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Liberté

La liberté est le droit de faire tout ce que les lois permettent

-Montesquieu

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Camila appoggiò un braccio contro il bordo dello sportello, tenendosi poi la testa, appoggiandola sul palmo della mano. Le due ragazze erano ripartite dalla pausa pranzo da pochi minuti, ma sembrava di non essere in realtà mai scese dall'auto. Quando Lauren le aveva detto che per arrivare in Alabama ci sarebbero volute 10h, Camila aveva pensato ad un tempo ipotetico, un modo per dire che ci avrebbero messo tanto.

Non immaginava che fosse seria.

Camila immaginò che il suo fondoschiena stesse assumendo pian piano le dimensioni del sedile, o che stesse modellando quest'ultimo, lasciando così la sua impronta. Dopo due ore seduta quasi nella stessa posizione e il solo pensare di doverne trascorrere altre quattro o di più, incominciò a sentire piccoli dolori ovunque. Come se il suo corpo le stesse implicitamente chiedendo di muoversi.

Allungò la mano verso la radio, abbassando leggermente il volume così che la ragazza al suo fianco riuscisse a sentire quello che aveva da dire. "Lauren," mormorò incerta. "Lo so che abbiamo mangiato due ore fa, ma possiamo fermarci?"

Lauren, la quale aveva subito concentrato la sua attenzione sulle parole di Camila, alzò gli angoli delle labbra a formare un sorriso. "Affamata? In qualche modo sospettavo che hamburger e patatine non ti sarebbero bastati," la ragazza si lasciò scappare una piccola e bassa risata dalle labbra. Le due avevano pranzato in una tavola calda appena fuori Miami.

Camila, invece, emise un mugolio di protesta scuotendo la testa. "Non ho fame," disse appoggiando una mano sulla propria pancia. "E anche se l'avessi, non potrei mangiare nulla," aggiunse, alludendo al fatto che erano circondate dall'autostrada, senza nessun cenno di un qualche posto dove mangiare e non avevano neanche portato nulla con loro. "Sono solo un po' scomoda, vorrei sgranchire le gambe."

"Oh, certo. Tra una ventina di minuti dovremmo arrivare in un posto, lì potremo fare una pausa. Un'ora massimo, non voglio arrivare in Alabama a notte fonda." con un gesto della mano si sistemò meglio gli occhiali da sole sul naso e continuò a tenere lo sguardo fisso sulla strada davanti a sé. Sempre con la stessa mano che aveva usato nel movimento precedente si allungò per regolare il volume della radio, ma Camila glielo impedì, schiaffeggiandole scherzosamente il dorso della mano con la sua, facendola così ridere rumorosamente. "Ma ehi!"

"Dimmi dove stiamo andando adesso e potrai rimettere la tua musica." le disse Camila, alzando innocentemente entrambe le braccia e in contemporanea le spalle. La ragazza vide gli occhi di Lauren roteare velocemente alla sua domanda e un sorriso scherzoso formarsi sulle sue labbra.

Tamburellando le dita contro il volante, Lauren si prese qualche minuto per rispondere. "Mio cugino mi ha parlato di un vecchio Supermarket in questa zona. Dovremmo essere quasi arrivate. Facciamo la scorta per qualche giorno, così sarai libera di mangiare quanto e tutto ciò che vuoi,"

Camila incurvò di poco le sopracciglia in un espressione confusa, per poi annuire con il capo. Quando spostò il viso ad osservare la strada, vide in lontananza un piccolo Supermarket. Man mano che si facevano più vicine, Camila riusciva a delinearne in modo chiaro i dettagli. Sembrava abbandonato ormai da tempo. La scritta Stop & Shop, posta al di sopra della struttura quasi decadente lampeggiava ininterrottamente, ma la luce che emanava era flebile, come se si stesse per spegnere da un momento all'altro. L'edificio aveva un colore giallastro-marroncino, dato probabilmente dai colori originari e dalla muffa che ormai stava ricoprendo le mura. Alcuni vetri erano stati spaccati verosimilmente da dei sassi e la porta principale era aperta, quasi spalancata.

"Beh," disse Camila incerta, nel mentre che Lauren fermava la macchina nello spiazzo riservato alle auto per fare il pieno di benzina. "Mi sa che tuo cugino si è dimenticato di dirti un dettaglio fondamentale. Questo posto è chiuso da tempo, direi."

Lauren rise, scendendo dall'auto e chiuse dietro di sé lo sportello con un tonfo. "Proprio non le conosci le regole della strada tu, vero?" le chiese, facendo il giro delll'auto per dirigersi verso l'entrata del Supermarket. "Forza, abbiamo poco tempo."

"Ma..." farfugliò Camila, confusa, per poi balzare fuori dall'auto quando vide la ragazza sparire dentro il Supermarket. L'interno era anche peggio. Alcuni scaffali erano stati completamente svuotati e rovesciati per terra. Altri, invece, avevano ancora qualche snack e con grande sorpresa di entrambe, i freezer, attaccati a due delle quattro pareti, erano in funzione e pieni di bibite. "Come diamine è possibile?"

"Strano vero? Noi paghiamo oro per tenere accese queste merde fallite e desolate, nel mentre che giù in città ci sono famiglie alle quali staccano la luce ogni giorno e che muoiono di fame." Lauren scosse la testa e si allontanò, incominciando a rovistare tra i vari scaffali e si infilò alcuni snack nelle tasche.

Camila rimase immobile vicino ai freezer, non molto distante dall'entrata. Il posto puzzava di polvere e di chiuso. Quell'odore che hanno le case vecchie e mal ridotte. Le mura erano color bianco pallido, ricoperte da varie crepe spesse qualche centimetro. La ragazza pensò che sarebbe crollato tutto al prossimo soffio di vento. "Ma possiamo farlo? Cioè...non è legale..."

Lauren, ascoltando distrattamente le parole della ragazza, continuò a prendere ciò che le piaceva e a scartare quello che invece era scaduto. "Rubare è un reato. Ma guarda questo posto, siamo nella terra di nessuno. Al confine tra uno stato e l'inizio di un altro," alzò leggermente lo sguardo, così da poter notare che Camila, vinta dalla curiosità e forse dall'adrenalina di un'azione nuova, stava incominciando a guardarsi intorno, studiando cosa prendere. "Nessuno verrà a cercarci, perché nessuno viene mai a controllare questi posti. Ci sono migliaia di Autogrill abbandonati nei confini degli stati, soprattutto in periferia, non preoccuparti. Andrà tutto bene."

Attirata dalle parole di Lauren e desiderosa di provare, Camila incominciò a rovistare nei freezer, prendendo ogni tipo di bevanda che le capitava sott'occhio. Non aveva mai rubato in un negozio prima d'ora. Una volta, però, ci era arrivata molto vicina. Era in un negozio di libri usati e desiderava con tutto il cuore comprare un atlante geografico con rappresentati tutti i pianeti del Sistema Solare. Lo voleva. Immensamente. Ma costava troppo e lei aveva soltanto la metà di quei soldi. Il proprietario del negozio andò sul retro per svuotare alcuni scatoloni, lei lo seguì con lo sguardo e pensò che fosse arrivato il suo momento. Se voleva scappare con quel libro, doveva farlo in quell'istante. Fece tutto il giro degli scaffali, ma quando arrivò davanti alla porta non ebbe il coraggio di uscire. Si disse che non le sarebbe servito poi così tanto. Che poteva averlo in altri modi, non ne valeva la pena, insomma.

Ma questa volta nulla la fermò. Sicuramente non stava facendo una cosa giusta, ma avrebbe trovato più tardi una soluzione. Prese tutto quello che desiderava, le sue tasche stavano quasi per esplodere. Fortunatamente, Lauren trovò sotto la cassa qualche busta dimenticata e le due incominciarono a riempire anche quelle.

"Va bene," mormorò Lauren, gettando una rapida occhiata verso tutto il cibo che avevano preso. "Io vado a fare benzina. Tu prendi altro, se ti va, ma per me può bastare così," senza aspettare una risposta, si avviò verso la macchina, lasciando l'edificio. Camila, per quanto fosse incantata dal gesto appena fatto, decise di limitarsi semplicemente ad uscire dal Supermarket, anche perché a suo avviso, avevano tutto quello che serviva. Quando varcò la soglia dell'uscita, una sensazione nuova la investì. Si sentì appagata, compiaciuta. Riconosceva di aver fatto un'azione moralmente sbagliata, ma l'adrenalina si era sostituita alla colpevolezza, facendola sentire così lieta che tutto fosse andato secondo i piani, felice nell'avere del cibo per i prossimi giorni e contenta di andare via, lasciando quel posto. L'ansia per il poter essere scoperta e passare dei brutti guai era quasi svanita del tutto, poiché sapeva che avrebbero lasciato quel Supermarket presto.

Arrivata all'auto, appoggiò le buste nei sedili posteriori, assicurandosi che rimanessero ben nascoste ma allo stesso tempo gli snack fossero facilmente afferrabili, qualora avessero avuto fame durante il viaggio.

Lauren finì presto di far benzina e dopo aver sistemato le loro cose, ripresero il viaggio. Qualcosa nel clima era cambiato, non c'era più quell'aria di freddezza e di timidezza che impediva, ad entrambe, di iniziare un discorso. Anzi, Camila stava pian piano incominciando a prenderci la mano. "Non mi hai ancora detto nulla di te!" esclamò.

La ragazza fece un piccolo balzo, divertita dall'enfasi usata da Camila. "Beh... che cosa vorresti sapere?" Lauren accennò una piccola risata, appoggiando il gomito contro lo sportello e tenne il volante con una sola mano. Incurvando le sopracciglia in un espressione pensosa, Camila rimase in silenzio qualche secondo, per poi rispondere alla sua domanda alzando le spalle. Lauren, allora, rise scuotendo la testa per via della reazione della ragazza al suo fianco. "Woah," farfugliò. "Ci penso io. Mi chiamo Lauren Michelle Jauregui, ho 22 anni, ho finito il liceo qualche anno fa e mi sono iscritta al college. Ho incominciato uno stage alla LandLow's e ho scelto di fare questo viaggio proprio per documentarmi il più possibile su tutti i luoghi," La LandLow's era la più grande casa editrice specializzata in guide turistiche di tutta l'America. Lauren aveva incominciato a lavorare lì durante il suo secondo anno del college ed era stata assunta subito. Cercavano persone con nuove idee, ma, soprattutto, con del potenziale. E Lauren aveva entrambe le cose. "Il mio datore di lavoro mi ha dato questa opportunità e io ho colto l'occasione. Un viaggio e una ricerca, lavoro e piacere. Voglio scrivere una guida turistica che non elenchi in modo freddo e distaccato i nostri Stati, ma che vada più in profondità. Vorrei che la gente si meravigliasse, scoprendo cose che non vengono mai raccontate o descritte da nessuno." rimase in silenzio qualche minuto, per poi riprendere il suo discorso. "Per quanto riguarda la mia famiglia, ho una sorella e un fratello, entrambi più piccoli di me. Mio fratello Chris va al college, invece mia sorella Taylor è ancora al liceo. Tu? Parlami di te,"

Camila annuì con il capo, ascoltando attentamente le sue parole. "Io mi chiamo Camila Cabello, non è il mio nome intero, ma quello te lo dirò casomai più avanti, ho quasi 20 anni e ho finito il liceo l'anno scorso anche se continuo a studiare a casa con... mia sorella," si schiarì la gola velocemente. Sentendosi scomoda a parlare di sé, per via del fatto che ancora non si fidava al 100% e non voleva rischiare di rimanere delusa nel caso che tutto questo non fosse andato nel verso giusto. Camila cercò di focalizzare l'attenzione su qualche altro argomento. "Ma davvero tuo padre ti appoggia in questo viaggio?" chiese, incominciando a battere i piedi silenziosamente contro il fondo della macchina.

"Sì," rispose velocemente, tenendo lo sguardo rivolto verso la strada. "Non mi aspettavo che potesse essere così comprensivo, ma mio padre è sempre stato così. Imprevedibile e sorprendente allo stesso tempo. Pensa che mi ha pure dato la sua carta di credito, quella che usa per le 'emergenze'. Quella difficile da convincere è stata mia madre. Ha passato due ore ad urlare e a decantare quanto fosse una cosa inutile, insensata, stupida, poi si è calmata, o meglio, con la sua abile parlata mio padre è riuscito a farle cambiare idea," fece una piccola pausa, sistemandosi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio dato che il vento glielo aveva portato fastidiosamente davanti al viso. "Certo, non è ancora del tutto contenta, ma si fida di me. Sa che non sto facendo nulla di male."

"Avrebbero motivo di non fidarsi?" le chiese Camila, allungando una mano ad afferrare uno snack a caso dentro la busta della spesa. Tirò un sospiro di sollievo, allargando le labbra a formare un largo sorriso quando si ritrovò tra le mani uno Snikers, ovvero la sua merendina preferita.

Lauren rimase qualche secondo in silenzio, per poi scuotere la testa velocemente. "No! Ovvio che no!" rispose velocemente e con troppa enfasi. Nel mentre che riprendeva il suo discorso, la ragazza al suo fianco scartò lo snack, incominciando a mangiarlo lentamente. "Cioè...sono una persona affidabile. Certo, mi piace divertirmi, a chi non piace? Ma entro certi limiti. Sono sempre stata indipendente ma con la testa sulle spalle," dopo aver cambiato marcia e spinto leggermente di più sull'acceleratore, Lauren ruotò il viso verso Camila. "E i tuoi? Come hai fatto a convincerli?"

Per poco Camila non si strozzò con il boccone che aveva appena ingoiato. Tossì rumorosamente, portandosi una mano sul petto. "Dovrebbero metterci meno noccioline," mentì, data l'espressione confusa che si formò sul viso di Lauren alla vista della sua reazione. "Ehm, comunque...anche mia madre ha capito. È una persona molto comprensiva, mi ha sempre dato una mano in tutto. Mi ha detto che era una pazzia, perché diciamolo, stiamo facendo una pazzia, ma che alla fine dovevo decidere io," Camila alzò leggermente le spalle, appoggiandosi contro il sedile. "Si fida di me. Tutti si fidano di me."

"Te l'ho detto. Tu hai quella luce negli occhi," le rispose semplicemente Lauren, alzando gli angoli delle labbra a formare un sorriso. Sembrava soddisfatta o della sua risposta, o di aver trovato una persona che condividesse con lei questa avventura. Che avesse quella luce. "Ed il resto della tua famiglia?" continuò a chiederle, dopo pochi minuti di silenzio. "Erano tutti d'accordo?"

Camila si irrigidì. Non voleva parlare di quello. Non ora. Lauren era una sconosciuta per lei, perché avrebbe dovuto aprirsi con lei, raccontandole tutti i problemi della sua vita? "Sì," rispose in modo freddo, facendo intendere alla ragazza al suo fianco che non aveva alcuna intenzione di approfondire l'argomento.

Ma l'attenzione di Lauren, in realtà, si era già spostata sul grande cartello stradale che le segnalava l'arrivo in Alabama. La ragazza alzò gli angoli delle labbra a formare un sorriso ampio per poi indicare a Camila, con un piccolo movimento del capo, di osservarlo. "Sweet home, Alabama," sussurrò.

"Where the skies are so blue," rispose velocemente Camila, accennando una mezza risatina bassa.

Quando Lauren capì che la ragazza aveva colto il suo scherzo e la sua citazione, scoppiò in una rumorosa risata, spostandosi i capelli su una spalla con un gesto veloce della mano. "Sweet home Alabama," ripeté ancora una volta.

Camila girò il viso verso quello di Lauren, che nel frattempo continuava a guidare dentro le stradine della città. "Lord, I'm coming home to you!" esclamò canticchiando le note di quella canzone e alzò le braccia al cielo come per esultare. Le due ragazze risero per diversi minuti, tanto che Camila sentì una piccola fitta allo stomaco.

"I Lynyrd Skynyrd sarebbero fieri di noi in questo momento," bofonchiò Lauren tra le risate. Guidava velocemente e con grande convinzione, come se conoscesse già le strade. Avevano una cartina, ma Camila sapeva e sospettava che in realtà Lauren non la seguisse affatto. Per le strade di Mobile non c'era nessuno. Non doveva essere una città particolarmente attiva la notte, o probabilmente solo la zona dove loro erano appena arrivate. "Regola numero uno," esordì Lauren, fermando la macchina al semaforo. I lampioni illuminavano leggermente le vie e le case circostanti. Tutti gli edifici erano di un'altezza smisurata, probabilmente le due ragazze avrebbero impiegato mesi a contare tutti i piani di un solo palazzo. "Non combineremo mai nulla, se non sappiamo dove siamo. Cosa sai su Mobile?"

Camila inclinò di poco il capo, appoggiando la guancia contro il palmo della mano, nel mentre che preparava una risposta nella sua testa. "Beh," farfugliò, arricciando il naso. "È la terza città più importante e si trova sud-ovest dell'Alabama, inoltre fu la prima città statunitense ad aver organizzato feste per l'ultimo giorno del Carnevale, il Martedì Grasso, c'era scritto nel mio libro di storia."

Lauren rise rumorosamente, annuendo con la testa. "Esattamente."

"Mi sembra che non sia una cittadina molto attiva la notte," continuò Camila, guardandosi attorno più volte. Nel tragitto verso il Motel, la ragazza non vide neanche una luce accesa in nessuna delle case vicino a loro. Camila pensò a due opzioni: o tutti stavano dormendo, o l'intera città era disabitata.

Arrivate al 555 Government St, Lauren fermò l'auto in un parcheggio. "Budget Inn Motel,"  lesse, nel mentre che scendeva dall'auto, chiudendosi lo sportello alle spalle. "Vado a chiedere se hanno camere disponibili...ma penso che saremo fortunate," lo sguardo della ragazza si spostò verso gli altri parcheggi vuoti di proprietà del Motel, il che segnalava che forse erano le uniche ad aver scelto di fermarsi lì per quella notte.

Camila, nel frattempo, prese entrambe le borse dal portabagagli, notando che quella di Lauren era nettamente più leggera della sua, nonostante lei non l'avesse riempita poi così tanto. Afferrò la busta con dentro gli snack, che ad occhio e croce ipotizzò che sarebbe stata la loro cena, dirigendosi poi verso le scale che portavano alle camere.
Una volta arrivata nel lungo corridoio, si guardò intorno, osservando quanto fosse trascurato quel posto. La ringhiera era quasi completamente arrugginita e storta in alcuni punti, il legno delle porte delle stanze aveva qualche buco, coperto da un pezzo di scotch marrone. Il numero delle stanze era stato scritto a mano, con una vernice color bianco panna, ma con il passare del tempo e l'arrivo dell'umidità, si era scrostata in alcuni punti, tanto che alcuni numeri erano quasi indecifrabili. Camila appoggiò i due bagali nel corridoio, camminando avanti e indietro. Il pavimento scricchiolava ad ogni suo passo e questo la faceva sentire instabile. Quando poi si fermò e sentì il pavimento continuare a scricchiolare, si girò di scatto, notando che Lauren si stava avvicinando a lei con un paio di chiavi in mano.

"Stanza n°40!" escalmò Lauren, sventolando le chiavi vicino al viso della ragazza, una volta arrivata vicino a lei. Afferrò il suo bagalio, caricandoselo sulle spalle, per poi incominciare a camminare nel lungo corridoio. "Ho parlato direttamente con la proprietaria e mi ha detto che la nostra è la stanza migliore, ma onestamente non so quanto sia vero."

Dopo aver infilato la chiave nella serratura, per aprire la porta ci volle qualche spallata e spinta forte, ma le due riuscirono finalmente ad entrare all'interno della stanza.
L'odore di polvere e muffa subito si insinuò nelle loro narici. "Che puzza," borbottò Camila, portando la mano libera a tapparsi il naso. "Sarà pure la stanza migliore, ma qui non entra nessuno da secoli."

La piccola stanza rettangolare aveva le pareti completamente rivestite in legno e due sole finestre, una nella stanza e una molto piccola nel bagno. I due letti erano sistemti nei due angoli del lato corto della stanza, più vicini alla porta d'ingresso. Gli unici mobili presenti erano due comodini e un piccolo armadio, che le due ragazze si rifiutarono categoricamente di controllare.
Camila si sistemò nel letto più lontano dalla porta e quando si sedette, una molla del materasso saltò, producendo uno strano rumore che fece ridere entrambe le ragazze. "Beh, ottimo direi," disse Lauren tra le risate, nel mentre che tirava fuori dalla sua borsa il pigiama.

Quando la ragazza entrò nel bagno per cambiarsi, Camila sentì il proprio cellulare squillare e incominciare a vibrare sul comodino dove lo aveva appoggiato, segnalandole così una chiamata. Il suo viso si illuminò quando lesse nel display il nome di Callie.

"Pronto?" mormorò a bassa voce, per evitare che Lauren la sentisse, mantenendo un ampio sorriso sulle labbra.

Ma la voce che le rispose, non fu quella della donna alla quale apparteneva il numero. "Ciao sfigata,"  le rispose in modo scherzoso Veronica.

"Oh, sei tu," Camila sbuffò rumorosamente, mantenendo un tono scherzoso. "Che carina, ti manco tanto vero?"

"Non sperarci, ho già trasformato la tua stanza nel mio studio personale. Mamma voleva sapere tue novità, ma logicamente ha chiesto a me di chiamarti." 

Camila sapeva che Veronica, a modo suo, stava scherzando e qualcosa dentro di sé le diceva che la ragazza sentiva la sua mancanza. "E come mai usi il suo telefono? Avevi paura che non ti rispondessi vedendo il tuo numero?" rise poi rumorosamente.

"No. Tom ha fatto cadere il mio telefono nella vasca. A scuola gli hanno detto che i nuovi telefono sono tutti impermeabili e resistenti all'acqua...beh, non il mio. Allora, mi dici come stai?"

La ragazza scosse la testa, nel mentre che si alzava dal letto e incominciò a passeggiare lentamente per la stanza. "Sto bene, va tutto bene. Siamo appena arrivate al Motel... è un po' malandato ma era il più economico in città."

"Stai mangiando?" le chiese Veronica dopo qualche secondo di silenzio.

Camila rise rumorosamente, sapendo che Veronica stava solo riferendo le parole e preoccupazioni di Callie. Appoggiò la schiena contro il muro, incastrando il telefono tra la spalla e l'orecchio e si morse leggermente il labbro inferiore. "Di' a Callie che sto bene, davvero. Ora devo andare, sono molto stanca. Saluta tutta la truppa e abbracciali forte,"

"Contaci," rispose velocemente Veronica, con un tono ironico e scherzoso. "Va bene Mila. Buonanotte,"

Le due si salutarono e nel mentre che Camila sfilava il telefono da sotto l'orecchio, Lauren uscì dal bagno. La ragazza le rivolse uno sguardo veloce per poi alzare gli angoli delle labbra in un ampio sorriso. Indossava un pigiama scozzese color verde scuro con alcuni quadrati rossi e blu. "Tua madre?" chiese, indicando con un piccolo cenno del capo il telefono che Camila teneva ancora tra le mani.

Camila rimase qualche secondo in silenzio a pensare ad una risposta. Abbassò lo sguardo sul suo telefono per poi scuotere la testa velocemente. "No, mia...sorella," rispose alzando le spalle, avvicinandosi nuovamente al letto per prendere la sua roba e andò a cambiarsi in bagno, indossando il suo pigiama preferito, tutto celeste con delle cuciture bianche e un piccolo taschino sul petto.

Quando ritornò nella stanza, Lauren era già sotto le coperte che controllava qualche cosa sul cellulare. Camila lasciò i vestiti sporchi sopra il suo bagaglio e si infilò sotto le coperte, facendo scricchiolare rumorosamente il letto. Le due ragazze si scambiarono un veloce 'Buonanotte' per poi spegnere entrambe la luce.

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Camila si ritrovò seduta nel letto con le gambe incrociate sul materasso. Non sapeva con certezza che ore fossero, ma la Luna era alta nel cielo. Riusciva a vederla dalla finestra, attraverso un piccolo spiraglio che la tenda aveva lasciato scoperto. Rimase immobile ad osservarla, così grande e luminosa, nel mentre che i ricordi si facevano largo nella sua mente.

Flashback

"Veronica, lo sai che non possiamo andare sul tetto di notte, Callie non vuole..." disse una Camila di 8 anni, nel mentre che seguiva la sua impavida sorella verso le scale che portavano al tetto dell'orfanotrofio. Ormai esperte, saltarono con un piccolo balzo l'ultimo scalino, che era famoso per scricchiolare rumorosamente e rovinare sempre i loro piani.

"Andiamo Cami! Non lo scoprirà!" rispose a bassa voce la bambina, prendendo per mano Camila e aiutandola ad uscire dalla finestra. "Oggi c'è la Luna piena! Mi hai promesso che l'avremmo vista da vicino!"

Nel tetto vi era un piccolo spiazzo dove Callie aveva sistemato dei divanetti e dei comodi cuscini. Spesso infatti portava la sua truppa a vedere il paesaggio. Era anche grazie a questo che Camila aveva preso la sua passione per le stelle e tutto ciò che stava nel cielo.

"E va bene," borbottò Camila, prendendo posto in uno dei divanetti. "Hai portato il binocolo?" alla risposta affermativa di Veronica, Camila si avvicinò di più al suo fianco.

"Guarda! Sembra una faccia!" esclamò Veronica quasi saltellando. Si schiacciò i binocoli contro gli occhi e continuò ad osservare la Luna, mantenendo un ampio sorriso sulle labbra.

Camila scosse di poco la testa, divertita dalla reazione di sua sorella. "Non è una faccia, sono delle montagne molto alte, insieme ai mari, che rendono la Luna più scura in alcuni punti,"

"E perché ci sono delle montagne? Come si sono formate?" chiese Veronica con un tono di voce curioso, ruotando il viso ad osservare quello di Camila.

La bimba in risposta arricciò il naso, spostando l'attenzione sulla Luna. "I crateri sono causati da impatti di meteoroidi, asteroidi e comete. Questi impatti hanno formato delle catene montuose in diversi punti della superficie. Successivamente, ci furono delle eruzioni di materiale molto caldo e si formarono i diversi mari."

"Woah," esclamò Veronica trattenendo una rumorosa risatina. "Sai un sacco di cose, secchiona."

"Smettila!" mormorò Camila, prendendo un cuscino che lanciò poi verso Veronica, colpendola sul braccio. Non le piaceva quando la chiamava così.

Le due risero e rimasero ad osservare la Luna ancora per diversi e lunghi minuti, poi il sonno incominciò a farsi pensante e il vento diventò più freddo.
Insieme lasciarono il tetto, ritornando nelle loro camere senza far rumore.

Fine Flashback

Lauren si svegliò lentamente, girandosi su un fianco. Era ancora notte fonda e quando aprì gli occhi, vedendo Camila seduta rilasciò un piccolo sospiro. "Non riesci a dormire?" disse con voce roca, restando sotto alle coperte.

Camila non distolse gli occhi dalla Luna e alzò leggermente le spalle in risposta alla domanda della ragazza. "Hai visto che bella la Luna? Sapevi che prima era molto più vicina? Si sta allontanando ogni anno di 3,8 cm dalla Terra, ma prima le era praticamente attaccata. E le vedi quelle macchie più scure? Quelle che sembrano tanto formare una faccia? Ecco, sono delle catene montuose che si sono formate dopo la formazione dei crateri e dalla caduta dei meteoriti. Poi-"

"Mmh," mugolò Lauren, strofinandosi gli occhi ancora assonnata, per poi ruotare sul fianco opposto, dando le spalle alla ragazza. "Ritorna a dormire Camila," le disse con voce bassa e roca, per poi addormentarsi quasi subito.

Camila rilasciò un piccolo sospiro, scivolando nuovamente sotto le coperte. Ruotò il viso un'ultima volta verso la Luna, che ormai era stata coperta quasi del tutto da una nuvola. Accennò un piccolo sorriso, per poi chiudere gli occhi, cadendo velocemente in un sonno profondo.

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