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Scappare


«Sei un idiota, come sempre del resto»

Elleonor era infastidita, come sempre ogni qual volta si ripresentasse a casa, come se nulla fosse, prese la brocca e gli versò del vino.

Quella mattina si era fatta bella, il vestito nuovo comprato tre giorni prima al mercato, ocra con inserti bianchi e il corsetto ricamato lungo la scollatura, si era acconciata i capelli e gli occhi lucenti e le gote rosee le donavano un'aria innocente, perché in fondo ancora questo era, una ragazza innocente che si era sposata da poche settimane.

«Che cosa dovrei dirti? Congratulazioni, auguri e figli maschi» afferrò il bicchiere e bevve avido «Come ti è saltato in mente poi, con lui per giunta».

«Lui almeno è sempre stato qui, al mio fianco, quando sono venuti a mancare prima mamma e poi mio padre. Ho visto soltanto lui» il suo tono era accusatorio «Tu invece dov'eri? Vieni qua dopo mesi e osi addirittura dirmi cosa dovrei fare con la mia vita».

Elanus abbassò lo sguardo, Elleonor aveva fatto centro «Tu sai come sono fatto».

«Proprio per questo ho scelto lui, io ho bisogno di qualcuno su cui possa contare e non che vada e venga a suo piacimento, tenendomi come una suppellettile da spolverare ogni tanto» incrociò le braccia al petto.

«Mi dispiace non esserci stato quando avevi bisogno» rigirò il bicchiere tra le mani.

Elleonor si accomodò alla sedia di fianco a lui e prese la mano :«Lo so, ma non cambia che su di te non possa fare alcun affidamento».

«Questo non è vero, sai che per qualsiasi cosa io ci sarò sempre».

La guardò dritto negli occhi, era sincero, almeno questa qualità Elleonor gliela doveva riconoscere, così sorrise, Elanus le afferrò le mani, carezzandole con i pollici e in quel momento entrò lui.

«Elanus, sei tornato»

Era infastidito, la mascella serrata, lo sguardo torvo, l'aprire e chiudere il pugno.

Elanus lo conosceva bene, purtroppo, forse anche per questo aveva scelto quella vita semi nomade. Avrebbe dovuto raccontare a Elleonor tanto tempo prima di che persona fosse realmente, ma la paura che lo venisse a sapere e soprattutto la vergogna, lo avevano sempre bloccato.

Adesso però c'era lei tra le sue grinfie e non osava immaginare cosa le avrebbe potuto fare.

Si alzò e andò ad abbracciarlo, un gesto meccanico, freddo, imposto al suo corpo :«Fratello, complimenti per le tue nozze, ma avresti potuto aspettarmi, mi sarebbe piaciuto esserci».

Lui non rispose continuava a tenere la mano sulla maniglia della porta aperta, Elanus comprese il messaggio sottinteso di quel suo modo di fare.

«Allora vi saluto, Elleonor mi ha fatto davvero piacere rivederti»

Elleonor si alzò, andando a prendere sotto braccio l'uomo che aveva sposato e con un sorriso disse.

«Che ne dici se domani pranzeremo tutti assieme?».

Elanus guardò il fratello, poi lei e si grattò il capo imbarazzato :«Mi piacerebbe davvero tanto, ma domattina devo ripartire».

«Già, ma non sei rimasto nemmeno un giorno».

«Ero solo di passaggio, devo fare una consegna».

«Sarà per la prossima volta».

«Sì, alla prossima e ancora auguri» Chinò il capo e con la coda tra le gambe scappò, come aveva sempre fatto, un codardo, questo si sentiva, non un uomo che avrebbe benissimo potuto affrontare suo fratello.

Non era più il bambino gracile che si divertiva a seviziare in cantina o nel bosco, era un uomo. Perché allora continuava a tremare dentro quando lo guardava con quei suoi occhi neri, perché la stava abbandonando ancora una volta e con lui adesso al suo fianco?

Un vigliacco, buono solo a sprecare fiato, senza spina dorsale, un inutile verme, suo fratello aveva sempre avuto ragione. Strinse i pugni, si voltò a guardare un ultima volta la casa e partì poco dopo, non gli importava che avrebbe dovuto affrontare una notte al freddo, andare via da quel luogo maledetto era l'unica cosa da fare.

«Come ti sei conciata?»

Elleonor non riusciva ancora a leggere i segnali nel tono della sua voce e nei suoi atteggiamenti dell'ira che sarebbe esplosa e che avrebbe trovato in lei un ottimo modo per sfogarsi.

Girò su se stessa sorridendo per farsi ammirare meglio e gli disse :«Ti piace come mi sta?Ḗ quello che abbiamo comprato l'altro giorno».

«Sembri una puttana» disse acido, duro, chiuse la porta e la afferrò per il polso trascinandola in camera la gettò sul letto.

«Sapevi che sarebbe venuto e ti sei preparata eh?».

Elleonor sgranò gli occhi, non capiva cosa gli prendesse.

«Voi donne, siete tutte delle sgualdrine, cosa credi, che non sapessi che era lui il fratello che volevi» le urlò contro, intanto che nervosa andava avanti e indietro come un animale in gabbia.

«Adesso però sei mia, MIA, hai capito?»

«Io, io non» balbettò piano».

«Zitta troia, non provare a dirmi cazzate».

La colpì con un manrovescio che le spaccò il labbro e quello purtroppo, fu solo il primo di una lunga serie.

«Elleonor, Elleonor svegliati».

Qualcuno sussurrava il suo nome, sentiva che la stava stringendo a sé, percepiva il suo calore, il suo odore che stava iniziando a essere così familiare.

Aprì lentamente gli occhi, la stanza era ancora colma di oscurità, perché l'aveva svegliata?

«Che succede?».

«Stavi piangendo nel sonno».

«Oh!» cosa dire? Non le andava di parlare, certe cose avrebbe tanto voluto che sparissero dalla sua mente. Durante il giorno ci riusciva, pensando a cosa fare, distraendosi con i clienti, andando a passeggiare. Quando arrivava la notte e si coricava, la mente le giocava brutti scherzi, trascinandola in quel passato che avrebbe tanto voluto non le fosse appartenuto.

Troin sembrò capire il suo disagio e la strinse ancora.

«Tranquilla, non importa, adesso cerca di dormire».

Elleonor si strinse a lui, inspirando a fondo, cercando di calmarsi e chiuse gli occhi. Lui le accarezzava la schiena, non in modo lascivo, ma come a cullarla.

«Nya lek malg e lusin e rant, nya lek malg e nux e kare» le sussurrava all'orecchio, una vecchia nenia per i piccoli che non riuscivano a dormire, ma era l'unica cosa che potesse fare per lei in quel momento, cercare di confortarla, di farla sentire al sicuro.

"Che mi prende?".

«Grazie» disse piano, stringeva forte la sua casacca come avesse paura che potesse sparire, alzò lo sguardo e incontrò il suo, nonostante l'unica fonte di luce fosse la debole luna, riusciva a distinguerli.

Si avvicinò al suo viso e lo baciò, una carezza fugace, che però la riscaldò dentro come fosse stato fuoco. Rimase così, i loro visi a sfiorarsi, gli occhi che cercavano risposte in fondo a quelli dell'altro a domande, che non avevano il coraggio di porre o semplicemente, le risposte erano già dentro di loro, nascoste in fondo all'anima, ma avevano paura di trovarle e ammettere ciò che sentivano.

Rimasero cos', a guardarsi, i loro respiri che si fondevano, i corpi stretti a cercar sicurezza nella vicinanza dell'altro e si addormentarono.

Elleonor uscì da casa che Troin ancora dormiva, era scappata dal dover ammettere alla luce del sole che qualcosa stava cambiando dentro di lei, tra loro.

Cercava di convincersi che non poteva nascere nulla tra di loro, lui era un orco, che ben presto ci sarebbe stata una guerra, che lei non doveva in nessun modo, mai, mai nella sua vita, provare qualcosa per un uomo.

Quando entrò alla locanda Quercino, era mezzo addormentato al bancone, ma, appena la vide si rianimò, temendo che fosse accaduto qualcosa.

«Tutto bene?».

«Sì, non riuscivo a dormire tutto qui».

Entrò in cucina e Quercino le andò dietro. Elleonor si scaldò del latte, per la fretta di andarsene di casa non aveva fatto colazione.

«Non sei l'unica».

Elleonor lo guardò aggrottando le sopracciglia.

«Elanus, sembra un'anima in pena».

Si era completamente dimenticato di lui, appena lo sentì nominare capì che forse gli sarebbe tornato utile :«Vado a parlargli».

«Vacci piano, è dispiaciuto per come si è comportato».

Elleonor gli fece lì occhiolino e salì alla sua stanza.

Lo trovò addormentato, rimase per un po' a guardarlo, il ragazzo russava, ma non le importava, quello che voleva fare adesso era scacciarsi di dosso e dalla sua mente quella sensazione di piacere che provava nello stare accanto a Troin.

❌❌❌Si spogliò e lasciò cadere i vestiti ai suoi piedi, scostò la coperta e iniziò a solleticare Elanus sotto il mento.

Il giovane sorrise nel sonno, Elleonor dovette insistere ancora, questa volta scese sul suo ventre e lo chiamò piano : «Elanus è ora di svegliarsi».

«Sì mamma arrivo».

Elleonor si morse il labbro inferiore, provò una tale pena per quel povero ragazzo, gli accarezzo i capelli arruffati e gli baciò la fronte : «Elanus sono io Elleonor» gli mordicchiò l'orecchio.

Elanus sussultò, spalancò gli occhi e si mise a sedere in mezzo al letto. Rimase a guardarla a bocca aperta, incredulo si strofinò gli occhi, immaginava di stare ancora sognando, quando scostò la coperta e vide il suo corpo sinuoso deglutì.

«Sono morto».

«No, e non stai neppure sognando».

«Pe-perché sei qui?» iniziava a sentire caldo e il suo viso andare in fiamme.

«Vuoi che ti faccia un disegno?».

«Io, no, t-tu non sei arrabbiata?».

«Ho la faccia di una donna arrabbiata?» disse in tono provocante, si sistemò di fronte a lui e iniziò a sollevargli la maglia che indossava «Devo fare tutto da sola? Così non c'è gusto».

Elanus fece sparire in un attimo i pantaloni e la tirò a sé con tanta foga che caddero sul letto. Iniziò a baciarle le labbra, prima lentamente, per assicurarsi che fosse tutto vero, che era Elleonor la donna fra le sue braccia, che lo accarezzava e ricambiava i suoi baci.

Elleonor si girò tirandoselo dietro, aprì le gambe e ve lo cinse, Elanus si lasciò sfuggire un gemito, lei gli graffiava piano la schiena e sussurrava il suo nome.

Si fermò, staccandosi leggermente da lei che lo trattenne per le spalle. La ammirò, era splendida, prese a baciarle il collo, poi scese lentamente seguendo la linea della spalla, i loro corpi erano sempre più caldi, i respiri più affannati, le mani, le labbra, sempre più desiderose di toccare, accarezzare, assaporare, scoprire l'altro.

Le leccò i capezzoli, giocherellando con la punta della lingua, facendole inarcare la schiena, si eccitò anche lui e iniziò a succhiare, avido, era così buono il sapore della sua pelle. Scese ancora e quando fu sulla sua femminilità, lei lo afferrò per i capelli.

«Sì Elanus, non fermarti».

La sua lingua non voleva staccarsi dal suo caldo e umido corpo, ma adesso voleva essere dentro di lei, lo desiderava tanto da fargli male.

Penetrò, piano, gustandosi quel calore che lo avvolgeva e lo faceva sentire leggero :«Ti amo» le sussurrò.

Lei era troppo concentrata a sfogarsi col suo corpo, non lo sentì neppure, ma i suoi gemiti, i suoi sì, il suo nome ripetuto più e più volte, lasciarono intendere a Elanus che anche lei provasse qualcosa.

«Ti amo, ti amo» ripeteva tra le spinte che andavano sempre più a fondo con foga, tra i gemiti di quel piacere intenso che provava, finché non si sentì incapace di trattenersi oltre e si lasciò andare dentro di lei.❌❌❌

Rimasero abbracciati, continuando a baciarsi, Elleonor non voleva staccarsi da lui, il sesso era l'unica cura che conosceva per scacciare via i pensieri, il dolore, i turbamenti.

Dentro di sé sapeva perfettamente che stava sbagliando ad approfittarsi di lui, ma aveva paura di soffrire ancora, meglio fingere con Elanus che amare per davvero qualcun altro e rimanere ancora una volta bruciata.


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Ciao a tutt3 e ben arrivati sino a qui, spero che la storia vi stia piacendo.

come sempre se trovate errori o avete qualche suggerimento da dare non vi resta che commentare. 

Curiosi di sapere cos'ha detto Troin a Elleonor ?

"Fai bei sogni la luna li proteggerà. fai bei sogni le stelli li guideranno."

grazie e buon proseguimento.

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