Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 3 • Titanic

Com'era prevedibile, quella notte non riuscii a dormire molto. L'aver incontrato una persona così simile a Weston mi disturbava parecchio e, inoltre, il fatto che la cosa mi importasse mi faceva innervosire.

Conseguentemente diventavo ogni secondo più inquieta e il sonno sembrava non aver l'intenzione di arrivare.

Rimasi incantata a osservare il soffitto per quelle che mi parvero ore, cercando di scacciare dalla mia mente l'immagine di quei occhi d'oro.

Verso le sette e mezza, sentii il telefono vibrare sul comodino.

Venti minuti e sono lì.

Capendo di essere già in ritardo, mi alzai e mi preparai velocemente. Rose mi aveva scritto la sera prima dicendomi che mi sarebbe passata a prendere e che non avrebbe accettato un no come risposta.

Io non avevo trovato motivi per rifiutare la sua offerta.

Cercai negli scatoloni giusti i vestiti, mi infilai al volo le scarpe e mi legai i capelli in una crocchia veloce e disordinata.

Dopo essermi infilata la giacca di jeans rattoppata e dopo essere sgattaiolata fuori dalla porta d'ingresso, mi diressi verso la macchina bianca già parcheggiata a lato della strada.

Non appena mi vide, la ragazza abbassò il finestrino e mi urlò: «Salta su!».

Pochi secondi dopo un altro finestrino, quello posteriore, si abbassò, rivelando la faccia occhialuta e sorridente di Matt.

Entrai in macchina e Rose mi diede il suo buongiorno.

«Belle occhiaie.»

Anche Matt, scrutandomi con l'aiuto dello specchietto retrovisore, mi guardò interrogativo.

«In effetti non hai una bella cera.»

«Grazie ragazzi per i complimenti!» Guardai prima una e poi l'altro, sorridendo a entrambi.

«Ieri sera ho fatto le ore piccole» ammisi qualche istante dopo. «Ieri sera William Cole era a casa mia e io...»

Non avrei mai immaginato che, raccontandogli quell'indesiderato, spiacevole incontro avrei ottenuto quelle reazioni. Successe tutto molto in fretta. Rose si girò immediatamente a guardare Matt, dimenticandosi di stare guidando, e lui ricambiò l'occhiata.

Sgranai gli occhi confusa, cercando di interpretare i loro sguardi, ma non ebbi il tempo di pensare a nulla, perché in quel momento Rose rischiò di investire un felino che attraversava la strada.

«Rose, attenta!» urlai e per fortuna lei riuscì a sterzare bruscamente in tempo, evitando per un pelo quel gatto.

Ritrovai la voce solamente quando Rose riprese il controllo della macchina.

«Ma che cosa diavolo vi è preso?»

Rose deglutì e mi lanciò un'occhiata veloce. Sembrava stranamente in preda all'ansia.

«Quando ti dicevo di stare lontana da lui, non stavo scherzando, Evelyn...» cominciò lei, ma io la interruppi subito, indignata nel vedere quanta poca fiducia riponesse in me.

«Ma io non l'ho mica invitato, Rose!»

«Bella» disse semplicemente Matt, scrollando la testa.

«Esatto» confermai, guardandola convinta che avesse avuto una reazione un po' eccessiva.

Ero più che consapevole che, sentimentalmente parlando, William Cole potesse rappresentare una minaccia per me come per qualsiasi altra adolescente. Ma la reazione dei due ragazzi andava ben oltre a quella che, a mio parere, sarebbe stata quella adeguata ad una situazione del genere.

Dopo cinque minuti, lei sembrava ancora agitata, mentre Matt si mostrava più composto, anche se, dalla rigidità con cui stava seduto, potevo ben capire che pure lui non era affatto contento di quella visita a sorpresa che William Cole aveva fatto.

«Ci hai parlato?» mi chiese apparentemente calmo.

«Non mi lasciava entrare in cucina.»

«Si è comportato in modo strano?» chiese Rose, ritrovando la voce e cercando di apparire più controllata.

«Non proprio. Però, prima che si accorgesse che stavo scendendo le scale, era al telefono. Stava parlando con un certo Adam, se ben ricordo.»

«Adam Fallon.» Matt annuì, rivolto a Rose e facendo come se non ci fossi.

«Continua» disse però Rose, invitandomi a continuare sventolando la mano.

«Mi sembra che dicesse una cosa del tipo...» corrugai la fronte, sforzandomi di ricordare. «Ah sì... "Ti ho detto che è lei" e poi anche "Sì, sì l'ho riconosciuta subito".»

«Merda» imprecò Rose, battendo le mani sul volante.

Così facendo si guadagnò da parte mia un'occhiata irritata. Detestavo essere esclusa dai discorsi, a maggior ragione se questi riguardavano me.

«Perché cavolo è così importante?» Alzai le braccia con fare esasperato , incredula e irritata.

«È come se voi pretendeste che io vi dia ascolto senza nemmeno conoscervi, limitandomi a stare lontana da William Cole. Mi reputo abbastanza intelligente da non lasciarmi abbindolare da lui. E il fatto che ci abbia parlato non implica direttamente che io ci debba andare a letto.»

«Hai ragione, Evelyn» sospirò Matt, mentre un'ombra indecifrabile gli passava nello sguardo. «E ti prometto che ti spiegheremo tutto, ma non oggi. È troppo presto. William Cole ha fatto delle cose orribili a moltissime persone e noi desideriamo solo che tu non entri a far parte di loro.»

«Vi comportante come se fosse una questione di vita o di morte» protestai ancora, più debolmente. «Non è la prima volta che incontro uno come lui, so come comportarmi.»

«Lui non è affatto come gli altri, Evelyn» fece Rose con voce grave. «Tu non lo conosci come lo conosciamo noi.»

Prima che potessi ribattere, Rose imboccò il viale della scuola e io lasciai cadere la conversazione.

Quando spense la macchina, la rossa si girò verso di me e parlò con voce stanca e quasi supplicante: «Evelyn, per favore. Promettimi che ci dirai ogni cosa che succede riguardo a lui».

Mi ritrovai ad annuire, arresa.

Solitamente non avrei ceduto così facilmente, ma quella volta non mi sembrò il caso di insistere e sembrare polemica fin da subito con quei due.

«Perfetto» fece Rose scendendo dalla macchina, con un cambio repentino di tono della voce, ora apparentemente allegro e per niente teso.

Ci avviamo tutti e tre verso l'imponente edificio di pietra, ognuno assorto nei propri pensieri, finché Matt non spezzò il silenzio.

«Segui anche tu il corso avanzato di matematica, vero? Lo seguiamo sia io che Rose...

«Sì» risposi, ancora con la mente alla conversazione precedente. «Anche io.»

Si scoprì ben presto che pure William Cole avrebbe frequentato il corso di matematica.

Al contrario di come avevano sperato Rose e Matt, Cole si era presentato a lezione e non aveva perso tempo con qualche ragazza nei bagni o in qualche aula vuota.

C'era stato un glorioso momento in cui i due, guardandosi attorno, avevano notato la sua assenza.

Ma era stato solo un momento.

Poco prima che la professoressa chiudesse la porta, Cole era sgattaiolato dentro la classe. Matt e Rose si erano girati in fretta verso di me, guardandomi come se fosse stata colpa mia.

Non mancò una lezione per tutte le due settimane successive.

«Evelyn, stasera i tuoi sono in casa?»

Quindici giorni dopo l'inizio della scuola, i miei ritmi erano già stravolti. Rischiavo di addormentarmi dappertutto, ero perennemente stanca. Stavo scivolando inconsciamente nel mondo dei sogni anche quando, quella sera, il telefono aveva squillato e sullo schermo era apparso il nome di Rose.

«Per fortuna non sono figlia loro» risi per la scelta di parole di Rose. «Comunque no, andranno al cinema.»

Era come se Rose e Matt, dalla discussione di quella mattina, mi stessero facendo da scorta. Loro cercavano di non rendere esplicita la cosa, ma io me ne ero accorta. Tuttavia non facevo domande: me ne importava relativamente ed ero solo contenta di essermi fatta degli amici.

«Stai tranquilla, Bella va con loro» aggiunsi, vedendo che Rose non rispondeva.

«Va bene, per stasera sei fortunata» replicò, dopo qualche secondo.

Una voce che mi chiamava dal piano di sotto mi impedì di risponderle.

«Scusa Rose, devo andare. Mi stanno chiamando» mi congedai e, dopo averla salutata, riattaccai.

Lanciai sul letto il telefono, che per poco non rimbalzò per terra, e raggiunsi le scale, sporgendomi per parlare con Shaun, che mi stava aspettando all'ingresso con un paio di chiavi in mano.

Era già vestito di tutto in punto per uscire: aveva un lungo cappotto color cammello sopra la camicia nera e i capelli erano pettinati all'indietro, eleganti come se stesse andando a un gala.

«Sì?»

«Noi usciamo, torneremo tardi. Non ci aspettare sveglia.»

Io annuii, prima che lui aprisse la porta per raggiungere la sua famiglia, che lo stava aspettando fuori.

«Buona serata.»

Non appena uscì, io non ne potei essere più felice. Le serate in cui la mia famiglia affidataria usciva, erano decisamente le più belle che passassi lì dentro. Potevo darmi alla pazza gioia e potevo permettermi di chiamare casa quell'abitazione in cui vivevo, almeno per un paio d'ore.

Ordinai cibo messicano non appena sentii la macchina degli Spencer uscire dal vialetto. Mi buttai sul divano, prendendo in mano il telecomando della grande tv di ultima generazione, e feci partire un deprimente film capace di risvegliare la mia amica malinconia.

Il campanello suonò poco dopo.

Non è possibile che sia già qua, ho ordinato a mala pena dieci minuti fa.

Aggrottai la fronte, alzandomi e dirigendomi verso la porta, diffidando del fatto che si trattasse già del fattorino.

Purtroppo per me, aprii troppo in fretta, senza valutare bene la situazione.

Rimasi sbigottita quando la porta fu abbastanza aperta da lasciarmi intravedere la faccia sorridente di William Cole. Ormai irrimediabilmente persuasa da Rose e Matt sul fatto che dovessi evitarlo per qualsiasi ragione, feci per sbattergli la porta in faccia.

Rose e Matt sarebbero fieri di me, pensai per un attimo.

Però lui allungò una mano e tenne la porta aperta.

«Sono felice di vederti anche io» commentò vedendomi così impegnata a cercare di sbatterlo fuori dalla casa.

Sorrise e sulla guancia sinistra gli si formò un'adorabile fossetta, che mi fece dimenticare di combattere per tenerlo fuori. Quando mi resi conto di starlo guardando, distolsi lo sguardo, borbottando con voce dura: «Vattene, Bella non c'è, è a cena fuori».

«E chi ha detto che sto cercando Bella?» domandò scivolando di fianco a me ed entrando in casa, senza aspettare un mio invito.

«Devi andartene» ripetei incredula, sbattendo la porta irritata e seguendolo in salotto.

«Non penso si debba trattare così un ospite, non credi?» Aggrottò le sopracciglia guardandomi divertito.

«Non ti hanno insegnato la differenza fra un ospite e un intruso?»

Rimasi in piedi a osservarlo mentre si stravaccava sul divano e cambiava canale. Subito il rumore fastidioso della telecronaca di una partita di calcio riempì il salotto.

«Intruso? E perché mai?» chiese con fare innocente, voltandosi a guardarmi mentre raggiungevo l'isola della cucina e mi ci appoggiavo contro, rimanendo a guardarlo in cagnesco.

«Forse perché nessuno ti ha invitato ad entrare» ribattei acida, sforzandomi di guardarlo con ancora più durezza, nonostante trovassi enorme difficoltà nel farlo.

Lui ridacchiò, facendomi innervosire ancora di più.

«Guarda che puoi anche sederti. A differenza di quello che dicono i tuoi amici non mangio mica le persone.» Mi indicò la poltrona con un cenno, comportandosi come se, fra noi due, fosse lui il padrone di casa e non io.

Ormai consapevole che non si sarebbe mosso di lì, mi arresi, girando uno degli sgabelli azzurri pastello dell'isola della cucina e sedendomi sopra goffamente.

«Sembri sicuro di sapere quello che dicono i miei amici sul tuo conto» mormorai.

«Beh, capirai che sono un grande osservatore.»

«Mmh.»

Cole afferrò nuovamente il telecomando e abbassò il volume, fino a che le voci concitate dei telecronisti non furono poco più che un flebile rumore poco distinguibile.

Mi guardò interessato, sporgendosi in avanti e appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Girò la testa verso di me e i suoi occhi luminosi si posarono sul mio viso.

Mi sentii d'un tratto trasparente.

«Allora, principessa... Perché non mi racconti un po' di te?»

Il sorriso furbo, tipico di chi aveva in mente qualcosa, non abbandonò il suo viso, ma si fece più serio. Continuavo a domandarmi cosa ci facesse lì, visto che sembrava non aver mai avuto dubbi sul fatto che Bella non fosse in casa.

«Non c'è niente da dire.»

«Sai, le ragazze con un che di misterioso sono sempre state le mie preferite.»

In quel momento mi sembrò di avere Weston davanti a me, e non William Cole.

Questa sensazione mi portò a rispondere ancora più scontrosa di quanto non fossi già.

«Cosa vuoi da me?»

«Voglio solo conoscerti» rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Il suono del campanello mi impedì di replicare a tono.

«Aspetti qualcuno?» mi chiese, corrugando la fronte, voltandosi verso l'ingresso.

«Cibo messicano» risposi, alzandomi e allungando lo sguardo verso l'ingresso a mia volta.

Ma lui mi precedette, girando attorno al divano.

«Faccio io» lo sentii dire prima che potessi anche solo ribattere.

Rimanendo interdetta e stupita anche solo per muovermi, lo vidi andare nell'ingresso, parlare con il fattorino e sbattere la porta. Tornò con il cibo messicano in mano.

«E i soldi?» chiesi sbalordita, mentre lo vedevo appoggiare il cibo sull'isola e cominciare a scartarlo.

«Ho offerto io» ribatté, scrollando le spalle e guardandomi con un piccolo sorriso.

Mi alzai e andai verso la mensola sulla quale avevo appoggiato il portafoglio. Estrassi delle banconote, mi voltai verso Cole, lo raggiunsi e gliele porsi.

«No, ti ho detto che ho offerto io» ripeté scrollando la testa e rifiutandosi di accettare i dollari che gli porgevo.

«Grazie allora» mormorai con un filo di voce, ripiegando i soldi e infilandomeli nella tasca posteriore dei jeans. «Ne vuoi un po'?»

Mi sentii in dovere di chiederlo.

«Ho già mangiato» declinò l'offerta, sedendosi di fianco a me su uno sgabello dall'altra parte dell'isola.

Cominciai a sentirmi osservata quando iniziai a mangiare. Avrei preferito di gran lunga che pure lui mangiasse qualcosa.

Lui però cominciò a guardare la partita.

Mi ritrovai a lanciargli qualche occhiata, non potendo fare a meno di notare come, in quel momento, mi risultasse difficile desiderare che non fosse lì con me come avrebbero voluto Rose e Matt.

«Tu e Rose stavate insieme, vero?» La domanda mi uscì di getto e non feci in tempo a trattenermi.

Mi morsi la lingua subito dopo, mentre lui si girava a guardarmi divertito.

«Non sarete per caso gelosa, principessa?» ridacchiò.

«Potresti fare il serio, per una volta?» mi ritrovai a ribattere, capendo che ormai il danno era fatto.

«Direi che qui non sono l'unico osservatore» cominciò, obbedendo sorprendentemente alla mia richiesta. «Da cosa lo hai capito?»

«Quando ritornerai a chiamarmi Will?» dissi cercando di imitare la sua voce, con scarsi risultati. «Ero sicura del fatto che voi due abbiate qualche trascorso. E che non sia finita bene. Ma il fatto che stavate insieme me lo hai confermato tu.»

«E quando?»

«Adesso.»

«Perspicace...»

«E potrei azzardare l'ipotesi che la vostra rottura sia stata colpa tua» continuai cauta, alzando lo sguardo sul suo che si rabbuiò per un istante.

«Ma così mi offendi...» disse però, con il tono e la faccia da finto offeso, scacciando quell'ombra dal suo viso.

Se non fossi stata così abituata ad osservare le persone, probabilmente non me ne sarei nemmeno accorta.

«Fai il serio» ripetei.

«Sì» ammise. «È stata colpa mia, ma era inevitabile.»

«Inevitabile?»

«Non posso dirtelo.» Scrollò le spalle.

«Come non detto» commentai con me stessa, capendo di avere sperato che, almeno lui, mi avrebbe dato le risposte che Matt e Rose non volevano darmi.

«Ora tocca a me fare delle domande» esclamò, improvvisamente di nuovo allegro.

Alzai le sopracciglia, prima di borbottare un «Se proprio devi...» arrendevole. Rimasi in attesa, continuando a mangiare.

«Perché mi eviti?» Mi strozzai quando sentii quello che mi stava chiedendo.

Cole sembrava decisamente tranquillo nel chiederlo, come se non gliene importasse davvero della risposta. Anzi, l'accenno di un piccolo sorriso nacque sulle sue labbra.

«Ti sembrerà strano, ma non tutte le ragazze cadono ai tuoi piedi appena ti vedono» replicai sulla difensiva.

Dovevo ammetterlo, non credevo io stessa alle mie parole.

«Menti.»

«Solo perché sei bello non vuol dire che tutto il genere femminile sbavi alla tua vista» replicai presa di contropiede dalla sua risposta, e continuando la mia opera di autodifesa.

Non appena mi resi conto delle mie parole, arrossii di colpo. Borbottai sottovoce maledicendomi e insultandomi per quello che avevo appena detto.

Com'era prevedibile, Cole se ne accorse subito, ridacchiando ancora più divertito di prima.

«Hai detto che sono bello?»

«È un semplice dato di fatto» ammisi imbarazzata, mordendomi il labbro inferiore a disagio.

«Comunque non hai ancora risposto alla mia domanda» ritornò al discorso di prima e io, almeno in parte, non potei fare altro che rallegrarmene.

«Credo che tu ti sia già dato una risposta da solo a questa domanda» risposi sincera, capendo che ormai era lui ad avere in mano le redini della conversazione.

Ero sicura che sapesse già la risposta alla sua domanda, perciò tanto valeva non mentire.

«Io ho solo ipotizzato che Rosie e il suo amico sfigato...»

«Matt.»

«Sì, quello... ti abbiano detto di stare lontana da me» rispose non cambiando di una virgola la sua espressione. «Ma non capisco il perché.»

«Forse perché sei uno di quelli per cui vale il motto "basta che respiri"?» replicai, nonostante io stessa mi fossi posta la stessa domanda più volte nelle ultime settimane.

«Questo non è assolutamente vero» protestò fingendosi indignato e trattenendosi dal ridere.

«Mi correggo allora. "Basta che respiri e che abbia culo e tette che soddisfino le mie aspettative" va meglio?»

Non si riuscì più a trattenere e scoppiò a ridere.

Mi sentii sciogliere.

Non avrei dovuto sentirmi così, ma era più forte di me.

In quel momento il mio telefono decise di squillare.

Allungai la mano e risposi senza nemmeno leggere sullo schermo per scoprire chi mi stesse chiamando.

«Pronto?»

«Ciao Evelyn, tutto bene?»

La voce di Matt mi colpì in pieno e fu come se, solo allora, mi rendessi conto di quanto poco sarebbero stati felice Rose e Matt se avessero scoperto chi mi stava facendo compagnia.

Spostai subito lo sguardo su William Cole e lo guardai stupidamente come se avessi paura che Matt potesse vederlo.

Alla vista della mia faccia, forse esageratamente preoccupata, William si allarmò e mimò con le labbra: «Chi è?».

Risposi allo stesso modo, sillabando con le labbra «Matt».

Lui parve allarmato: si indicò, fece di no con le mani e puntò con le dita il pavimento.

Io non sono qui.

«Evelyn? Pronto? Ci sei?»
«Oh, scusami. Era soltanto che i protagonisti del film che sto guardando si stavano baciando per la prima volta. Erano così dolci...» esordii con la prima cosa che mi venne in mente, posando lo sguardo sulla televisione.

«Ah, che film è?»

«Titanic.»

«Non ci credo che è la prima volta che lo guardi» disse ridacchiando.

«In effetti è la quinta. Solamente che mi sono incantata a guardare Leonardo Di Caprio. E' così bello...» replicai con tono falsamente sognante.

«Allora ti lascio al tuo film» si congedò, continuando a ridacchiare.

«A domani Matt» lo salutai riattaccando.

Sospirai buttando con poca delicatezza il telefono sul marmo dell'isola.

«Nemmeno mi piace, Titanic» ammisi più a me stessa che ad altri.

«Ah davvero? Ma non piace a tutte?»

«Sono controcorrente, in effetti.»

«Sei una bugiarda patentata» disse con un sorriso sghembo.

«Ho dovuto imparare ad esserlo» mormorai stancamente, senza riuscire a trattenermi.

Rimase zitto e io non potei fare a meno di notare come quella cosa lo distinguesse da Weston, così simile a lui per altre ragioni. Weston non capiva mai quando era il momento di rimanere zitto.

«Questo sabato c'è una festa» buttò lì dopo un po', alzandosi dallo sgabello e allungando le braccia per stiracchiarsi.

Presi l'idea in considerazione. Non andavo a una festa da quando ero andata via da Seattle. Il ballare spensieratamente, bere senza preoccuparsi delle conseguenze e rimanere sdraiata sul prato a fare discorsi privi di senso erano tra le cose che più mi mancavano della mia vecchia vita.

«Vedo che la cosa ti alletta...»

«Ci devo pensare.» dissi infine, non sapendo cosa rispondergli.

«Kennedy Street 34. Casa di Adam Fallon» disse comunque, avviandosi verso l'ingresso. «Se deciderai di venire, ci vedremo là.»

«Te ne vai?» chiesi senza pensare.

«Purtroppo per te, la mia presenza è richiesta altrove.»

Feci del mio meglio per trattenere un piccolo sorriso, ma invano.

Lui sorrise a sua volta e, senza dire un'altra parola, uscì dalla casa.

Rimasi lì immobile, incapace di trovare il coraggio di ammettere a me stessa che, purtroppo per Rose e Matt, avevo apprezzato la compagnia di William Cole. 


Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro