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Capitolo 30

New York

Entrando nel paddock Robin sente una calma insolita, sa già che questo è il suo ultimo giorno. Sembra che intorno a lui sia scoppiato il caos: spettatori ammassati in gruppetti, componenti dei team, tutti a guardare la stessa foto. È stata messa in ogni angolo, chiunque deve vedere che cosa ha fatto.

Al suo passaggio lo osservano tutti con apprensione, è certo che morirà, ma a Robin non interessa, l'unico suo desiderio da mesi sta per avverarsi. Un'uscita di scena niente male, pensa Robin guardando un altro gruppetto di persone osservare il suo capolavoro.

Una volta terminata la sua "sfilata", non senza uno sguardo di sfida verso i commissari che già lo hanno puntato, va nel retro del suo box dove spera di passare gli ultimi attimi di tranquillità. Invece una volta aperta la porta si ritrova con le spalle al muro e un Andrè furioso davanti a sé.

"Che cosa diamine hai fatto?" Andrè quasi urla dall'agitazione, la tensione nella sua voce è evidente. "Avevi detto che ti eri liberato nel miglior modo possibile, come può essere il modo migliore uccidere due commissari?"

"Andrè mollami." Robin cerca di sembrare convincente, ma non riesce a nascondere bene il timore che il tedesco gli incute in questo momento. Andrè non accenna a mollare la presa, la rabbia che prova non diminuisce minimamente, gli ribolle il sangue nelle vene.

"Ma cosa ti è passato per la testa? Mai e poi mai dovevi anche solo sfiorare un commissario, è una delle prime regole, maledizione." Andrè molla finalmente Robin e si passa le mani tra i capelli ancora incredulo. Questa mossa gli costerà molto cara pensa, mentre l'olandese cerca di mostrarsi convinto delle sue azioni. La verità è che sul momento non aveva tenuto conto di nessuno, la sua rabbia per quello che avevano fatto a lui e Antonio lo accecava, privandolo di ogni ragione. "Ti ammazzeranno Robin."

"Era quello che volevo." Robin tenta di rimanere composto, ma la vista di Andrè in quello stato lo destabilizza e lo fa pentire di ogni sua azione. Non può fare a meno di notare gli occhi lucidi di Andrè, lo colpiscono quasi come la morte di Sam, forse di più.

"Perché Robin? Cazzo, dopo tutti questi mesi, perché vuoi farti ammazzare?" la rabbia di André va scemando e lascia posto ad un'amara consapevolezza, sta per perdere anche Robin e già sa che per quanto cercherà di nasconderlo, lascerà una voragine in lui.

"Hai idea di quanto sia difficile tirare avanti senza una motivazione? Credevo che vendicare Antonio fosse quella ragione, ma una volta fatto cosa resta?" Robin guarda il casco di Antonio mentre parla. Lo sente di nuovo quel vuoto, quella sensazione di incompletezza che lo accompagna da mesi, ma è amplificata al massimo. "Cosa resta dopo che ho ammazzato due persone? Dopo che ho sporcato un muro con il loro sangue? Antonio non può tornare, potrei uccidere tutti i commissari, ma nulla lo riporterebbe qui."

"E quindi per te morire è l'unica soluzione..." Robin si volta verso il tedesco e annuisce debolmente. "L'hai fatto per farti uccidere?" Robin annuisce di nuovo, stavolta senza guardare André.

"Fermali André, fallo anche per me." il tedesco si alza e avvolge Robin in un abbraccio di cui non credeva di avere bisogno, ma che in realtà desiderava, per far cadere tutte le sue barriere, anche se troppo tardi.

"Avevo promesso che ti avrei protetto, che ti avrei tirato fuori di qua vivo... e non ci sono riuscito..." Robin sente André tremare, non gli era mai capitato di vederlo così fragile.

"Una rivoluzione ha bisogno dei suoi martiri, André, lo sai meglio di me." Robin lo guarda negli occhi, André non dice una parola, non servono. "Per me non c'è più nulla qui."

"Non dire niente di più, per favore." André piange silenziosamente, le sue lacrime si perdono tra i capelli di Robin, il quale a sua volta non riesce a rimanere impassibile e piange le sue ultime lacrime sulla spalla della persona che le ha provate tutte per tirarlo su, ma che ha fallito per colpa sua. A qualcuno mancherò, qualcuno ci teneva davvero a me.

Vengono interrotti da qualcuno alla porta che chiede a Robin di prepararsi per le prove, André è costretto a prepararsi a sua volta.

"Spero di riuscire a rivederti prima della gara." la voce di Robin trema, ma riesce a mantenersi composto, ovviamente senza guardare in faccia André.

"Ti ho voluto davvero bene, Rob." André si ferma prima di uscire dalla porta e guarda il più giovane volgersi verso di lui.

"Anche io, André..." il tedesco esce dalla porta per evitare di piangere ancora, ma non riesce a trattenere le uniche due lacrime che scendono sulle sue guance.

Fuori anche i maxi schermi ora proiettano quella maledetta foto: i due cadaveri appoggiati al muro, uno sgozzato, l'altro ucciso a coltellate e con un buco sulla fronte. Il muro dietro di loro fa forse più ribrezzo dei due corpi.

Se noi bruciamo, voi bruciate con noi.

Scritto con il loro sangue ancora fresco, quello in eccesso che cola... è troppo per Andrè, decisamente troppo.

Rientra nel box e l'intero team si ferma per guardarlo, compreso Jean che sta già indossando il casco, può vedere solo gli occhi, occhi che gli dicono tutto senza nemmeno dire una parola.

"Che avete da guardare? Tornate a lavorare, vogliamo arrivarci vivi alla fine di questa gara." Tutta la squadra torna a lavorare, sembrano delle formiche da tanti che sono e da come corrono. Andrè si dirige verso il suo stanzino, non prima di aver posato lo sguardo un'ultima volta sull'immagine maledetta. Lo sbattere della porta fa sobbalzare tutti, Jean compreso.

Gli occhi di Andrè non erano mai stati così vuoti.


Robin respira finalmente aria di libertà. Si rilassa completamente quando sente che la batteria della macchina muore lentamente durante l'ultimo giro della gara, segno che Lucas lo ha condannato a morte parlando con i commissari prima di correre in pista. La sua auto si ferma dopo la linea del traguardo e lui esce silenziosamente dall'abitacolo, si sfila casco e sottocasco e li lascia sulla scocca della sua monoposto. Alza lo sguardo verso il cielo, sto tornando da te Toni, sorride malinconico, e gli uomini dai caschi neri sono già accanto a lui. Robin cammina tranquillamente verso il palco, vede negli occhi di Jean e André il dolore che accompagna l'esecuzione che avverrà tra qualche minuto attraversare le loro iridi spente.

"Non provate dolore per me, sarò di nuovo felice." Robin sorride mentre raggiunge Lucas sul palco, che lo sta già aspettando con un coltello in mano.

"Eccolo, Robin, il più piccolo, il più dolce..." Lucas guarda con odio anche lui, nonostante non gli abbia fatto nulla, il suo ghigno malvagio non smuove l'olandese nemmeno un po' "il più fragile e indifeso... e anche quello che avrà la morte peggiore." il sorriso di Lucas muore sulle sue labbra, e la sua espressione diventa rabbia pura, tanto che si potrebbe sentire benissimo ribollirgli il sangue nelle vene se si stesse abbastanza vicini a lui.

"Lucas, volevo dirti grazie." le parole di Robin colgono alla sprovvista il brasiliano, ma non palesa alcun cambiamento visibile da fuori. "Grazie per quello che stai per fare. Sai, forse non ti fermeranno, forse anche gli altri moriranno, ma sappi una cosa, perché è giusto che tu ne sia a conoscenza." le palpebre di Robin si chiudono un po', il mento dell'olandese si solleva, in un ultimo atto di sfida al nemico. "Voglio che tu sappia che mi stai regalando la libertà. Uccidendomi mi rendi libero. Hai liberato tutti gli altri prima di me, e sono felice che alla fine rimanga tu vivo. Perché adesso avrò quella libertà che tu non raggiungerai mai."

È un attimo. Lucas si avventa sull'olandese, gli blocca il polso destro nella sua mano e lo gira verso l'interno, portandolo a cadere sulle ginocchia con un piccolo gemito, il braccio bloccato dietro la schiena in maniera innaturale, la presa ferrea delle dita del brasiliano che non si muovono da lì.

"Piccolo illuso." sputa Lucas, rigirandosi la lama tra le dita. "Tu, come tutti gli altri, e Antonio soprattutto. Non hai mai avuto niente. Non avrai niente dalla morte. Non riavrai Antonio. Amore è solo una parola."

"Toni, ti amo." sussurra Robin senza ascoltare le parole di Lucas, e in quell'istante la lama del brasiliano affonda nella sua schiena. Affonda nella sua schiena, rompe le sue costole, buca il suo polmone sinistro e il cuore. Il corpo di Robin cade a terra. Lucas continua a martoriare la schiena di Robin, strappa pezzi della sua tuta per avere il campo libero, gli spezza tutte le ossa che trova sulla sua strada, il sangue scorre veloce sul palco e arriva a gocciolare dal bordo a qualche metro di distanza da Jean, André e Mitch. Lucas fa pressione sul corpo esangue dell'olandese, ma nessuno riesce più a guardarlo. Si sentono solo tante ossa che si spezzano, il rumore è una tortura allucinante per quelli che ascoltano che sembra non avere mai fine. Nessuno vede Lucas lasciare il corpo di Robin sul palco, la colonna vertebrale quasi completamente staccata dal suo corpo, le ossa bianche che luccicano sotto il sole di New York, i suoi occhi vuoti che ormai non vedono più.

"Visto? Non avevi nemmeno abbastanza spina dorsale da tenermi davvero testa." Lucas si pulisce distrattamente la mano che più è sporca di sangue sul pantalone della sua tuta bianca, lascia andare il coltello che cade addosso a Robin e si conficca tra due delle sue vertebre, il brasiliano si allontana per andarsi a ripulire, lasciando sotto il palco tre piloti che vorrebbero non aver assistito a questo martirio.

Ma l'anima di Robin è ferma all'istante in cui il coltello di Lucas si pianta nella sua schiena e scende a bucargli il cuore, tutto intorno a lui si fa buio e non sente più nulla. Il nero sfuma pian piano in tonalità di grigio sempre più chiare, e i suoi sensi si fanno più acuti. Il silenzio attorno a lui diventa assordante, l'olandese chiude gli occhi, ma intorno a lui non cambia nulla, è tutto silenzioso e grigio, non c'è più differenza tra tenere gli occhi aperti o chiuderli. Il suo corpo è leggero, non riesce a capire se stia fluttuando o sia in piedi da qualche parte. Tutto è chiaro e bianco. Quando il bianco diventa color crema e smette di sfumare in altri colori, Robin sente di nuovo quella sensazione che ormai da troppo tempo gli era stata negata. Sulle sue labbra la pressione dapprima leggerissima delle labbra di Antonio si delinea ogni istante sempre di più, esattamente come la sua figura mentre lo bacia. Robin chiude gli occhi e stavolta sì che tutto si fa buio come quando era vivo. Vuole potersi permettere di riaprire gli occhi e riaverlo finalmente davanti a sé nella sua interezza, mentre di nuovo assapora quelle labbra così familiari che gli erano state sottratte troppo presto. Antonio azzarda a sfiorargli le labbra con la punta della lingua, prima di allontanarsi appena da lui. Le mani del portoghese sono sul viso dell'olandese, e sono vere stavolta. Robin apre gli occhi ed eccolo, Antonio, bellissimo e ora immortale, fermo come lui ai suoi 30 anni, con una leggera aura luminosa e bianca tutto intorno a lui. Il portoghese sorride e Robin ricambia, è un sorriso che a Robin fa venire le lacrime agli occhi, che sono incredibilmente dolorose rispetto a quelle umane.

"Sei tornato da me." la voce di Antonio è surreale, è come se Robin lo sentisse parlare davvero per la prima volta, è come se sentisse una sonata di Mozart in persona che suona solo per lui.

"Non sono mai andato via Toni." anche la sua stessa voce sembra diversa alle sue affinate orecchie, leggermente più armonizzata e fluida. "Non andrò più via." l'olandese sorride, ma ha ancora molte domande da fare ad Antonio, e l'eternità per avere le risposte.

"Ti amo." Robin sorride, e se avesse davvero ancora un cuore molto probabilmente lo avrebbe sentito chiaramente accelerare in maniera incontrollata.

"Anche io ti amo." risponde.

"Devo farti vedere un sacco di posti, e ce ne sono un sacco da scoprire ancora. Tra poco sorgerà il sole." Robin si chiede come sia possibile, non gli sembra che sia notte. "Vieni." all'improvviso, nell'istante in cui lui lo prende per mano e insieme muovono il primo passo della loro nuova vita insieme, su di loro cala la notte, e si ritrovano a camminare su un prato sotto un cielo pieno di stelle. "Io non avevo nessuno quando sono arrivato, mi dissero solo di camminare in questa stessa direzione. Quando mi hanno detto che stavi arrivando, mi hanno chiesto se volessi essere lì in quel momento. Non potevo dire di no." Antonio sorride, la sua aura nella notte è flebile, ma brilla con la stessa vivacità di poco prima. Robin abbassa lo sguardo sulle loro mani unite e si accorge che quella stessa aura coinvolge anche lui.

"Chi ci aspetta là fuori?" chiede l'olandese, continuando a camminare.

"Nessuno in realtà."

"Sono felice del fatto che siamo morti." ora siamo di nuovo liberi, pensa l'olandese. Antonio si ferma a guardarlo per un momento negli occhi.

Qui riusciamo a sentire i pensieri se lo vogliamo davvero, non servono le parole, pensa Antonio, e Robin rimane stupito del fatto di riuscire a sentirlo alla perfezione nella sua testa.

"Andiamo." i vecchi metodi però rimarranno sempre i miei preferiti, continua nella sua mente il portoghese, riprendendo insieme a Robin la sua camminata.

Anche i miei, "dove si va?"

"Dove dicono che vanno i morti."

"Tu sai dove?"

"Non proprio. Cambia se si sceglie di proseguire con qualcuno."

"E come ci si va?"

"Non so nemmeno questo."

Albeggia.

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