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«Parola d'ordine e IDChip, prego.»

Su un piccolo schermo, posto su una delle colonne dell'ingresso alla Formattazione, comparve il volto digitale dell'IA SecurBot, atta a controllare gli ingressi negli edifici di maggior importanza per i T.E.K. In pratica ogni elemento della comunità aveva associate alla nascita un parola d'ordine esclusiva e un IDChip, un minuscolo chip inserito nel braccio destro, che permetteva il riconoscimento dell'individuo.

«Yqersmhi*», disse svogliatamente Elijah, prima di avvicinare il polso al piccolo monitor. L'IA rispose qualche istante dopo concedendo al giovane il lasciapassare.

L'edificio della Formattazione era immenso: centinaia di corridoi si districavano sui cinquanta piani del complesso, tutto dipinto di bianco, nero e grigio e decorato con grandi finestre sui corridoi, i cui muri erano rivolti verso il cortile esterno o quello interno. Migliaia di Unità si muovevano freneticamente verso le aule, pronte per seguire i corsi dell'anno accademico ormai già iniziato. Ciascuno studente era vestito con la classica divisa della Formattazione, una polo bianca con il colletto grigio e un paio di jeans neri, per non dimenticare le scarpe rigorosamente bianche e gli zaini a tracolla di diverse tonalità di grigio che tutti erano costretti ad avere.

La comunità T.E.K decise di fondare l'istruzione e la propria cultura su questi tre colori perché considerati "intelligenti": il bianco rappresentava la purezza, virtù a cui ogni T.E.K, T.E.C.H.A o M.E.C.H.A che fosse, doveva sapersi attenere, in quanto essere puri d'animo voleva dire avere un quoziente intellettivo tale da evitare di lasciarsi corrompere da azioni irrazionali e sconsiderate; il grigio rappresentava l'intelligenza, era il colore della concentrazione e della sapienza e, infatti, era la tipica colorazione dei vestiti dei politici e delle persone di maggiore importanza all'interno della comunità; infine il nero, colore che rappresentava la forza e l'autorità, colore che solo il Governatore, tra tutti i politici, poteva vestire e che spesso era associato all'esercito, ovvero ai M.E.C.H.A. Ogni altro colore era stato bandito perché considerato una distrazione per la mente, fonte di irrazionalità.

Elijah si inserì pacatamente in quella folla di persone, più piccole e più grandi di lui, che si dirigevano a lezione; era solito camminare con le mani nella tasca, con fare svogliato e gli occhi rivolti verso il soffitto, quasi a cercare il cielo, mentre andava nell'aula T-13, l'aula dedicata ai T.E.C.H.A che frequentano il Tredicesimo anno. Quando arrivò davanti alla porta dell'aula, due voci lo fecero tornare alla realtà, costringendolo ad abbassare lo sguardo.

«Lij! Lij! Fermati un secondo per favore!» urlò una voce maschile. Elijah si voltò lentamente, l'espressione facciale assolutamente immutata, anche se già aveva riconosciuto chi lo stava chiamando, perché solo a quella persona era consentito usare quel soprannome ed era segretamente contento di vederlo.

«Uff, devi farti controllare l'udito sai? Ti sto chiamando da almeno cinque minuti, ma tu ogni mattina hai sempre la testa da un'altra parte», disse riprendendo fiato una volta raggiunto l'amico. Era Zedd, il migliore amico di Elijah e forse l'unico. Si conoscevano fin dal Primo anno di Formattazione ed era stato il solo che non gli aveva mai voltato le spalle dopo aver scoperto che era un Umanoide. Elijah aveva sempre considerato Zedd come suo fratello, più di quanto non fosse Christopher. I due, addirittura, si assomigliavano sotto moltissimi aspetti: erano entrambi molto alti, sul metro e ottantacinque circa, entrambi avevano i capelli neri, anche se quelli di Zedd erano lisci, mentre Elijah li aveva ricci, ed entrambi avevano una passione per la sicurezza informatica e l'Encrypt, tanto da averne creato una variante che solo loro due sapevano decodificare e che avevano semplicemente chiamato Crypt. Accanto a Zedd, che stava ancora riprendendo fiato, c'era, in silenzio, una ragazza che sorrideva e guardava con aria di superiorità i due amici: era Martyna. La ragazza conosceva Elijah e Zedd dal Terzo anno di Formattazione: si incontrarono per caso durante un laboratorio, dove il professore addetto al corso li mise nello stesso gruppo. Martyna era una sorta di leader nel gruppo, tanto che era lei a dirigere le sessioni di studio che i tre facevano insieme e riprendeva gli altri due quando questi si comportavano in maniera sbagliata.

«Ti sei svegliato bene come ogni mattina, Crack?», disse lei rivolgendosi a Elijah, con tono quasi di sfida. Il ragazzo riccio la fulminò con lo sguardo quando sentì quel soprannome: glielo aveva affibbiato qualche anno fa, quando per la prima volta aveva hackerato le reti governative per scoprire in anticipo i risultati delle votazioni per il nuovo Governatore, risultati che designarono il padre di Elijah come vincitore. Elijah non amava quel soprannome, come tutti gli altri soprannomi che gli erano stati associati, ma non riusciva nemmeno a disprezzarlo. Quando l'amica lo usava, lui quasi fingeva il fastidio che provava nel sentirlo, come se fosse un'abitudine, ma a una parte di lui piaceva che lei lo chiamasse così.

I tre entrarono nell'enorme aula da duecento posti dove avrebbero svolto, come nei giorni precedenti, le lezioni. Le aule della Formattazione erano le uniche stanze in tutto lo Stato che non avevano quasi alcun elemento tecnologico: i banchi in legno d'ebano erano disposti ad anfiteatro e non erano singoli, ma erano delle lunghe file da cinquanta posti ciascuna, come nelle antiche Università studiate a Storia Antica. Sulle pareti grigie non era affisso nulla, neanche degli appendiabiti per le giacche; infine, posta davanti a tutti i banchi, come se stesse al centro di un'enorme arena dove i gladiatori combattono per uscire vincitori, si trovava la cattedra dei professori, con dietro l'unico elemento tecnologico della stanza: quattro grandi lavagne VR, lavagne a realtà aumentata.

Martyna, Zedd ed Elijah presero posto l'uno vicino all'altro, all'incirca a metà dell'aula, dove i banchi si trovavo un po' più in alto rispetto alla cattedra. Dopo pochi minuti entrò il primo professore della giornata, un uomo sulla trentina, decisamente giovane per poter insegnare alla Tredicesimo anno della Formattazione. Posò pacatamente le sue cose sulla cattedra e si mise in silenzio a guardare verso le giovani Unità che ancora chiacchieravano animatamente tra loro.

«Ma che sta facendo questo?» chiese stupito Zedd.

«Fossi in te starei zitto, Zedd. Il professor Herindale sembra calmo e pacato, ma è molto più severo di come appare», lo riprese Martyna. Zedd smise immediatamente di parlare ed Elijah, incuriosito dall'uomo, cercò di catturare il suo sguardo, mentre la testa del professore si muoveva lentamente a scansionare tutte le Unità presenti in aula. Quando i loro occhi si incrociarono, al ragazzo parve che lo sguardo dell'uomo si fosse fermato qualche attimo di più verso di lui, come se volesse studiarlo, analizzarlo. Fu solo una sensazione, ma bastò a destabilizzare per un momento la giovane Unità che pensò di essersi immaginata quella scena.

«Avete visto pure voi, vero?» domandò Elijah ai due amici.

«Taci, Elijah. Non è il momento per le tue paranoie. Credo che il professor Herindale stia per iniziare», lo zittì Martyna indicando l'uomo. All'improvviso, dalla sua mano destra si generò una sfera di elettricità che scagliò verso le Unità, poco sopra le loro teste; la sfera esplose, rilasciando l'elettricità nell'aria e dando una leggera folgorazione a tutti ragazzi in aula, servendosi delle parti meccaniche presenti nei corpi di ciascuno di loro. Tra i banchi si sollevò qualche leggero urlo di dolore e tutti si voltarono verso l'artefice del fatto, immobile al centro dell'aula.

«Bene, direi che possiamo incominciare la prima lezione di Antropologia T.E.K".

~•~

I corridoi della Formattazione erano vuoti, le Unità erano tutte nelle rispettive aule a seguire le loro lezioni, e ciò permetteva ai cinque individui mascherati di muoversi liberamente all'interno dell'edificio.

«Signore, non vuole dare un'occhiata all'elemento U-579?» disse uno di loro a bassa voce.

«Siamo qui per altri scopi, Wire» rispose semplicemente la figura a capo del gruppo.

I cinque raggiunsero l'ultimo piano del gigantesco complesso e si avvicinarono a una porta blindata, apribile solo con il codice corretto. Il capo si avvicinò al quadrante digitale in cui bisognava inserire il codice e iniziò a fare diversi tentativi.

«Signore, lo sa che lui...» Non fece in tempo a finire che la figura che fino a poco prima stava lavorando al quadrante alzò la mano sinistra verso l'alto. Diversi cali di tensione si susseguirono e, approfittando del momento, l'uomo tornò a lavorare con il dispositivo di sicurezza, riuscendo a penetrare nel BIOS del sistema. Poi si interruppe.

«Furbo» disse soltanto, prima di allontanarsi dal quadrante per avviarsi verso le scale da cui erano venuti. Gli altri quattro si voltarono verso di lui.

«Possiamo andarcene. Lui non è più qui».

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