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Robtonio #4

(16+)

"Robin?" l'olandese viene bruscamente strappato dai suoi pensieri dal flebile e dolce sussurro di Antonio. Volta la testa in direzione della voce del portoghese in automatico, il suo sguardo si posa senza preavviso sulle labbra piene del suo coetaneo. Distoglie lo sguardo solo per scendere sul petto di Antonio, cogliere il dettaglio della sua camicia bianca dal primo bottone lasciato aperto sotto la giacca nera, la sottile linea del finto fazzoletto bianco nella tasca della giacca sopra il suo cuore e scendere alla vita del portoghese, dove allacciata dalle maniche rimaste libere c'è la sua tuta nera della DS, che lo copre dall'ombelico in giù. La camicia e la giacca sono intrappolate nella tuta, come tutti gli anni. Antonio si dà un'occhiata allo specchio e si passa una mano tra i capelli, controlla di essere in ordine e posa a sua volta lo sguardo su Robin. "Come sto?"

"Stai molto bene Toni." risponde Robin con un accenno di sorriso, mentre si sistema un polsino della camicia che spunta appena sotto la giacca. La sua tuta viola della Envision stretta in vita gli ricorda che anche lui è vestito come il portoghese, ma Robin continua a pensare che Antonio stia molto meglio di lui vestito così. Il portoghese fa un sorriso e lo ringrazia, Robin lo vede con la coda dell'occhio avvicinarsi e passare dietro di lui per andare sul set dove il fotografo aspetta tutti i piloti per le consuete foto della campagna di Hugo Boss. Il camerino dietro il set è stretto, e loro due sono gli ultimi. La mano di Antonio si posa sul fianco di Robin quando lui gli passa alle spalle per passare, un riflesso forse dettato dall'abitudine, ma che fa irrigidire Robin, il quale non si aspettava di certo la sua mano sulla sua vita. Robin sospira, per fortuna Antonio non lo nota mentre si volta verso di lui prima di uscire sul set.

"Okay, allora io vado, ti aspetto di là." Antonio sorride di nuovo, e Robin non può fare a meno di ricambiare guardandolo attraverso il grande specchio di fronte a lui. Il portoghese esce dal camerino, socchiude la porta e lascia solo l'olandese. Robin sospira nuovamente, alza lo sguardo sul suo riflesso, si guarda negli occhi e tenta di reprimere il nodo allo stomaco che lo prende sempre di più. È solo il momento, ti passerà, tutto passa in fondo, no? Continua a ripeterselo da mesi, che prima o poi quella specie di "cotta" che ha per Antonio gli passerà, ma la verità è che ha perso il conto delle volte in cui lo ha sognato e si è svegliato in preda al terrore di perderlo, di vederlo andarsene e non tornare. Per non parlare di quante volte Antonio gli ha passato qualcosa, -il suo cellulare per tenerlo un momento mentre lui fa altro, un libro appena finito che l'olandese vuole leggere a sua volta, le chiavi della macchina quando gli chiede di guidare perché lui è troppo stanco- in cui la voglia di sfiorare per qualche istante in più le dita di Antonio si ripresenta ogni volta più forte della precedente ed è impossibile placarla. Robin si passa una mano tra i capelli, si sistema qualche ciuffo ribelle, si liscia la camicia sul petto e sistema meglio la giacca.

Antonio posa come se di mestiere facesse il modello e non il pilota, pensa Robin, mentre lo osserva da lontano, di fronte al set dallo sfondo bianco. Il portoghese tiene il mento alzato appena, nello sguardo una sicurezza che è solo sua, le spalle dritte e le gambe appena divaricate, gli occhi puntati dritti nella macchina fotografica. Robin aspetta il suo turno a qualche metro da lì, e non riesce a togliere gli occhi di dosso dal portoghese. È così bello... l'olandese distoglie lo sguardo, non può permettersi di venir scoperto, probabilmente se Antonio venisse a sapere di quello che sente, proverebbe indifferenza nei suoi confronti. E come potrebbe altrimenti? Sono solo colleghi, non riesce più nemmeno a definire il loro rapporto amicizia, non passano più tempo insieme da una vita ormai. Robin sente di conoscere il portoghese sempre di meno man mano che passano i giorni e lo incontra solo più in pista. Sospira di nuovo.

Robin sente freddo, cerca di rintanarsi il più possibile nel piumino della scuderia mentre vede il sole tramontare alla sua sinistra. Sta seduto sul muretto di fronte ai box del circuito di Barcellona, i quattro giorni di test per la nuova stagione sono finiti, e il volo per Maastricht parte domani mattina alle undici. Non ha più addosso né la tuta né lo smoking di Hugo Boss, tutti i suoi colleghi sono andati via e anche gli ultimi ingegneri e meccanici delle diverse scuderie stanno lasciando il paddock, presto rimane solo. Una leggera folata di vento lo fa rabbrividire, il cielo e le nuvole si tingono di rosso fuoco che sfuma gradualmente nell'azzurro che ha riempito il cielo durante la giornata, il circuito si fa silenzioso. Pensa al calore dell'asfalto -delle mani di Antonio-, a come le ruote della sua monoposto corrono sull'asfalto -e le tue mani che corrono tra i suoi capelli-, a come le sue mani stringono il volante -e le sue stringono il tuo corpo a lui-, alla concentrazione durante le gare -e le emozioni che ti farebbe sospirare-, Robin cerca di scacciare quei pensieri molto poco puliti che occupano insistentemente la sua mente, con scarsi risultati. Non sa esattamente da quanto tempo sia seduto lì, ha perso la cognizione del tempo. Si alza svogliatamente, recupera il suo borsone che aveva lasciato giù dal muretto e si avvia verso l'uscita, recuperando il cellulare dalla tasca, leggendo la notifica di un messaggio da Antonio.

Daniel ci ha invitati a mangiare una pizza, ti aspettiamo nella hall alle otto e mezza.

Robin guarda l'ora nell'angolo in alto a destra dello schermo, le sette. Sospira e cerca il numero di Antonio in rubrica, il telefono del portoghese squilla mentre Robin percorre i pochi metri che lo separano dal parcheggio del circuito.

"Robin?" la voce di Antonio è ferma, al contrario di quella dell'olandese che potrebbe spezzarsi da un momento all'altro.

"Toni, non ho voglia di andare a cena. Non è per Daniel, ci mancherebbe, ma stasera non è proprio la sera giusta." Robin si avvicina alla sua Audi prestata dallo store di Barcellona, sblocca le portiere e sale al posto di guida, posando il borsone sul sedile del passeggero.

"Stai bene?"

"Sì certo, ma non voglio venire, abbi pazienza. Domattina parto presto e voglio sistemare la valigia, resterò in albergo a mangiare qualcosa di veloce al ristorante." dall'altra parte della linea cala il silenzio mentre Robin mette in moto e lascia il parcheggio del circuito diretto a Barcellona.

"Non mi avevi detto che saresti partito domattina..." Robin proprio non ce la fa a sentire la voce ferita di Antonio, forse non dirgli della sua partenza non è stata una buona idea, il danno l'ha fatto senza pensarci.

"Mi dispiace... non preoccuparti per me, vai con Dan, sarà per un'altra volta." Antonio non è convinto, ma saluta meccanicamente Robin e mette giù il telefono, lasciando l'olandese solo con i suoi pensieri nel relativo silenzio dell'abitacolo della sua Audi.

Sono le nove di sera quando Robin rientra in camera sua da una cena veloce al ristorante dell'albergo, fuori è buio e nonostante le luci per le strade della città, le stelle si vedono discretamente bene. Il quartiere dove si trova l'albergo in cui il paddock di Formula E è ospite è tranquillo rispetto al resto della città, solo qualche macchina passa ogni tanto in strada. Robin esce sul balcone, chiuso nella sua felpa nera della Adidas, si appoggia con le braccia alla ringhiera grigia che si confonde con il resto dell'ambiente circostante e punta lo sguardo in alto, dove una marea di stelle sovrasta lui e questa parte di mondo. Le guarda incantato, poi posa lo sguardo sui balconi dell'albergo attorno a sé, quelli che riesce a vedere di fianco, sopra e sotto di lui, prima di tornare a guardare il cielo. Il suo respiro è calmo, e la sua mente inevitabilmente lo porta a pensare a quanto vorrebbe essere sdraiato su un prato sotto questo stesso cielo, mano nella mano con Antonio. A come lo cercherebbe per stringersi tra le sue braccia forti, con il suo profumo a invadergli le narici, le sue mani sulla sua schiena. E forse magari Antonio lo avvicinerebbe a sé il più possibile, lo bacerebbe piano, lo spoglierebbe lentamente... ma Antonio non ha mai mostrato interesse nei suoi confronti, e Robin deve rassegnarsi all'idea che l'uomo che vuole non potrà averlo. L'olandese abbassa la testa e chiude gli occhi, sente una lacrima scendere sul suo viso, devo dimenticarlo, ma il fatto è che vorrebbe solo andare a cercarlo e baciarlo davanti a tutti. Ma mostrare i suoi sentimenti non gli ha mai portato nulla di buono, e questo Robin lo sa bene, forse è anche per questo motivo se si è costruito ad hoc quella sua corazza di freddezza che ormai fa tanto parte di lui da non riuscire più a distinguere dove inizia il vero Robin e dove finisce la maschera. Pensa di nuovo a quella sensazione così incredibilmente familiare provata nel pomeriggio -la mano di Antonio sul suo fianco, delicata e discreta- che avrebbe voluto durasse in eterno, ed è sfumata invece in un sospiro. L'olandese non ha il tempo per ricordare quello che ha pensato durante il photoshoot di Antonio, che sente bussare alla porta. Si allontana dalla ringhiera e rientra in camera, chiudendo la porta finestra alle sue spalle e tirando le tende. Si avvicina alla porta, accende la luce che aveva lasciato spenta per vedere meglio le stelle, i suoi occhi si abituano quasi istantaneamente al cambiamento di luminosità, apre la porta. Davanti a lui, Antonio ha le mani in tasca, un mezzo sorriso sul viso, lo sguardo triste.

"Hey, vieni pure. Com'è andata con Daniel? Era buona la pizza?" Robin chiude la porta quando Antonio è entrato in camera, il portoghese si siede al fondo del letto dell'olandese, continuando a tenere le mani in tasca e incrociando le caviglie.

"Alla fine non ci sono andato, non avevo voglia." risponde Antonio, guardando Robin mentre lui si toglie la felpa e la ripiega sopra la pila di vestiti nella sua valigia.

"Oh, okay." Robin non intende approfondire, non sarebbe nemmeno giusto, in fondo sono affari personali del portoghese, quindi lascia cadere il discorso, e Antonio lo ringrazia silenziosamente.

"Volevo passare a salutarti, magari fare due chiacchiere, non passiamo un po' di tempo insieme da una vita ormai." Antonio sorride appena, Robin si siede di fronte a lui, sul divanetto a due posti che occupa metà parete della stanza, lo guarda a sua volta. Rimangono in silenzio per un po', nessuno dei due sa cosa dire, forse per paura di non sapere più chi è la persona davanti a sé.

"Sembriamo due sconosciuti, una volta parlavamo di qualunque cosa e ora guardaci, non sappiamo nemmeno più che cosa dirci." Robin ridacchia malinconicamente, abbassando lo sguardo, tormentandosi le mani. Antonio è lì, di fronte a lui, è la sua occasione, deve buttarsi.

"Oggi sembravi diverso, ti ho visto... strano." ammette Antonio, a bassa voce. "Come assente, come se fossi in un'altra dimensione. Va tutto bene?" Robin scatta sulla difensiva, non può dirgli nulla.

"Oh certo, ero solo perso nei miei pensieri, mi capita più spesso ultimamente." a pensare a come avrei voluto strapparti quello smoking e quella tuta di dosso e farti gridare il mio nome mentre ti facevo mio, Robin scaccia quel pensiero, si morde il labbro.

"Robin, credo di conoscerti ancora abbastanza bene da poter dire che mi stai mentendo. Cosa c'è che non va?" ecco qua, sono nella merda più totale, Robin non sa cosa rispondere, la domanda gli blocca la voce in gola. Potrebbe non saperlo, e dirglielo cosa mi porterebbe? l'olandese non sa se correre il rischio di confessargli ogni cosa, e da lì le strade sarebbero due: Antonio se ne va, lasciandolo da solo, probabilmente senza farsi più vedere o sentire, oppure... oppure? nemmeno Robin sa quali siano le alternative. Non mi va di mentirgli, ma potrei sempre dirgli solo una parte di verità, si passa le mani tra i capelli, mentre sospira, l'ennesima volta della giornata.

"È che..." alza lo sguardo sul portoghese, illuminato in modo tenue dalla luce calda della stanza, la sua pelle ha un leggero colorito bronzeo, strascichi dell'abbronzatura dell'estate conclusa da poco che ancora restano impressi sul suo corpo. Robin se ne accorge ora, la stanza ha un profumo diverso da quando è entrato Antonio. "È che mi piace una persona, e non so cosa fare con questa persona. Ho paura che non mi accetti, ho paura di rovinare il rapporto che si è creato tra di noi, ma è anche molto probabile che io non sia il suo tipo, capisci? O forse per la testa e il cuore ha già una persona e sto solo perdendo il mio tempo, non lo so nemmeno io. Non so più nemmeno se lo conosco così bene come credo." Robin si accorge tardi di quello che ha detto, il suo proposito di tenere un soggetto neutro per non far insospettire Antonio è scemato in un niente. Si maledice, ora il portoghese sa il suo piccolo segreto.

"Oh, Robin, tu..." l'olandese non lo lascia finire.

"Sì, ora lo sai, sono attratto da un uomo, e non poco. Non posso farci niente, mi manda in tilt, è più forte di me. Continuo a dirmi che devo dimenticarlo, che devo superare questa cosa, che lui sicuramente non è attratto da me, che sicuramente non è bisex, figurarsi gay, ma la verità è che non lo so nemmeno io e non riesco a togliermelo dalla testa, mi deconcentra, soprattutto quando cammina per il paddock con la tuta legata in vi-" Robin si ferma troppo tardi, ancora una volta gli ha detto troppo. Si ammutolisce e distoglie lo sguardo da Antonio, ora cosa penserà lui?

"È un pilota quindi..." Antonio non sembra averla presa male, è tranquillo, sorride appena, Robin annuisce in risposta. "Guarda che non c'è nulla di male, l'amore non lo puoi controllare, ognuno è attratto da chi più gli è simile, o da chi sente che con quella persona starà bene, non è un male, fidati. È Nico?" Robin rimane perplesso un istante, come diamine gli è venuto in mente che possa essere Nico se neanche lo sopporto.

"No, non è lui, non lo posso soffrire."

"Allora chi?" l'olandese decide che si butterà, e vada come vada non può più dire di aver perso anche questa occasione.

"È difficile da dire Toni, poi tu mi costringi a parlarne..." Robin si alza, si avvicina al portoghese e si siede accanto a lui sul letto, Antonio ruota il busto e si ritrova Robin a pochi centimetri di distanza. "E capisco che tu lo faccia per aiutarmi, ma non penso che in questo caso tu possa risolvere qualcosa." l'espressione sul viso di Antonio si fa interrogativa. "Perché l'uomo da cui sono attratto... sei tu." nella stanza dell'olandese cala il silenzio, il portoghese abbassa lo sguardo sulle punte dei suoi piedi, si stringe appena di più nelle braccia incrociate sopra il suo stomaco, Robin sa di averlo messo in una posizione scomoda. "Non pretendo che tu mi dica chissà cosa, che tu magicamente ricambi i miei sentimenti, ma avevo bisogno di dirtelo, prima o poi." Antonio sorride, senza guardare l'olandese, poi si lascia andare a una leggera risatina, ora è Robin che non ha idea di cosa stia per dire lui.

"Cavolo, l'hai nascosto così bene..." il portoghese si volta verso il suo coetaneo, un sorriso sincero gli illumina il viso. "E pensare che ero io quello che continuava a tormentarsi chiedendosi se tu avresti mai ricambiato quello che provo." ora è Robin che si vede restare senza parole, le labbra schiuse per lo stupore mentre Antonio ridacchia vedendo la sua reazione. "Oh e cosa più importante di tutte, sei riuscito a farti avanti, cosa che io non sarei mai stato in grado di fare." il portoghese torna serio, Robin chiude le labbra, tornando a respirare, nemmeno si era accorto di aver trattenuto il fiato.

"Tu pensavi davvero che fosse Nico? E se fosse stato lui, come avresti reagito?"

"Non lo so, e sinceramente nemmeno mi sono posto il problema, non ne ho avuto il tempo. Probabilmente poi me ne sarei fatto una ragione, in un modo o nell'altro." Antonio scrolla le spalle, incontra gli occhi verdi di Robin e intreccia lo sguardo al suo. "Ma ora il problema non esiste, ti pare?" sorride, e l'olandese si lascia contagiare. "Anche tu sei in grado di mandarmi in tilt, non ti credere... tu e i tuoi occhi smeraldo, prima o poi mi ucciderete." Antonio si avvicina al viso di Robin, e lui fa lo stesso, ora i due respirano la stessa aria, l'olandese già pregusta il momento in cui le loro labbra si toccheranno.

"Cristo Toni, non ti resisto se fai così..." sussurra Robin, cercando con la mano quella di Antonio, la trova in un istante, le loro dita si intrecciano.

"Non devi infatti, non più." nell'istante in cui Antonio finisce di pronunciare la frase, le loro labbra si scontrano, la mano libera di Robin finisce tra i capelli di Antonio, esattamente come ha sempre immaginato, Antonio cerca la vita di Robin, meno delicatamente di quel pomeriggio, lo avvicina a sé il più possibile, le sue mani sono calde sulla sua pelle forse troppo fredda per via del tempo passato sul balcone, e quasi gli scappa un sospiro, ha desiderato questo bacio talmente tanto... Robin non sente nulla, se non quello che gli sta facendo provare Antonio in questo istante, non gli resiste, si avvicina di più a lui finché non si siede addosso al più giovane, i loro corpi così vicini ma ancora troppo distanti per i suoi gusti. Antonio lascia la mano di Robin per cercare il viso dell'olandese, le loro labbra si allontanano per un istante, giusto il tempo di riprendere fiato, e di nuovo la lingua del portoghese disegna il contorno delle labbra di Robin delicatamente, azzarda un morso leggero, appena percettibile, prima che le sue labbra si spostino sul collo del più grande. Sfiora appena la sua pelle, lascia dei piccoli baci, fin dove la maglietta di Robin glielo consente, con le dita la sposta un po', lasciando scoperto un tratto di spalla, tra le labbra di Antonio si fa strada la sua lingua che con la punta sfiora delicatamente la pelle dell'olandese. Robin sospira, e la vicinanza con Antonio non aiuta. La mano del portoghese sulla sua schiena lo tiene vicino, e Robin niente può fare per impedire che il suo corpo reagisca alla vicinanza con lui. Antonio sente l'erezione di Robin che preme contro il suo inguine, e la cosa provoca inevitabilmente la stessa reazione in lui. La sua mano si infila sotto la maglia di Robin, che rabbrividisce appena a quel contatto, le loro labbra tornano a cercarsi quasi disperatamente, malcelando un bisogno represso troppo a lungo. Robin spinge delicatamente Antonio, il portoghese cade di schiena sul letto e l'olandese gli è addosso, a qualche centimetro di distanza da lui. Antonio posa una mano sul petto di Robin, come a fermarlo delicatamente. "Rob... non voglio correre." sussurra, lo sguardo che scende sulle labbra dell'olandese.

"Non correrò, promesso." risponde lui, con lo stesso tono di voce, si abbassa appena, le loro labbra si sfiorano di nuovo. "Tanto sei già mio." il bacio che segue è discreto, un semplice contatto tra le loro labbra, ma che racchiude molto bene i sentimenti che provano entrambi. Robin si allontana, scende dal letto e lascia Antonio libero. "Resti qui?" Antonio lo guarda, leggermente confuso. "Per telefono ho capito che eri dispiaciuto del fatto che io abbia il volo domattina, quindi... perché non resti a dormire?" il portoghese si guarda intorno confuso, il letto è uno solo, matrimoniale.

"Non credo ci sia posto per me, il letto è uno..."

"Ti prego Toni, rimani qui." il tono di voce di Robin è irresistibile, Antonio deve ammetterlo, non può dirgli e non riesce a dirgli di no.

"Va bene." accetta con un piccolo sorriso. "Mi dispiace solo che tu debba tornare a casa così presto domani..."

"Prima che inizi la stagione ci vorrà ancora un po', non ho molti impegni, possiamo vederci quando vuoi."

"Quindi ora io e te stiamo insieme?" Antonio passa una mano sul copriletto bianco, guardando Robin che si avvia verso il bagno. L'olandese si ferma sulla porta, si volta a guardarlo, Antonio è veramente bellissimo e irresistibile. Torna sui suoi passi e si ferma davanti a lui.

"Beh, non te l'ho chiesto, ma a questo punto mi sembra giusto farlo. Vuoi metterti con me?" Robin gli tende la mano, Antonio sorride e la prende, alzandosi dal letto.

"Ma certo Rob." sussurra, baciando di nuovo l'olandese. Sulle loro labbra si forma un sorriso, il profumo di Antonio è come una droga nelle narici di Robin. Passano appena dieci minuti prima che entrambi siano sdraiati nel letto della stanza di Robin, Antonio si avvicina subito all'olandese che lo accoglie tra le sue braccia nell'oscurità totale, gli lascia un bacio leggero sulla fronte e gli sfiora il viso con la mano, il pollice che traccia delicatamente il contorno delle sue labbra. Antonio tiene Robin vicino a sé, il viso sotto il suo mento, si addormenta in un niente con il rumore del cuore dell'olandese che batte a pochissimi centimetri dal suo orecchio. Robin sorride nel buio, stringendolo appena, creando una sorta di piccolo scudo in cui tenerlo al sicuro, come a proteggerlo da qualunque cosa possa accadergli. Si addormenta con il sorriso sulle labbra, finalmente l'uomo che ha sempre desiderato, forse proprio dal primo istante in cui lo ha visto, è suo.

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