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Tutto come voleva lei

Hola! 

Dedico questo capitolo a @bellemani99 che mi ha pregata di aggiornare oggi e non farlo aspettare fino a domani...eccoti accontentato <3

Adoro il modo in cui la storia sta iniziando a prendervi, i vostri commenti mi riempiono ogni volta di soddisfazione (e alcuni, come avrete capito, mi fanno morire dalle risate!)

Siete i migliori, vi voglio bene.

Godetevi questo capitolo,  primo di una breve serie abbastanza soft, perché poi cominceranno i veri fuochi d'artificio!  


Ps -> nella foto in alto vedete Lili Reinhart (la nostra Emma) in mezzo ai fratelli Sprouse: anche se Cole e Dylan non sono i prestavolto che ho scelto per i miei Cole e Mike, ho scelto quest'immagine perché rendeva abbastanza l'idea (e perché loro due sono veramente troppo belli)


<< Valutiamo questi due casi: se vincete, vincete tutto, se perdete non perdete nulla. >> 

Il professore s'interruppe un attimo dopo aver letto quella frase, forse per lasciare a noi tutti il tempo di interiorizzarla.

<< Scommettete, dunque, che Dio esiste, senza esitare. >>

A quel punto alzò lo sguardo verso di noi, richiudendo il libro con fare teatrale.

<< Chi di voi sa dirmi cosa intendi Pascal con questa citazione? >> 

Nell'aula piombò il silenzio assoluto: perfino i secchioni del primo banco non avevano idea di cosa si trattasse.

A pensarci bene, c'era una sola persona che poteva saperlo lì in mezzo, qualcuno che aveva già seguito quella lezione l'anno prima, qualcuno che mai in altre occasioni si sarebbe immaginato di alzare la mano.

Io.

Presi dunque fiato, imitando il modo di fare melodrammatico di quel vecchio docente, e mi alzai poi in piedi sotto gli occhi meravigliati dell'intera aula.

<< Secondo Pascal, quando si scommette che Dio esista si vince sempre, perché la vittoria è già nella scommessa stessa >> iniziai a spiegare, sentendo tutti gli sguardi puntati su di me.

Anche se, tra tutti, io ne percepivo uno soltanto.

Quello della scommessa che non avrei mai potuto vincere.

<< Il filosofo crede infatti che, scommettendo che Dio non esista, non si vince nulla ma si perde tutto, ossia il suo bene infinito. Scommettendo il contrario invece si vince tutto, cioè la beatitudine eterna, ma non si perde nulla >> 

Il professore mi sorrise, stupito e soddisfatto.

<< Ecco quindi che la scommessa a favore di Dio è totalmente vantaggiosa, ecco perché diventa una vittoria certa. >> 

<< Ben detto, Anderson >> esclamò il vecchio, facendomi poi cenno di sedermi nuovamente.

Era la prima volta che un professore si congratulava con me e dovevo ammettere che era vagamente soddisfacente.

Forse, se avessi proceduto con quel passo senza perdere altro tempo, sarei perfino riuscito a laurearmi in tempo, sebbene fossi già un anno indietro.

Magari era quella l'unica cosa su cui avrei dovuto scommettere: me stesso.

Non certo sulla ragazza che, dall'altra parte dell'aula, continuava a fissarmi credendo che non l'avessi notato.

Questo perché, come il buon vecchio filosofo spiegava, non ha senso scommettere su qualcosa che ti fa perdere tutto e non vincere nulla.

Ed Emma era quello per me: una scommessa a vuoto, una sconfitta sicura.

Non potevo averla e, anche se per qualche ragione ci fossi riuscito, avrei comunque dovuto dire addio per sempre al rapporto con mio fratello.

Scommettere contro quella passione era invece una sicura vittoria: io avrei potuto concentrarmi su me stesso, Cole sarebbe stato felice e magari, con il tempo, avrei perfino dimenticato che lei gli era stata infedele agli inizi della loro storia.

Proprio come stavo provando a dimenticare la notte di Halloween, quando l'avevo stretta tra le mie braccia mentre singhiozzava, pur senza conoscerne la ragione.

E forse ci sarei riuscito, se solo in quel momento non mi fosse arrivato un suo messaggio.

Non importava che non avessi ancora memorizzato il suo numero: non poteva essere che lei.


Da: Sconosciuto 

Ti ringrazio per l'altra sera.

Scusami se sono stata una stronza, non volevo ferirti.


Sospirai e, per un momento, fui quasi tentato di essere sincero con lei, di dirle quanto le sue parole avessero risvegliato in me sentimenti che provavo costantemente a reprimere, primo fra tutti la gelosia nei confronti di mio fratello.

Ma, se c'era una cosa che avevo imparato con gli anni, era che la sincerità è qualcosa di decisamente sopravvalutato.


A: Sconosciuto 

Tranquilla mostriciattolo, ci vuole molto di più per ferirmi :) 


Mostricciattolo? 

Davvero, Mike?

La sua risposta, infatti, non tardò ad arrivare.


Da: Sconosciuto 

Mostriciattolo...?


Avevo fatto l'ennesima figura di merda e dovevo inventarmi qualcosa per rimediare.

Qualcosa di sensato, possibilmente.


A: Sconosciuto

Credo che il prossimo passo sia imparare ad essere cognati, no? 

Ho pensato di iniziare con un soprannome 


Conoscendomi, non ero per niente credibile nel ruolo di amico di una ragazza che avrei voluto portarmi a letto, ma questo Emma non poteva saperlo.

Ecco perché sperai che la mia risposta l'avesse convinta, così come da quel momento in poi mi riproposi di fare.

Del resto, la bugia che mi ero inventato per pararmi il culo non era poi così assurda: lei mi aveva esplicitamente detto di voler restare con Cole, quindi avrei dovuto imparare a convivere con la sua presenza e, magari, ad esserle amico.

Non sarebbe stato facile, considerando che l'unica amica che avessi mai avuto era Cher, ma forse potevo provarci.

Per Cole, mi dissi.

E per tenere a freno questi maledetti ormoni.

Ma si, potevo farcela.

E passai il resto della lezione a convincermene, deciso a dimostrare a me stesso che, una volta tanto, potevo smetterla di essere egoista e pensare invece al bene di mio fratello.

Quando poi l'aula iniziò a svuotarsi, ecco che la vidi venire verso di me, un'espressione stupita sul volto.

<< Amici? >> non capii se fosse o meno una domanda, considerato il suo tono poco convinto.

E poco convinti dovevano sembrarle anche i miei occhi, già persi nella scollatura della sua camicetta.

<< Amici >> annunciai quindi.

Ma poi, quando mi strinse la mano per suggellare quel patto, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era come quel reggiseno le ingrossasse notevolmente le tette.

Un pensiero poco amichevole, forse...

Beh, su quello dovevo decisamente lavorarci.


*

<< Quindi adesso siete amici? Sul serio?! >> la voce di Cheryl, dall'altra parte del telefono, non sembrava per nulla convinta.

Sbuffai.

<< Cosa c'è di strano? >> borbottai, sfilandomi il cappotto.

Erano solo gli inizi di Novembre, eppure quel giorno si gelava.

<< C'è che tu vuoi ancora portartela a letto >> rispose lei, senza indugi << E lei pure, anche se ora s'atteggia a fidanzatina perfetta >>

Non aveva poi tutti i torti, ma la situazione era molto più complessa di così.

Che lo ammettessi o meno infatti, le parole di Emma mi avevano ferito e, per quanto continuassi a desiderarla, avevano in qualche modo acquietato i miei istinti, costringendomi a ragionare in maniera più razionale.

Per quanto riguardava lei invece, era stata fin troppo chiara: io ero un bel ragazzo, una possibile piacevole scopata, ma niente di più.

Era Cole che quello che voleva, il fratello migliore.

E non mi riusciva troppo difficile comprendere il perché.

<< Mi spieghi perché ce l'hai tanto con lei? >>

<< Perché è una stronza >> 

Quasi ridacchiai per la spontaneità di quella risposta.

<< Vi sta prendendo in giro entrambi e... >>

<< E? >> 

Nel frattempo ero arrivato in cucina, dove un non troppo allegro Cole stava chiacchierando con nostra madre, una volta tanto a casa prima dal lavoro.

In inverno infatti, l'orario d'apertura dello chalet veniva notevolmente ridotto, soprattutto nei giorni infrasettimanali.

<< E qualcosa mi dice che siamo solo all'inizio >> conclude Cher, la voce melodrammatica che da tempo non le sentivo usare.

Alzai gli occhi al cielo alla sua frase, sporgendomi intanto verso mia madre per baciarle una guancia.

Lei mi sorrise, chiedendomi poi chi fosse al telefono e lasciandosi andare ad un'espressione maliziosa quando le rivelai che si trattasse della sua rossa preferita.

Decisi quindi che era più opportuno continuare la conversazione altrove, soprattutto considerando la presenza di Cole, ma fu proprio la sua voce ad impedirmelo.

<< Bro, ho bisogno di un consiglio >>

Sollevai un sopracciglio, stranito.

Non perché fosse strano che mio fratello chiedesse il mio parere, quanto piuttosto perché quell'espressione sul viso io non gliel'avevo vista mai.

Sembrava veramente a terra.

<< Cher ti richiamo dopo >> dissi allora, ricevendo in risposta un saluto abbastanza sorpreso dalla mia irruenza.

Lanciai uno sguardo interrogativo a mia madre, che in tutta risposta annuì con l'aria di chi, pur tacendolo, aveva sempre saputo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento.

E allora mi chiesi come facesse a sapere sempre tutto su di me e mio fratello: perfino quello che non le dicevamo lei ce lo leggeva negli occhi, davanti a lei ogni nostro segreto sembrava prendere la forma della verità, e tutto questo senza che nemmeno ce ne rendessimo conto.

Che sapesse anche di me e di Emma?

Ma poi, a dirla tutta, che cosa c'era da sapere?

<< Tuo fratello è in preda ad una crisi d'amore >> spiegò mamma, continuando a rivolgersi più ai suoi fornelli che a noi << Magari tu puoi dargli una mano, considerando che sei un esperto! >>

Cole ridacchiò assieme a lei, mentre io alzavo gli occhi al cielo.

Touchè, mamma.

<< Sicuramente ci so fare più di lui! >> ribattei allora, prendendo intanto posto accanto al biondo.

<< Oh beh, su questo avrei qualche dubbio! >> rise ancora nostra madre, sempre pronta a prendermi per il culo come a nessun altro avrei mai permesso di fare.

<< Tu una cosa devi fare nella vita >> continuò poi, voltandosi verso di me.

Ecco che parla di Cheryl...

1...2...

<< Dichiararti a Cheryl! >> 

Sbuffai, pieno fino all'orlo di quell'assurdità.

Erano anni che chiunque attorno a noi ci diceva che prima o poi saremmo finiti insieme, che avremmo formato una coppia bellissima e bla bla bla.

Ma, mi chiedevo io, perché la gente non poteva semplicemente farsi i cazzi propri?

Io e Cher stavamo benissimo così, non avevamo bisogno di alcuna complicazione.

E poi, se stare con qualcuno significava ridursi come Cole, io ne facevo volentieri a meno.

<< Dillo ancora e ti faccio il bagno! >> la minacciai allora, riempendo un bicchiere d'acqua dal lavandino e avvicinandomi pericolosamente a lei.

<< Pronto? Qui dovevamo parlare dei miei problemi! >> la voce di Cole passò inosservata, visto quanto eravamo occupati nella nostra battaglia.

<< Oseresti fare questo a tua madre? >> rideva, ma il suo sguardo era una minaccia fin troppo chiara: bagnami e io ti uccido.

<< Oh si che oserei! >> 

Cole ritentò ancora.

<< Ehiii! Ma qualcuno mi ascolta? >>

Ancora senza successo.

Mia madre mi lanciò allora uno sguardo di sfida, afferrando la bottiglia di coca cola poggiata sul tavolo.

<< Non oseresti! >>

<< Oh si che... >>

Una scarica d'acqua piovve su entrambi, bagnando qualsiasi tentativo di vincere quella sfida.

<< Ma che cazzo..? >> non ebbi neppure il tempo di completare la frase che quel coglione di Cole alzò le spalle, fintamente innocente.

<< Nessuno mi ascoltava! >> fu la sua giustificazione, a tratti ancora più stupida di lui.

Scoppiai a ridere: certo che, in quella famiglia, c'era decisamente qualcosa che non andava.

Mia madre, ripresasi solo in quel momento dalla doccia improvvisa, lo guardò negli occhi con aria omicida.

<< Cole Benjamin Anderson >> annunciò, usando il suo nome per intero come faceva solo quando era sul punto di mandarci via di casa << Io ora vado a farmi la doccia e, per quando torno, ti conviene che il pavimento sia asciutto e la cena in tavola! >>

Era stata autoritaria, ma il guizzo nei suoi occhi tradiva l'ilarità.

Se c'era una cosa certa infatti, era che il gene fuori posto lo avessimo preso da lei: mio padre era un uomo troppo a modo per dare alla luce due coglioni come noi.

<< Signor si, signora! >> 

Cole si beccò uno scalpellotto dietro la nuca non troppo forte, io invece un ordine di andare ad asciugarmi entro cinque minuti se non volevo ricevere la stessa minaccia di mio fratello.

Ma, non appena nostra madre ebbe lasciato la stanza, ecco che il divertimento lasciò il viso di Cole, facendolo ritornare cupo come l'avevo visto al mio ingresso in casa.

<< Ehi bro, mi dici che ti succede? >>

Annuì tra sé e sé, mentre mi intimava di togliermi i vestiti così da evitare di gocciolare per tutta la casa.

<< Io ed Emma non ci parliamo dalla sera di Halloween >> 

Tentai con tutte le mie forze di restare impassibile, seppur le sue parole, il suo nome, mi avessero fatto venir voglia di sparire.

<< Insomma >> continuò << Durante la festa le ho detto che mi sto innamorando di lei >>

<< E lei? >> domandai, ma conoscevo già la risposta.

Lei era scappata via da lui e si era rifugiata al piano di sopra dove aveva incontrato me, ancora seminudo dopo che Cheryl era andata via.

Avevamo discusso e poi, come se fosse stata la cosa più normale del mondo, io l'avevo stretta tra le mie braccia mentre lei singhiozzava per qualcosa che, fino a quel momento, non aveva idea di cosa fosse.

<< E lei è scappata via >>

Ma, adesso che lo sapevo, non mi sentivo certo meglio.

<< Non so che dirti bro, forse... >> balbettai, ma fui subito interrotto.

<< Forse lei non prova lo stesso >> scosse la testa: parlava più con se stesso che con me << Forse è troppo presto, forse non dovevo essere così diretto. >>

O forse si sente in colpa per aver baciato tuo fratello pochi giorni prima della tua dichiarazione.

Si prese la testa tra le mani, confuso.

E forse fu solo in quel momento che mi resi conto di quanto Cole tenesse davvero a lei.

Forse, prima di quel giorno, una piccola parte di me aveva continuato a sperare che potesse essere una semplice storiella e che prima o poi avrei riavuto indietro il mio compagno di uscite, il rubacuori senza scrupoli che era sempre stato.

Ma davanti al suo sguardo ferito io non potevo più fingere.

Cole era innamorato di Emma.

E lei, seppur avesse scelto lui, lo aveva comunque tradito.

<< Cole, io... >> presi finalmente coraggio, pronto a rivelargli tutto, pronto a mettere fine a quella storia che non era altro che una bomba ad orologeria in attesa di scoppiare.

Ma poi, proprio quando stavo per farlo, il suo telefono squillò.

Emma lo aveva chiamato e, per l'ennesima volta, sarebbe riuscita a rimettere in ordine tutto.

Tutto come voleva lei.



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