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Capitolo 8

Eva, dopo un po'di tempo si risposta con Marco, un giovane uomo, vedovo con figli e da questa nuova unione nasce un maschietto. In tutto hanno sette figli. Un impegno non indifferente, ma io sono comunque molto felice per loro. Farò la zia a distanza, purtroppo. Anche se abitano in Liguria, cercherò lo stesso di vederli e sentirli il più possibile.
Non sarà facile, ma mi impegnerò.
Quando vengono a trovarci, dal momento che sono una bella squadra, utilizzano il camper.
Visti gli spazi ristretti della piccola casetta su ruote, io e mio marito abbiamo deciso di ospitare i più piccoli in casa, mentre i figli grandi dormiranno proprio nel camper.
È bellissimo averli attorno!
Ci sono Stefano, Riccardo, Sonia, Erika, Ilenia e il piccolo Massimo, il figlio maggiore di Marco, Filippo è grande e non va molto d'accordo col padre. Infatti vive con la nonna, la madre della loro mamma che è morta quando loro erano piccoli. Lui non è mai venuto da noi.
In casa c'è confusione ma io ne sono felice; la felicità che trasmettano è contagiosa.
Passare del tempo con loro, giocare insieme, chiacchierare, mi fa tornare indietro nel tempo, a quando ero ragazzina e mi divertivo a fare le stesse cose. Erika e Ilenia si sono molto affezionate a me e a Michele, soprattutto Ilenia; non ci lascia un minuto.
Sono ormai diventate delle signorine, e da quello che mi ha raccontato Eva, l'aiutano molto con i piccoli di casa.
Purtroppo, il destino non è stato molto clemente con me. Avrei tanto desiderato avere dei bambini, ma non sono mai arrivati.
Vorrà dire che farò del mio meglio nel viziare i miei nipoti come se fossero sangue del mio sangue.
Altrimenti, a cosa servono le zie?

Il tempo passa e le ragazze crescono. Erika, è diventata una bellissima ragazza, bionda con gli occhi azzurri, con un fisico asciutto da modella.
Vorrebbe sfondare proprio in quel mondo, ma la madre non è molto d'accordo; preferirebbe che continuasse gli studi piuttosto che pensare a queste assurdità.
Ad una sfilata che si è tenuta nel capoluogo della loro regione, si è classificata quarta, consentendole l'accesso per il concorso più importante del nostro Paese: Miss Italia.
Ma a quel concorso non parteciperà mai, perché Eva glielo impedisce.
Così, ormai rassegnata, Erika inizia a cercarsi un piccolo lavoretto. La fortuna è dalla sua parte e in poco tempo trova lavoro presso una famosissima gelateria artigianale nel centro di Genova. Lì, conosce un ragazzo, un cliente abituale, con il quale ha una piccola liaison che potrebbe stravolgerle completamente la vita.
Mentre esco dal negozio ricevo una chiamata da mia sorella Eva.
"Ciao Elizia. Che fai di bello?" mi domanda.
Ha una voce strana, triste. Che è successo?
"Sto chiudendo il negozio, Eva. Come mai questo tono di voce? È successo qualcosa?" le rispondo con le altre domande, tenendo fermo il telefono tra l'orecchio e la spalla.
"Erika è incinta".
Merda!
"Cavoli! E ora? Che ha intenzione di fare?"
"Non lo so, Ely. Ho parlato con lei, ma non ho capito che intenzioni ha. Dice di essere indecisa."
"Il suo ragazzo che dice?"
"Credimi, è un bravo ragazzo, molto, ma sono giovani, non hanno né arte né parte. Non sanno neanche loro cosa fare, come affrontare la cosa" dice preoccupata.
Questo non ci voleva proprio.
"Le hai consigliato qualcosa?" le domando.
Conoscendo Eva, ho sinceramente paura della sua risposta.
"Sì. Ovvio che l'ho fatto" risponde un po' infastidita.
"E sentiamo: cosa le avresti detto?"
"Se è sicura di quello che prova per questo ragazzo. Per esserci andata a letto qualcosa deve pur provare o aver provato, no?"
"E lei che ti ha risposto?"
"Che non è sicura."
"Quindi? Di' quello che devi dirmi, Eva. Non girarci intorno" sbuffò spazientita.
"Dal momento che pare non essere presa da questo tizio, le ho detto che sa cosa deve fare".
Non mi piace affatto la risposta di mia sorella.
Capisco che sono molto giovani ma...

Qualche giorno dopo....

Erika ha deciso di abortire, interrompendo così il rapporto con questo ragazzo.
Decido di chiamarla.
"Erika, tesoro. La mamma mi ha detto tutto. Ricordati che per qualunque cosa puoi sempre contare su di me, ok?"
"Sì, zia. Grazie. So di poter contare sul tuo aiuto, ma ho preso la mia decisione. È stata la cosa migliore che potessi fare visto e considerato lo stronzo con cui stavo" risponde sollevata ma, allo stesso tempo, triste.
"Non giudico la tua decisione, piccola. Ma ricordati sempre della zia Ely, va bene?"
"Non potrei mai dimenticarmi di te. Tranquilla".
Qualche settimana dopo l'intervento, si licenzia dalla gelateria per iscriversi ad un corso per diventare OSS. Le piace, e in poco tempo riesce anche a trovare lavoro in una piccola struttura per anziani.
Studio e lavoro le consentono pure di incontrare un nuovo amore.
Grazie a questa nuova new Energy nella sua vita, riesce a buttarsi alle spalle quella triste decisione per la quale ha sofferto tremendamente.
Sono felice e orgogliosa di lei.
Anche Eva sembra aver trovato un equilibrio in questa famiglia allargata.
Marco, con il suo lavoro di cuoco in una mensa, grazie a qualche conoscenza nel settore, riesce a trovare un impiego anche a Eva.
Sono davvero felice per loro.

Ilenia, la più piccola delle sorelle maggiori, al compimento della maggiore età conosce un ragazzo: Mirko.
Tra loro sembra andare a gonfie vele, e in poco tempo decidono di comune accordo, di metter su famiglia.
Ho saputo la notizia proprio dalla stessa Ilenia, che con me si confida molto.
"Siete sicuri di questo passo, tesoro? Un bambino è una grossa responsabilità e voi siete così giovani."
"Siamo più che sicuri, zia. Ne abbiamo parlato tanto, sai! Non essere preoccupata. Vedrai che andrà tutto per il meglio." rispose gioiosa.
Sarà, ma io sono tutto tranne che tranquilla.
Non so come reagirà Eva.

Nove mesi dopo un bellissimo maschietto viene dato alla luce: Francesco.
È bellissimo, sano e forte.
Cresce a vista d'occhio e Ilenia, nonostante la giovane età, è proprio una bravissima mamma.
Quando Francesco ha più o meno un anno e mezzo, Ilenia mi chiama.
Ha un tono di voce strano.
Deve essere successo qualcosa, ne sono più che sicura.
"Ciao zia, come stai?"
" Bene, tesoro. Voi come state? Francesco sta'bene?"
"Cresce e sta benissimo...." risponde alla mia domanda con un sospiro.
"Ma?" la interrompo.
"Ti conosco, Ilenia. Cosa c'è che non và?" devo metterla alle strette per farla parlare.
"Ecco... Io... Volevo chiederti un favore."
"Dimmi pure, tesoro" rispondo tranquillamente, iniziando a riflettere su cosa possa averla turbata.
"Posso venire a trovarvi con Francesco?" mi chiede un po'timorosa.
Ora sono più che sicura: qualcosa non và.
"Certo. Lo sai che ci fa piacere. Ma è successo qualcosa?" le chiedo infine.
"No."
"Ilenia, ti conosco fin troppo bene. Non mentirmi" dico severa e lei scoppia a piangere.
Perfetto.
"Io e Mirko ci siamo lasciati. Ho bisogno di cambiare aria."
"Come mai ci siete lasciati? Sembravate così affiatati. Che è successo?"
"Non mi ama più e non se la sente di continuare" mi confessa.
Bene. Ci mancava proprio un'altro stronzo in famiglia.
"Ascoltami: stai tranquilla, ok? Tu e il piccolo siete i benvenuti e potete venire quando volete" la rassicuro.
"Grazie per esserci sempre, zia. Ti voglio bene" e riaggancia.

Appena Michele torna da lavoro gli racconto cos'è successo.
"Tranquilla, amore. Ilenia può venire e stare qui tutto il tempo che serve" dice dopo avermi dato un leggero bacio a fior di labbra.
Un paio di giorni, Ilenia e il piccolo Francesco arrivano a casa nostra.
Sono al settimo cielo: li vizio e li coccolo il più possibile.
Ilenia, i primi giorni è spaesata, triste, ma grazie al legame che ci unisce, riesce a confidarsi e a rilassarsi.
Giorno dopo giorno è sempre più tranquilla, e io non posso che essere felice di questa sua reazione.

Due mesi dopo....

"Zia, ho parlato con la mamma e purtroppo devo tornare a casa. Vorrei stare qui con voi per sempre, ma non posso."
"Perché?"
"Mamma, giustamente, mi ha detto che devo parlare con lui e prendere una decisione per Francesco" mi spiega serena.
"Capisco. Mamma ha ragione, ma mi rattrista non vedervi più gironzolare per casa. Era divertente" ammetto.
"So che ti mancheremo, ma è giusto così. Devo affrontarlo. Pensa che mi ha anche scritto un messaggio per sapere che fine ho fatto!" commenta ironica.
"Perché, ora gli interessa sapere dove sei?" dico un po'risentita.
"Lascia stare, zia. È uno stronzo. Non gli ho detto dove sono, non preoccuparti. Ma devo comunque tornare a casa. Lo devo fare. Soprattutto per mio figlio. Spero solo si assuma le sue responsabilità di genitore" conclude, buttandosi di peso sul divano.
Mi siedo accanto a lei e posandole una mano sul ginocchio le ribadisco:
"Quando vuoi tornare, la porta è sempre aperta. Intesi?" e la abbraccio.
"Lo so benissimo, zia. Non importa che me lo ricordi ogni volta. Credimi, mi piange il cuore. Vorrei stare qui per sempre; vorrei che foste voi i miei genitori, la mia famiglia" mormora con occhi lucidi ricambiando il mio abbraccio.
Mi stringe così forte che mi manca quasi il respiro.
Questo abbraccio è diverso da quelli che ci siamo scambiate fino a ieri.
Sembra voler significare qualcosa di più profondo, viscerale.
Tre giorni dopo parte; non la rivedrò più per tanto, tanto tempo.

Eva e mia cognata Laura, la moglie di Claudio, sono parecchio legate; vivendo a pochi chilometri di distanza, riescono a vedersi spesso.
Dovrei essere invidiosa di questo loro legame, invece sono felice per loro.
Davvero.
Il tempo passa e le telefonate diventano sempre più rare.
Quando le chiamo sembrano sempre di fretta, distanti.
Non so, sembra quasi che sentirmi provochi loro fastidio.
Infatti, le incomprensioni sono all'ordine del giorno.
Incomprensioni che nascono soprattutto dalle bugie che racconta Eva a Claudio e a Laura.
Ma questo verrò a saperlo solo dopo tanti anni.
Così, dopo l'ultima inutile discussione, decido di non chiamarle più.
Mi sono stancata di essere sempre io a fare il primo passo, di mostrare loro quell'affetto che tra fratelli dovrebbe essere corrisposto.

Se con mia sorella ho deciso di chiudere i battenti, con Roberto c'è sempre più sintonia.
Ha un bellissimo rapporto anche con Michele; sembrano quasi fratelli.
Appena il tempo ce lo permette, stiamo insieme, soprattutto d'estate.
Ci accomuna la passione per i cavalli e quel matto di Roby decide di punto in bianco di prenderne uno.
Abita in campagna e chi meglio di lui può permettersi un animale del genere?
"Elizia, ho avuto un'idea" dice sorridendo.
"Devo iniziare a preoccuparmi? Conosco le tue idee, Roby, e non promettono mai nulla di buono" rispondo sospettosa.
Spero solo non sia una delle sue solite trovate o....
"Dal momento che ho preso il patentino come istruttore di equitazione e quello per portare le carrozze...." continua.
Ho paura. Tanta paura.
"Vai al sodo" lo interrompo.
"Ok. Stavo pensando: perché non aprire un'associazione ippica dilettantistica?"
Sapevo che ne avrebbe sparata una delle sue.
"Ci ho riflettuto, sai. Un maneggio implicherebbe costi folli, mentre questo...
questo sarebbe diverso. Mi piacerebbe che anche tu e Michele entriate in società con me" spiega eccitato.
Sono scioccata.
Da dove gli saltano in mente queste idee?
"Non è una brutta idea, fratello. Ma come potremmo fare? Noi siamo in Toscana e tu in Piemonte. Non siamo poi così vicini" gli ricordo.
" Non serve prendere chissà quanti cavalli, Ely. Giusto il numero sufficiente per poche persone."
"E come farai con il lavoro?"
"Ho pensato anche a quello".
Non avevo dubbi.
"Alcuni amici si sono offerti da badare agli animali quando sarò fuori. Voi potete venire quando riuscite" continua gasato.
"Devo parlarne prima con Michele, Roby" gli rispondo.
Sono molto titubante.
Si tratta di un impegno non indifferente.
E poi, questi amici sono davvero affidabili?
Al giorno d'oggi, trovare qualcuno veramente fidato è praticamente impossibile.
"Certamente, piccola. È giusto che tu e Michele vi confrontiate. Fammi sapere quanto prima, ok? Nel frattempo, mi informo meglio per aprire l'associazione"e mi saluta.

A cena ne parlo con Michele.
All'inizio è un po'titubante, soprattutto per la distanza, poi, riflettendoci su' ulteriormente, mi dice di accettare la proposta di Roberto.
Così lo chiamiamo.
"Fratello!" esclama euforico di sentirci.
"Che mi dici? Accettate vero?" chiede speranzoso.
"Abbiamo parlato e...."
"Dai, non tenermi sulle spine. Spara."
"Ci stiamo. Io e Elizia siamo con te".
L'urlò che giunge all'orecchio di mio marito Michele gli crea un leggero fastidio.
"Lo sapevo! Sono troppo felice. Grazie ragazzi. Non ve ne pentirete. Faremo le cose per bene, be lo prometto" dice senza nemmeno prendere fiato.
Iniziamo così quest'avventura.
Ci rechiamo da lui saltuariamente, qualche fine settimana, e d'estate quando abbiamo le ferie.
Ci piace e ci divertiamo.
Non è un lavoro vero e proprio, non c'è un gran che da guadagnarci.
Quello che Roberto riesce a ricavare serve solo per mantenere i cavalli, ma lui è felice e contento ugualmente.
È il suo mondo e io sono così contenta per lui.

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