Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 16

Sabato 30 Settembre 2017

Se qualcuno mi chiede cosa amo di più mentre soggiorno in albergo, rispondo senza pensarci: la colazione!

Sono scesa in anticipo questa mattina per sedermi e iniziare la giornata con questo sprint in più. A casa non amo fare la colazione, mi accontento anche dei biscotti mangiati in piedi tra faccende domestiche, ma alla vista di questo ben di Dio tutto cambia.
Finisco di riempire il piatto con un cornetto ai frutti di bosco, crostata, pane tostato e Nutelline.
Scelgo un tavolino in un angolo, sono grata della sala quasi vuota, non mi sento osservata e potrò concludere con calma il mio piatto.

«Buongiorno!» mi saluta il mio "amico" con voce assonnata.

«Ciao Gabri!» dico mostrando il sorriso più radioso e amichevole che io riesca a fare.

«Mangi solo quel pezzo di crostata? Ti prendo altro?» chiede osservando il piatto quasi vuoto, ma se sapesse.

«No, no! Basta! Non ti preoccupare ho mangiato altro» e trattengono una risata.

«Ok! Faccio il giro, prendo qualcosa e arrivo!»

Ho aspettato che finisse la colazione, non mi sono alzata prima, non volevo che lui fraintendesse il gesto. Ieri, in qualche modo ci siamo riappacificati e non voglio ancora allontanarlo. A momenti ho sentito disagio, lui sembra come aver rimosso tutto, come se non fosse successo nulla, come se avesse cancellato il nostro lato più intimo. Resta Gabriele, ma ho percepito un'atmosfera diversa, non è lo stesso rapporto, a tratti sembra raffreddato, finto. Sembra come se volesse imporsi questo comportamento. Mi ricordo nitidamente quello che abbiamo provato, e quel qualcosa non puoi rimuoverlo in pochi giorni. Se c'è riuscito, dovrò farmi dire come ha fatto, se le cose restano così finirò a mangiarmi le mani. Insomma non può essere stato così facile, a meno che il trasporto che sentiva era più fisico che mentale. Forse quel legame è stata una mia impressione oppure ha finto. Non può essere possibile...

Dopo la colazione abbiamo raggiunto il negozio: è bellissimo, immenso, spazi aperti, la posizione è strategica. Avrà sicuramente successo!
Come in tutte le cose, non sempre va tutto liscio, ci hanno comunicato che la merce da esporre non è ancora arrivata, un grave problema che potrebbe rallentare il lavoro. Per questo durante la giornata di oggi non abbiamo fatto altro che ripulire il negozio da residui di allestimento. Divisi in squadre, dopo aver studiato la piantina e la suddivisione degli spazi, abbiamo iniziato ad allestire le pareti con le strutture, seguendo gli schemi dei criteri espositivi aziendali. Io faccio parte del team uomo, il responsabile è... Gabriele. Sì, proprio lui. La giornata è filata liscia, come una nostra solita trascorsa insieme in negozio. Non ho avuto modo di valutare la differenza dei nostri comportamenti rispetto a prima, dato che non siamo mai rimasti soli.

Sono stanca e per dopo cena ho deciso di non uscire con il gruppo, preferisco restare in camera.

«Stella! Sei sicura? È Sabato, dai!» mi incoraggia Gabriele sotto la hall.

«Sì, Gabri! Sono stanca e poi aspetto una video chiamata» il pensiero mi fa rallegrare.

«Se ci ripensi chiamami. Vado, ciao!» dice voltandosi.

«Gabri aspetta!» lo tiro portandolo dietro un angolo e lontano da sguardi indiscreti «Tutto bene? Voglio dire tra noi...»

«Perché mi fai questa domanda dopo che abbiamo parlato e stato bene per una giornata intera?»

«Ho come l'impressione che sia tutto forzato...» non mi capacito che continui a far finta di nulla, che rimanga indifferente a quanto successo.

«No... Tranquilla!» dice abbassando lo sguardo «Stiamo bene ora, no? Questo è quello che conta».

«Lo stai facendo perché hai saputo che avremmo lavorato insieme? Non volevi creare imbarazzi e comportamenti ingiustificati agli occhi degli altri?» potrebbe essere una giusta osservazione la mia, forzare un comportamento per l'apparenza sugli altri.

«No! Quella sei tu!» sospira, appoggiando la testa al muro «A te conta quello che pensano gli altri! A me interessa di noi».

«Ma in fondo non abbiamo neanche chiarito» mi programmo in testa da dove poter iniziare il discorso «Avrei dovuto spiegarti più di qualcosa! Mi dispiace io..."

«Stella» mi interrompe, come tutte le volte che tento di parlargli seriamente «non spieghiamo niente, superiamo la cosa. Anzi è già superata!» mi abbraccia forte per baciarmi la fronte. La fronte, non la guancia, non il mio collo che era diventato ormai il suo. Mi resta solo che un bacio sulla fronte, quel tipo di bacio fraterno o paterno, non altro «Tutto come prima, tranquilla! Amici come prima!»

Approvo con la testa, e sollevo le labbra amaramente. Mi saluta con
«Io vado, chiamami per qualsiasi cosa» andando via in fretta, evitando di vedere i miei occhi, bagnati di amaro e delusione.

In camera, sotto lenzuola chiare, in una stanza nera con arredi bianchi e moderni, mi sento terribilmente sola. Una solitudine che non nasce solo per le uniche voci provenienti dalla tv e che non ha a che fare con la mancanza di Dade. Credo che nasca dalla paura di affrontare me stessa e di non sapere chi io sia davvero, nel diventare a tutti i costi quello che ho sempre voluto e alla fine scoprire di sentirmi sola, di rendermi conto di contar niente per nessuno, di contar niente per il mio divino.

Poi una vibrazione mi distoglie dai miei pensieri e quando vedo il volto sullo schermo illuminato mi sveglio dai miei incubi.

«Mammina!» mi sorride come la forza della luce emanata dal sole «Mi manchi... Ti voglio tanto bene!»

Che stupida!

Per qualcuno conto...

***

Domenica 1 Ottobre 2017

«Forza ragazzi terminiamo di montare queste pareti poi andiamo via! Non possiamo fare più nulla» grida Gabriele.

Anche per oggi resta lo stesso problema di ieri, la merce da esporre non è ancora arrivata. Un gran bel problema. Ci siamo limitati ancora a sistemare mensole e ganci alle pareti, certo ci siamo portati avanti quel lavoro ma ad allestimenti siamo ancora a zero. E questo significa che dopo sarà dura riuscire a recuperare il lavoro e rispettare la data di apertura.

«Allora?» si avvicina Gabriele bisbigliando.

«Allora cosa?» chiedo confusa.

«Abbiamo tutto il pomeriggio libero» parla euforico «Hai intenzione di vedere questa città o anche oggi vuoi fare Rapunzel?»

«Ma dai... Mi stupisci sempre... Come fai a sapere la storia di Rapunzel?» chiedo davvero stupita.

«Non deviare il discorso. Hai intenzione di rimanere chiusa in camera anche oggi o vuoi uscire?» parla diretto.

«Io e te?» contengo l'entusiasmo cercando di non sorridere esageratamente.

«Certo! Io e te! Preferisci avvisare Sabrina?»

«No, no» non vedevo l'ora di poter passare del tempo sola con lui «sono contenta di stare con te» questa volta non controllo la mia euforia.

Non ho perso tempo, sapevo già cosa mettermi, ho indossato un vestito grigio aderente in jersey lungo fino alle ginocchia, un maglioncino rosa corto fin sotto il seno e le mie amate converse. Ho già lavato i capelli questa mattina, quindi gli ho semplicemente sistemati e per il trucco ho usato colori chiari. Sono stata veloce, non vedevo l'ora.

«Non ci credo! Se già giù?» mi dice Gabriele vedendomi in attesa alla hall.

«Da cinque minuti che ti aspetto!» dico soddisfatta, per la prima volta ho atteso io anziché far attendere gli altri.

«Andiamo» mi prende per mano «Non perdiamo tempo!»

«Allora? Che facciamo?» dico scendendo le scale.

«Non so» sembra indeciso «Iniziamo...»

«Facciamo che chi arriva prima alla Rambla» urlo correndo e prendendo distanza da lui «decide cosa fare».

«Ah! Iniziamo bene!» sento gridare.

Sorrido come una bambina di cinque anni correndo veloce tra i vicoletti stretti, qua e là gruppetti di gente rallentano la mia andatura, ma la Rambla non dista tanto, posso farcela. Corro corro, passando davanti a tanti negozi, mi capita sotto il naso il profumo di panetteria, più avanti ancora mi sembra di avere avanti un bel piatto di paella. Poi finalmente scorgo quella larga via. Sono quasi arrivata!

Semaforo rosso! Cavolo, devo fermarmi al passaggio pedonale.

«Fine dei giochi Star!» mi sussurra Gabri all'orecchio abbracciandomi alle spalle.

Sorrido soddisfatta, ho vinto o ho perso, non importa, ma non ricevo un abbraccio così da giorni. Il suo calore, la sua stretta, il suo profumo... Quanto mi sono mancati. «Ho vinto!» dico voltandomi. Certo che ho vinto, finalmente ho il mio divino vicino.

«Ok» mi concede vittoria. Alla vista del verde riprende a camminare «Decidi tu! Cosa vuoi fare?»

Per prima cosa le monetine sono tutte andate via: artisti intenti a rimanere immobili in posizioni più assurde, musicisti di ogni genere, ballerini, gruppo di capoeira. Bellissimo! I miei occhi incantati come quelli di un bambino. Dopo esserci fatti un ritratto insieme, di quelli simpatici, siamo andati via.

«Vieni! Ora tocca a me decidere!» prende il controllo lui tirandomi e allontanandomi dalla strada di artisti.

«Che hai in mente?» domando incuriosita.

«Ti piacerà!» risponde sicuro di sé.

Siamo saliti su un pullman, sul piano superiore con tettuccio aperto, un giro della città durato più di un'ora tra monumenti e opere d'arte. Delle volte abbiamo ascoltato l'audio alle cuffie, altre abbiamo commentato noi stessi le meraviglie che hanno visto i nostri occhi. Finché abbiamo fatto sosta alla fermata Montjuic!»

«Gabri! No! Tu sei pazzo!» grido alla vista della teleferica «Non ci salgo!»

«Fidati, è bellissimo! Fallo per me» mi implora «la vista è unica».

«Vacci tu!» rispondo secca, che non se ne parli più.

«Come faccio ad andare solo e lasciarti qui? Finiremo per trovarci in due punti diversi della città» alla vista del mio muso smette di insistere e mi afferra la mano per andare via «Fa niente, andiamo, dai!»

«Ooh» faccio un grido liberatorio «Dannazione! Ok! Saliamo su, prima che ci ripensi»

***

«Guarda Stella! Di qua si vede tutto» mi avvisa Gabriele, tentando di farmi smuovere dall'angolo della cabina, dove mi tengo stretta ad una maniglia «Stella rilassati... Respira tranquillamente e goditi il momento. Che cosa può accadere?» parla tranquillamente visto che siamo soli.

Con il cuore in gola seguo il suo consiglio, respiro con calma e cerco di distrarmi con le bellezze della vista. Pian piano sembra funzionare...

Il mare, i monti, il verde, i fantastici edifici, la costa... e un bellissimo uomo di trent'anni. I miei occhi si soffermano su di lui, è appoggiato con le mani alla base del vetro, ha il viso verso di me e mi sorride. La luce del sole del tramonto è sui lineamenti del suo volto, una ciocca del suo ciuffo gli cade sul viso: un quadro incantevole.

Decido di spostarmi e traballando lo raggiungo, infilandomi sotto il suo braccio, continuando ad osservare il panorama con lui alle mie spalle.

Le sue mani restano lì, appoggiate sotto il vetro, mentre io desidero ardentemente che si posino su di me, sogno da giorni i suoi abbracci, sogno lui. Devo fare qualcosa, ne ho bisogno. Con corraggio, voltandomi, ho in prima vista i suoi occhi, con mano tremante rimetto in linea la ciocca fuori posto. Non posso fare a meno di avvicinarmi alle sue labbra. Mi manca quel calore, quel contatto, quelle movenze. Voglio ritornare nel mio luogo di estasi.

«Stella fermati!» chiude gli occhi, facendo fatica ad esprimere quel pensiero «Se non sei convinta, se devi tornare indietro, questa volta fermati!» e avverto in quelle parole l'angoscia che lo tormenta. Forse anche per lui non è stata facile la settimana come mi ha voluto far credere.

«Divine Divine Divine... My divine beauty... You steal my heart and throw it above the stars... You give life and you are part of my desires...Oh my Divine" canticchio Divine sentendola mia come non mai «Sono sicura! L'ho scritta pensandoti! Sei così perfetto!» abbasso lo sguardo per riprendere fiato e coraggio «Sono convinta! Voglio le tue labbra, voglio te. Mi sei così mancato!»

Appoggia delicatamente le sue labbra alle mie, sento la punta della sua lingua, poi si ritira, come a scrutare chi ha davanti, come a capire se è tutto vero. Poggia la sua fronte sulla mia e chiude gli occhi. La sua mano dal mio viso scende sul collo, fino ad arrivare al seno. Trattengo il respiro mentre inspira sulla mia pelle e con l'altra mano mi attira a se. Avvolgo le mie mani alla sua nuca quando finalmente le sue labbra sono sulle mie. Un bacio che diventa sempre più forte, passionale, disperato. Lingua che cerca lingua, mano che cerca calore, cuore che cerca la sua parte mancante.

Mi guarda, non sorridono solo le sue labbra, anche i suoi occhi. Mi appoggia al vetro puntando al mio collo, tra un bacio e l'altro mormora «Non hai... Idea... Di quanto... Tu... Mi sia mancata»

Il movimento scostante della teleferica ci avvisa dell'imminente arrivo sulla costa «Sei la solita!» sorride divertito «Per colpa tua e dei tuoi baci, mi hai fatto perdere Barcellona dall'alto» appoggiandosi alle mie spalle mi induce verso l'uscita «Torniamo in albergo?» sento chiedergli nel mio orecchio.

Faccio cenno con il capo e pronuncio «Sì! L'idea di essere amici?»

«Amici?» grida tirandomi per il braccio e percorrendo velocemente le scale «Chi l'ha detto? Chi è quel pazzo che l'ha detto?»

Sembrano essersi capiti finalmente i due... 💗💗💗
Occhio al prossimo capitolo 🎆🎇🎉🎆

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro