6. Camicie all'aria
La camera da letto di Albus odora intensamente di qualcosa di non proprio legale. La finestra è socchiusa, ma non basta per far sparire tutto il fumo che aleggia in aria. Distendo le gambe lasciate scoperte dai pantaloncini sul pavimento fresco, la testa di Dominique che subito corre a poggiarsi sulle mie cosce ed i suoi capelli biondi mi solleticano la pelle. Ridacchia e chiude gli occhi.
L'unica fonte di luce proviene da un abat-jour in stile shabby con il paralume blu, poggiata a terra per, secondo Albus, creare un effetto più mistico. Balle, ma camera sua regole sue, è così che funziona tra noi Weasley-Potter, e non importa se fatico a vedere i contorni delle facce dei cugini che si trovano distanti da me, se Al vuole l'effetto mistico, che effetto mistico sia.
Lo strusciare delle carte da gioco in mano a Roxanne, intenta a contarle, fa da sottofondo alle note di Here comes the sun dei Beatles, che fuoriescono da una piccola radio dell'anteguerra poggiata sul comodino.
Lily e Lysander, in un angolo, si stanno scambiando effusioni decisamente poco caste e James pare determinato a far saltare i denti dello Scamander con un colpo solo, perché quella è sua sorella, ed è necessario in questo caso leggere la frase sopracitata con una grande dose di drammaticità nel tono, come se sua sorella non avessi quindici anni e non fosse perfettamente in grado di badare a se stessa.
Hugo fuma ed è a suo agio con le unghie colorate malamente di nero e la mia maglia dei Chadley Cannons che io ingenuamente credevo fosse ben riposta nel mio cassetto a casa - e con questo intendo, chiaramente, aggrovigliata alla ben e meglio sotto i vestiti piegati, così come la metà dei miei altri indumenti, in modo che mia madre non si arrabbi e mi costringa a riordinare - però si, lo ammetto, mio fratello ha la giusta corporatura per indossarla visto che è almeno di tre taglie più grandi di quella che porto, ed è perfettamente in linea con il suo atteggiamento da adolescente depresso costantemente arrabbiato con il mondo. Perciò lascio correre.
«Hyperion» esclama Albus, stravaccato sul letto e con la faccia nascosta in una nuvola di fumo grigio. Il bagliore dei suoi denti è l'unica cosa che riesco ad intravedere. «Amico, hai intenzione di toglierti quella camicia da damerino? No perché mi fai sentire a disagio» accompagna l'affermazione con un ampio cenno della mano, indicando l'unico indumento che indossa: un pantalone della tuta rotto su un ginocchio.
«Vuoi che mi spogli per te, Severus? Quante volte devo dirti che non sei affatto il mio tipo?» chiede Malfoy, le labbra stirate in un sorrisino e le dita che armeggiano con i bottoni della camicia.
«Lo so, ti piacciono le tette, anche a me»
«Anche a me!» urla Fred, i capelli rossi più incasinati che mai.
«Si, anche a me» Molly scrolla le spalle.
D'accordo, la situazione sta degenerando.
«Contento adesso?» la camicia di Malfoy vola dritta sul pavimento, come uno straccetto qualunque nonostante costi più di tutte le mie false borse firmate messe insieme.
Lo guardo ma solo un pochino, perché non voglio dargli la soddisfazione di beccarmi a fissarlo.
È il Capitano della squadra di Quidditch di serpeverde, il suo fisico perciò non è altro se non pressoché perfetto: scolpito e marmoreo, magari si, forse un po' troppo pallido, ma con quelle braccia che si ritrova immagino che le ragazze non ci facciano molto caso.
«Estasiato» replica Albus.
«Dom, il tuo testone pesa» ringhio, con l'intento primario di distarmi - anche perché sono piuttosto sicura che Malfoy mi stia tenendo sotto controllo con la coda dell'occhio - rivolgendomi alla mia migliore amica, che sembra essere caduta in catalessi sulle mie gambe.
«Lasciami in pace, sgualdrina» replica lei, ghignando, le palpebre ancora abbassate.
Rido e le assesto una schicchera in fronte.
«Voi non avete fame?» chiedo, lo stomaco che brontola. Insomma, alla Tana sono abituata a mangiare per tre, e se dovessi sommare tutte le porzioni di cibo che sono state servite questa sera a cena, non arriverei neanche a riempire il più piccolo piatto di nonna Molly.
«No, Rose» Hugo sbuffa. «Sei solo te che mangi come un bisonte»
Alzo il dito medio e non mi offendo solo perché è la verità.
Bussano alla porta. Nella stanza piomba il silenzio. Albus si solleva sui gomiti, i capelli neri incasinati e gli occhi arrossati. «Chi è?» chiede titubante.
«Mamma»
Scoppia il putiferio.
Ci alziamo tutti in piedi in preda al panico, Fred spalanca le finestre e James inizia ad agitare freneticamente un cuscino per cercare di fare uscire la puzza e il fumo. Raccolgo le varie carte e cartacce di caramelle disseminate a terra - Albus è un tipo goloso, ma sarebbe fin troppo sospetto se ne mangiasse così tante senza poi passare l'intera notte sul water, e zia Ginny ha l'occhio lungo, è meglio non lasciare tracce.
«Un attimo, mi sto vestendo» mente mio cugino, spiattellandosi con la schiena contro la porta per impedire che venga aperta.
«Cosa ci fai nudo a quest'ora?»
Al sgrana gli occhi, boccheggia, tenta invano di trovare una risposta sensata ma il suo cervello è andato. Scorpius agita una mano, gli suggerisce qualcosa in un sussurro.
«Avevo caldo» dice e poi con tono decisamente più basso aggiunge. «Nascondetevi»
Lucy termina di spruzzare in giro un profumo da uomo troppo forte che mi solletica il naso, trattengo a stento uno starnuto. Essendo la più mingherlina, corre subito ad accaparrarsi il posto nel baule. Si lancia al suo interno e chiude il coperchio.
Punto l'armadio, ma James, Molly, Dominique e Fred stanno già lottando all'ultimo sangue per riuscire ad entrarci tutti.
D'accordo Rose, magari se resti immobile in mezzo alla stanza tua zia non ti noterà, mi suggerisce la mia coscienza. Il problema è che la mia coscienza non ha mai ragione e perciò sono nella merda.
Mi sento afferrare un polso, Malfoy a petto nudo mi guida fino a sotto il letto come qualcuno che ha il pieno controllo della situazione. «Non fare il pesce lesso, ci farai beccare» mi riprende.
Lo fulmino con lo sguardo, o almeno è quello che penso di star facendo, qui sotto è così buio che non vedo ad un palmo dal mio naso.
Avverto il suo respiro sul viso e i suoi capelli che mi solleticano le guance. Provo a spostarmi più a destra, perché questa vicinanza tra i nostri corpi non è dignitosa, ma mi scontro con qualcosa.
«Vuoi forse salirmi sopra, Rose?» ringhia Roxanne.
«Non sapevo fossi qui, rilassati»
«State zitte!» bisbiglia Malfoy, e siccome non ha il diritto di dirmi cosa devo fare, gli assesto una gomitata che lo fa gemere di dolore.
Però.
Come suono non è male.
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