Spesso desidero fuggire lontano, in un luogo dove la pace è sovrana. Nessuno strepito, nessun urlo, nessun pianto. Non ci sarebbero persone che si insultano, si prendono in giro con cattiveria, occhiate taglienti lanciate con freddezza. Le cupe nubi temporalesche verrebbero rimpiazzate da soffici batuffoli bianchi sparpagliati in un cielo cobalto. Un prato di fiori sarebbe il palcoscenico sul quale coppie di farfalle variopinte danzerebbero, accompagnate da una dolce melodia suonata flebilmente dalla brezza. Al centro di questo incantevole paesaggio pittoresco si troverebbe un albero maestoso, forse un castagno o una quercia secolare. Renderebbe tutto più magico e incantato. Mi accoccolerei tra le radici nodose ricoperte di morbido muschio, che parrebbero avvolgermi come le braccia di un'amorevole madre, e leggerei un libro. Esso parlerebbe di un mondo immaginario, abitato da fate e folletti. Probabilmente mi arrampicherei sul tronco ed esplorerei i rami e le cavità della pianta, alla ricerca di qualche creatura dalle orecchie a punta o dalle ali di rugiada. Se non ne trovassi qualcuna rimarrei delusa, ma un'altalena di legno attirerebbe la mia attenzione. Una spinta e i miei piedi non toccherebbero più terra. Punterebbero verso il cielo a cui aspiro, mentre il mio corpo diverrebbe più leggero, librandosi. Un sorriso gioioso, una risata scalderebbero l'atmosfera. E se successivamente, al calar della notte, mi addormentassi su un morbido letto di erbetta e petali? Le lucciole si avvicinerebbero, illuminando il mio viso dormiente con il loro fievole bagliore, e mi proteggerebbero da ogni male. Sorgendo, il sole dipingerebbe linee di luce dorate lungo i contorni di tutto ciò che l'occhio può raggiungere.

Ma qui la grande stella non giunge mai. Le tetre nuvole color carbone ruggiscono minacciosamente. La pioggia incessante scivola sulle gote delle persone mescolandosi alle loro lacrime. Il rombo dei tuoni accompagna le grida rabbiose della gente. Apro gli occhi e sono ancora su questo gelido e desolato campo di battaglia. Lo scheletro di un albero morto rivolge i suoi rami verso il firmamento, in una richiesta di aiuto. Non ci sono né vincitori né vinti, solo spargimenti di sangue, nuove ferite aperte e una profusione di dolore. L'oscurità non smetterà di avvolgere questa landa devastata con i suoi viscidi tentacoli; il sole non sorgerà mai più.

Perché le fiabe sono come i folletti, le fate e i mondi incantati.

Non esistono.

Angolo Autore:

Ehi guys, come va? Questo breve racconto l'ho scritto l'anno scorso, poco dopo l'inizio della scuola. Non era proprio un bel periodo, come avete potuto notare, ma ora va molto meglio grazie ad alcune persone. Alla fine il sole è sorto anche per me, o meglio, la luna. Preferisco di gran lunga la notte al giorno. 

In ogni caso, spero sopporterete questa piccola serie. Se vi piacciono le mie brevi storie fatemelo sapere con una stellina per favore ^^

Alla prossima pubblicazione!