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Robin Frijns #1

Fa freddo a Montecarlo, la vigilia di Natale. Elizabeth è stanca di tutto il casino in casa di André, di tutta la gente che grida ubriaca e felice, quindi decide di uscire sulla terrazza sopra il condominio dove abita il tedesco e godersi il silenzio della notte da sola. Il vestito che indossa non la scalda per niente, nonostante sia abbastanza pesante e abbia le maniche lunghe. È il suo preferito in assoluto per le feste di questo periodo, gonna ad ampie balze nera e corpetto rosso, maniche che sfumano gradualmente dal rosso delle spalle al nero dei polsi. Il suo orologio segna mezzanotte meno cinque. Il freddo la fa tremare visibilmente, si appoggia alla balaustra con i gomiti, la luna piena illumina lei e i palazzi che la circondano, il mare nero oltre le case e il porto più piccolo di Monaco.

"Sei sempre così sfuggente Elizabeth." la voce di Robin la fa sobbalzare appena, si volta verso la porta da cui è uscita una manciata di minuti fa.

"Dovresti saperlo che non amo il casino, soprattutto se la casa non è grande e sono costretta a stare al chiuso. André continua ad invitarmi…" Elizabeth torna a guardare il mare calmo, una leggera brezza tiepida la fa rabbrividire. Robin si avvicina a lei, restando a poca distanza appoggia a sua volta i gomiti sul cemento di fronte a sé.

"Perché continui a venire alle sue feste?" Robin la vede tremare, si toglie la giacca e gliela appoggia sulle spalle.

"Così tu avrai freddo…"

"Non importa, non hai risposto alla mia domanda." Elizabeth lo guarda negli occhi, che nella notte sono neri, la luna illumina il viso dell'olandese di un pallido color latte, che lo rende più affascinante.

"In realtà non lo so con esattezza. Almeno vedo un po' di gente." lei sorride appena, abbassa lo sguardo e poi lo alza in direzione del mare. Robin resta a guardarla, come incantato da lei, come gli succede tutte le volte che si ferma ad osservarla.

"Sei cambiata." Robin vorrebbe nascondere che non vederla né sentirla per mesi gli ha fatto male, le parole gli sfuggono dalle labbra senza che lui possa controllarle. Elizabeth si volta verso di lui, non lo guarda negli occhi, tiene lo sguardo basso, fatica a rispondergli.

"È stato un cambiamento in positivo. Difficile, ma in positivo."

"Eli, mi manchi." Robin ormai non controlla più le sue parole, riaverla così vicino, ora che sono da soli, gli fa ricordare quello che provava per lei tempo prima. Vederla alla festa ha riacceso in lui il fuoco che credeva spento per sempre.

"Robin…" Elizabeth non fa in tempo a pronunciare il nome dell'olandese, che lui si avvicina e le posa una mano sul fianco, sotto la sua giacca che la copre, i loro visi si fermano a dieci centimetri l'uno dall'altro, i loro respiri si mescolano.

"Ti prego, lasciami parlare… non voglio che tu ti allontani di nuovo, ora che ti ho ritrovata."

"Robin, ti prego…" la mano di Elizabeth si posa sopra quella dell'olandese sul suo fianco, vorrebbe allontanarla e lui lo sa, fa di tutto per tenerla il più vicino a sé possibile.

"Credevo che non ti avrei mai più rivista…"

"Che cosa provi tu per me? Dimmelo, una volta per tutte. Anche se già lo so, voglio sentirtelo dire."

"Così ti allontanerai di nuovo, come hai fatto fino adesso? Ti ho già detto tutto quello che provo tanto tempo fa, i miei sentimenti non sono cambiati." Elizabeth allontana la mano di Robin dal suo fianco e intreccia le dita con le sue, guarda il porto silenzioso sulla sua destra, la brezza le porta i capelli dietro le spalle e la investe del profumo di Robin. "E tu invece? Non ti ho mai conosciuta davvero. Sei la migliore donna che si possa avere accanto ma non mi hai mai parlato di te, ti nascondi sempre, sparisci mesi e poi ti fai rivedere nell'ultimo posto pensabile, io davvero non capisco."

"Non lo so, Robin. Non so che cosa provo per te, che cosa mi fa allontanare, perché mi spingo sempre a credere che allontanarmi da te sia meglio che starti vicino."

"Di cosa hai paura, da un anno a questa parte? Hai detto che sei cambiata in questi mesi."

"Ho paura che se è quello che penso, poi rovinerei tutto, tutta la nostra bellissima amicizia."

"Così te ne sei andata…" Robin abbassa a sua volta lo sguardo.

"Non volevo, ma dovevo farlo."

"Così da farmi stare ancora più male di quanto non stessi già, perché non potevo averti?" la voce di Robin si alza di un'ottava, Elizabeth si allontana impercettibilmente da lui.

"Perché così forse avresti capito che-" Robin la interrompe, torna con il viso a dieci centimetri da quello di lei, la sua mano sospesa a mezz'aria accanto al suo viso, la luna che li illumina.

"Per favore, ti chiedo solo una cosa. Visto che non posso averti, ti prego, voglio sfiorarti le labbra almeno una volta nella vita." la voce di Robin è un sussurro, la sua mano si posa piano sul viso di Elizabeth, che non riesce a controllare il battito del suo cuore accelerato. I loro sguardi si fermano sulle rispettive labbra, finché Robin non si avvicina, e come promesso, si limita a sfiorare quelle di Elizabeth con le sue. Un brivido la percorre, e d'istinto appoggia con più forza le labbra su quelle dell'olandese, che approfondisce il bacio, rincorrendo tra le loro labbra la sua lingua con la punta della sua. Non servono che dieci secondi di quel bacio, perché i muri di Elizabeth crollino come un castello di carte al vento. All'improvviso la giacca di Robin diventa di troppo sulle spalle di Elizabeth, la lascia cadere a terra mentre le mani dell'olandese non riescono a stare in un posto solo, scendono finché non trovano le gambe di lei, la prende in braccio, si accorge che non hanno un posto dove andare, così si avvicina all'unica parete abbastanza alta da poter sostenere tutto il peso di quello che stanno per fare. La schiena di Elizabeth impatta piano contro il muro, nessuno dei due ha il coraggio di staccarsi da quel bacio disperato, Robin resiste appena a quella tentazione che è lei appoggiata contro il suo bacino, i loro corpi separati solo da qualche strato di tessuto che se potesse l'olandese romperebbe all'istante.

"Robin…" la voce di Elizabeth è un sussurro sulle labbra di Robin, che apre gli occhi per incontrare quelli di lei. La fa scendere, ma la tiene ancora con la schiena contro il muro. "Puoi avermi." bisbiglia Elizabeth, che non toglie le mani dal petto di Robin.

"Troviamo un posto dove andare- nella mia stanza d'hotel."

"Ti prego, non voglio correre."

"Ti voglio Elizabeth."

"Robin…"

"Okay, so aspettare." Robin tentenna prima di rispondere, la bacia di nuovo, stavolta più dolcemente, sempre con quella brama che da tempo ormai nasconde dentro di sé.

"Gli altri si chiederanno dove siamo finiti, per non aver fatto il brindisi di mezzanotte lontani da loro." Elizabeth sorride, le labbra ancora a centimetri da quelle di Robin. Lui sorride a sua volta, la sua mano cerca quella di lei e intreccia le dita con le sue, prima di andare a recuperare la sua giacca e tornare dentro il palazzo.

"E se ce ne andassimo? Tanto a te non piacciono le feste con così tanto casino e io non ho più voglia di restare." Così Robin la porta via da casa di André, la porta nella sua camera in un hotel sul porto di Monaco, dove gli yacht brillano silenziosi alla luce della luna, riflettendo il bagliore nella camera di Robin, illuminando appena la stanza. Elizabeth si sfila le scarpe e si toglie il vestito, restando solo in intimo, prima di infilarsi sotto le coperte, anche Robin fa lo stesso, restando solo in boxer, si arrampica sul letto e si sdraia su di lei, tra le sue gambe, stando attendo a non schiacciarla troppo con il suo corpo, appoggiandosi ai gomiti. Accarezza il suo viso con un dito e gioca con una ciocca dei suoi capelli, gesto che la fa rabbrividire. Si guardano negli occhi, Robin ancora fatica a credere di averla sotto di sé, nel suo letto, è a tanto così dal possederla, ma ha promesso che aspetterà. La bacia piano, le labbra che si sfiorano appena, lei trema ancora. Robin recupera le coperte, che aveva buttato in fondo al letto per sdraiarsi su di lei, e copre entrambi, il tessuto ovatta i rumori e li isola dal resto del mondo. Robin appoggia la fronte a quella di Elizabeth, i loro respiri caldi si mescolano, lei chiude gli occhi. "Ti ho voluta talmente tanto che adesso nemmeno mi sembri reale…"

"Sono molto reale invece." risponde lei, prima di lasciarsi andare a un piccolo sorriso sincero.

"Elizabeth…" sussurra Robin, incapace di avere un tono di voce normale in una situazione del genere.

"Dillo Robin." Elizabeth deduce subito, dal tono dell'olandese, quello che lui sta per dirle.

"Io…" Elizabeth lo bacia piano, per qualche istante. "Ti amo Eli."

"Lo so Robin." sfiora le sue labbra con il pollice, che si scalda con il respiro dell'olandese. "Anche io."

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