André Lotterer #4
Daddy - Coldplay
Daddy, are you out there?
Daddy, won't you come and play?
Novembre.
L'autunno ormai sta entrando nel suo ultimo mese di vita, anche per quest'anno. Le ore di luce diminuiscono man mano che passano i giorni, le nuvole sono sempre più frequenti, la neve cade in sempre più località man mano che dicembre si avvicina, il freddo si fa sentire sempre più prepotente sottopelle e nelle ossa della gente. Anche oggi è nuvolo, un classico tempo da neve, con quell'aria che profuma di non so che, ma che molte persone definiscono aria di neve. Le strade sono quasi deserte, nonostante sia giovedì pomeriggio, e sia quasi l'ora in cui i pendolari tornano a casa, il sole è già basso dietro le nuvole a ovest, nonostante non lo si possa vedere, si intuisce che lascerà questa parte del globo immersa nell'oscurità a breve.
Daddy, do you not care?
Is there nothing that you want to say
André non ha molta voglia di andare a Nivelles. In realtà non ha per niente voglia di andare poco fuori città, nell'ultimo luogo in cui ha visto qualcosa che riguarda suo padre, ma ogni tanto il bisogno di tornare da lui è più forte della sua forza di volontà, ed è costretto ad accontentarlo. Guida quasi in modo automatico, conosce le strade piuttosto bene in proporzione alle volte in cui è venuto qui in macchina. Alle spalle il tedesco ha quasi mille chilometri di strada e innumerevoli ore di guida a cui preferisce non pensare, altrimenti il sonno rischia di prenderlo con sé facendolo finire fuori strada, cosa che non può permettersi, ora che è quasi arrivato. Nemmeno i caffè che ha preso nelle aree di sosta lungo le autostrade, di cui anch'essi ha perso il conto, sembrano aver fatto abbastanza effetto, e forse alzarsi alle quattro della mattina per attraversare da Sud a Nord tutta la Francia non è stata l'idea più brillante che abbia mai avuto, il tedesco deve ammetterlo a denti stretti mentre pensa che forse sarebbe stato più intelligente da parte sua fermarsi in un qualche albergo lungo la strada e continuare il viaggio dopo aver fatto una bella dormita. Dormita che probabilmente non gli avrebbe apportato alcun beneficio, visto e considerato che quando i ricordi tornano, e con essi il bisogno di stare con suo papà, gli avrebbero solamente regalato l'ennesima notte insonne della sua vita.
I know
You're hurting too
But I need you I do
Gli pneumatici invernali della sua Porsche Panamera percorrono lentamente la stradina asfaltata appena fuori dalla cittadina dove il tedesco è cresciuto, il colore della macchina si fonde incredibilmente bene con il colore del cielo sopra il tettuccio, seminascosto dalle fronde di una fila di alberi che incorniciano i lati della strada che è vuota sia davanti che dietro la macchina di André. Il muso dell'auto si avvicina lentamente al muro di mattoni pitturato di bianco e i fari dell'auto si spengono automaticamente quando anche il motore sotto il cofano viene messo a tacere con un mezzo giro di chiave in senso antiorario nel quadro appena dietro il volante. La parete che il tedesco si trova davanti al parabrezza sotto il cielo uggioso occupa tutto il suo campo visivo e anche di più, l'abitacolo viene riempito dal silenzio, interrotto soltanto da un sospiro che lui si lascia sfuggire. André prende il telefono dal sedile accanto a lui, ormai in silenzioso da giorni, lo sblocca solo per controllare le notifiche, non riesce nemmeno a rispondere a Jean, che continua a scrivergli preoccupato per lui che non si fa sentire da troppo per i suoi standard.
André ti prego, ora sono davvero preoccupato, rispondimi per favore. È l'ultimo, di solo un'ora prima, ma il tedesco non se la sente di rispondere al suo migliore amico, non adesso. Fa un respiro profondo prima di bloccare di nuovo il cellulare, attorno a lui non c'è nessuno, nessuna macchina parcheggiata accanto alla sua a fargli compagnia, che tanto nemmeno la vorrebbe, quindi è meglio così.
Daddy if you're out there
Daddy all I want to say
You're so far away
You're so far away
That's ok
That's ok
Ok
Il tedesco si decide a infilarsi il lungo cappotto beige e a uscire dall'auto, tirando su il bavero a mo' di Sherlock Holmes, così da non avere freddo, una folata di vento lo investe da dietro la schiena e minaccia di scompigliargli i capelli, ma a lui non interessa davvero. Le suole delle sue Nike bianche impattano piano contro l'asfalto nero mentre si dirige verso il grande cancello di metallo tenuto chiuso da una semplice catena il cui lucchetto può essere facilmente aperto con la chiave nascosta appena dietro lo spigolo della parete di sinistra, appesa a un piccolo gancio di metallo. Chiude distrattamente l'auto a chiave premendo uno dei tre pulsanti sul telecomando a distanza e si impossessa della chiave del lucchetto, aprendolo in silenzio. I cardini cigolano un po' quando vengono sottoposti allo sforzo per cui sono stati progettati, e il tedesco pensa che ci andrebbe un po' d'olio, per non farli più gemere così forte, come un cane che scappa via con la coda tra le gambe dopo che ha ricevuto un'ingiusta bastonata per una piccola marachella che ha fatto. Proprio non se lo ricordava così grande il cimitero di Nivelles.
Daddy, are you out there?
Daddy, why'd you run away?
Daddy, are you ok?
La ghiaia sotto le scarpe di André è fastidiosamente rumorosa, il tedesco percorre quei lembi di terra che lo separano dalla tomba di suo padre in silenzio, è venuto a mani vuote, come tutte le altre volte. Trova quel marmo bianco irritantemente familiare e ci si siede sopra, dando le spalle alla lapide, come sempre. Sospira di nuovo, recupera il cellulare dalla tasca del cappotto a invia un messaggio veloce a Jean. Sto bene, ti chiamo io, sono le uniche parole che riesce a scrivere, l'unica bugia che può dire, ma sa che non può darla a bere al francese, che starà già cercando il modo di capire dov'è e come raggiungerlo. Mette di nuovo il telefono in tasca e si guarda intorno, in quel campo di silenzio che si disperde per un chilometro abbondante, tutte tombe singole, bare sepolte sotto terra, nessuno ha voluto mettere delle tombe di famiglia qui. Quella di suo padre è a ridosso del muro dall'altra parte del quale ha parcheggiato la macchina, vicino a uno dei tre ingressi, e così André riesce anche a tenere d'occhio tutto quello che avviene davanti a lui, all'interno di queste quattro mura di sofferenza a cielo aperto. Il tedesco guarda in alto il cielo che si fa sempre più scuro, sia per via del sole che tramonta sia per colpa delle nuvole che all'improvviso sono più nere di prima, si prepara all'ennesima nevicata.
Look dad we got the same hair
And Daddy it's my birthday
But all I want to say
No, decisamente quella di venire qui da solo non è stata l'idea più brillante che abbia mai avuto, e se ne sta accorgendo forse troppo tardi, ora che sente i ricordi riaffiorare e sa bene che non potrà fermarli. All'improvviso la sensazione delle mani di suo padre sulle sue spalle è più forte di quanto André si aspettasse, e questo fa cadere la sua maschera di insofferenza che aveva tanto abilmente costruito nei giorni scorsi. Finge di non accorgersi di quell'unica lacrima che gli sfugge dall'occhio sinistro sulla guancia e giù vicino all'angolo delle labbra pallide, per poi scomparire sotto il suo mento e venire assorbita dal collo alto del maglione bianco che indossa sotto il cappotto, gli torna in mente quanto sia stato stupido ad andare a vivere in Giappone anni fa, quando sapeva benissimo che lui aveva bisogno della sua presenza vicino a sé, alla città in cui è nato, e questo gli fa ancora più male. Si ricorda ancora dell'ultima sera in cui lo ha visto, l'ultimo abbraccio che gli ha dato sulla porta di casa prima che lui tornasse dall'altra parte del globo per un'altra delle sue gare, all'inizio di ottobre, ed era morto nemmeno un mese dopo. Stai attento, mi raccomando, gli aveva detto, sulla porta di casa, mentre ancora lo teneva tra le braccia e lo stringeva a sé come se sapesse già cosa sarebbe successo. Come se già sapesse che sua moglie avrebbe chiamato suo figlio quel pomeriggio del 22 ottobre in lacrime e inconsolabile, come se già sapesse che André non avrebbe capito nulla di quello che lei gli stava dicendo dall'altra parte del telefono per i primi venti minuti abbondanti, come se già sentisse che lui avrebbe preso il primo volo per Bruxelles la sera stessa, per tornare da lui, anche se ormai era già troppo tardi. Forse lui sapeva.
Is you're so far away
Oh, you're so far away
That's ok
That's ok
That's ok
Forse però non si era mai reso conto di quanto lui poi lo avrebbe sentito lontano, ma come poteva? Non poteva fermare la malattia, ma avrebbe pagato tutto quello di cui era in possesso per farlo.
Quanto incredibilmente abbandonato si senta André in certi momenti, e questo è uno di essi, nessuno ne ha mai avuto la più pallida idea. Jean è l'unico con cui riesce a parlare, l'unico con cui è mai riuscito a farlo davvero, ma ha commesso l'errore forse fin troppo stupido di accettare di cambiare scuderia proprio quando era finalmente riuscito a essere se stesso senza paura che qualcuno lo giudicasse, e ora non avere più il francese come compagno di squadra di certo non ha aiutato la causa. Gli ha promesso che avrebbe provato a dirgli ogni cosa, ma il fatto di essere seduto sulla tomba di suo padre il giorno del suo trentanovesimo compleanno rientra già nell'elenco delle cose che non gli ha detto e che probabilmente non gli dirà per un po'. André sospira. Una folata di vento scuote le fronde degli alberi fuori dalle mura del cimitero ma non investe il tedesco, che è al riparo vicino al muro, le poche foglie rimaste attaccate ai rami frusciano leggere e innumerevoli si staccano, volando via e cadendo non lontane dai loro alberi, si sente di nuovo l'aria di neve, si fa ancora più buio. André posa una mano sul marmo bianco appena accanto alla sua gamba, è freddo come tutte le altre volte. Non ha niente da dire a suo padre ma allo stesso tempo sa che lui sa già tutto, parlare sarebbe solo uno spreco di tempo. Il tedesco rimane lì finché non diventa completamente buio, attorno a lui solo la luce sopra al cancello del cimitero gli consente di vedere qualcosa, e non passa molto tempo che cominci a nevicare. André si chiude meglio il cappotto, stringendosi le braccia al petto e sistemando il collo in modo che i fiocchi non gli cadano sulla nuca, provocandogli dei brividi che non vuole. Guarda l'ora sul cellulare che lo abbaglia con la sua luminosità troppo alta, e la abbassa immediatamente. Le sette e mezza di sera. Il suo stomaco si fa sentire molto poco galantemente, lamentando l'assenza di qualcosa di solido al suo interno da troppo tempo ormai. Il tedesco pensa al ristorante preferito di suo padre, probabilmente andrà lì a mangiare qualcosa e troverà un posto dove dormire, anche se gli piacerebbe tornare nella sua vecchia casa, ma nemmeno sua madre vive più lì da quando suo marito se n'è andato. Si alza svogliatamente e si volta per un istante, vede a malapena nella penombra la lapide con il nome di suo padre e le date, di nascita e di morte, scarsamente illuminate dalla luce in lontananza, sospira. Fa un piccolo sorriso, il suo cuore si fa un po' più leggero. Mentre cammina allontanandosi sente pian piano che la negatività lo sta abbandonando, è il tocco magico di suo padre che si fa sentire come tutte le volte che viene a trovarlo. Chiude alle sue spalle il cancello del cimitero e rimette la chiave al suo posto, nel suo nascondiglio non esattamente segreto.
You're so far away
Won't you come and won't you stay?
Please stay
Please stay
Il cellulare suona solo un paio di volte, prima che Jean risponda al tedesco. André si è rintanato in auto per restare al caldo e proteggersi dalla nevicata, ma è ancora parcheggiato accanto al cimitero, e le uniche luci che illuminano il suo viso sono quelle flebili dell'abitacolo della sua Porsche e dei fari che illuminano il muro di fronte al muso dell'auto.
"Oh Dio André, non sai quanto mi hai fatto preoccupare in questi due giorni." la voce del francese è piena di sollievo, e André lo può percepire anche dall'altra parte del telefono. Si tormenta un lembo del cappotto appoggiato sulla sua gamba sinistra, fa un leggero sorriso, gli è mancato sentire il suo migliore amico.
"Scusami Jean, sto meglio ora, davvero." André sorride, stavolta più sinceramente, e pensa che in fondo non è lontano da Parigi, potrebbe andare da lui.
"Dove sei stato per non esserti fatto sentire così a lungo?" Jean è indagatore come suo solito, ma non può farci nulla, tiene troppo ad André e questo il tedesco lo sa fin troppo bene.
"Non troppo lontano da Parigi." mente, mettendo il telefono in vivavoce e accendendo il motore della macchina.
"Stai viaggiando?" André percorre a ritroso quel viale alberato e torna sulla strada principale, diretto verso il centro della città, intende cenare al più presto e mettersi in viaggio subito dopo.
"Diciamo di sì." risponde lui, con lo sguardo fisso sulla strada davanti a sé. "Senti Jean, so che non è il massimo autoinvitarmi a casa tua ma... hai un letto per me stanotte?"
"Ma certo André, lo sai che quando vuoi venire c'è sempre posto per te." il tedesco rimane in silenzio per un attimo, prima di ringraziare il francese e ammutolirsi di nuovo. "Cos'è che non mi dici André?"
"Niente Jean, scusami, stavo solo pensando. Non aspettarmi prima di mezzanotte." André chiude velocemente la chiamata, non se la sente di parlare di queste cose per telefono, se proprio deve preferisce dirle a voce. Non vuole dirgli che in realtà oggi suo padre gli è mancato più del solito, che lo avrebbe voluto con lui almeno per un istante, per abbracciarlo ancora una volta come quell'ultima, per dirgli che tutto andrà bene e che non ha nulla di cui preoccuparsi, che è un uomo forte e deve essere fiero di sé stesso come lui lo era di lui. Ripensa a come da piccolo si divertiva a giocare coi riccioli di suo padre, a volte gli tirava i capelli senza farlo apposta, e sorride al pensiero che adesso ha gli stessi capelli di suo padre, grigi ai lati. La campagna scorre veloce fuori dai finestrini, la neve colpisce abbastanza violentemente il parabrezza, ma sempre silenziosa, così come è il resto di quel piccolo angolo di mondo, il cui silenzio quasi assordante viene interrotto solo dal rombo del motore della sua Panamera.
Won't you come and won't you stay?
One day
Just one day
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