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4- Questione d'orgoglio

«Mi vuoi nel tuo branco? Ok, ma ti premetto che non sarà semplice. Prima dovrai prendermi .» gli sussurrai divertita, per poi scappare via.

Alexander mi guardò per qualche minuto stranito, poi però iniziò a rincorrermi. Non so perché mi veniva da ridere, però era così, ridevo come una matta mentre fuggivo da lui. E poi glie lo avevo detto che non gli avrei reso le cose semplici, se mi voleva doveva prendermi.

«Dannazione fermati.» mi urlò lui.

Come se mi sarei fermata solamente perché me lo ha detto lui. Povero cucciolo scemo.

«Io non prendo ordini da te» risposi trattenendo una risata.

Ovviamente il grande e potente Alpha non la prese bene, rispondendomi con un ringhio di disapprovazione, ma poco mi importa erano da secoli che non mi divertivo così, e non capivo nemmeno il perché. Sono perfettamente cosciente che non sto prendendo la mia fuga sul serio, altrimenti lo avrei già distanziato, ma volevo anche vedere se la sua determinazione nel trovarmi era così sincera come voleva far credere lui.

"Cercarti senza sosta per quattro anni non ti basta come prova? Non fare la stupida e fermati" Mi rimproverò Biscotto che correva al mio fianco.

Effettivamente aveva anche ragione, ma fermarmi significava dargliela vinta. E questo non potevo permetterlo, sono una dea, non una stupida preda. Così feci una deviazione improvvisa, distanziandolo di molto ed a quel punto, ormai stufo di giocare si trasformò in lupo. Recuperando sempre di più terreno.

Non potevo permetterlo, se voleva giocare durò allora lo avrei fatto anch'io. Mi trasformai in un balzo, continuando a correre più veloce che mai. Ma sopra ogni mia previsione Alexander guadagnò terreno e divenne ben presto un testa a testare. Dovevo seminarlo, non mi andava a genio che uno della plebaglia mi stesse con il fiato sul collo: sono potente, velocissima, bellissima ed unica. Non potevo, e non volevo perdere contro di lui così raccogliendo le mie ultime forze facendo uno scatto in avanti.

Purtroppo nel tentativo di fare ciò non mi accorsi di una trappola posizionata da alcuni cacciatori di frodo. Imprecai su me stessa. Come avevo fatto a cadere in una trappola tanto banale? Dannazione, e tutta colpa di Alexander, se solo avessi preso la fuga sul serio tutto questo non sarebbe accaduto.

Ma è inutile piangere sul latte versato, provai a tornare normale, in modo tale da liberarmi ma appena ci provai la tenaglia attaccata alla mia gamba si mosse facendomi uscire un ululato di dolore. Mi guardai a torno per vedere se i cacciatori fossero nei paraggi, ma per mia fortuna non vi erano ancora nessuna traccia, ma il problema rimane, come mi libero?

«Ehi Denny, guarda che lupo enorme abbiamo catturato. Faremo una fortuna con lui»

Primo sono una lei. E secondo, da dove diavolo sono sbucati? Forse il dolore alla gamba influiva sui miei sensi da lupo, per questo non gli avevo visti. Mi sentivo come un topo in gabbia e questo non lo accettavo, io sono la dea Luna e tutto è tutti dovrebbero portarmi rispetto.

Ringhiai verso di loro per fargli capire che dovevano stare indietro se tenevano alla loro vita, il primo indietreggiò spaventato, insomma è pure normale un umano faccia a faccia con un lupo di due metri e dieci, non dev'essere tanto piacevole. Sfortunatamente per loro non me ne fregava di rendergli la cosa piacevole.

Accidenti a me è quando perdo tempo a giocare con i cani pulciosi, ripeto, se avessi preso la situazione sul serio ora non mi troverei in questo guaio. Il secondo cacciatore mi fece uno sguardo maligno per poi puntarmi una pistola alla testa:

«Faremo una fortuna con la tua pelliccia»

Non mi sarei arresa senza combattere, no, non posso morire così come un comune cane, io sono una divinità. Normalmente un licantropo non potrebbe morire con delle semplici pallottole, ma per quanto io gli assomigli non sono un licantropo, tra me è loro ci sono enorme differenze. Si è anche vero che sono immortale, ma se colpita alla testata la ferita si sarebbe rimarginata più lentamente, e non penso che io possa sopravvivere una volta che mi anno scuoiata viva.

Il cacciatore stava per premere il grilletto. Non potevo guardare, stavo veramente per morire? Distolsi lo sguardo in attesa che premesse quel maledetto grilletto, dopo qualche minuto però ad aspettare, non accadde niente.

Aprì gli occhi, e rimasi sorpresa nel vedere Alexander mentre sbranava quel umano. Nei secoli la loro aggressività era aumentata, ma ora, Alexander faceva più paura che mai: aveva tutto il pelo dritto, mostrando le zanne all'altro cacciatore rimasto.

In un batter d'occhio gli fu addosso squarciandogli la giugulare con le sue lunghe zanne. Tutto il suo muso era ricoperto di rosso, e gli occhi sembravano infettati di sangue, potevo sentire chiaramente la sua rabbia. Perché mi aveva salvata? Non solo avevo ucciso uno dei suoi, ma ero anche scappata burlandomi della sua autorità, e fidatevi, per un Alpha non c'è niente di peggio. Ma per quanto gli ero grata il mio enorme ego non mi permise di esternare ciò che avevo in mente, forse anche perché non mi andava giù di essere stata salvata da un essere inferiore. Così gli risposi telepaticamente:

-"Avevo tutto sotto controllo" -Risposi acida.

«Un grazie? Ah lasciamo perdere, vieni ti porto al branco.» Mi rispose Alexander leggermente infastidito, ma capì dal tono che cercò di controllarsi. Avvicinò una mano verso di me per togliermi la tenaglia, ma fu più forte di me, gli scostai la mano in malo modo con un ringhio minaccioso. Dentro di me mi stavo sforzando per ringraziarlo, in fondo glie lo dovevo, ma tutto ciò che mi uscì fu:

-"Sta lontano da me. Non voglio stare in debito con un cane bastardo!"- bhe... a modo mio erano Delle scuse. Forse.

«Cane... Bastardo?» Ripetette inarcando un sopracciglio. Si avvicinò pericolosamente a me afferrandomi il mio muso con le sue mani, per poi proseguire con una nota irritata «Sarò pure un cane bastardo, ma comunque ti ho salvata e quindi sei già in debito con me. E poi, possibile che tu devi essere sempre cosi stronza? Potresti mostrare almeno un po' di gratitudine, sai?»

Stronza? Scherza spero. Io sono carina e coccolosa, e se non lo capisce da solo glie lo mostro io sventrandolo in due come un porco... Ma su una cosa ha ragione, sono in debito con lui ed io odio avere debiti con chi unque, figuriamoci con la plebaglia.

Distolsi lo sguardo sconfitta, mentre Alexander mi toglieva con delicatezza la tenaglia. Una volta libera tornai nella mia forma umana, per così dire insomma lo sapete che coda è orecchie sono sempre in bella vista. Appena Alexander vide la mia mutazione ebbe mille emozioni, inizialmente sembrava stupito ma poi soffermandosi sul mio corpo si imbarazzò distogliendo lo sguardo.

Si tolse la maglietta per poi passarella, ed una volta indossata, si avvicinò a me tentando di prendermi in braccio. Lo fulminai con lo sguardo, già ero in debito con lui, ed ora voleva fare anche questo? No non se ne parla, pur a costo di rimanere zoppa a vita.

«Non ti azzardare, faccio da sola.» risposi ringhiando.

Ma appena mi alzai una fitta al piede mi fece cadere nuovamente a terra. Alexander scoppiò a ridere come un bambino e nonostante lo stessi uccidendo con lo sguardo egli continuò imperterrito. Ma aspetta che guarisca la ferita e ti faccio ridere io. Dopo alcuni minuti che sembrarono interminabili tornò serio, si avvicinò a me e mi disse con tono beffardo:

«Mia cara, si capisce subito che sei un ragazza orgogliosa. Ora, se non vuoi che gli altri ti vedano così ti conviene venire con me, e se provi a rifiutarti dirò a tutti ciò che è successo. E tu non lo vuoi, vero?»

Bastardo, non solo ero in debito con lui, ma lo usava anche come ricatto. Purtroppo dovetti cedere, non volevo che si sapesse che degli insulsi umani mi anno quasi ucciso. Così allungai le mani per fargli capire che poteva prendermi in braccio. Inizialmente ne rimase colpito, ma subito dopo sul suo viso apparve un sorrisetto divertito. Già lo odio.

Subito dopo mi prese in braccio a modi di principessa. Per la vergogna sprofondai il viso nel suo petto sussurrandogli imbarazzata:

«Se parli di questo con qualcuno giuro che ti uccido»

A quelle parole mi strinse di più a se, portando i nostri corpi più vicini di come già non fossero e rispose dolcemente:

«Sarà il nostro piccolo segreto.»

**********

Quel ricattatore bastardo mi aveva portato dal medico del branco. Appena entrai nell'oro accampamento in braccio al Alpha volevo morire per la vergogna, mi fissavano, tutti nemmeno fossi un extra-terreste.

Mentre quel demente di un Alpha se la rideva di gusto per il mio imbarazzo. Lo stavo maledicendolo in tutte le lingue del mondo, come si permetteva a deridermi così, io non sono un comune lupo quando guarisco giuro su tutto quello che mi è più caro al mondo che sarà il primo a morire. A distrarmi dai miei pensieri omicidi fu il medico. Appena mi vide si avvicinò a me, facendo una vocetta demenziale come si usa fare con i bambini, e mi chiese:

«Allora, dov'è che ti fa male?»

Di tutta risposta gli tirai un calcio sul viso con il piede buono, facendolo cadere malamente a terra. Nessuno mi parla in questo modo, non ho quattro anni né sono una ritardata, che parlasse in modo normale.

«Scusala, e solamente irascibile. Più tardi la iscriverò ad un corso sul controllo della rabbia» mi giustificò Alexander.

Lo guardai malissimo, ora ci si metteva anche lui? Se voleva morire bastava chiederlo lo avrei accettato. «Col cavolo che ci vado.» risposi acida.

Alexander trattenendo un sorriso incrociò le braccia sul petto, rispondermi: «Allora evita di prendere a calci il dottore, vuole solo aiutarti. O preferisci che riveli il tuo piccolo segreto?»

Stronzo, bastardo, cane schifoso. Anche se la cosa non mi andava a genio mi feci toccare il piede da quel medico disgustoso, sperando che non avesse qualche tipo di malattia. Odiavo essere toccata dalla plebaglia, ma che dovevo fare? Ero con le spalle al muro, ed il mio orgoglio mi impediva di ribellarmi, non volevo che si sapesse di ciò che era accaduto nel bosco.  Maledetta Deborah, so che mi stava evitando per paura che la uccidessi, e faceva bene ad averne, perché se sto subendo tutta questa umiliazione in parte era anche colpa sua, visto che non può mai stare zitta. Appena la prendo le metto le mani al collo.

Il medico distrasse nuovamente i miei pensieri omicidi iniziando a mettermi i punti con una tale indelicatezza che sembrava che stava trafiggendo una bambola vudù. O come l'impressione che lo stia facendo a posta per il calcio di prima.

«Stai più attento razza di idiota se non vuoi che ti stacchi la testa a morsi» ringhiai infastidita. Se non lo ancora ucciso e solamente perché Alexander mi ricattava.

«Ti conviene ascoltarla, non lo dice giusto per dirlo. Lo farà veramente» lo avverti Alex con una nota divertita.

Bhe… almeno uno di noi si sta divertendo perché il dottore e letteralmente sbiancato, rimanendo con l'ago a mezz'aria per la paura. Dopo di ciò caso strano, fu più delicato ma ormai era troppo tardi, non dimentico mai un torto subito, lo aggiungerò alla mia lista Delle persone di cui mi devo vendicare, o più semplicemente chiamata "Blacklist."

Dopo qualche minuto di torture finalmente finì di mettermi i punti alla ferita ed una volta disinfettata e fasciata disse al suo Alpha che dovevo starmene qualche giorno a riposo, anche se la ferita per quanto sia grave si sarebbe rimarginata entro un paio di ore, quindi mi sembravano strani tutti questi giorni di riposo. Secondo me si erano messi d'accordo per tenermi a letto, come se avrei ubbidito hai loro ordini, io non devo dare conto a nessuno. Feci per alzarmi quando Alexander mi fermò bruscamente proponendosi preoccupato di accompagnarmi lui. Ma con il cavolo che mi sarei fatta prendere nuovamente in braccio.

Lo scansai bruscamente dirigendomi a piccoli saltelli verso l'uscita, dopo qualche minuto a saltellare già mi sentivo stanca, ed anche Alex se ne accorse perché nel vedermi affaticata incrociò le braccia sul petto, domandandomi divertito:

«Non avevi detto che c'è la facevi?»

«E c'è la faccio, quindi non rompere!» risposi freddamente. Aveva ragione, non c'è la facevo ma con il cavolo che lo avrei ammesso proprio a lui.

«Su non fare l'orgogliosa e fatti aiutare!» mi rispose gentilmente mentre si avvicinava a me con le braccia aperte, pronto a prendermi in braccio.

Provai a scappare, ma con un piede solo non feci molta strada in più mi resi molto ridicola, e lo capì sentendo le fragorose risate del dottore. Effettivamente vista da un altro punto di vista la scena era molto comica, c'era Alexander che mi veniva in contro con un sorrisetto beffardo dipinto sul volto, e poi c'ero io che tentavo di scappare via saltellando verso la porta. In fine quel cavernicolo di un Alpha mi prese in braccio senza il mio consenso, è già questo era da condanna a morte. Poi come se non bastasse hai suoi crimini mi posizionò sulle spalle,, come fossi un sacco di patate, mentre con la mano libera mi dava dei piccoli schiaffetti sul fondoschiena, esclamando:

«Cattiva lupacchiotta. Molto cattiva, niente croccantini per te oggi!»

«METTIMI GIÙ» urlai a squarciagola. «SEI UN ALPHA MORTO. IO TI UCCIDO RAZZA DI CAVERNICOLO» urlai nuovamente ma questa volta più furiosa di prima. Ripeto, lo odio.

Quando arrivammo nella stanza il suo atteggiamento strafottente sparì, lasciando posto ad un Alexander dolce e premuroso. Dicono che io sono bipolare, ma questo mi batte ragazzi, e di gran lunga. Però più lo guardavo comportarsi dolcemente e più tutte queste attenzioni da parte sua mi lasciarono perplessa, perché lo fa? Non può essere veramente innamorato. Non di me perlomeno.

«Come ti senti?» mi chiede titubante.

«Umiliata.» risposi acida. Osa pure chiedermelo dopo il modo in cui mi ha trattata?

«Senti, so che ti ho fatto venire qui contro la tua volontà, ma io desidero veramente conoscerti e nonostante tu sei sempre sgarbata, ti ritengo comunque una ragazza molto interessante. Dammi l'opportunità di capirti, non chiedo altro.»

Accidenti è davvero un bravo ragazzo, pure troppo a dir il vero. Mi faceva sentire un po' in colpa, ma solo un poco. «Non mi fido di voi, mi avete ferito ed usata. Ma comunque, sai per il bosco… ecco io volevo ringr…» mi bloccai sull'ultima parla.

Perché mi era così difficile ringraziarlo? Provai di nuovo ma tutto quello che mi uscì furono delle sillabe a caso. Dopo vari tentativi vi rinunciai, sembravo più una balbuziente che una dea,  rassegnandomi all'evidenza che non sarò mai in grado di ringraziare un cane rognoso.

E se provassi a dirlo a modo mio? Tentar non nuoce, così facendo un grosso respiro prosegui dicendo:

«Non devi capirmi, mai, non è concesso ad un plebeo come te. Comunque sia, forse, è sottolineo forse, potrei esserti riconoscente per avermi salvata. Ma non montarti la testa o detto forse, perché in parte ti odio per avermi umiliata così.» dissi tutto d'un fiato.

Come ringraziamento non sarà stato un gran che, ma a lui sembrava aver gradito ugualmente. Che sempliciotto. Alexander si avvicinò a me, mi baciò la fronte e sorridendomi con un sorrisetto beffardo mi rispose:

«Lo considererò come un grazie.»

Mi scansai imbarazzata, mentre con la mano mi pulivo in modo frenetico dove mi aveva baciata. Che schifo, ora mi avrà attaccato la rabbia ne sono sicura, ecco già mi sento malata, morirò. Che schifo. Lo guardai furente e nonostante lo stessi uccidendo con lo sguardo egli continuava a sorridere divertito. Poi che ci troverà di tanto divertente lo sa solo lui.

«E inutile che ti ostini a fare quella faccia schifata, so che ti piaccio. E sai come?» mi domando inarcando un sopracciglio.

Mi guardai confusa e solo adesso mi accorsi di star scodinzolando. Maledetta coda bugiarda, a me Alexander non mi piace, per il semplice fatto che mi ha costretta a starmene qui con la forza, questo basta è mi avanza per odiarlo. Così esternai i miei pensieri dicendogli a denti stretti:

«Ti sbagli. Sei solo un vile ricattatore e non mi piaci a fatto. Anzi mi fai schifo.»

«Davvero?» mi domando con superbia per poi avventarsi sulle mie labbra con arroganza. Avrei voluto oppure resistenza, davvero. Però… sono pur sempre infortunata e non posso fare sforzi, lo a detto anche il dottore. Così per farlo contento, da brava dea clemente contraccambiai al bacio, massacrandogli le labbra con baci intensi e feroci.

Alexander si staccò dal bacio e guardandomi in un ghigno divertito mi canzonò:

«Se ti faccio così schifo perché non mi hai respinto?»

«Perché mi fai pena.» riposi arrabbiata. Come si permette questo troglodita ignorante beffeggiarsi di me in questo modo? Aspetta che mi rimetto e sei un cane morto.

«Davvero? A me non sembra visto per come stai scodinzolando.» mi rispose burlandosi ancora della sottoscritta. «Ah, un ultima cosa. Visto che ora fai parte del mio branco esigo che mi porti più rispetto, altrimenti andrò a raccontare a tutti come stavi per essere uccisa da dei comuni umani.» detto ciò se ne andò lasciandomi a bollire nel mio brodo.

Io lo ammazzo quel infido e bastardo ricattatore di un chihuahua troppo cresciuto. Me la pagherai e come se me la pagherà, può starne certo…

Nota autore:

Se vi piace fatemelo sapere con una stellina. :) Un bacio e spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.

































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