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Capitolo 7

Tutto procede tranquillamente, sento Claudio e Laura abbastanza regolarmente.
Roberto ha smesso di fare il camionista; lavora come autista di pullman da turismo e, per questo, è fuori spesso, ma ci sentiamo comunque.
Di Eva non ho nuove notizie; a quanto pare fa zia Anna non è cambiato niente.
Be' contenta lei.....

Dopo qualche anno, a mio padre gli viene diagnosticato un tumore bruttissimo. Claudio, non appena è a conoscenza dei referti, mi chiama e mi dice:
"Elizia, a papà rimane poco da vivere. La prognosi è brutta."
"Mi dispiace molto, Claudio. Tienimi informata, d'accordo?"
"Certamente".

Passa poco più di una settimana e mio padre viene ricoverato d'urgenza. La prognosi è più grave del previsto. Gli rimangono pochissimi giorni, quindici per la precisione.
"Papà vuole vederti. Sa tutto della malattia e sa anche che gli rimane veramente poco da vivere. Ce la fai a raggiungerci?" mi chiede Claudio durante l'ennesima telefonata.
"Verrò, Claudio. Arriverò in treno perché Michele non può prendersi altri giorni di ferie dal lavoro. Domattina prendo il primo disponibile, ok?"
"Perfetto. Fammi sapere quando arrivi che vengo a prenderti con Roberto" e riattacca.

Il mattino seguente, con il treno delle 05:13, parto. Ma nonostante la partenza all'alba non riesco ad arrivare in tempo; papà muore poco dopo le nove del mattino, mentre io sono ancora in viaggio.
Non saprò mai cosa voleva dirmi.
Solo dopo un po'di tempo scopro, tramite Claudio, che papà aveva parlato anche con lui, ma nemmeno mio fratello mi dirà nulla.

Claudio, nel giro di pochi giorni, organizza il funerale. Mentre lui è impegnato a contattare le pompe funebri, io chiamo quel famoso numero lasciatomi da Eva.
"Pronto?" è la voce di un ragazzo a rispondermi.
"Sì, salve, dovrei parlare con Eva, per favore" ma dall'altro capo non sento nulla. Poi:
"Eva non è più qui. Con chi parlo?". Forse mi ha scambiato per una stupida, ma non lo sono affatto. Ho capito che sto parlando con uno dei miei fratelli, probabilmente quello nato dopo di me.
"Sono la sorella di Eva e ho urgenza di parlare con lei. È una cosa importante" ripeto seria senza scompormi. Di nuovo silenzio.
"Aspetta" dice infine.
"Mamma, c'è Elizia a telefono" grida.
Panico. Panico. Panico.

"Ciao! Scusa, ma Eva non abita più qui con noi" dice una voce femminile.
Con molta calma mi appresto a risponderle, sapendo benissimo con chi sto parlando.
"Mi saprebbe dire dove posso trovarla? Purtroppo nostro padre non c'è più e volevo informarla del suo decesso"
"Mi dispiace, Elizia. Era una bravissima persona. Tornando a Eva... non so proprio dov'è" ripete.
"Ok, grazie lo stesso" riattacco.
Sono sconcertata. Non ha neanche avuto il coraggio di dirmi chi era!
Che razza di donna è?
Telefono a zia Anna.
"Zia, lo sapevi che Eva non è più con Simona?" la zia rimane basita
"No, non lo sapevo. Deve essere successo da poco, perché Simona non mi ha detto niente l'ultima volta che l'ho sentita."
"Devo trovarla per dirle del babbo."
"Non so come aiutarti, Elizia. Mi dispiace" mi dice.
"Lo so, zia. Ma grazie lo stesso. Troverò un modo per rintracciarla" la saluto e riattacco.
La zia non mi ha chiesto come ho fatto a saperlo, ma suppongo che abbia capito con chi ho parlato; non mi ha chiesto niente della morte del babbo. I rapporti tra loro due non sono più buoni come un tempo, ma non so il perché.

Sempre questi perché in sospeso, io non ne posso sinceramente più.
Ma che vadano a fanculo tutti.
Ad ogni modo, tramite una persona, riesco a trovare Eva, dirle di nostro padre e portarla al funerale.
Passano i mesi e parlando con i miei fratelli vengo a sapere che nonna Eleonora, la mamma di nostro padre, era ma donna autoritaria che comandava tutti a bacchetta e non voleva sentir ragioni.
Nostra madre se n'è andata per colpa sua e nostro padre non è stato in grado di farle capire di starsene al proprio posto, senza mettere naso nella storia tra lui e Simona. Nonna Eleonora aveva anche provato a mettersi in mezzo al secondo matrimonio, ma la nuova moglie è riuscita a metterla al suo posto. Perché non l'ha fatto anche nostra madre?
Forse, rispetto a Eleonora, il suo carattere è più debole e, di conseguenza, non è riuscita a combattere per la sua famiglia.
Ma perché abbandonare i figli?
Poteva venire a trovarci anche se era separata.

Tutta questa storia di mia madre inizia a puzzarmi. Ora come ora non la penso più come un tempo.
Improvvisamente, mi viene voglia di conoscerla per saperne di più.
Così, facendomi coraggio, contatto Eva.
"Sono stata ingiusta con te. Ti ho trattata male quando hai voluto conoscere nostra madre. Non ti meritavi quelle brutte parole. Ti chiedo scusa" dico sincera.
"Non devi scusarti, Elizia. Anzi avevi ragione". Cosa sentono le mie orecchie!
"Ma lei com'è?" continuo, ignorando il fatto che avevo ragione sul suo conto.
"Come ti ho detto prima... avevi ragione, non dovevo conoscerla. È una persona falsa che non ama i figli. Quando me ne sono andata la prima volta è stato quando le ho detto che mi sarei sposata. Pensa, mi ha guardata e mi ha detto che se mi sposato, non mi avrebbe più voluto vedere"
"Ti ha detto proprio così?" le chiedo sbigottita, fissandola.
"Giuro. Dopo avermi vomitato quelle brutte parole, sono scappata in balcone piangendo. Andrea, è venuto a consolarmi e sai che mi ha detto?"
"Cosa" faccio eco a mo' di domanda.
"Prendi questi soldi, Eva, e comprati un abito per il matrimonio".
Sono ancora più scioccata.
L'uomo che ci aveva private di una madre, ora stava aiutando Eva a sposarsi! Non ho parole.
Racconto tutto a Michele. Lui, da uomo saggio quale è, mi ascolta e mi consiglia sempre. Non solo, mi ribadisce anche che sono io quella che alla fine deve decidere e che lui, indipendentemente dalle mie scelte, sarà sempre al mio fianco. È un uomo fantastico e io lo amo con tutta me stessa.
Nel frattempo, a distanza di poco tempo l'uno dall'altra, vengono a mancare mio suocero e zia Anna.
Per la nostra famiglia è un duro colpo. Due dolori inaspettati che si aggiungono a tutto il contorno.
Per il funerale della zia aiuto Pietro, che è moralmente distrutto. Chiamo anche i miei fratelli, parlando soprattutto con Claudio. Sicuramente si presenterà Simona e lui è l'unico a ricordare quel maledetto giorno in cui se n'è andata. È molto sensibile, buono e ha sofferto più di tutti l'abbandono di nostra madre. Aveva nove anni e dopo averle chiesto dove stesse andando con le valigie in mano, non l'ha più rivista.
"Sicuro di voler venire? Ci sarà lei. Capirò se non te la senti".
"Tranquilla, Elizia. Grazie per preoccuparti sempre per me. Ci sarò al funerale della zia. Vengo proprio per il rispetto che ho sempre nutrito nei suoi confronti".
Adoro mio fratello. È un grande.
"Grazie".
Con Roberto, non mi pongo il problema. A lui non interessa se c'è o non c'è.
Meglio, un pensiero in meno.
Rimane solo da chiamare Eva.
"Mi dispiace, Elizia. Non me la sento di venire. Non posso vederla" dice, riferendosi ovviamente a nostra madre. Sono un po' delusa dalla sua risposta.
"E allora? Che ti importa? Non la guardare. Non puoi fare questo alla zia" affermo.
Ma Eva è irremovibile. Ha detto che non viene e non verrà.
Ma, ripensandoci, come faceva a sapere della zia se io non le avevo ancora detto nulla? Chi può averla avvisata?
Pietro, no di sicuro.
Così penso a Luca. Non l'ho mai dimenticato, è sempre stato nel mio cuore. Ricordo di avere ancora il suo numero, così provo a chiamarlo.
Speriamo solo non mi risponda uno sconosciuto.
Il telefono squilla.
"Luca?" Domando.
"Sì, chi parla?"
"Sono Elizia" dico un po' tristemente.
"Ehi! Elizia come stai?" mi chiede allegro.
"Bene, ma purtroppo la zia è mancata" gli comunico con un sospiro.
"Mi dispiace tanto. Fammi sapere dove si terrà il funerale così potrò portarle il mio saluto" risponde tristemente.
"Certo. Ora scusami ma devo riattaccare".
Gli lascio tutti i dettagli e interrompo la chiamata. Mi dispiace non poter stare al telefono, ma non me la sento di lasciare solo Pietro.
Il giorno del funerale è arrivato.
Luca, appena mi vede, si avvicina subito e mi abbraccia forte.
L'affetto che ci ha unito in passato non è scemato, anzi. Lo sento io e lo sente anche lui, ma non è né il momento né il luogo adatto. Mi sciolgo dall'abbraccio di Luca e poco distanti da noi vedo i miei quattro fratelli nati dopo di me: Sandro, Luca, Tommaso, Giulio. Quattro bellissimi ragazzi di cui conosco solo i loro nomi (grazie a zia Anna), perché, per il resto, di loro non so proprio nulla.
Sandro, il più grande dei quattro, mi fissa. Se si aspetta che io vada da loro per salutarli... be', aspetta e spera, bello mio.
Poi c'è anche lei, altro motivo per cui non andare.
Poi, vedo Roberto con la sua seconda moglie (si è sposato, ma lo ha fatto senza fare nessun ricevimento. Contento lui!) avvicinarsi a lei e presentarsi.
"Ciao, io sono Roberto"e lei, guardandolo tranquillamente, gli risponde:
"Ciao, scusa non ti avevo riconosciuto!".
Li sento parlare chiaramente mentre dentro di me sento crescere una rabbia folle.
"Ma questa c'è o ci fa? Come fa a non riconoscere suo figlio? Sono passati anni da quando lo ha lasciato, ventinove per la precisione, ma cazzo... un figlio è sempre un figlio!" penso tra me e me, mentre rischio di farmi scoppiare il fegato dalla rabbia.
Siamo nella camera mortuaria per una piccola funzione prima di spostarci al cimitero. La stanza non è molto grande, quindi siamo tutti lì.
Anche lei.
Spesso ci fissiamo e i suoi sguardi sembrano volermi intimorire.
"Non ho paura di te. Fatti avanti, stronza", mi ripeto proprio durante una sua occhiata.
Quando voglio sono tosta ed è tutto merito di mamma Luisa.
Dopo ripetute occhiatacce abbassa lo sguardo.
Elizia uno, stronza zero.
Ci spostiamo al cimitero. Io sono sempre accanto a Pietro, a consolarci a vicenda. Lui mi conosce molto bene e sa quello che sto provando con Simona lì.
Finita la cerimonia funebre mi guardo attorno cercando Luca, ma lui non c'è più.
Se n'è andato senza salutarmi.
Sono molto delusa.
Mi ha lasciata sola un'altra volta.

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