non sembra molto convinto. Guarda ancora una volta verso il pullman e poi indietreggia, allontanandosi da noi.
"Tornerò più tardi in segreteria a prendere il programma, ho bisogno di stare un po' da solo. Ci vediamo"
Una folata di vento smuove alcune foglie a terra ed accompagna Penn nel suo cammino verso i dormitori maschili.
"Poverino"
Impiego alcuni istanti per capire se Ian sia davvero dispiaciuto per il fallimento di Penn o lo stia soltanto schernendo. Alla fine opto per la prima. Non mi va di pensarlo eccessivamente cinico.
L'autista mette in moto il mezzo e noi ci decidiamo ad entrare. Improvvisamente la voce di un ragazzo richiama la nostra attenzione.
"Aspettatemi! Aspettatemi!"
Evan corre in direzione dell'autobus trascinando con sé un piccolo trolley. La porta sul retro si apre. Lui salta su e, prima che si richiuda, si sbilancia a lasciare un bacio sulla bocca alla ragazza che resta a terra a salutarlo; Karidja, ovviamente.
"A quanto pare il tuo Etan dimentica velocemente!" butta fuori Ian. Questa volta invece il sarcasmo è ben evidente.
Vorrei specificare che quella ragazza è soltanto un'amica per lui. Un'amica con benefici, ma mi limito a fare spallucce. Non credo che ai suoi tempi esistessero condizioni simili. O almeno non credo che le chiamassero così. O si era amici o si era fidanzati oppure amanti. Gli ibridi sono lo specchio di indecisione della nostra società.
L'autobus si allontana lentamente, imboccando la strada principale. Non provo malinconia, non provo neanche tristezza. Dopo tutto quello che mi è successo in questi mesi, non partecipare alla trasferta di Natale è soltanto una goccia nel mare. E poi per queste vacanze sarò a casa mia e sarò con Ian. Non potrei chiedere di meglio.
"Vogliamo andare?" Ian mi mostra la sua mano. La afferro saldamente e mi faccio condurre fino in segreteria. In realtà da Ian mi lascerei condurre ovunque, anche in capo al mondo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro