Elena's pov

Mio padre mi chiamò, il suo tono era severo ma nascondeva una strana eccitazione, che però percepii ugualmente.

Elena, è questo il nome che sedici anni fa mi fu donato da quello che considero mio padre e con cui sono costretta a vivere.

«Eccomi papà, perché mi avete chiamata?» chiesi, cercando di nascondere la mia paura.

«Non azzardarti mai più a chiamarmi "papà", intesi?» mi urlò contro.
Sussultai per il suo improvviso cambio di tono. Annuì abbassando il viso. Sbuffò per niente contento.
«Andrai a vivere a Londra da un mio caro amico, perché io non posso più mantenerti, quindi fai le valige e comportati bene.» disse e per poco mostrai tutta la felicità che provai in quel momento.

Cercai di trattenere un sorriso e mi diressi di nuovo verso la mia stanza, dopo averlo salutato con una riverenza.
I miei passi risuonavano leggeri nel corridoio, come se non aspettassi altro se non quello. Prima o poi sarebbe accaduto, lo sapevo, ma ora che quel mio maledetto sogno si era avverato, non potevo credere che fosse reale.

Mi gettai sul letto e nascosi il mio sorriso tra le candide coperte del mio letto, abbandonandomi al tiepido calore di quel piccolo rifugio.

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[Revisione iniziata]
Non andate avanti.
È un avvertimento.
Non tutti i capitoli sono stati revisionati quindi non leggete, grazie per l'attenzione.

(Tengo la storia solamente per valore affettivo).