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Era passata quasi una settimana dal giorno delle elezioni. Christopher ancora non era tornato a casa, ma aveva speso quei giorni nel Palazzo di Governo insieme al padre, per sistemare alcune scartoffie. In quei giorni, oltre al pensiero ricorrente del fratello, Elijah aveva anche cercato informazioni riguardo i Crittografi e lo strano simbolo visto sulla divisa dell'uomo seminascosto alla conferenza del fratello. Per quanto si fosse impegnato, non era riuscito a trovare nulla riguardo entrambi gli argomenti, che da giorni erano costantemente nei suoi pensieri, come se fossero legati a qualcosa di importante. Neanche hackerando le principali reti governative era riuscito a reperire informazioni, così aveva rimandato le ricerche per tempi futuri, deluso dal non essere riuscito a risolvere quei due misteri.

Quella mattina, mentre guardava con occhi spenti il soffitto di camera sua, sdraiato sul letto, nel giorno probabilmente più importante della sua vita, Elijah non poteva fare a meno che tornare con la mente alle immagini e alle parole della prima conferenza da Governatore del fratello. In cuor suo, il ragazzo sperava che il discorso di Christopher fosse stato scritto da qualcun altro, che non fossero parole pensate proprio da lui. Suo fratello aveva commesso un sacco di errori, alcuni pure molto gravi, ma non lo aveva mai dipinto come un guerrafondaio. Ora, invece, sembrava pronto a scatenare una guerra impossibile contro un nemico imprevedibile.

Quei pensieri furono interrotti da un leggero rumore contro la porta di camera sua, rumore che proveniva dal corridoio.

«Mh-mh», rispose semplicemente, ancora mezzo addormentato.

Martyna entrò con cautela nella stanza semi-buia. Nel vederla, Elijah si tirò su di scatto, facendo muovere in maniera scomposta i capelli disordinati. La ragazza rise.

«Pensi di alzarti da questo letto? Sono quasi le undici e tra poco inizieranno ad arrivare gli invitati. Ti ricordo che sei il figlio di un ex Governatore e il fratello del nuovo Governatore e stai per compiere diciotto anni. Ci sarà una marea di persone», disse lei cercando di sembrare il più gioioso possibile.

Gli occhi del ragazzo erano, però, ancora incollati sull'amica: indossava una jumpsuit, una specie di tutta a corpo intero, di velluto bianco, che terminava con un risvolto del pantalone poco sopra le caviglie, con due tasche laterali all'altezza del bacino e legata intorno alla vita della ragazza da un elegante cintura dello stesso tessuto dell'abito, chiusa davanti in un fiocco. Non era molto truccata e i colori erano per lo più semplici e non d'impatto, ma quel poco bastava per metterle in risalto il viso incorniciato dai capelli biondo cenere e portati poco sopra le spalle, che quel giorno erano stati acconciati dalla ragazza in modo da risultare mossi. Martyna sorrise leggermente compiaciuta e si portò i capelli dietro le orecchie, assumendo una posa quasi da rimprovero, portando il peso sulla sola gamba sinistra e poggiando le mani strette in un pugno sui fianchi.

«Elijah Hampthorne, smettila di guardarmi in quel modo e alzati subito dal letto. Lavati e preparati. Hai tempo dieci minuti». Il ragazzo si riprese dal suo stato di contemplazione e torpore e la guardò con aria interrogativa.

«Che hai detto?» Uno dei tacchi della ragazza volò verso la sua faccia, prendendolo in pieno. L'amica raggiunse il letto saltellando, riprese la scarpa usata come arma contundente e caduta tra le gambe di Elijah, che ancora si stava massaggiando il naso per il male, e lo guardò fisso negli occhi grigi.

«Dieci minuti, Hampthorne», proferì duramente, quasi fosse un rimprovero, prima di lasciare Elijah nuovamente solo.

Il ragazzo si alzò lentamente dal letto, confuso dal rapido sbalzo d'umore dell'amica, ma con ancora stampata la sua immagine in testa. Da quando aveva iniziato a sentirsi così? Perché, all'improvviso, Martyna appariva ai suoi occhi sotto una luce diversa? Eppure era sempre la stessa ragazza che, quando studiavano insieme, lo riprendeva costantemente, che lo chiamava "Crack" dal Terzo anno di Formattazione, che a ogni suo compleanno costringeva lui e Zedd a fare un torneo di combattimento; torneo nel quale, essendo un M.E.C.H.A, vinceva sempre lei. Poteva la natura del loro rapporto cambiare così in fretta? Elijah non sapeva rispondere a quella domanda e quel giorno non voleva nemmeno pensarci. Nel giro di un'ora, la casa si sarebbe riempita di persone, molte tra le quali ufficiali, comandanti dell'esercito, parlamentari e altri funzionari, tutti lì per festeggiare il suo compleanno. Doveva essere tutto perfetto, lui doveva essere perfetto; quel giorno non era ammesso sbagliare.

Andò in bagno a farsi una doccia veloce, per lavare via la stanchezza mattutina e i pensieri riguardo Martyna e suo fratello. L'acqua calda scorreva lentamente sul corpo tonico dell'ormai diciottenne, scivolando sul petto, dove erano visibili alcuni peli, sintomo della crescita, sulle braccia muscolose e sugli addominali, fino alle gambe, toniche pure quelle, per poi riversarsi sul piano doccia e sparire nel buco che portava al tubo di scarico. Quando era più piccolo era solito chiedersi come fosse possibile che i T.E.K, mezzi robot e mezzi umani, potessero fare cose come la doccia o i bagni nei pochi laghetti sparsi per tutta Encrypt. La risposta la scoprì durante i suoi studi alla Formattazione: le componenti meccaniche dei T.E.K erano in grado di resistere all'acqua senza corrodersi o danneggiarsi grazie al Pluthon, sostanza ottenuta modificando il livello di radiazioni del Plutho, il famoso materiale radioattivo che rischiò, secoli fa, di portare l'uomo all'estinzione.

Dopo qualche minuto sotto l'acqua bollente, passato a lavarsi con il sapone e lo shampoo, il ragazzo uscì dal bagno con i capelli ancora bagnati e solo un asciugamano intorno alla vita a coprirlo. Con sua sorpresa, sul letto, comodamente sdraiato, trovò Zedd, che stava leggendo una delle riviste di Elijah sul popolo R.E.S. Il ragazzo sobbalzò quando vide l'amico in camera sua e, istintivamente, si coprì i genitali con le mani, nonostante questi fossero già nascosti dall'asciugamano.

«Zedd! Esci da camera mia, sono nudo!» L'amico gli diede un'occhiata interrogativa, distogliendo per un secondo lo sguardo dal giornaletto, prima di tornare a concentrarsi su quello.

«Lij, innanzitutto hai un asciugamano che ti copre, non vedo dove sia lo scandalo. Secondo, ti conosco da quando avevamo cinque anni, ti ho visto nudo un sacco di volte. Non vedo perché mi dovrei scandalizzare oggi».

Elijah ignorò il commento, diede le spalle all'amico e si infilò velocemente un paio di mutande che aveva preso dall'armadio. Zedd, che aveva appena finito di leggere la rivista, alzò lo sguardo a vedere l'amico, ancora girato di schiena e davanti a uno specchio, e non potè fare a meno di notare il tatuaggio alla base del suo collo, simbolo che era un Umanoide. Si alzò dal letto e si avvicinò a Elijah, continuando a guardare il tatuaggio.

«Che succede?» chiese il ragazzo riccio. Zedd toccò con il pollice il tatuaggio, rimaneva sempre affascinato da quel disegno strano e unico nel suo genere.

«Nulla, solo che ogni volta che vedo il tuo tatuaggio rimango affascinato dalle sue forme. Poi mi ricordo di tutta la sofferenza che ti ha portato e...», rispose l'amico. Elijah guardò l'amico tramite il riflesso nello specchio prima di girarsi verso di lui.

«Non importa, Zedd. Quello è il passato. E in realtà ormai mi sono affezionato pure io a questo strano simbolo, non me lo toglierei mai», disse prima di appoggiare una mano sul collo dell'amico, un tacito gesto di conforto che avevano sempre condiviso fin dall'infanzia. Zedd fece lo stesso gesto di Elijah, dopodiché appoggiò la fronte su quella dell'amico a completare quella promessa silenziosa secondo la quale sarebbero sempre stati presenti l'uno per l'altro.

«Ora devo finire di prepararmi, o Martyna mi scuoierà vivo», concluse sorridendo Elijah, dopo alcuni secondi.

In breve tempo, i due amici uscirono dalla camera, trovandosi la ragazza bionda davanti.

«Salvati all'ultimo» - disse con l'accenno di un sorriso - «E siete pure ben vestiti, quasi al mio livello. Meglio per me, i miei due accompagnatori di oggi sembrano dei modelli», aggiunse, squadrando i due ragazzi.

Effettivamente, Elijah e Zedd avevano buon gusto: Zedd indossava un paio di pantaloni bianchi attillati e una giacca elegante nera, portata sopra una camicia bianca dove risaltava un papillon grigio; Elijah, invece, aveva indossato una semplice camicia nera, con le maniche portate all'altezza del gomito e alcune sagome floreali disegnate sopra, di un nero più intenso, e aveva un paio di pantaloni grigi che terminavano con un risvolto all'altezza della caviglia. Semplici, ma eleganti.

Martyna si mise tra loro due e, a braccetto, scesero le scale per arrivare fino al giardino che stava sul retro della casa, dove già gran parte degli invitati si era riunita e aspettava con ansia il festeggiato.

~•~

Nella solita stanza buia, le cinque figure mascherate stavano in piedi davanti a un'immagine: quella del discorso di Chrstopher Hampthorne nel momento della sua elezione.

«Se qualcuno dovesse aver visto il Programmatore, salterebbe tutta la nostra copertura», disse Swift, una dei cinque esseri mascherati.

«Signore, cosa facciamo? Potremmo cancellare i ricordi di tutti», suggerì Wire.

Ci furono altri secondi di silenzio.

«Non importa» - disse il capo - «Non abbiamo lasciato alcuna informazione riguardo i nostri due gruppi segreti. Anche se qualcuno l'avesse visto, non riuscirebbe mai a scoprire nulla».

Altro silenzio.

«Piuttosto, Api, abbiamo bisogno di trovarlo. Dobbiamo scoprire dove si nasconde Elijah Marcel Hampthorne».

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