Epilogo
Due settimane dopo
Ancora intrappolato in quel limbo tra il sonno e la realtà, iniziai pian piano a percepire qualcosa sfiorarmi il petto.
Mugugnai indistintamente, senza riuscire a capire bene di cosa si trattasse.
Udii quindi una risatina divertita, accompagnata da un tocco delicato sul viso: una carezza.
<< Che dici, vuoi svegliarti? >>
Scossi la testa per indicare il mio dissenso.
Cheryl rise ancora, stampandomi un bacio a stampo.
<< Sei carino quando dormi >> mormorò, passandomi una mano tra i capelli per scompigliarli.
Ed io, che ormai ero irrimediabilmente sveglio, sorrisi aprendo gli occhi.
<< Tu sei bella sempre >>
Arrossii, come ogni volta che mi lasciavo scappare qualche frase smielata come quella.
Erano passate due settimane da quando ero finalmente riuscito a dirle ciò che provavo, eppure non si era ancora abituata a quella nuova versione di noi.
Anzi, a dirla tutta anch'io facevo fatica a crederci, a non sentire più l'urgenza di stroncare ogni dolcezza sul nascere.
Stavo imparando a lasciarmi andare invece, a non cercare più scusanti per il mio desiderarla.
Quando avevo voglia di sentirla le telefonavo, quando volevo baciarla senza un motivo lo facevo.
E quella, dovevo ammetterlo, era la cosa più appagante del mondo, era la libertà che da sempre avevo cercato altrove e che invece, sotto sotto, risiedeva semplicemente nel poter essere me stesso senza paura.
<< Che vuoi fare oggi? >> domandò Cher, accarezzandomi il petto nudo con le dita.
I suoi genitori erano in viaggio e quindi avevamo passato gli ultimi tre giorni confinati tra il letto e il divano, per la mia gioia e in fondo anche per la sua.
<< Non lo so >> mormorai, fingendomi indeciso mentre le mie mani andavano già a posarsi sul suo sedere, la mia ossessione.
<< Potremmo rilassarci un po' >> insinuai poi, avvicinando il viso al suo seno scoperto.
Ma lei mi stroncò sul nascere, ridacchiando appena.
<< Mikey, negli ultimi giorni non abbiamo fatto altro! >> esclamò.
<< E sebbene non mi sia affatto dispiaciuto >> aggiunse poi, allungando la mano fino all'orlo dei miei boxer e facendomi eccitare al solo pensiero di ciò che avrebbe potuto farci.
<< Credo che dovremmo uscire di casa prima o poi >>
Ritirò subito la mano, rivolgendomi uno sguardo di vittoria.
Stronza.
Sbuffai, costretto a frenare i miei istinti sul nascere.
<< È così strano che io voglia fare sesso con la mia ragazza? >>
La sua espressione si straní, un sopracciglio arcuato per la sorpresa.
<< Hai detto ragazza? >>
Scossi la testa.
<< Oh andiamo, non pensavo ci fosse bisogno di una richiesta esplicita >> la buttai lì.
<< Sono praticamente due settimane che non facciamo altro che stare insieme >>
Lei sollevò le spalle.
<< Certo che ce n'è bisogno! >> ridacchiò poi << Devo forse ricordarti che stavamo sempre insieme anche prima? >>
Effettivamente il suo discorso non faceva una piega.
Eppure la conoscevo bene e avevo capito che quello era solo l'ennesimo modo per farmi scoprire le carte: sapeva benissimo che la nostra era ormai una relazione a tutti gli effetti, ma le piaceva l'idea che fossi io a darle un tono ufficiale.
<< D'accordo >> mormorai allora, un po' per farla contenta e un po' perché era necessario chiarire il fatto che fosse ormai solo e soltanto mia.
<< Cheryl Alexandra Peters >> mi sentii un coglione anche solo a pronunciare il suo nome per intero, ma una volta in ballo tanto valeva iniziare a ballare.
Le presi le mani, lei che non riusciva a trattenere le risate.
<< Vuoi essere la mia ragazza? >>
Come prevedibile, scoppiò a ridere.
E poi, con la sua finta aria noncurante, rispose: << Beh, non lo so...questo significa che non posso più scoparmi gli altri? >>
Per poco non la fulminai con lo sguardo.
<< Cher... >>
Sapevo che era tutto un gioco, eppure mi faceva incazzare anche solo l'idea che potesse pensare di stare con qualcuno che non fossi io.
La gelosia e la possessività che per mesi mi ero costretto a nascondere, iniziavano ora ad esplodermi dentro senza alcun ritengo.
Sorrise ancora, portando una mano ad accarezzarmi la guancia.
<< Ehi amore, guarda che stavo scherzando >>
Fosse stato un altro momento, probabilmente le avrei tenuto il muso.
Ma la dolcezza di quella parola mi fece sciogliere come un coglione.
<< Amore? >>
Si morse il labbro, imbarazzata.
<< Preferisci forse Mikey? >> provò poi a scherzarci su, giusto per non arrossire ancora.
<< No >> le sorrisi allora e non le diedi tempo di aggiungere altro, di pentirsi per quel soprannome così poco da noi.
<< Quindi amore, ora che abbiamo chiarito la nostra situazione, mi concedi questa scopata del buongiorno? >>
Avevo calcato apposta quella parola, consapevole che avrei provocato la sua risata e speranzoso in una risposta affermativa.
<< Non ancora >> mi frenò invece, ancora una volta.
Sbuffai nuovamente.
Adoravo parlare con lei ed affrontare quei nuovi discorsi, ma averla accanto coperta solo da un perizoma, sentire il suo seno schiacciato contro il mio petto e non averla ancora baciata non aiutava affatto a concentrarmi sul dialogo.
Soprattutto se se ne usciva con frasi tipo quella.
<< Devi parlare con Cole >>
<< Che? >>
Si allontanò da me, mettendosi a sedere e, conoscendomi fin troppo bene, si coprí il seno con il lenzuolo.
<< Sono due settimane che vi evitate Mike, non è normale >> constatò.
Aveva ragione, lo sapevo benissimo.
Dopo aver risolto con Cher mi ero concentrato così tanto su di lei da trasferire Cole in secondo piano.
Avevo fatto passare i giorni e, man mano, il coraggio di parlargli era venuto meno così come la sua voglia di starmi a sentire.
Per i corridoi di casa neppure ci guardavamo e i pasti silenziosi, che consumavamo quando i nostri genitori non c'erano, erano diventati insopportabili.
<< Hai ragione >> annuii quindi.
<< Dopo pranzo andiamo da me e ci parlo, va bene? >>
Cheryl sorrise, perfettamente consapevole dell'ascendente che aveva sempre avuto e continuava ad avere su di me, ora anche più di prima.
Una volta che il discorso era finalmente giunto al termine, allungai una mano verso di lei, scostandole il lenzuolo con cui si stava coprendo e palpandole il seno senza troppa delicatezza.
Si lasciò sfuggire un gemito e quel segnale mi spinse a continuare, avvicinandomi fino a posizionarmi sopra di lei, mentre facevo scivolare le mani sempre più in basso.
Le baciai entrambi i seni, succhiandoli in più punti fino a vedere la pelle arrossarsi, scendendo poi verso il ventre.
Ero ormai quasi giunto alla meta quando mi prese la testa con le mani, spingendomi sempre più giù.
Era intraprendente, era sensuale, era qualsiasi cosa potessi desiderare.
Era il sesso migliore che avessi mai fatto e, adesso che tra noi le cose si erano fatte serie, la consapevolezza di non doverla più immaginare con altri era l'ennesimo elemento che contribuiva alla mia eccitazione.
Era mia.
Mie quelle mani che mi tiravano i capelli mentre la mia lingua le dava piacere, mie le gambe spalancate entro cui mi stavo perdendo, mia la voce che emetteva quei gemiti estasiati.
Era mia e questo mi faceva impazzire.
Alzai nuovamente la testa solo quando fu quasi al limite, deciso a regalarglielo in maniera differente.
Portai quindi le mani ai boxer abbassandoli con foga ma, proprio in quel momento, lei mi interruppe nuovamente.
<< Mike, un'altra cosa >>
<< Cazzo Cher >> imprecai, in preda ad un'eccitazione che difficilmente sarei riuscito a controllare ancora << Proprio adesso? >>
Lei sorrise divertita, esprimendo poi l'ennesima richiesta.
<< Devi dire a tua madre che stiamo insieme >>
Annuii, senza pensarci neppure, troppo preso da ciò che volevo disperatamente portare a termine.
<< Tutto quello che vuoi Cher, tutto >> le risposi, facendola ridere mentre, finalmente, mi prendeva il viso per baciarmi.
Un mese dopo
Rise rumorosamente come suo solito, buttando la testa all'indietro.
Aveva il viso sporco di farina e un grembiule annodato attorno alla vita, i capelli legati in una corta treccia dalla quale fuoriuscivano ciuffetti scomposti.
Mia madre le passo due uova, invitandola a romperle nell'impasto.
Non sapevo cosa stessero preparando, ma era strano vederle così, insieme e perfettamente in sintonia.
Cheryl mescolava, mamma aggiungeva gli ingredienti ed entrambe ridevano per chissà quale motivo, parlottando tra di loro come se fossero amiche di vecchia data.
Da quando io e lei avevamo finalmente deciso di stare insieme, dovevo ammettere che nessuno aveva avuto una reazione più entusiasta di quella di mia madre.
Le era praticamente saltata al collo, abbracciandola per ore mentre le diceva << L'avevo sempre saputo che sareste finiti insieme >>
E Cher, che le cose non le mandava certo a dire, le aveva risposto sorridendo: << Anch'io, signora Anderson. L'unico che sembrava non capirlo era suo figlio! >>
Ed aveva ragione, come sempre, ma neppure in quell'occasione le avevo concesso il piacere di sentirmelo dire.
Mi ero invece limitato ad abbracciarla da dietro, lasciandole un bacio tra i capelli rossi che tanto mi piacevano, provocando in questo modo l'ennesima espressione intenerita di mia madre.
<< Ma vedi un po' come te la guardi... >>
La voce di mio fratello arrivò come sempre carica di ironia e malizia.
<< Non la sto guardando! >> risposi subito, ansioso di giustificarmi com'ero abituato a fare.
Ma poi, pensandoci meglio, mi resi conto che ormai non avevo più nulla di cui vergognarmi.
Ero innamorato.
Cheryl lo sapeva, io lo sapevo, tutti lo sapevano.
Che senso aveva continuare a fare l'orgoglioso, a reprimere ciò che sentivo?
<< Okay si, in effetti la guardavo >> ammisi quindi, ridacchiando.
Cole scosse la testa divertito.
<< Tu hai perso la testa, bro >>
Sollevai le spalle, ma non riuscendo a nascondere un sorriso.
<< È solo che, boh, mi fa strano vederla lì con la mamma a cucinare, a mangiare con noi... >>
<< Guarda che lo faceva anche prima >>
Quella era stata decisamente la frase più gettonata degli ultimi mesi.
Ogni volta che mi capitava di stupirmi per qualcosa che accadesse tra me e Cher, qualcuno - lei compresa - ci teneva a ricordarmi che non era niente di nuovo, che avevamo già vissuto quelle stesse situazioni milioni di volte.
Nessuno riusciva a cogliere la differenza.
Nessuno capiva quanto solo adesso riuscissi davvero a godermi quei momenti, a viverli al cento per cento.
Era diverso guardarla cucinare con mia madre e sapere di poter andare lì in qualsiasi momento a stringerla a me, era diverso uscire insieme la sera e poterle dire quanto fosse bella, diverso poterle tenere la mano per strada, poter guardare male i tipi che la fissavano nei locali.
Da quando io e Cheryl stavamo insieme era tutto profondamente differente, tutto più semplice e più naturale, più istintivo, più vero.
<< E a te come va, invece? >> domandai quindi a Cole, perché sapevo che non avrebbe avuto senso continuare ad insistere con quel discorso.
<< Tutto okay bro, niente di nuovo >>
Ostentò un'espressione indifferente, ma sapevo benissimo cosa provasse.
Non aveva ancora superato la rottura con Emma: glielo si leggeva negli occhi che soffriva.
Eppure, nonostante avesse provato a perdonarla e a corteggiarla di nuovo, lei non ne voleva sapere.
Aveva preso una scelta, diceva.
Aveva scelto me e tornare con Cole sarebbe stato un atto di infedeltà verso se stessa e le proprie decisioni.
Aveva un modo di ragionare troppo stoico Emma, per certi aspetti troppo alla Kierkegaard.
Ed io, sebbene con il tempo avessi imparato a capirla, continuavo a mal sopportare quella pretesa di voler sempre fare la cosa giusta, anche quando questa significava andare contro ciò che desiderasse.
<< Continua a dire di no? >> mi azzardai a chiedergli, sebbene quel territorio fosse ancora un campo minato.
Cole annuí distrattamente e mi bastò quello a capire che mi ero spinto troppo oltre.
Il rapporto fra me e mio fratello era ancora estremamente fragile.
Cheryl mi aveva obbligato a parlargli almeno un centinaio di volte nelle ultime settimane, nauseandolo con le mie parole fino a quando era stato costretto ad ascoltarmi.
Ed allora gli avevo spiegato tutto: di Cheryl, di Emma, della mia paura di quello che provavo per la mia migliore amica, dell'immatura tentazione di ciò che non potevo avere, del senso di colpa, della vergogna.
Gli avevo parlato con la verità tra le mani, con tutta la sincerità che avrei mai potuto offrirgli.
E lui, seppur a tentoni, aveva provato a credermi.
Mi aveva dato un'occasione, nonostante gli si leggesse in faccia quanto difficile fosse, e aveva provato ad abbassare le sue difese.
Erano passate più o meno due settimane da allora e, sebbene comunicare fosse alle volte ancora complicato, era chiaro che entrambi stessimo cercando di fare del nostro meglio.
<< Stasera tu e Cher venite al Dude? >> mi chiese d'un tratto, risvegliandomi dai miei pensieri.
<< Credo di sì >> mormorai << Ora vado a chiederlo a lei >>
Lui scoppiò a ridermi in faccia, senza che io riuscissi a comprenderne la ragione.
Lo guardai infatti con aria interrogativa, al che lui scosse la testa divertito.
<< Stai proprio sotto un treno, bro >>
Lo mandai, educatamente, a fanculo, ricevendo in risposta soltanto l'ennesima risata.
Per lo meno, se mi prendeva in giro voleva dire che non ce l'aveva più con me ed era già un grande passo in avanti.
Entrai quindi in cucina, dove le due donne stavano ancora preparando chissà cosa.
<< Ehi >> mormorai a Cher tra i capelli, abbracciandola da dietro con delicatezza.
Lei si voltò verso di me, lasciandomi un bacio a fior di labbra.
<< Ehi >>
Sorrisi involontariamente, sentendomi un coglione ma allo stesso tempo felice per quella dolcezza che stavamo imparando a mostrarci a vicenda.
<< Oooookay >> biascicò mia madre divertita, sollevando le mani come in segno di resa << Io vado un attimo a prendere una cosa di là, si? >>
Entrambi scoppiammo a ridere a quel suo palese tentativo di sottrarsi all'imbarazzo delle nostre smancerie ma poi, non appena fu uscita dalla stanza, l'unica cosa a cui io riuscii a pensare fu l'irrefrenabile voglia di baciarla.
La presi quindi per i fianchi, facendola voltare verso di me e, senza troppi convenevoli, m'impadronii delle sue labbra.
Cheryl sorrise.
<< Devo mancarti proprio tanto per baciarmi così... >> insinuò divertita.
Ma io non avevo voglia di scherzare, in quel momento volevo soltanto sentirla più vicina.
<< Tantissimo >> sussurrai infatti, prendendole le mani per allacciarmele dietro al collo.
<< Amore, ma sono sporche di farina >> ridacchiò lei, completamente ignara del battito accelerato de mio cuore ogni volta che pronunciava quel nomignolo.
Se l'avesse usato qualcun'altra, se l'avesse usato in un'altra situazione, a me avrebbe dato fastidio: l'avrei trovato l'ennesimo simbolo di una relazione da cui ero solito fuggire, di una monogamia che non ero in grado di rispettare.
Ma detto da lei invece, pronunciato da quelle sue labbra così carnose e così sexy...era la cosa più bella del mondo.
<< Non me ne fotte un cazzo >> le risposi, provocandole l'ennesima risata, mentre finalmente anche lei mi stringeva a sé.
Allungai le mani a stringerle il sedere, la mia ossessione, al che lei si sollevò leggermente sulle punte per essere alla mia altezza.
E no, non intendo con la testa.
<< Cher... >>
Gemetti sommessamente quando spinse il suo bacino contro il mio, stronza come soltanto lei sapeva essere.
<< Dimmi, amore >> mi prese in giro, conoscendo perfettamente il motivo del mio sospiro.
Si divertiva a farmi eccitare quando non c'era alcuna probabilità che avremmo potuto concludere qualcosa, proprio come in quel momento che eravamo a casa con tutta la mia famiglia.
Spinse ancora infatti, stavolta nello stesso momento in cui mi posò un bacio lascivo sul collo.
<< Vaffanculo >> fu la mia romantica risposta a cui lei scoppiò a ridere divertita, allontanandosi da me.
<< Ti amo anch'io >> sorrise innocentemente ed io non sapevo se volessi prenderla a schiaffi per avermi provocato o baciare ancora per essere l'unica in grado di giocare così con me.
La cosa più urgente da fare, ad ogni modo, era darsi un contegno prima che mia madre tornasse in cucina.
<< Stasera andiamo al Dude con Cole e gli altri? >> le domandai quindi, ostentando una calma che dovevo ancora recuperare e sedendomi, così da permettere anche ai piani bassi di darsi una regolata.
<< Per me è lo stesso >> sollevò le spalle.
<< I miei stasera partono, quindi possiamo andare al Dude e poi... >>
<< E poi? >>
I miei ormoni stavano già partendo per conto loro, richiamati immediatamente sull'attenti da quella sua mezza insinuazione.
Si avvicinò lentamente, lo sguardo fisso nel mio, piegandosi poi alla mia altezza e regalandomi così un meraviglioso panorama della sua scollatura.
<< E poi possiamo rifare la scenetta di prima, magari senza vestiti... >>
Mi morsi il labbro pur di trattenere tutte le oscenità che in quel momento mi attraversarono i pensieri.
Se c'era una cosa che sapevo per certo, era che non avrei pensato ad altro per il resto della giornata.
*
Il Dude era poco affollato quella sera ma, per mia sfortuna, la maggior parte dei clienti era di sesso maschile.
E non perché avessi voglia di guardare qualche tipa, ma perché odiavo l'idea che qualcun altro potesse guardare la mia.
Cheryl, del resto, era sicuramente la più bella del locale.
Indossava una gonna di jeans troppo corta, abbinata ad un top bianco con una profonda scollatura sulla schiena.
Ma, anche se fosse stata in tuta, si sarebbe comunque fatta notare per quel modo di attirare la luce su di sé, per il movimento sinuoso che aveva, per come qualsiasi musica sembrasse fatta a posta per scorrerle addosso.
In quel momento era seduta sulle mie ginocchia nel privé e si muoveva a ritmo mentre chiacchieravamo con Steph e Kev.
<< Quindi questo è un po' il luogo in cui è iniziata la vostra storia >> commentò quest ultimo.
Cher scosse la testa.
<< In realtà questo è il luogo dove il coglione si è finalmente deciso a dirmi la verità >> ammise divertita, urlando per farsi sentire nonostante la musica.
I due scoppiarono a ridere, passandosi intanto l'ennesima canna.
<< Quanto cazzo mi fa strano vedervi insieme >> commentò poi Stephen, ancora per niente abituato all'idea.
<< Tu eri quello da che schifo le coppiette >> mi indicò, passando poi a lei << E tu, invece, quella tutta il giorno che mi fidanzerò sparatemi >>
<< E invece guardatevi ora >> ci rivolse uno sguardo stranito << Non riuscite a staccarvi neppure per dieci secondi! >>
Risi per la veridicità delle sue parole, schioccando intanto un bacio sul collo di Cheryl.
Steph aveva perfettamente ragione: entrambi eravamo sfuggiti alle relazioni come se fossero il nostro peggiore incubo e poi, invece, c'eravamo caduti con tutte le scarpe.
<< Beh, anche tu eri tutto un viva la figa >> lo riprese Cher << e invece guardati ora >>
Scoppiammo tutti a ridere, Kevin soprattutto.
Quest ultimo poi, dopo aver ricevuto un'occhiata stizzita dal suo ragazzo, alzò le spalle innocentemente.
<< Beh bro, in effetti è vero >> ammise, facendoci ridere nuovamente.
Nelle ultime settimane avevo imparato a vivere loro due come coppia e dovevo ammettere che non credevo di averne mai vista una meglio assortita - fatta eccezione per me e Cher, ovviamente.
Andavano d'accordo praticamente su tutto e, cosa più importante, l'aver intrapreso una relazione non aveva minimamente modificato il loro essere individuale, aspetto sotto il quale io avevo sbagliato in passato.
Erano spontanei e simili, ma anche complementari sotto certi aspetti: Steph sempre un po' permaloso, Kev molto accomodante e paziente.
<< Ehi, guarda chi c'è >> mi disse d'un tratto Cheryl, facendomi puntare lo sguardo verso la pista.
Non vedevo Emma da qualche giorno, eppure non c'eravamo più parlati dopo l'ultima volta.
Io non avevo il coraggio di andarle vicino e lei, dal suo canto, probabilmente non ne aveva voglia e basta.
Era rimasta uguale quasi in tutto, ma aveva tagliato anche lei i capelli, proprio come aveva fatto Cher qualche mese prima.
Forse quello stupido detto aveva ragione, forse è vero che le donne iniziano dai capelli quando hanno voglia di cambiare qualcosa nelle loro vite.
E in quel caso, in entrambi i casi, probabilmente ero io ciò che c'era da cambiare.
<< Dovresti andare a salutarla >> continuò la mia ragazza, improvvisamente seria.
<< Dici sul serio? >>
Abituato com'ero ad una Cheryl possessiva ed un po' immatura, non mi sarei mai aspettato una reazione del genere, ma invece lei si limitò ad annuire.
<< Non potete evitarvi per sempre, Mike, soprattutto considerando che tuo fratello le va ancora dietro >>
Il suo ragionamento non faceva una piega.
<< Non saprei cosa dirle >>
Scioccò la lingua con fare solo vagamente annoiato.
<< Non è vero, lo sai benissimo >>
Si alzò, prendendomi per mano così che lo facessi anch'io.
<< Non ti dà fastidio che io vada a parlarle? >>
Scosse la testa.
<< Io mi fido di te >> mi poggiò poi una mano sulla guancia, accarezzandola con dolcezza.
Le sorrisi, annuendo a mia volta.
Non le avrei mai fatto del male, me l'ero ripromesso dopo averla vista piangere per me un mese prima.
Cher non doveva soffrire più, non doveva più pensare di non essere abbastanza, di non meritarmi.
<< Adesso vai, io ti aspetto in pista >>
Sollevai un sopracciglio, stizzito.
<< Non mi va che tu vada a ballare da sola >>
Lei sbuffò appena.
<< Cosa abbiamo appena detto, Mike? Fiducia >>
<< Non si tratta di fiducia Cher, si tratta di... >>
Ma lei mi zittí subito, posandomi un dito sulle labbra.
<< Prima vai a parlare con Emma e prima puoi tornare da me >> mormorò, spingendomi poi lontano da lei.
Sbuffai, ma sapevo che quei suoi modi autoritari erano l'unica maniera di mettere a freno la mia possessività.
Perfino lasciarla da sola all'università richiedeva un grandissimo sforzo, nervoso com'ero all'idea che qualcuno potesse guardarla troppo, flirtare con lei, provare a toccarla.
Ero ossessivamente geloso e me ne rendevo conto, ma adesso che tenevo così tanto a lei l'idea di perderla mi sembrava sempre sul punto di farmi uscire di testa.
Mi avviai quindi verso Emma, deciso a concludere quella conversazione nella maniera più veloce possibile.
Era seduta al bancone del bar, proprio come la prima sera che l'avevo vista, sorseggiando un drink e scrollando intanto i messaggi sul suo iPhone.
<< Ciao Emma >>
Sollevò immediatamente lo sguardo, ma ero certo che sì fosse accorta di chi fossi già solo dalla voce.
<< Ciao Mike >>
<< Come stai? >>
<< Tutto okay, e tu? >>
<< Anch'io, grazie >>
Quelle parole erano così asettiche da farci sembrare due estranei.
Dopo tutto quello che avevamo condiviso, dopo tutti gli errori altrui di cui eravamo stati protagonisti, ora sembrava ci conoscessimo appena.
<< Come va con...si insomma, come va con Cheryl? >> si azzardò a chiedermi d'un tratto, visibilmente imbarazzata.
Accennai un sorriso.
<< Va bene >> minimizzai, sperando che non andasse oltre.
Ma lei, a quanto pareva, aveva voglia di farsi male.
<< Sei felice? >>
Annuii.
<< Si, sono molto felice >>
Lei strinse le labbra, prendendo un altro sorso del suo drink.
<< E tu, invece? >> provai dunque a domandarle, nonostante mi sentissi estremamente a disagio << Sai, Cole mi ha detto... >>
<< Ho già detto a Cole di lasciarmi perdere >> si affrettò a rispondere lasciandomi chiaramente intendere di aver sbagliato argomento.
Il mio occhio cadde involontariamente sulla pista, dove Cheryl stava ballando in mezzo ad un gruppetto di ragazze e dove qualche pervertito le aveva già messo gli occhi addosso.
Strinsi i pugni, irritato, e fu solo per rispetto ad Emma se non corsi subito da lei.
<< Quando ti ho detto che ti amavo io ero seria, Mike >> disse infatti la bionda d'un tratto, lasciandomi di stucco.
<< Ed è per questo che non posso tornare con tuo fratello, non ora almeno >>
Mi sentii in colpa alle sue parole, al sentire che continuava a pensare a me nonostante io fossi ormai andato più che avanti.
<< Mi dispiace, Emma >> le dissi allora, sinceramente.
E poi, prendendo coraggio, le dissi quello che l'ultima volta mi ero tenuto per me.
<< Voglio però tu sappia che io non ti ho mai presa in giro, mai.
Ho provato davvero qualcosa per te, qualcosa di nuovo e di bellissimo, soltanto che... >>
<< Soltanto che sei sempre stato innamorato di Cheryl >> concluse lei per me, non lasciandomi scelta se non quella di annuire sommessamente.
Lei respirò pesantemente, sollevando appena le spalle.
<< Non è colpa tua, Mike, non è colpa di nessuno >> sospirò << Va bene così >>
Ed avrei voluto dirle qualcos'altro, ma sapevo che sarebbe stato inutile.
C'eravamo già detti tutto, io e lei, tutto quello che potessimo.
Così mi limitai a sorriderle, voltandomi poi per andare incontro alla rossa che mi sorrideva dal centro della pista.
E mi resi conto solo allora dell'enorme parallelismo che c'era con l'inizio di tutta questa storia.
La sera in cui avevo conosciuto Emma, dopo aver parlato con lei in un locale, io ero andato da Cher, della mia migliore amica.
Ed adesso, la sera in cui avevo finalmente lasciato andare Emma, mi stavo dirigendo ancora una volta verso di lei, verso l'unico posto che avessi nel mondo.
Verso le sue braccia aperte e le sue labbra subito sulle mie, verso la notte che avremmo passato insieme e verso tutti i giorni che ancora ci restavano da vivere. Insieme.
CI VEDIAMO NEI RINGRAZIAMENTI ⭐️⭐️⭐️
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