Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 3: SENSI DI COLPA

Esco dal college trascinata dalla folla di studenti che si apprestano ad attraversare il cortile. Mi guardo intorno come se mi aspettassi l'apparizione di Felton da un momento all'altro; ancora non si è visto in giro e la cosa non so se mi faccia piacere o mi incuta timore. È il primo giorno di lezione dopo le vacanze; o il biondino ossessionato dal pendolo magico si è preso una pausa più lunga oppure sta tramando uno dei suoi attacchi. Il solo pensiero mi fa tremare le ginocchia. È come se vivessi una sorta di attesa misteriosa. La cosiddetta quiete prima della tempesta.
Attraverso il giardino, i ragazzi del basket si stanno allenando sul prato, oltre la recinzione. Vedere i loro bicipiti contrarsi e poi tornare dritti e accorciasi di nuovo, nel fare i piegamenti a terra, cattura l'attenzione della maggior parte delle ragazze presenti.
Hunter beve con energia, Zac arriva da dietro, gli molla uno scappellotto, facendogli bagnare completamente la felpa.
"Fanculo, amico!" si lamenta il biondo.
Zac ride e allora Hunter gli lancia la borraccia, colpendolo sul torace. Osservo la bottiglia rotolare a terra e i due ragazzi riprendere ad allenarsi. Si comportano come se essere compagni di squadra e amici per la pelle fosse la cosa più naturale del mondo, come se condividere la stessa donna non fosse un ambiguo cliché. Mi cruccio per l'ingenuità di Hunter e il vagare nell'oscurità degli abissi di Zac. Una donna può macchiare l'amicizia di una vita. E Phoebe lo sta facendo.

"Ehi, Holland..."

La voce di Evan mi sorprende, facendomi dirottare l'attenzione alla mia destra. Il ragazzo si avvicina alla rete, lasciando perdere gli esercizi che stava compiendo. E' sempre lo stesso; la tesa del cappellino girata verso la nuca e la felpa dei Dolphin larga sui fianchi.
Si da una ripulita alle mani, passandole l'una sull'altra per togliersi i residui di terra e erba che gli sono rimasti incollati al palmo.

"Grazie per i tuoi auguri di Natale, mi hanno fatto molto piacere, credo che mantenere un buon rapporto con una ex sia una cosa da far invidia, non trovi?"

"Trovo che il termine ex non sia quello più corretto, ti ricordo che noi due non siamo mai stati ufficialmente fidanzati"

"Però siamo usciti insieme e ci siamo baciati..." si aggrappa con le dita al metallo della recinsione. Le sue labbra si increspano in una specie di broncio. "E poi non è detta l'ultima parola, magari potremmo riprendere a vederci..."

"Non prendertela ma non penso che sia una buona idea" retrocedo di un passo.

"Lo ami?"

La voce di Evan mi fa balzare il cuore dritto in gola. Inizio a sudare freddo.

"Ho detto...lo ami?" ripete lui. E' serio.
I suoi occhi lo sono.

"A chi ti riferisci?" La mia voce trema.

"Mi hai mollato per prenderti del temo per pensare a quello che c'è tra te e il bel giovane venuto dal passato. Sei stata a New York con lui e vivi nella sua stanza d'hotel, a chi pensi che mi riferisca?"

Butto fuori un lungo respiro. Vorrei dire ad Evan che, sì, certo, io amo Ian più di ogni altra cosa al mondo. Gli voglio bene. Lo desidero.
Lo adoro. Ma non esprimo niente di tutto questo, mi limito a passare una mano attraverso i capelli, e smorzare un sorriso falso e amaro. "E' complicato"

Evan resta fermo a guardarmi mentre mi volto e riprendo a camminare, poi lo sento aggrapparsi più forte alla rete, scuotendola. "Lo so che tra me e te non potrà mai esserci niente che abbia inizio con la lettera A e finisca con la parola More, ma dammi almeno la possibilità di esserti amico. Mi manchi, Holland!"

Rallento. Chiudo gli occhi.

"Per favore" Il suo è appena un sussurro, una richiesta pura e limpida.

Torno di fronte a lui. La recinzione che ci separa è spessa, ma non abbastanza fitta da impedire alle nostre dita di intrecciarsi.

"E va bene. Restiamo amici, ma non farti strane idee, io non sono Karidja, io non ho intenzione di concedere alcun beneficio"

Evan ride. La sua bocca si storce appena, rendendolo più bambino di quanto non lo sia già. "Credo che i benefici di Karidja siano più che sufficienti. Dopo una notte con lei ho bisogno di una settimana di recupero" solleva le sopracciglia, arrossendo sulle guance.

"Evan! Non mi interessano i particolari!" arriccio il naso.

"Sei una mia amica adesso, agli amici si raccontano sempre i particolari"

Gli faccio linguaccia e sfilo le mie dita dalle sue. Indietreggio.

"Ehi, Holland"

Di nuovo volgo gli occhi al ragazzo in felpa e pantaloncini che mi osserva attraverso la rete metallica.

"Niente è mai troppo complicato, esiste sempre una soluzione, devi solo avere la forza per sopportare e la fede per credere che tutto si aggiusti prima o poi. Il destino riordina sempre le sue carte e il puzzle torna ogni volta" mi rassicura.

"Credo che a quel puzzle manchino un bel po' di pezzi"

"Devi solo trovarli. Sei una persona speciale, non si può non amarti"

Sorrido, stringo tra le braccia i libri di anatomia e cerco di cacciare indietro i pensieri negativi. Non sono affatto speciale. Sono la sorella difettosa, quella che non ha avuto la forza di superare un lutto, quella che è caduta nell'abisso della disperazione.
Evan continua a sorridermi ed io mi aggrappo alla sua solarità quasi come ad un grande paracadute poi, prima che lui torni ad allenarsi, gli chiedo di Ashley.

"Eh, dimmi, hai avuto notizie di tua cugina? Ho saputo che è rimasta in Virginia..."

Evan fa traballare la rete, tenendola ben salda con le dita. "Già, lei è Daren non hanno ripreso l'autobus con noi. Che diamine! Ho supplicato Ashley in tutte le lingue del mondo di stare lontano da quel ragazzo, è marcio fino al midollo! Ma non mi ha ascoltato, ha passato la trasferta a tirare tardi con lui e poi hanno deciso di tornare in autostop..."

"Cosa?" Quasi grido, allibita. "In autostop?"

Evan scuote la testa e lascia andare un lungo sospiro. "Da quando Ashley si vede con Daren non mi sembra neanche più la stessa, è cambiata molto..."

"Hai provato a chiamarla?" Domando, speranzosa.

Evan emette l'ennesimo sbuffo tra sfinimento è noia. "Sempre e solo la segreteria" dice.

"Se hai notizie avvisami, per favore"

Lui annuisce e mi soffia un bacio.
Leggero. Dolce. Raffinato.
Riprendo a camminare a testa bassa, immersa in pensieri che per lo più riguardano la mia compagna di stanza e le sue scelte estreme.

Quando alzo gli occhi, davanti al cancello, con una suola della scarpa appoggiata contro il muro e l'altra puntata a terra, c'è Ian. Eccolo, lì, bello, statuario e incomprensibilmente complesso. Il mio più grande problema.

Mi lascio Evan e tutti i nostri ragionamenti alle spalle, e lo raggiungo.

"Sono venuto a prenderti" attende che mi affianchi a lui per salire sulla vettura posteggiata poco lontano.

Guardo fuori dal finestrino mentre Ian guida in silenzio. Non riesco a togliermi dalla mente il suo rifiuto, mi brucia dentro come fuoco, mi corrode come veleno. Non riesco neanche a non pensare a ciò che ha fatto questa mattina, mi ha seguita fino al campus come se fosse la mia seconda ombra. Mi sento quasi una carcerata, un ostaggio in balia del volere del proprio carnefice. Un carnefice buono, incapace di decidere, anzi di decidersi.

"Ti ho vista"

Improvvisamente Ian rompe il silenzio, facendomi tornare a rivolgere l'attenzione alla strada. Non ci stiamo dirigendo a Downtown, ma stiamo percorrendo il tratto che porta alla costa. Non dico niente, distratta dalla sua affermazione.

"Cosa vi stavate dicendo tu e Etan? Non avevi chiuso con lui?"

"Ho chiuso con Evan" affermo, correggendo per l'ennesima volta il suo nome. Ma è così difficile da ricordare?

Ian emette uno strano grugnito.

"Abbiamo deciso di rimanere amici"

"Due ex non possono rimanere amici" guarda ancora di fronte a sé. Le sue dita stringono forte il volante.

Osservo le sue mani e penso a quanto mi piacerebbe averle attorno ai fianchi o alle spalle o sulla schiena. Il solo pensiero mi fa accelerare la frequenza cardiaca e mancare il respiro.

"Non siamo due ex" scuoto la testa, scacciando via dalla mente immagini troppo spinte, troppo chiare, troppo tutto di me e Ian. "Comunque, io credo nella nostra amicizia, Evan è una persona buona e non mi farebbe mai del male"

"Evan è innamorato di te, si vede da un miglio di distanza"

"Lui non mi ama, mi vuole soltanto bene"

Ian inchioda bruscamente. Siamo di fronte al semaforo. E' rosso.

"Cazzate!" alza la voce.

Mi sposto verso la sua parte dell'abitacolo. Sento il sangue salire alla testa e pulsarmi contro le tempie. Sento il cuore esplodere e una furia incontrollata avvolgermi le viscere.

"Ma cosa ti importa di Evan? Cosa ti importa con chi sono o meno amica? Il tuo unico desiderio è quello di tornare dalla tua famiglia, da Nikki e da tua figlia. Mi hai rifiutata. Hai deciso che tra noi non deve esserci niente, ma pretendi di tenere sotto controllo la mia vita. Cosa vuoi da me? Dovrei forse fare tabula rasa di tutte le mie amicizie? Dovrei rinunciare alla mia vita? Io non ho più una vita, Ian, non ce l'ho più da quando tu e quel tuo orologio maledetto siete piombati nella mia stanza. Sto impazzendo, giuro che sto impazzendo!"

Ian aggrotta la fronte, lasciando spazio al mio sfogo. Il silenzio invade l'abitacolo. Qualcuno inizia a suonare il clacson e poi qualcun altro ancora. Con la coda dell'occhio vedo la luce verde del semaforo. Dietro a noi una fila di auto in attesa che ci decidiamo a partire.

Ian sbatte la nuca contro il poggiatesta e rimette in moto. Svoltiamo verso Atlantic Beach.

"Perché non andiamo all'hotel? Perché siamo venuti fin qua?" Il mio stato di agitazione aumenta in modo esponenziale. Sembro un'isterica.

Ian parcheggia lungo la strada e salta giù.
"Ho bisogno del mare" dice, soltanto.

Lo vedo camminare fino alla spiaggia. La sua figura, armonica, dal passo morbido e indeciso, la sua giacca di pelle e le sue scarpe che affondano sulla sabbia mi riportano indietro nel tempo. Una delle nostre prime uscite, sul ponte, poco distante da qui. Eravamo eleganti e ignari di tutto questo dolore. Improvvisamente mi pento di essere stata così brusca.

"Scusami" mi avvicino, lasciando che il vento sposti di lato i miei capelli. Alcuni ciuffi mi finiscono in faccia, quasi schiaffeggiandomi le guance. "Non volevo offenderti o accusarti, è solo che mi sento soffocare e allo stesso tempo mi sento da sola. Tu ci sei, ma non posso averti"

Ian infila le mani dentro le tasche, guarda l'oceano e le onde che si infrangono a riva generando un piacevole frastuono.

"Io non riesco a dimenticare il nostro bacio" aggiungo con un sussurro.

Alcuni ragazzi, armati di tavole da surf e tuta da immersione, scendono lungo la spiaggia, ridendo tra loro. Il sole è ancora alto, nonostante il vento e la brezza che sbatte contro i nostri corpi.

"Anche io non riesco a dimenticarlo...il nostro bacio, intendo"

Il mio cuore schizza forte dentro al petto. Il volto di Ian, più spigoloso e contratto che mai, si distende. Scorgo i muscoli del suo collo rilasciarsi, insieme alle spalle e al movimento lento del torace. Ma è solo un istante, poi il suo corpo torna teso proprio come prima. Con la punta della scarpa calcia via una folata di sabbia. Grugnisce e si tira indietro il ciuffo di capelli che gli ricade sugli occhi.

"Io amo Nikki. Io amo Nikki" ripete come un sacro mantra, "Io amo Nikki" Il suo è quasi un lamento, un'invocazione divina. Un'opera di convincimento inquietante e molesta.

Indietreggio. Mi allontano da quello che ha tutto l'aspetto di un atto di pazzia, folle, fugace.

"Io amo Nikki!" grida, prendendosela sempre più con la sabbia innocente.

Un passo e un altro ancora, fino a tornare indietro. Una manciata di lacrime hanno già fatto capolino sui miei occhi, le lascio uscire, incapace di ricacciarle da dove sono venute, poi inizio a correre. Lontano. Lontano dall'amore di un uomo per una donna che non sono io. Lontano dallo sfogo malato di un ragazzo fuori di testa, decisamente, involontariamente, fottutamente folle.

Niente fa più male delle parole di Ian, nemmeno le ferite provocate da Felton. Nessuno dei suoi tagli, nessuno dei suoi colpi per poco mortali. Lo squarcio che Ian ha aperto dentro la mia anima è più profondo di qualsiasi taglio causato da un coltello. Ho il cuore a pezzi, irreparabile. Cado, mi rialzo, cado di nuovo. Singhiozzo e continuo a correre, decisa a tornare all'auto e chiudermi dentro, ma prima che possa risalire, la mano di Ian mi afferra per un polso, frenando la mia fuga. Rovino sulla sabbia, di nuovo. Ian atterra sopra di me. I miei occhi, macchiati dalle lacrime e dal rimmel che scende sulle guance, vorrebbero non vedere il suo volto bello e perfetto, le sue labbra disegnate. Vorrebbero scegliere di non perdersi nell'immensità del suo sguardo perché sanno che farlo è come girare il coltello nella piaga, come ruotare la lama in quella ferita che sta già sanguinando più di un fiume in piena. Prima che l'emorragia si porti via la mia anima, Ian posa i palmi contro il mio volto e si avvicina pericolosamente alla mia bocca.

"Io amo Nikki, ma voglio te, piccola Holland. Io voglio te, dannazione!"

Le lacrime non cessano. Come si può fermare un pianto ormai iniziato? Come si può trattenere qualcuno ormai prossimo a gettarsi dal baratro?

"Sto male, Ian, sto davvero molto male" butto fuori le uniche parole che riesco a pronunciare.

Lui posa la bocca sulle mie guance, asciugando tutte quelle gocce salate che sanno di noi.

"Lo so" conviene. "Sto male anche io"

"Dobbiamo trovare una soluzione, non possiamo continuare così..."

"No, non possiamo" stringe forte la presa sul mio viso.

Muoio. E non è affatto qualcosa di malvagio. Perdere la vita sotto al peso di chi si ama, sotto al suo calore, contro il suo respiro. Morirei tutti giorni, per poi rinascere e morire di nuovo.

"Dobbiamo amarci, siamo due anime legate per l'eternità" dico.

Ian si inumidisce le labbra ed io mi incanto come un'ebete, una vera e propria bambola di porcellana.

"Vorrei non aver mai usato quell'orologio, piccola Holland, per non farti soffrire così, per non soffrire io stesso così. I sensi di colpa mi tormentano, mi mangiano, mi divorano vivo"

"Tu non hai nessuna colpa"

"Io ho tradito mia moglie. Io sto tradendo mia moglie"

"Anche lei lo ha fatto, Ian. Si è risposata, la sua tomba è vicino a quella del tuo migliore amico. La tua Nikki non ti è rimasta fedele per sempre. Il per sempre non esiste, esiste l'oggi. Esistiamo noi, adesso. Perché non riesci a capirlo? Perché non riesci a lasciarti andare come hai fatto a New York?"

"Tu mi piaci. Tu sei...sei bellissima, ed io...non dovresti provocarmi, non dovresti farlo. Non come hai fatto ieri in bagno..."

Il mio sguardo è un tutt'uno con il suo.
Occhi negli occhi. Anime unite dalla stessa scia sottile che al tempo stesso le divide.

"Io non riesco a cacciare via dalla testa l'immagine del tuo corpo, non riesco a non pensare a te, a me, a noi, insieme..."

"Allora...smettila di pensare" respiro forte. Molto forte. Forte da perdere il fiato.

Ian chiude gli occhi. La sua bocca si protende in avanti, fino a incontrare la mia. La sabbia sembra il letto più comodo di questo mondo, le onde dell'oceano sono la colonna sonora più avvolgente che abbia mai sentito. Tutto è improvvisamente, di nuovo bello. Il puzzle ricomposto. Ogni cosa torna al proprio posto. E, anche se è solo per pochi minuti, solo il tempo di un meraviglioso, fantastico, dolcissimo bacio, è comunque un attimo di perfezione. Ian mi bacia lentamente, così lentamente da farmi sciogliere i sensi.
Le sue mani non si spostano dal mio viso, il suo torace scende, avvicinandosi al mio.
Ha i gomiti puntati a terra e il ciuffo di capelli che solletica la mia fronte. Siamo Romeo e Giulietta, Kaede e Cho.
Siamo due anime gemelle finalmente unite. Due anime in pena, che trovano la pace di un momento. Un momento che vale una vita intera.

NOTE AUTRICE:

Ehilà, lettori!
Grazie a tutti voi che state leggendo anche questo secondo libro, è bello sapere che ci siete sempre. Vi prometto che cercherò di pubblicare il più frequentemente possibile e
ne approfitto per augurarvi una valanga di piacevoli novità, tanta serenità e una buona dose di creatività per questo 2018.

Un abbraccio
Serena

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro