Capitolo 26 • Semifinale
C A P I T O L O X X V I
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• S e m i f i n a l e •
Quel giorno passò relativamente velocemente, nonostante l'infinita stanchezza che mi devastava. Come avevo previsto, quella notte non ero riuscita a dormire granché. Nonostante le parole di Rose mi avessero rassicurata, l'immagine di me stessa che scoccava quella freccia, continuava a passarmi per la mente.
Dopo ore e ore di allenamento, i miei muscoli chiedevano pietà. Finalmente quel giorno ero riuscita a disarmare Rose più di una volta. L'aria mi era sempre più facile da maneggiare, ma la stanchezza che mi recava era sempre troppa. Tuttavia, gli esercizi base riuscivo a farli perfettamente.
«Hai solo grattato la superficie.» mi aveva detto Rose quando ero riuscita a farla retrocedere di un passo con un'ondata d'aria. «C'è ancora un oceano di roba che dovresti imparare, ma devo ammettere di non aver mai visto un Dominus apprendere così velocemente come fai tu.»
La gioia della giornata, però, era arrivata quando Matt aveva dichiarato che eravamo avantissimo con il programma e che in teoria con l'aria avrei anche potuto smettere. Io però avevo scosso la testa: volevo usare tutto il tempo che avevo per imparare più cose possibili di ogni elemento; Rose aveva dichiarato di essere d'accordo con me con un grande sorriso.
In quel momento stavo scegliendo che cosa mettermi per la partita di basket di quella sera. Durante la giornata, Will non mi aveva mandato nemmeno un messaggio. Non so per quale motivo ci stessi pensando, ma mi ero un po' sorpresa di questo, visto che la sera precedente sembrava che volesse assicurarsi che io stessi bene. Non potei fare a meno di chiedermi se la serata alcol fosse saltata oppure no. 'Will te lo avrebbe detto.' dissi a me stessa. Alla fine, optai per un paio di leggings e una felpona grigia, visto che non dovevo fare colpo su nessuno e quelli erano i vestiti più comodi che avessi.
Quando il telefono vibrò in tasca, mi infilai il mio cappellino grigio e la giacca. Era Rose, che diceva di starmi aspettando nel vialetto, come sempre. Mi infilai il telefono nella tasca della mia fedele giacca di jeans e uscii dalla stanza. Non appena mi sbattei la porta della camera alle spalle, un'altra nel corridoio si aprì.
«Dove vai?»
Shaun. Come sempre, negli ultimi tempi, riusciva a saltare fuori non appena mettevo piede fuori dalla mia stanza; nel corridoio era tutto buio, tranne che per la fioca luce che arrivava dalla camera di Shaun.
«C'è una partita di basket.»
Shaun chiuse la porta e si avvicinò a me, camminando lentamente. Mi ritrovai a schiacciarmi contro il muro, continuando in fretta: «A scuola.».
«Come va il taglio sullo zigomo? Ho visto che hai tolto il cerotto...» ormai Shaun si era avvicinato ad una distanza pericolosa.
Il telefono nella mia tasca vibrò ancora, ma io non riuscii ad importarmene, mentre replicavo: «Non ce n'era più bisogno.». Ora Shaun era davanti a me. Vidi nell'ombra la sua mano alzarsi e posarsi sulla mia guancia. Sentii il suo pollice cominciare a sfiorarmi lo zigomo ferito. Il telefono nella mia tasca vibrò di nuovo e questa volta Shaun se ne accorse.
«Avrei voluto passare più tempo con te, adesso.» disse con voce roca. «Ma visto che la tua amica Rose è già irritata, farò in fretta.»
Senza preavviso, lasciandomi ancora una volta stupita, posò le sue labbra sulle mie. Non riuscii a trovare nella mia testa la voce della ragione che mi intimava di staccarmi da lui, così, mentre le sue mani correvano sul mio fondoschiena io, ormai completamente presa da lui, allacciavo le mie sulla sua nuca.
Quando il bacio si fece più appassionato, io dimenticai tutto. Ed era proprio quello che non dovevo fare. Ancora una volta, però mi ritrovai a fregarmene delle conseguenze. Le sue labbra erano dolci e bisognose contro le mie; come due sere prima, il sapore di menta era fortissimo. Probabilmente la cosa sarebbe andata avanti se Rose non avesse deciso di insistere con un altro messaggio, al Shaun si staccò subito, ridacchiando.
«Sarà meglio che tu vada.» mi disse ed io mi ritrovai ad annuire nel buio, mentre lui retrocedeva verso la sua stanza.
«Stai attenta, stasera.» mi disse prima di chiudersi la porta della sua camera alle spalle.
«Cazzo Evelyn!» imprecai contro me stessa, mentre ricominciavo a camminare velocemente.
Praticamente corsi giù per le scale e per fortuna gli Spencer erano troppo presi dal loro programma televisivo preferito per notarmi. Silenziosa, non potendo ormai fare a meno di usare i miei poteri, uscii dalla casa. Trovai Rose appoggiata alla macchina, con il telefono in mano ed un'espressione irritata sul viso.
«Dove cavolo eri finita?» mi aggredì subito, incrociando le braccia.
«Eddai Rose, non sono passati nemmeno cinque minuti dal primo messaggio!»
«Cos'è successo?» mi chiese mentre mi avvicinavo. «Hai le guance rosse. Oddio Evelyn! Non sarai mica reduce da una scopata con il biondo di casa...»
«No, Rose!» feci scandalizzata. «No!»
Intanto Rose girò attorno alla macchina e raggiunse il suo posto di guida. Mentre salivo a mia volta in macchina, la sentii dire con orrore: «Allora cos'è successo? Gli hai fatto un pompino?».
«Rose!» adesso si che ero davvero scandalizzata.
La mia amica era la persona più pervertita che avessi mai incontrato, visto che per quello che ne sapeva lei potevo anche solo aver caldo. Per evitare che avanzasse altre proposte sconce, aggiunsi: «Solo un bacio...».
«Non ti starai mica innamorando di lui eh, Eve?» mi chiese più seria mentre partiva.
«No. Non mi sono innamorata di Shaun e decisamente non mi ci sto innamorando.»
«Allora siete scopamici?»
Mi girai verso di lei e spalancai la bocca per ribattere; ma per ribattere cosa? Io non sapevo quello che io e Shaun eravamo e non sapevo nemmeno quello che lui voleva, visto che mi aveva espressamente detto che il sesso che avevamo fatto non era stata una dichiarazione d'amore.
«Non lo so.» dissi sinceramente. «Questo è tutto un casino. Finché non capirò cosa siamo...»
Lasciai la frase a metà, non sapendo come concluderla. Rose decise di concluderla per me: «Non rifiuterai di certo del buono e sano sesso.». Sembrava al settimo cielo per la felicità.
«Ma io mi chiedo come io abbia fatto a diventare tua amica.» ridacchiai piano. «Per te ogni cosa è riconducibile al sesso.»
Rose rise di gusto: «Così con me la tua vita è più movimentata! Scommetto che Avery non era così!»
«Avery?»
«Ma si, quella che si è scopata West!» fece sventolando una mano per dire che faceva lo stesso come si chiamava.
«Abigail.» la corressi. «E no, non era decisamente come te. O almeno, è quello che pensavo prima di vederla a letto con il mio fidanzato. Prima, con me almeno, si comportava come la classica ragazza casta che al solo nominare la parola sesso arrossiva e diventava del colore dei tuoi capelli.»
Rosse continuò a ridere, mentre raggiungeva il Petra's Bar. Matt entrò subito in macchina, con un lungo, stanco sospiro. Quel pomeriggio era dovuto venir via dal nostro allenamento prestissimo; con l'attacco di Taward, infatti, Matt doveva far ambientare al meglio i Domini della nostra età che avevano trovato rifugio lì.
«Com'è andata?» gli chiese subito Rose, smettendo di ridere.
Matt fece un altro lungo sospiro, prima di rispondere: «Ho dovuto spiegargli almeno quattro volte come si usa un telefono cellulare.» disse scuotendo la testa, affranto. «E l'ho dovuto spiegare solo a quelli che era in grado psicologicamente di ascoltare, visto che alcuni si sono rinchiusi in delle camere, rifiutandosi di parlare con qualcuno...»
«Cavolo, ma come hanno fatto ad ascoltarti? Se avessi visto anche io la distruzione del mio paese e dei miei concittadini, probabilmente sarei come una persona appena baciata da un Dissennatore.»
«I riferimenti ad Harry Potter li apprezzo sempre e comunque.» le dissi, annuendo e chiudendo gli occhi per l'approvazione.
«Sono tutti maschi e una femmina, su un totale di sette ragazzi se ne sono presentati quattro. Probabilmente quelli mossi dall'odio e dalla vendetta.» disse Matt. «La ragazza verrà a scuola con noi, lunedì. Le farò prendere l'autobus per farle capire come funziona...»
«Scusami Matt.» lo interruppi. «Ma voi ad Elyria non avete telefoni e quant'altro?»
«Ad Elyria non esiste la tecnologia.» disse Rose, ridacchiando, ricevendo un'occhiata stupita da parte mia. «Il troppo potere nell'aria interferisce con qualsiasi cosa di elettronico, che non sia la luce o il gas per cucinare, o comunque poche, pochissime eccezioni come la macchina per stampare.»
«Quindi vi muovete ancora a cavallo?» gli chiesi guardandoli curiosa, non riuscendo ad immaginarmi un mondo senza tecnologia.
«Già.» disse Matt, ridacchiando.
«Wow.» feci io ammirata. «Non ti facevo uno da cavallo, Matt!»
«Comunque, ragazze, la ragazza che verrà a scuola a Boston si chiama Wynter Sullivan. Sembrava la più fredda di tutti quelli che ho aiutato oggi ed è quella che ha capito più in fretta il funzionamento del telefono. Ma non vorrei che combinasse guai a scuola, perciò vi sarei grato se mi deste una mano...»
«Certo Matt.» dissi subito io. «D'altronde mi stai salvando il culo, questo è il minimo che dovrei fare.»
«Grazie Eve.»
«Anche io ti aiuto, non ci sono dubbi a riguardo...»
Matt ci sorrise e poi si lasciò ricadere all'indietro sul sedile, chiudendo gli occhi. Sembrava esausto e se Matt lo dava a vedere significava che era davvero distrutto.
«Stasera spero che vincano.» disse Rose, mentre entrava nel cortile della scuola, dove c'era già un gran trambusto, cambiando argomento.
Non avevo mai visto il cortile così pieno di macchine: c'erano auto in doppia fila, moto incastrate pure negli spazi più stretti, persone che dirigevano gli autisti che stavano entrando nei posti ancora liberi...
«Avremmo dovuto parcheggiare sulla strada.» fece Rose, mentre si fermava di fianco ad una cheerleader che regolamentava il parcheggio, abbassando il finestrino e rimanendo a fissare la bionda che si chinava.
«Rose!» disse con voce acuta. «Mi chiedevo quando saresti arrivata! In fondo sei sempre una delle...»
«Sì, sì, va bene Wanda. Adesso dove posso parcheggiare?» Rose arrivò subito al punto; la cheerleader le indicò un posto ancora libero e lei subito partì, senza darle il tempo di parlare.
«Il tuo odio per le cheerleaders è troppo divertente.» risi sonoramente. «Non è che le odi così tanto perché hai tentato di entrarci e loro non ti hanno presa, vero?»
«Per gli dei, no!» Rose parve indignata dalla domanda che le avevo fatto. «Avrei preferito iscrivermi alla squadra di basket femminile, te lo giuro!»
Rose entrò nel parcheggio e spense la macchina. Non appena lo fece, giròlo specchietto retrovisore e cominciò a specchiarsi. Si dovette beccare un commento impaziente e meccanico da parte di Matt, che probabilmente si era ritrovato una miriade di volte nella stessa, identica situazione: «Stai benissimo così, Rose...». Lei sbuffò e tutti e tre scendemmo dall'auto. Non appena fuori, notai una grande confusione: oltre alle cheerleaders che strillavano, dalla palestra gigantesca della scuola proveniva della musica ad altissimo volume.
«Sarà meglio andare.» mi disse Rose prendendomi per mano e cominciando a trascinarmi verso la palestra.
Matt ci seguì a ruota mentre ci infiltravamo nella la folla, fra cui notai qualche volto familiare della mia classe. Qua e là vedevo anche ragazzi già completamente ubriachi ed altri che invece bevevano birra tranquillamente, ancora sani. Quando passammo vicino ad un gruppo di ragazze che stava fumando, storsi il naso, commentando: «Che schifo.». Ci mettemmo in fila per entrare e Matt estrasse i biglietti dalla sua tasca, assicurandosi che ci fossero ancora tutti.
«Perfetto.» disse, quando li vide tutti e tre.
Per fortuna la lunghissima fila procedeva velocemente. Moltissime persone tornavano indietro imprecando contro quello che doveva essere un buttafuori, non avendo il biglietto. Mentre schivavo uno di quelli, ubriaco marcio da non tenersi in piedi, mi chiesi contro chi giocassero quella sera i Boston Mayer's. Non mi ero affatto informata e non era da me. Avevo avuto troppe cose a cui pensare.
«Pensate un po', una settimana fa Evelyn si stava ubriacando ad una festa a cui nemmeno doveva andare!» fece Rose.
«Colpa tua.» replicò Matt. «Per fortuna avevo intuito che foste andate ad una festa, così ti ho salvato il culo un'altra volta.»
Nonostante allora fossi stata un po' ubriaca, mi ricordavo perfettamente di come Matt avesse intercettato la frusta d'acqua di Adam Fallon.
«Una settimana fa non pensavo a nient'altro che ad essere la regina del beer pong.»
«Adesso pensa un po',» fece Rose, «tutte le tue preoccupazioni si rifanno ad una sola: essere la regina di Elyria!»
«Oddio, non farmici nemmeno pensare...» dissi rabbrividendo, mentre nel frattempo eravamo arrivati davanti al buttafuori.
Matt subito gli consegnò i tre biglietti, che il buttafuori si mise ad esaminare minuziosamente, come per assicurarsi che non fossero falsi. Come se leggesse nella mia mente, il buttafuori mi disse che gli era già capitato dieci volte di vedere biglietti falsi. Quando si fu assicurato che tutti i i nostri fossero originali, si spostò di lato e ci lasciò entrare nella confusione più totale.
Il palazzetto di fianco alla scuola che ci faceva da palestra non era mai stato così pieno. Anche qui, le cheerleaders ci indicarono con dei megafoni i posti in cui potevamo sederci liberamente.
La palestra era completamente addobbata dei colori blu e gialli della Mayer e non si vedevano da nessuna parte i colori della squadra avversaria; dovevo ammettere che le cheerleaders avevano fatto le cose proprio per bene: potevo scommettere che avevano fatto apposta a non lasciare nemmeno un metro quadrato di palestra libero per la squadra ospite. Girai velocemente lo sguardo attorno, vedendo infatti che non avevano nemmeno lasciato lo spazio per una piccola curva improvvisata degli studenti che avevamo seguito la squadra ospite qui.
Con un colpo di fortuna, le cheerleaders ci condussero nella terza fila delle gradinate, da cui si poteva vedere bene l'intera partita.
I giocatori non erano ancora entrati e intanto le mascotte e un gruppetto ristretto di cheerleaders, fra le quali Bella, intrattenevano il pubblico. Probabilmente in quella scuola c'erano più cheerleaders che in tutte le altre di Boston, ma va beh, io non me ne lamentavo più di tanto. Rose, al contrario, era già lì ad imprecare. Mi sedetti fra lei e Matt, proprio nel momento in cui il telefono mi vibrava due volte di fila. Per fortuna c'era troppo casino né Matt né Rose se ne accorsero.
Lo tirai fuori dalla tasca del grande giubbotto di jeans ormai tutto rattoppato, quel giubbotto che mi portavo dietro da almeno due anni e che avevo perso il conto di tutte le volte che lo avevo bucato. Era sempre stato gigantesco per me, ma io non me ne importavo.
Erano due messaggi. Uno da parte di Shaun e l'altro da parte di Will. Al mio cuore mancò un battito per colpa di entrambi.
Hai bisogno di un passaggio, stasera, per il ritorno? mi aveva chiesto Shaun.
Sorrisi per la sua premura, ma ancora una volta, ora che ero di nuovo lucida, constatai che non avevo intenzione di rimanere intenzionalmente da sola con lui.
No, grazie. Mi riaccompagna Rose.
Lo so che mi stai evitando, ma va bene lo stesso ;).
Perché ce l'avevano tutti con queste faccine? Erano snervanti e incredibilmente infantili.
Non ti sto evitando mentii spudoratamente.
Non mentire.
Non ti sto evitando, ti fai troppi complessi, Shaun.
Non ci credi nemmeno tu a quello che mi stai scrivendo. Ma va bene lo stesso. Buonanotte Eve.
Buonanotte.
Di solito ero una brava bugiarda, ma Shaun sembrava capire sempre quando mentivo o meno. Mi chiesi se insegnavano anche quello alla facoltà di psicologia. Con questi pensieri in mente, lessi l'altro messaggio.
Franklin Street 45, principessa. Non è distante da casa tua, ma se vuoi ti passo a prendere.
Franklin Street era pochi isolati più in là di dove si trovava la mia casa, non avrei avuto bisogno di un passaggio, potevo anche andarci a piedi visto che sapevo dove si trovava.
No, vengo a piedi. Ma sei qui in palestra?
Si, sono dall'altra parte del campo e ti sto guardando.
Subito, automaticamente, alzai lo sguardo e lo allungai verso l'altra parte del campo. Lo individuai subito: Will spiccava fra le altre persone della prima fila; era appoggiato alla ringhiera con i gomiti e aveva il telefono in mano, che sventolò in aria non appena mi vide, ridacchiando.
Scossi la testa, ridacchiando a mia volta e attirando subito l'attenzione di Rose, che, mentre la voce di Macklemore riempiva il palazzetto, mi chiese in fretta: «Che cosa c'è?».
«Niente.» risposi, spegnendo il telefono e riponendolo nella borsa.
«Ti ha scritto Shaun?» fece lei guardandomi curiosa.
«Si, ma niente di che. Mi ha chiesto se volevo un passaggio.» decisi di non mentire, nonostante sapessi che da un momento all'altro Rose avrebbe cominciato a strillare.
«E perché non l'hai accettato?!» fece subito, con voce acuta.
Ecco, appunto.
«Per il semplice motivo che ce lo avevo già, un passaggio.»
«Non è una scusa!» strillò lei. «Dovevi andare in macchina con lui! Così almeno avreste potuto...»
«Rose!» la fermai subito, prima che dicesse qualcosa di sconcio e che Matt la sentisse.
«Fammi finire.» disse. «Così avreste potuto parlare...»
«Per dio, no... pensa che imbarazzo!»
Rose fece per replicare, ma davanti a noi, due ragazze strillarono. Subito lei gli rivolse uno sguardo irritato, continuando a parlare: «Comunque prima o poi...». Ma io avevo già staccato il cervello, avevo riconosciuto la voce di una delle due ragazze. Non era possibile... no, ci doveva essere stato un grande errore.
«Ei Abs, quello là ti sta fissando!» disse la ragazza sconosciuta delle due.
Il mondo sembrò crollarmi addosso. Come non avevo fatto ad accorgermene? Istintivamente alzai lo sguardo su 'quello là' indicato dalla ragazza sconosciuta: era William, che stava sorridendo. Intercettò il mio sguardo e subito il sorriso scomparve dalle sue labbra, notando probabilmente l'espressione sconvolta della mia facci. Riabbassai lo sguardo sulla ragazza bionda, dai capelli raccolti in una coda di cavallo alta, inconfondibile.
«Evelyn, ti senti bene...?» subito Rose serrò una mano sul mio polso.
Al suono del mio nome, la ragazza dai capelli biondi si girò di scatto, impallidendo a sua volta. Improvvisamente la realtà mi piombò addosso: avrei dovuto informarmi sulla squadra avversaria. Velocemente, lanciai un'occhiata alla mascotte avversaria: era proprio un aquila, l'aquila della mia vecchia scuola di Seattle. La palestra cominciò a girarmi attorno; stavo per sentirmi male: non potevano essere davvero lì...
«Evelyn...» Abigail Stone parlò, guardandomi dritta negli occhi.
Se lei era lì, allora... Staccai il cervello da quel pensiero prima che potessi rendermi conto dell'orribile verità. Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, di essere tornata a Seattle. La mia ex migliore amica era lì, come se niente fosse e mi stava guardando con una tristezza infinita negli occhi. Improvvisamente mi venne una gran voglia di piangere e di urlare. Non per quella ragazza che era seduta davanti a me, ma per quello che doveva ancora succedere e che sarebbe successo a momenti.
La luce nel palazzetto calò di colpo, fissandosi esclusivamente sul campo. I miei occhi si mossero automaticamente verso l'entrata dei giocatori. Sapevo già quello che avrei dovuto fare: sarei dovuta scappare da lì, subito. Ma sembravo come paralizzata, imprigionata nel mio stesso corpo.
«Evelyn? Chi è lei? Evelyn, ci sei?» la voce di Rose cominciava a farsi preoccupata, mentre mi scuoteva.
«Rose, è sbiancata...» anche Matt si era girato.
«Benvenuti e benvenute!» la voce del professor Kane rimbombò in tutta la palestra e io in quel momento avrei voluto essere dappertutto oltre che lì. «Eccoci riuniti per la semifinale dei campionati scolastici e pnazionali di basket! Ora, un applauso alla squadra avversaria, i Seattle Eagles!»
Nel palazzetto si diffuse un forte applauso. Io rimasi ferma, sentendomi ancora una volta lo sguardo di Abigail addosso. Era un miracolo che non le fossi ancora saltata addosso come avevo fatto quel ultimo, fatidico giorno a scuola... Con orrore, vidi i familiari ragazzi della squadra della mia vecchia scuola entrare uno dopo l'altro.
Lui per ultimo. West Collins. Il ragazzo che mi aveva portato via il cuore. Il ragazzo che, distruggendomi, mi aveva resa la ragazza schiva e scontrosa che ero adesso; portava i capelli più lunghi di quello che ricordavo, ma era pur sempre bello. Il mondo mi cadde addosso un'altra volta: lui era lì, quel bastardo era lì. Volevo scappare, mentre la barriera che mi ero costruita attorno s'infrangeva in mille pezzi.
La squadra dei Seattle Eagles si dispose in fila, da una parte di Kane, rivolta verso di noi. Come se Weston fosse stato attirato dalla sua probabile attuale fidanzata, alzò lo sguardo verso di noi.
Prima notò Abigail girata, poi, automaticamente, il suo sguardo si posò su di me. Il sorriso che aveva fatto alla vista di tutte quelle persone lì per lui si allargò ancora di più.
Ti ho trovata, finalmente.
E da lì, mentre Abigail ricercava di parlarmi e intanto Rose e Matt capivano quello che stava succedendo, non ci capii più niente.
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