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Cosa succede all'interno della testa di una persona quando vede qualcuno a cui teneva molto cessare di esistere, annichilirsi e sparire per sempre, come se la sua esistenza non avesse mai contato nulla e fosse solo una pedina su una orribile scacchiera?

Erano molti i pensieri all'interno della testa di Elijah, confusi e disordinati come i corpi sparpagliati e immobili che stavano davanti a lui. Le fiamme provocate dall'esplosione danzavano iraconde nell'area circostante, imprigionando i corpi esanimi delle guardie.

Invano cercava tra quelli la madre, ma sapeva che non l'avrebbe mai trovata: l'esplosione l'aveva cancellata, spazzata via. Si era presa tutto di lei: non solo il corpo e la sua immensa bellezza, ma anche l'anima. Janette Curtis, alle dodici di quella mattina, aveva cessato per sempre di esistere. Se non avesse avuto una famiglia, nessuno l'avrebbe pianta.

Lì, invece, inerme, Elijah guardava con orrore la scena. Le ginocchia avevano ceduto, i muscoli tesi per la fuga si era lasciati andare e non rispondevano più al corpo del giovane, le lacrime bagnavano costantemente il suo viso.

Si sentiva sopraffatto. Non solo dalla situazione, ma anche dall'insieme di emozioni che stava provando. Avrebbe voluto restare lì, immmobile, per sempre. Si sarebbe fatto catturare, non aveva senso proseguire se la sua fuga egoista comportava la morte delle persone che erano a lui care.

Cosa sarebbe successo se avessero preso di mira Zedd o Martyna? Se avessero usato la sua fuga per accusare Christopher di tradimento? Voleva davvero mettere in pericolo le persone a cui teneva, nonostante tutto?

«Elijah, dobbiamo andare!» gridò Benjamin correndo verso di lui, ma le parole arrivarono sorde alle orecchie del giovane sconvolto.

«Elijah!» urlò ancora il rosso, prendendo l'amico per le spalle e guardandolo con decisione negli occhi spenti, «Ho bisogno di te, non posso fuggire da solo».

Quelle parole le sentì, costringendolo a guardare il ragazzo davanti a lui che non aspettava altro che un suo cenno per poter riprendere la loro corsa.

«E se la mia presenza provocasse pure la tua di morte?» chiese con la voce spezzata, «Se mi lasciassi prendere potrei darti un vantaggio, potrei riuscire a salvarti», aggiunse convinto di ciò che stava dicendo.

Benjamin non rispose mai a quelle parole: lo sollevò di peso tirandolo in piedi per una mano e iniziò a correre, trascinandosi dietro l'amico. Sembrò andare tutto bene all'inizio, ma poi Elijah si liberò bruscamente dalla presa dell'amico e si fermò.

«Non posso, Benjamin», disse sommessamente, «Non posso lasciarmi alle spalle la mia vita senza pensare alle conseguenze per le persone a cui tengo».

«Elijah nessuno proverà a toccarli, non è il modo di fare dei T.E.K. Tuo fratello è anche il Governatore, saprà mediare la situazione e vendicherà tua madre».

«Benjamin, sai di cosa sono capaci! L'hai provato sulla tua pelle! Chi mi garantisce che non faranno di tutto per trovarci?»

«Elijah, possiamo contare solo uno sull'altro ora. Dobbiamo scappare», concluse spazientito il rosso, che voleva mettere più distanza possibile tra la capitale e sé stesso.

«No, vedi, è questa la differenza tra me e te. Io ho anche altre persone di cui mi devo preoccupare, non sono un orfano senza amici!»

Quelle parole trafissero Benjamin come un lama dritta al cuore: non c'era dubbio sul fatto che quella fosse la verità, lui era solo al mondo. Tuttavia, aveva sperato di aver trovato nel ragazzo davanti a lui un amico e un alleato di cui poteva fidarsi. Probabilmente non era così.

«Okay, se questo è quello che pensi puoi tornartene ad Arcadia. Non contare sul mio aiuto, però». Il gelo nelle parole di Benjamin fece trasalire Elijah, che realizzò di aver ferito il ragazzo nel peggiore dei modi: lo aveva fatto sentire solo. A volte, però, non si può sempre rimediare agli errori commessi e, prima che potesse dire qualunque altra cosa, Benjamin aveva già voltato le spalle a Elijah e si era allontanato, lasciandolo solo al suo destino, facendogli provare ciò che lui aveva provato fin dalla sua nascita.

Avrebbe voluto seguirlo, avrebbe voluto farsi perdonare per quanto era successo, ma in quel momento non ci riusciva. Non poteva smettere di pensare a sua madre, ai suoi amici e a suo fratello, nonostante questo non si fosse fidato di lui. Così corse indietro, all'interno delle Mura ancora aperte. Non sapeva dove andare esattamente, ma non poteva lasciare le persone a lui care in balia di eventi che lui stesso aveva provocato.

La sua corsa fu però fermata da un suono acuto, simile a quello che producevano gli ascensori quando raggiungevano la destinazione. Era il segnale di un avviso nazionale, un tipo particolare di avviso che veniva riprodotto per ogni Distretto di Encrypt e che solitamente trattava di tematiche importanti direttamente esposte dal Governatore.

Infatti, vicino all'altoparlante posto sul palo in acciaio poco distante dalle Mura, comparve un ologramma raffigurante Christopher, accompagnato da suo padre e Isamoto come Consiglieri e anche da Zedd e Martyna. Elijah rimase stupito dal vederli tutti insieme e non capiva quale potesse essere la motivazione.

«Popolo di Encrypt, non avrei mai voluto disturbavi in questa giornata, ma alcuni eventi recenti mi costringono a fare il contrario». Lo sguardo di Christopher era serio e autoritario, ma a Elijah non sfuggiva il leggero nervosismo del fratello. Che avesse già saputo della morte della madre?

«Oggi, purtroppo, mia madre è rimasta coinvolta in un terribile incidente che le ha tolto la vita. Incidente causato dalla fuga di mio fratello, Elijah Hampthorne, e di Benjamin Kaols, entrambi in cura al manicomio M.A.N.I.A.K». Elijah non voleva credere a quanto avesse appena sentito: suo fratello lo stava accusando di aver ucciso la madre, stava alterando completamente la realtà.

«Grazie agli IDChip che hanno entrambi installato siamo già in grado di tracciarli e di catturarli, ma voglio avvisarvi tutti: si tratta di individui pericolosi e classificati come criminali di grado Z. Se doveste mai incontrarli scappate e chiamate subito aiuto». Mentre proferiva quelle parole, due immagini di Elijah e Benjamin venivano proiettate dall'ologramma, rendendo i loro volti noti a tutti gli abitanti.

Poi tornò l'immagine precedente ed Elijah, sconcertato, guardò attentamente i volti delle persone che erano a lui più care: seri, impassibili, senza alcun tipo di compassione. Sembravano tutti pronti ad abbandonarlo senza pensarci due volte, esattamente come lui aveva fatto con Benjamin.

Era stato avventato: aveva rischiato tutto, aveva ferito un suo amico, stava per vanificare il sacrificio di sua madre e tutto per che cosa? Per essere venduto e tradito dalle uniche persone che pensava non lo avrebbero mai fatto? Anche se non era la prima volta che Christopher gli voltava le spalle, mai si sarebbe aspettato una cosa simile da Zedd e Martyna. Aveva sempre voluto credere che si sarebbero sempre stati l'uno per l'altro, ma a quanto pare non era più così.

Quindi, si aggrappò con tutto sé stesso all'ultima speranza che aveva: estrarre del tutto l'IDChip, fuso, dal braccio meccanico, per essere sicuro che non potessero rintracciarlo mai più e poi corse nuovamente fuori dalle Mura, senza voltarsi nemmeno una volta.

Aveva perso sua madre, nessuno gliela avrebbe riportato indietro. Tuttavia, poteva onorare la sua morte facendo ciò per cui lei si era sacrificata: scappare nelle Terre Selvagge e ricominciare di capo. Doveva ringraziare Christopher, Zedd e Martyna per avergli dato la spinta finale, per avergli permesso di raccogliere le ultime forze che aveva e di fuggire via, senza pensare più a quello che avrebbe perso lasciando Arcadia.

Si tuffò nella foresta senza pensarci due volte; corse come mai prima, saltando le radici degli alberi ed evitando i loro rami. Corse, senza una meta da raggiungere. Solo quando il fiato iniziò a mancare decise di fermarsi, di sedersi per terra e di appoggiare la schiena contro il tronco legnoso di uno degli alti alberi circostanti. Non era mai stato circondato dalla natura: nella capitale le zone verdi e naturali erano limitate e il legno era considerato una risorsa rara e limitata, motivo per cui era raro trovarlo nella città e nelle case.

Quella foresta aveva qualcosa di magico e fiabesco: gli alberi salivano alti verso il cielo, quasi volessero sfidare i grattacieli della vicina capitale; le fronde coprivano il cielo azzurro e limpido, donando ombra e refrigerio a quel luogo mistico. Rumori leggeri e sconosciuti accompagnavano il suo riposo, rumori che durante la corsa non aveva potuto percepire: un soave canto, acuto e leggero, avvolgeva quel posto, probabilmente prodotto da qualche animale che gli avevano fatto studiare al corso di Biologia della Formattazione; costante e rilassante giungeva alle sue orecchie anche il gorgogliare di un qualche torrente nelle vicinanze, acqua naturale e pura che difficilmente era reperibile nei Distretti di Encrypt.

Pensò a quanto sua madre avrebbe amato poter passare una giornata in quel posto; lei, spirito libero e solare, aveva sempre parlato dei luoghi oltre le Mura come se si trattasse di mete irraggiungibili, di un sogno ad occhi aperti che distava pochi passi dalle nostre vite ordinarie e monotone.

Un'altra lacrime scese lungo il suo volto. Non sapeva quando il dolore sarebbe andato via, probabilmente lo avrebbe accompagnato per sempre, e in quel momento avrebbe voluto qualcuno con cui condividerlo.

Ripensava a Benjamin da quando aveva lasciato le Mura, a come aveva tradito la sua fiducia e a come lo aveva ferito, rivolgendogli parole che come coltelli lo avevano trafitto. Voleva trovarlo, ma poteva essere ovunque. Sperava fosse vivo, sperava si fosse tolto l'IDChip. Una parte di lui sperava che avesse già raggiunto un luogo sicuro, un posto dove aveva trovato qualcuno a fargli compagnia e con cui avrebbe potuto affrontare le difficoltà delle Terre Selvagge.

In quel momento, ripensò alla piccola scatola che Christopher voleva dargli al manicomio: la tirò fuori dalla tasca e la rigirò a lungo con le mani. Non si chiese perché in quel momento sentisse il bisogno di aprirla, le persone a lui care erano morte o lo avevano tradito. Tuttavia, in quel momento aveva bisogno di casa e l'unica cosa che lo legava ancora ad essa era contenuta in quella scatola.

La aprì e vi trovò al suo interno un anello in ottone, con al centro uno strano martello in acciaio. Rimase incantato da quanto quel piccolo oggetto fosse bello. Quel giorno, il giorno del suo compleanno, Christopher stava davvero cercando di scusarsi con lui e ora non ci sarebbe più stata nessun'altra occasione.

Si mise l'anello all'indice e dopodiché, ancora tormentato da pensieri negativi, si lasciò andare completamente e si addormentò.

~•~

Il corpo di Swift cadde esanime a terra, davanti alle quattro figure immobili nella stanza buia.

«Ora che Swift è stata punita servirà qualcun altro che prenda il suo posto», ammise Wire.

«Signore, forse sarebbe stato meglio risparmiarla, potevamo fidarci...» iniziò Api.

«Tacete!» urlò «Swift sapeva a cosa andava incontro, sapeva qual era in suo compito», proseguì l'uomo voltandosi verso la donna dai capelli blu distesa sul pavimento.

«Ora che il giovane Hampthorne e l'altro Umanoide sono scappati abbiamo dei seri problemi da risolvere, molto più importanti del trovare un nuovo Crittografo».

Ci furono alcuni secondi di silenzio: tutti sapevano che la fuga di due Umanoidi non era una buona cosa, ma non sapevano come muoversi a riguardo.

«Py, occupati tu della questione. Trovali, con ogni mezzo necessario. E intendo con ogni mezzo a tua disposizione».

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