Capitolo V
È nel momento delle decisioni che si plasma il tuo destino
Meburn era tornata a essere la solita città cupa e nuvolosa.
Un grande strato di nuvole copriva tutto il cielo, impedendo ai raggi del sole di toccare la superficie.
La città era stranamente silenziosa, forse a causa della forte pioggia che bagnava le strade.
Era passata una settimana dalla festa dei fiori e dall'incontro con l'uomo misterioso.
Non era più tornato sul luogo, ma si tormentava sull'accaduto ogni giorno.
Marcus aveva detto che era rimasto nella casa cinque ore, ma com'era possibile?
Cinque ore erano davvero troppe.
Possibile che si fosse addormentato e fosse stato tutto un sogno?
Oppure stava completamente impazzendo?
Liam continuò a rimuginare su tutto ciò, finché la voce di sua nonna lo chiamò dal piano inferiore: «Tesoro, potresti venire giù un momento?»
Liam percorse le scale che portavano alla cucina, dove la donna lo aspettava pazientemente.
«Come stai?»
«Bene. Ti serve qualcosa?»
«Sì, ho bisogno che tu vada nel negozio di fiori del signor Rymer»
«Per quale motivo?»
«A causa della festa ha venduto tutti i fiori, quindi ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a sistemare il nuovo carico arrivato oggi».
«Non può farlo il suo assistente, quel ragazzino biondo che lo aiuta sempre?»
«Non sta bene, perciò il signor Rymer non ha nessuno.
Ha promesso che ti pagherà una discreta
somma se lo aiuterai»
«Va bene» concluse Liam sbuffando, poi prese una giacca pesante e uscì dalla casa.
Il negozio di fiori era sempre stato lì, sin da quando Liam era un neonato, era una delle poche botteghe ancora aperte a Meburn, tutte le altre erano state vendute, e i commercianti si erano spostati in un altro luogo.
Il signor Rymer era un uomo abbastanza anziano, verso i settant'anni, magro e non molto alto. I capelli, così come la barba, erano lunghi e grigi, anche se qualche ciocca bianca cominciava a farsi vedere.
Spesso portava un paio di occhiali rotondi, soprattutto quando doveva scrivere i conti dei clienti o le etichette davanti ai fiori.
Era sempre stato gentile nei confronti di Liam, proprio per questo il ragazzo faceva spesso visita al vecchio venditore.
Negli ultimi anni, a causa della morte della moglie, il signor Rymer non riusciva più a gestire il negozio da solo, perciò aveva assunto un giovane dai biondino di cui Liam non conosceva il nome.
Il fatto che ora il ragazzo si fosse ammalato doveva essere stato un brutto colpo per il vecchio, quindi Liam non poteva di certo rifiutare.
Una volta aperta la porta della bottega, il suono della campanella richiamò l'attenzione del signor Rymer: «Chi è? Mi dispiace ma i fiori sono finiti».
La voce del vecchio fioraio era lontana e la sua figura non era visibile, segno che si trovava nel retro del negozio.
«Sono Liam, non voglio acquistare nulla, sono solo venuto ad aiutarla» disse calmo il ragazzo «mia nonna mi ha detto che le serviva una mano, visto che il suo assistente è malato».
«Oh, Liam!» il vecchio comparve dietro al bancone con un'espressione molto felice «che bello rivederti!»
Il signor Rymer strinse il giovane in un abbraccio molto stretto, riempendo le narici di Liam con l'odore del tabacco.
Il signor Rymer, infatti, era anche un gran fumatore, anche se spesso lo negava.
Era anche un gran amante delle poesie e dei testi antichi, infatti la sua casa era piena di pergamene e altri manufatti storici appartenuti alle grandi civiltà antiche.
«Vieni con me, dobbiamo metterci subito al lavoro se vogliamo finire per ora di pranzo».
Liam lo seguì lungo il corridoio che portava al magazzino. Non aveva mai visitato quella parte del negozio, perciò fece attenzione a tutto ciò che lo circondava: tre grandi lampadari pendevano dal soffitto, e illuminavano la stanza, al centro della quale vi era un tavolo di legno su cui erano appoggiato dei vestiti che sembravano appena comprati.
«Questo è il mio nuovo progetto» iniziò afferrando un paio di stivali di pelle e spostandoli su una mensola «niente più fiori! Da ora in avanti venderò solo ed esclusivamente vestiti!»
Il signor Rymer si fermò a fissare Liam, che continuava a guardarsi intorno: «Allora, che ne pensi?»
«Da quanto tempo sono qui tutti questi abiti?» chiese il ragazzo ignorando la domanda.
«Da poco in realtà. Questo era il sogno di mia moglie, a lei non sono mai piaciuti i fiori, quindi vorrei dedicarle quest'ultimo progetto, prima di andarmene»
«In che senso "andarmene"?»
«Tra qualche anno dovrò abbandonare l'attività, sto invecchiando e la mia saluta non è delle migliori» ammise il signor Rymer.
La sua espressione non era più felice e sorridente, ma vuota.
Gli occhi grigi fissavano, attraverso il vetro delle lenti, la foto della moglie appesa alla parete, mentre una piccola lacrima cominciava a scendere lungo la guancia destra.
«L'aiuterò io, signore» esclamò convinto Liam.
Il sorriso riapparve sul volto del venditore, che prese tra le mani uno scatolone pieno di calzini: «Forza, prendi quella scatola là in fondo e portala in negozio»
Detto ciò, i due si misero al lavoro.
***
Dopo lunghe ore di fatica per sistemare tutti i vestiti, il lavoro fu terminato e i due decisero di mangiare insieme in un'osteria lì vicino.
«Cosa hai fatto durante la festa dei fiori? Non ti ho visto qui in città»
«Oh, sono andato a est insieme ai miei amici»
«Per quale motivo saresti andato a est?» chiese Rymer versando un po' di vino nel suo bicchiere.
«Per visitare il luogo in cui morì mio padre quindici anni fa».
«Ahh, mi ricordo, negli scavi vicino all'abitazione dei Norris, cioè dei tuoi genitori»
«Quale abitazione? Credevo che i miei genitori vivessero qui, vicino al negozio».
«No, sono sicuro che abitassero in una grande casa su una collinetta a est» disse «comunque non vi erano molte case vicino alla loro che io ricordi, quindi non dovrebbe essere difficile trovarla».
Il ricordo della grande casa e dell'uomo incontrato nel seminterrato riemersero nella mente di Liam, doveva assolutamente tornare sul posto, non poteva aspettare.
Il ragazzo si alzò di scatto e cominciò a correre verso gli scavi, ignorando le urla del signor Rymer che cercavano di fermarlo.
***
La pioggia continuava a scendere, e i vestiti di Liam erano completamente fradici.
Stava correndo da più di mezz'ora, ma non intendeva fermarsi, doveva arrivare alla casa il prima possibile.
Raggiunto la sua meta, dovette attraversare il fango che si era formato ai piedi della collina, finendo per sporcare completamente i pantaloni.
Una volta arrivato in cima, entrò subito all'interno della villa, che sembrava ancora completamente vuota, sebbene non fosse più buia come la volta precedente.
Il ragazzo scese nel seminterrato, ma questa volta non vi era nessuno, se non il tavolo e la sedia da cui gli aveva parlato l'uomo qualche sera precedente.
Controllò in tutte le stanze, ma la casa sembrava essere sfitta.
Tornò al piano terra, ma in preda alla disperazione cominciò a urlare: «Voglio entrare! Mi dispiace, ma ti prego, apri di nuovo quella porta! Ne ho bisogno, ti prego!»
L'unica risposta che ricevette fu quella del suo stesso eco, che ripeteva le sue richieste.
Rassegnato, Liam decise di tornare a casa, ancora una volta sconfitto.
***
Il ragazzo aveva gli occhi rossi e gonfi dal pianto, i capelli erano talmente bagnati, che si erano incollati alla testa.
I vestiti erano fradici e sporchi di fango, perciò i suoi nonni non lo avvrebbero fatto uscire per un bel po'.
«Che ti è successo ragazzo? Un trauma d'amore?» chiese una voce maschile alle sue spalle.
Disteso su una panchina, a qualche metro di distanza era sdraiato un vecchio, probabilmente uno dei barboni che spesso si potevano trovare negli angoli più poveri di Meburn.
«No, peggio» iniziò Liam appoggiandosi contro la parete di una casa «ho perso definitivamente la speranza»
Il vecchio si mise seduto sulla panchina, anche se gran parte del corpo era coperto da un telo grigio.
«Ascoltami bene ragazzo, non devi mai perdere la speranza» affermò serio, poi tossì rumorosamente, girandosi di lato.
«Guardati intorno, la pioggia può cessare, la notte può finire, persino il dolore può svanire. Ma la speranza, quella non è mai persa da non poter essere ritrovata».
Il ragazzo rimase stupito dalle parole del vecchio, in qualche modo, avevano riacceso in lui una scintilla.
«Grazie» disse semplicemente, poi gettò le monete che aveva guadagnato lavorando nel negozio, dentro al cappello dell'anziano.
«Tieni» rispose il vecchio allungandogli la sua pipa.
«Non fumo, grazie»
«Lo so, però portala con te, sarà un simbolo di speranza, un portafortuna».
Liam prese la pipa e tornò a casa.
***
Arrivato a casa, si tolse i vestiti sporchi, e uscì a giocare con il cane in cortile.
Era seduto sul solito muretto, intento a lanciare la palla all'animale, che la rincorreva entusiasta.
IL terzo lancio, però, finì troppo lontano, e colpì la finestra della piccola casetta in legno in cui suo nonno teneva gli attrezzi da lavoro o gli oggetti inutili.
«Axel non andare!» urlò camminando verso la casetta.
«Axel! Axel!» cominciò a chiamare, ma il cane non rispondeva, e non usciva dalla piccola struttura in legno.
Liam corse dentro alla casetta, e per sua fortuna, il cane stava bene, stava solo cercando di prendere la pallina che si era incastrata vicino a una grossa scatola in legno.
La scatola era molto pesante, e riportava delle strane scritte indecifrabili.
Questo sì che interesserebbe al signor Rymer!
Incuriosito, Liam aprì la scatola per vedere il suo contenuto, ma con suo stupore, vi trovò solo un pugnale molto grande rispetto a quelli di suo nonno.
La lama era perfettamente liscia e pulita, il manico presentava dei segni simili a quelli riportati sulla scatola.
Liam prese il coltello tra le mani e tornò a sedersi sul muretto per osservarlo meglio... sembrava familiare.
In quell'istante, il ricordo di sua madre che lasciava il pugnale nelle sue mani si fece limpido nella sua mente, e una nuova speranza si accese in lui.
Forse aveva ragione il vecchio: la speranza poteva sempre essere ritrovata.
Pensando all'anziano sdraiato sulla panchina, Liam frugò nelle sue tasche e tirò fuori la pipa.
Sembrava nuova, il legno era perfettamente liscio e non presentava alcun graffio.
Decise di accenderla e la portò alle labbra.
Dalla pipa uscì un cerchio di fumo, che si ingrandì man mano che si allontanava, ma invece di sparire, si fermò davanti a Liam.
Dal cerchio uscì una potente luce dorata, che costrinse il ragazzo a chiudere gli occhi.
Liam si avvicinò con cautela al cerchio, ormai più luminoso che mai, e infilò una mano per vedere cosa sarebbe successo.
Il giovane si sentì trascinare all'interno del cerchio, e una forte luce riempì i suoi occhi, poi tutto intorno a lui scomparve, come se fosse stato risucchiato da un buco nero.
ANGOLO ME
Ecco il quinto capitolo, manca ancora tanto ahah
Come sempre, spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento!
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