14-Perdonatemi.
Nota autore:
Non mi ricordavo se questa settimana avevo aggiornato o no, ma per togliermi ogni dubbio ecco un nuovo capitolo, un bacio e buona lettura.
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Inseguivo in maniera ossessiva i due Omega da questa mattina, nel vano tentativo di ottenere il perdono da loro, ma ogni volta che provavo a parlargli o ad avvicinarmi loro mi ringhiavano inferociti. Dovevo pure aspettarmelo che non sarebbe stato facile, erano costretti a mantenere il segreto perché glie lo aveva imposto Alexander, ma non era sicuro al cento per cento che lo avrebbero fatto perché gli sarebbe bastato abbandonare il branco, e dopo avrebbero potuto riferire tutto a mio padre.
Dovevo parlare con Deborah, lei mi avrebbe aiutato a trovare una soluzione, così andai nel salotto, preparai due scotch con ghiaccio e la chiamai, tuffandomi a peso morto sulla poltrona.
Poco dopo arrivò anche lei ed afferrando il bicchiere mi chiese preoccupata:
«Ok, dev'essere grave tu odio lo scotch, e lo bevi solamente quando c'è un serio problema.»
«Lo fatto di nuovo… quella cosa…» dissi in preda al panico.
Deborah sgranò gli occhi, e facendomi fare dei bei grossi respiri per calmarmi, mi fece raccontare meglio cos'era successo, è così feci non tralasciando alcun dettaglio compreso su quello che avevo scoperto riguardo la mia anima gemella… a fine discorso Deborah mi guardò con uno sguardo che nemmeno io stessa riuscì a decifrare, dicendomi:
«Se quello che dici è vero, allora vuol dire che Alexander potrebbe essere veramente il tuo compagno, di conseguenza le azioni che hai fatto sono per una giusta causa. In più la scelta era tra ucciderli e passare o fare ciò che hai fatto, quindi non credo che tuo padre ti giustizierà.»
«Dopo la storia del mulo mi fece promettere che fu per l'ultima volta e che avrei adoperato i miei poteri con più saggezza, e non lo fatto, anche se era per una buona causa mio padre non perdona, e se lascio che il rancore cresca nei loro cuori con per certo lo diranno a mio padre.» le spiegai meglio.
Mio padre è una persona buona e gentile, ma su una cosa non transige, ossia le regole, vuole che vanno rispettate e di conseguenza i prò ed i contro di esse valevano per tutti, dunque non mi avrebbe perdonato solamente perché sono la figlia.
«Allora c'è un modo per sistemare la situazione, non so se funzionerà ma almeno potresti provarci non credi?» mi disse all'improvviso distraendomi dai miei pensieri. Mi guardò per qualche istante prima di proseguire con tono serio: «Devi trovare la loro vera anima gemella, così facendo ti saranno riconoscenti e ti perdoneranno»
E se non l'avrebbero fatto ugualmente? Il rischio c'era, in più se lo avrei fatto sarei stata costretta a tornare a palazzo e non volevo dire a dio ad Alexander, perché una volta entrata in quel luogo sapevo di non poterlo mai più vedere. Sì Deborah usciva quando voleva ma rimaneva pur sempre la dea della discordia e per usare i suoi poteri doveva uscire e stare a stretto contatto con gli umani.
«E se non funzionasse?» chiesi di fatto.
«Almeno ci avrai provato, ma non puoi saperlo finché non ci provi.» mi rispose.
Aveva ragione, dovevo tentare. Feci un grosso respiro, scolandomi tutto d'un fiato lo scotch che vi rimase nel bicchiere per poi raggiungere i due Omega. Erano nella sala d'addestramento con Bastian, appena mi videro come sempre iniziarono a ringhiarmi contro, ma questa volta c'era Bastian con loro e rimproverandoli potetti finalmente avvicinarmi, forse dovevo pensarci prima a chiedergli aiuto ma ormai era tardi per piangere sul latte versato. Li presi in disparte ignorando le lamentele del Beta e dissi loro:
«Sentite io sono davvero dispiaciuta per ciò che è successo, nonostante vi avessi avvertiti in anticipo per prevenire tutta questa situazione, ma ormai è fatta e voglio tentare di sistemare la situazione. Io sono l'unica a poter trovare la vostra vera anima gemella che ne dite?»
Loro si guardarono dubbiosi l'un l'altro per poi esclamare all'unisono: «Come facciamo a sapere se possiamo fidarci di te?»
Avevano ragione a dubitare di me dopo gli ultimi avvenimenti, anch'io al posto loro avrei fatto lo stesso, ma dovevo sistemare le cose, così cercai di convincerli esclamando:
«Non potete, ma se volete dimenticare l'accaduto ed andare avanti con le vostre vite dovete fidarvi di me per forza»
Uno dei due avanzò verso di me, rispondendomi con un espressione cupa: «Ciò che ci hai fatto è stato davvero crudele, ma… la vecchia te non si sarebbe minimamente disturbata a scusarsi, ne tantomeno si sentirebbe così incolpa, dunque mi viene spontaneo chiedermelo, o sei veramente cambiata e ti dispiace veramente o hai paura di qualcosa.»
Il lupo era intelligente, ma su un punto di sbagliava le ipotesi che aveva accennato era vere entrambe mi dispiaceva veramente per ciò che ho fatto e si, avevo paura di mio padre, così decisi di essere onesta con loro e non solo per via del siero che era ancora attivo:
«Entrambe. Credetemi le mie intenzioni erano diverse, non volevo che vi capitasse ciò che vi è successo ma ripeto, ormai il danno è fatto di conseguenza vorrei poter riporvi rimedio e con l’imprinting dimenticherete immediatamente, questo imbarazzo che si è creato fra di voi.»
Anche se ancora scettici decisero di farsi aiutare. Avrei potuto trovare la loro anima gemella semplicemente chiudendo gli occhi, però per trovarle ci sarebbero voluti due giorni, ma se prendevo le loro mani il risultato sarebbe stato immediato, dunque chiesi loro di mettersi in cerchio tenendomi per mano, chiusi gli occhi ed iniziai a vagare con lo sguardo, portando la mia mente oltre la Taiga, e persino fuori dalla Russia fino ad arrivare in Australia dove vidi due sorelle con occhi e capelli neri, bassine è snelle che si muovevano svelte fra la vegetazione.
Appena le vidi mi fu tutto chiaro sul loro conto, la loro storia, e le difficoltà che affrontarono nell'arco della loro vita, erano perfette per questo branco. Avendole individuare non mi rimaneva altro che portare qui, di solito le regole consistevano nel condurle dai loro mate con segnali ed avvenimenti senza intervenire fisicamente, ma non potevo aspettare, e per risolvere il mio reato, dovevo farne uno più piccolo e poi così facendo avrei dato meno nell'occhio e mio padre non averebbe potuto vedere cosa stavo facendo.
Lasciai le mani dei due cani per poi scomparire davanti hai loro occhi. Mi telefrasportai davanti le due ragazze, che quando vi dividerò spuntare dal nulla si spaventarono a tal punto da cadere per terra. Le due mi fissarono sorprese, soprattutto anche per la mia altezza e per il mio aspetto, ma ora non aveva imporranza. Per mia fortuna sapevo tutte le lingue, essendo una dea è più ché normale, giusto? Così dissi loro:
«Passiamo i convenevoli, si sono nel vostro territorio, si mi sono teletrasportata e per completare l'opera sono la dea luna, ora dovete gentilmente seguirmi»
A riprendersi per prima fu la maggiore, rispondendomi a muso duro: «Si certo ed io sono la fata turchina.»
Dovevo immaginarmelo che non mi avrebbero creduto, se Alexander ed il suo branco lo anno fatto è solamente perché stando a stretto contatto con me, allungo andare anno unito i tasselli portandoli ad una sola soluzione. Dunque se volevo farmi credere dovevo dimostrargli di essere ciò che dicevo di essere, così feci un grosso respiro iniziando a dire a macchinetta:
«Tu sei Abbey e tua sorella minore di chiama Aliana. Siete sorelle gemelle nate nel branco nord ovest dell'Australia, chiamato anche come il branco senz'anima per via delle attività e le crudeltà che anno commesso. In seguito siete venute a conoscenza che fu proprio il vostro Alpha ad uccidere vostra madre, ed avete provato a vendicarmi ma un Licantropo che non è fedele al proprio Alpha, non è ben visto da nessuno di conseguenza non solo avete rischiato di modire affrontandolo, ma la nonima di traditrici vi ha reso delle emarginate dal resto di tutti gli altri branchi presenti. Ma io vi sto offrendo l'opportunità di ricominciare, di essere accettate in un nuovo branco, dove nessuno conosce la vostra storia ed anche se fosse vi è un Alpha meraviglioso che vi accetterebbe comunque.»
Le due ragazze si guardarono negli occhi con un espressione sognante, sentivo ancora il loro scetticismo nei miei confronti, ma sentivo anche la speranza crescere nei loro cuori. Avevano sofferto ed erano state emarginate solamente perché reclamavano vendetta per linguista morte della madre, quindi anche se un po' titubanti l'idea di avere di nuovo una famiglia, far parte nuovamente di un branco le rese speranzose.
Porsi loro una mano, e sorridendogli dissi:
«Su andiamo, fidatevi di me. In fondo non avete più nulla da perdere.»
Abbey ed Aliana mi guardarono con due sguardi timorosi, in passato di chi unque si erano fidate ne avevano pagato un amaro prezzo, dunque per loro era difficile lasciarsi andare, e come se le capivo bene…
«Ragazze» chiamai la loro attenzione. «So quello che avete passato e lo capisco, nonostante abbiamo passato situazione diverse. Vedete io una volta accoppiavo voi licantropi, ed inizialmente né ero entusiasta, poi però con il passare degli anni siete divertati sempre più avidi, a tal punto da rifiutare la vostra anima gemella e ciò mi fece un gran male, perché io non posso averla o all'epoca pensavo così, ma ciò fece crescere talmente tanto rancore da spingermi alla vendetta. Ma sappiate, io lo ottenuta però non è stata così soddisfacente come pensavo, voi avete continuato le vostre vite senza di me ed anche se siete più spietati rispetto al passato, non avete sentito la mia mancanza, anzi, mi avete persino dimenticata. Perciò vi chiedo, non fate il mio stesso sbaglio e permettetemi di rendervi felici con le vostre anime gemelle.»
Alla fine le ragazze accettarono di seguirmi essendosi commosse dal mio racconto. Quando le presentai hai due Omega, sentì quel forte impatto scoppiare nei loro petti, era come se dentro di loro ci fosse uno spettacolo pirotecnico, ricordando quella sensazione di amore incondizionato che provavo per loro in passato, ma... al tempo stesso ricordai anche del perché mi ero allontanata...
loro avranno sempre qualcosa in più, ciò che io non proverò mai, ovvero la consapevolezza di averla trovata o trovato, vedete il sentimento che si prova nel incrociare gli occhi del tuo mate e qualcosa di inspiegabile, cui io so solamente perché ho rubato un po' di quella conoscenza dai svariati licantropi che avevo accoppiato.
Purtroppo faceva ancora male, e molto, volevo anch'io provare questa sensazione ed anche se ora sapevo di avere anch'io un mate, sapevo benissimo che non avrei mai potuto provare ciò che anno loro, perché come già si sa, non posso usare il mio potere su me stessa, visto che sono io a creare questo legame di consapevolezza assoluto.
Decisi di lasciarli soli, anche perché era il loro momento non il mio, dunque mi allontanai senza farmi sentire per poi dirigermi in una zona dell'accampamento meno affollato, volevo rimanere sola, adesso come adesso sentivo un dolore così forte al petto che era come se qualcuno mi stesse trivellando la gabbia toracica.
Dopo svariate ricerche trovai un posto isolato nel cortile della base, mi rannicchiai dietro dei grossi massi iniziando a fare grossi respiri profondi per trattare le lacrime. Era da tanto che non piangevo per questa ragione, anzi, essendo più precisa era da tanto che non piangevo e basta, l'ultima volta che piansi fu se non ricordo male con Alexander per una qualche strana ragione che in questo momento mi sfuggiva.
Rivivere quella sensazione mi distrusse completamente, ma il mio intento di rimanere sola non durò allungo perché due forti braccia mi abbracciarono da dietro.
«Elieen ti ho cercato per tutta la mattinata dove sei…» disse Alexander, ma non lo faci nemmeno finire che con uno scatto mi girai e lo strinsi in un forte abbraccio, facendo sprofondare il mio viso sul incavo del suo collo. Provò a chiedermi del perché ero triste, ma dopo svariati tentativi ottenendo come risultato il silenzio più assoluto smise di farmi pressioni stringendo ancora di più l'abbraccio.
Passammo alcuni minuti in quella posizione, e solo dopo essermi calmata gli raccontai dell'accaduto e con mia grande sorpresa, mi venne naturale descrivergli anche come mi fece sentire, e non era l'effetto del siero perché dentro di me sentivo di potermi aprire con lui. Alexander ascoltò tutto il discorso con molta attenzione, dandomi di tanto in tanto qualche carenza e bacio per confortarmi. A fine discorso mi scostò gentilmente una ciocca di capelli, per poi dirmi con tono dolce:
«Se ti fa soffrire nessuno ti costringe a farlo, e poi non è vero che non proverai mai quella sensazione perché sarò proprio io a farti suscitare quel sentimento che tanto desideri, io farò di tutto per darti ciò che vuoi, è questa è una promessa.»
Lo guardai meravigliata, nonostante tutte le cose che gli ho detto e gli ho fatto lui è ancora qui per me, per aiutarmi e se vero ciò che dicono Biscotto e Farina volevo scoprire se era lui la mia anima gemella, ma una parte di me sperava che fosse lui. Anche se potessi negarlo all'infinito, dovevo essere sincera almeno con me stessa ed accettare il fatto che mi ero già affezionata a lui, era un dato di fatto. Così lo guardai dolcemente ed abbozzando un sorriso dissi un po' giù di corda:
«Grazie.»
Alexander di risposta mi posò una mano sulla fronte, e facendo un grosso sospiro disse con tono scherzoso:
«Meno male, per un attimo ho pensato che tu avessi la febbre, non farlo mai più mi hai fatto preoccupare.»
Gli diedi una piccola spinta per poi rispondergli ridacchiando: «Stronzo.»
«Adesso si che riconosco la mia Elieen.» disse ridacchiando a sua volta.
Ci guardammo negli occhi per qualche minuto fino a quando le nostre labbra come se attratte da una forza invisibile, si sfiorarono con desiderio e passione fino a sfociare in un bacio carico di ardore l'uno per l'altra. Alexander passò una mano fra i miei capelli, intrecciando la sua lingua nella mia.
Il suo sapore, il suo profumo mi annebbiavano il cervello, o se vogliamo dirla meglio, annebbiavano la mia parte rancorosa e cattiva facendo emergere la me stessa di un tempo. Era davvero un bene? Insomma è veramente giusto tornare sui miei vecchi passi? Se avevo preso questa direzione era perché la ritenni la scelta più giusta per me, per non soffrire mai più, eppure eccomi qui a giocare con l'ignoto.
Non sapevo se questa relazione mi avrebbe portato nella direzione da me sperata ma decisi di tentare ugualmente, volevo dare loro un ultima possibilità per riscattarsi, magari questa volta non mi daranno più per scontata, non saranno avidi né pretenderanno da me l'impossibile, magari questa volta mi rispetteranno. Alexander mi aveva mostrato un lato dei licantropi che nemmeno io conoscevo, lui mi aveva fatto capire che potevano anche essere buoni e comprensivi spero solo di non rimpiangere questa decisione in futuro.
Mentre mi abbandonavo ad Alex in me crebbe un dubbio talmente pericoloso da portarmi al panico più totale… che giorno era oggi? Forse stavo solo esagerando, ma con Alexander perdevo totalmente la cognizione del tempo e dello spazio, mi faceva volare su una nuova, ed era sia un bene che un male, perché per quanto sia bellissimo, non mi era concesso perdermi in questo modo, non se avrei potuto far del male a qualcuno che amavo.
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*Mille anni prima*
*Dal punto di vista di Deborah*
Avanzai per i corridoi del palazzo, ed essendo tarda notte in giro non vi era nessuno, dunque non avrebbero potuto vedere ciò che stavo per fare.
Andai nella cella dove vi era stata rinchiusa Elieen, appena sentiti il mio odore lei dall'altra parte iniziò a ringhiare e sbattere contro di essa come un ossessa.
La sua forma lupo era davvero incredibile, forte, bella, aggraziata, ma al tempo stesso fatale in questo specifico giorno, difatti oggi è l'unica occasione in cui lei non riesce a controllare la sua parte animale, ed è perfetto per il mio scopo, se volevo che il piano avesse successo dovevo avere pazienza e starle accanto.
Solo in un occasione ebbi la disgrazia di incrociare il suo sguardo quando non era in se, i suoi occhi trasudavano sangue talmente erano feroci, ed era più grossa ed infuriata del normale, in pratica una vera è propria macchina da guerra. Ebbene sì, provai anche in passato a farla scappare in questa condizione, ma non andò a buon fine, nonostante non avessero scoperto che c'era il mio zampino, purtroppo suo padre riuscì ad arrestare la sua fuga prima che lasciasse il palazzo Reale. Ma questa volta non avrei sbagliato, soprattutto questa volta sarei stata più cauta nel liberarla, se mi mordeva o graffiava in queste circostanze per me era la fine.
Adesso come adesso non avrebbe riconosciuto nemmeno suo padre, figuriamoci io che sono sua amica o quasi. Anche se timorosa tolsi le catene ed i lucchetti dalla sua cella, e facendomi forza sollevai anche la grande trave in acciaio che sbarrava la pesante porta.
Ma doveva sembrare un incidente, se il padre di Elieen scopriva che l'avevo liberata io tutti i miei progetti ed i miei sforzi sarebbero andati in fumo, dunque era necessario che distruggesse la porta. Il tempo scorreva e dovevo muovermi, non sarebbe stata buona ancora per molto, in preda alla furia mi avrebbe azzannato, dunque mi sbrigai a posizionare la sbarra trasversalmente, in modo tale da fare pressione sia sulla porta che per terra, in questo modo avrebbe retto per poco, ma il tempo sufficiente per permettere ad Elieen di sfondare la porta.
Fatto ciò me ne tornai nelle mie stanze, dovevo solo aspettare ed avere pazienza, con il tempo tutto Sarebbe andato secondo i miei piani.
nota autore:
Via con le ipotesi, secondo voi cos'ha in mente Deborah? È perché si comporta così? 😂😂😂
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