Capitolo 15
Jean pensa troppo a quella frase.
"Sei sempre stato troppo attaccato a Lotterer."
Pensa che non avrebbe mai creduto di creare così tanti problemi ai commissari con la sua amicizia nei confronti di André. Si chiede se da capodanno il fatto di stare insieme al tedesco abbia influito sul suo comportamento in pubblico quando c'è anche lui in giro, ci riflette senza sosta da due giorni. Impossibile si dice, non è cambiato un bel niente. Jean sa che stare con André è pericoloso, ma comportarsi più freddamente con lui nel paddock farebbe solo insospettire di più i commissari. Mi hanno punito perché siamo amici? Il francese è incredulo. Non osa nemmeno immaginare che cosa farebbero se dovessero scoprire che in realtà loro due stanno insieme. E se sospettassero? No. Era un avvertimento. Probabilmente se lo sospettassero o lo scoprissero non avrebbe via di scampo. Ma è un rischio che deve correre, che vuole correre. Il tedesco accanto a lui, seduto sul divano, si volta nella sua direzione e incrocia il suo sguardo, il cuore del francese batte più forte non appena si perde in quegli occhi blu oceano che ama. André cerca la mano di Jean e intreccia la dita alle sue, stanno aspettando che arrivino i loro colleghi, quelli di cui si fidano di più. Jean ama troppo André e pur di rischiare di morire si dice che non lo lascerà per questo. Da chi andrebbe? Da chi andrebbe il tedesco? Nelle loro vite sono rimasti solo loro due l'uno per l'altro. Hanno deciso di amarsi una volta per tutte senza barriere, non li fermeranno adesso. Un pensiero colpisce il francese più forte di una pallonata in faccia. Quello che ha più probabilità di morire prima della fine di questa follia sono io, non intendo rinunciare al mio piccolo angolo di felicità. André sorride leggermente al francese, e lui ricambia, le guance rischiano di andargli a fuoco, ha sempre avuto un debole per il sorriso di André. Visto che molto probabilmente morirò, rinunciare a te sarebbe la cosa più stupida che io possa mai fare in vita mia. Il pensiero di Jean è rivolto ad André, il francese si lascia scivolare contro la spalla del tedesco, appoggia la testa a lui, stringe appena di più la sua mano e decide che da questo momento in avanti non penserà più alla sua morte, costi quel che costi vuole godersi fino in fondo ogni istante che passerà con André, anche se dovranno nascondersi.
"Andiamo, ti prego, non mi va di andare da solo e stare in disparte tutta la sera." convincere Sam è un'impresa ai limiti del possibile. Jean e André hanno organizzato una serata a casa del francese per motivi non meglio specificati e Robin non ha la minima intenzione di andare là senza qualcuno che possa sostenerlo. È certo che si parlerà anche di lui e di Antonio, non vuole trovarsi solo un'altra volta e Sam sembra l'unico affidabile tra le persone che gli stanno accanto, oltre alla coppietta felice.
"Io non c'entro niente con loro, Robin, vai tu, ti diverti una volta e basta." Sam non ha voglia di farsi trascinare, più che altro non vorrebbe far sospettare Lucas. Lo sa bene che tra il brasiliano e Lotterer non scorre buon sangue e certamente non ha intenzione di rischiare.
"Non voglio andarci da solo, ti prego dai." Sam riesce a percepire quella nota di tristezza che è diventata una costante nella voce di Robin da quando è morto Antonio e capisce perché lo vuole con sé.
"E va bene, ma solo per te, rompiscatole che non sei altro." Sam non riesce più a porre le sue altre condizioni perché l'olandese gli getta le braccia al collo riconoscente, l'inglese sospira già sapendo che ne pagherà le conseguenze. Quando i due compagni di squadra entrano nell'elegante appartamento vengono avvolti dal calore e dall'odore di vaniglia emanato dalle candele accese. Sebastien e Mitch sono seduti sul divano, parlano tra di loro di qualcosa che non riescono a capire, Daniel sorseggia un calice di vino rosso e i due padroni di casa stanno avendo uno dei loro momenti: fronte contro fronte, le dita delle mani intrecciate, Jean ha gli occhi chiusi e André cerca di rasserenarlo. Sam non credeva che le cose fossero ufficiali, l'hanno nascosto bene, ma c'era anche da aspettarselo. Nonostante Sam sappia bene che è qualcosa di anomalo per il regolamento non ha il coraggio di riportarlo a Lucas, se non l'hanno fatto vedere anche lontano dai circuiti evidentemente non è una cosa che tutti possono permettersi di sapere.
"Tutto okay?" Robin sembra nervoso, ma nonostante ciò sembra perfettamente integrato nell'ambiente.
Quante cose mi sono perso, si chiede Sam mentre osserva ogni persona presente nel salone. Loro sono buoni, Sam, non sono Lucas, la sua vocina interiore, la bocca della verità, lo illumina, che sia finito dalla parte sbagliata? Sam annuisce continuando a guardarli: André accarezza il viso di Jean, lo guarda apprensivamente, è lo sguardo di chi ha paura di perdere qualcosa di importante, qualcosa di fondamentale. L'inglese non crede di essersi mai sentito così disorientato.
L'incontro inizia verso le 23, tutti sono abbastanza sciolti da parlare liberamente, tutti tranne Sam che ancora teme cosa potrebbe accadere se tutto questo saltasse fuori.
André gestisce la situazione come se fosse la cosa più naturale del mondo, ha in mano i famosi fogli che Sebastien gli aveva dato dopo la morte di Oliver, ma non è di quello che inizia a parlare.
"C'è un problema più importante da risolvere al momento. Come ben sapete buona parte della griglia ha sofferto di anomali cali di potenza che a volte hanno portato a conseguenze disastrose. Questa mattina Jean è andato agli archivi e ha trovato qualcosa che dovreste vedere." André appoggia sul tavolo dei fogli nuovi, mai visti prima da buona parte del gruppo, sono grafici, telemetrie e uno script di una conversazione. Sam è catturato da questo per primo: sopra campeggia il nome di Lucas e ben osservando nota che dalle sue labbra è uscito il nome di Antonio. Guarda poi la data: 14 dicembre 2021, il giorno prima della sua morte. Lucas ha detto qualcosa ai commissari su Antonio che potrebbe aver causato la sua morte e di conseguenza tutta la sofferenza di Robin. Se c'è davvero qualcosa a cui Sam tiene più di qualsiasi altra, quella è Robin. Sono davvero finito dalla parte sbagliata.
"Come potete ben vedere da questi fogli, il primo calo eclatante non è stato affatto casuale, a quanto pare Lucas ha riferito ai commissari qualcosa di importante sul conto della vittima ed apparentemente sono stati loro a causare il problema." Robin dà un'occhiata ai fogli e prima che Sam possa distrarlo legge il nome di Antonio sui documenti. I documenti su Antonio. Sente di nuovo quel vuoto dentro, quello che lo ha divorato fin dall'istante in cui ha ucciso Antonio e che pensava di essere riuscito a colmare almeno un po' pensando di meno a lui, che lo sta lentamente uccidendo, esattamente come quasi quattro mesi fa. La sua gola si stringe in un nodo che improvvisamente gli fa salire le lacrime agli occhi, non riesce più a sentire qualcuno parlare dell'uomo della sua vita, non come prima. André continua il discorso senza mai pronunciare il nome di Antonio, ma tutti i presenti sanno benissimo che sta parlando del portoghese, e Robin non lo regge. Si sente esposto, sente come se gli avessero violato l'anima, l'unico posto in cui sentiva che Antonio era al sicuro, protetto da lui, dal suo misero corpo di carne e ossa, tormentato e distrutto, ma al sicuro. Nessuno si accorge del primo segnale, una lacrima che scende silenziosa sulla sua guancia destra, a parte Sam, che lo sente tremare contro la sua spalla, alza gli occhi su di lui, vorrebbe aiutarlo ma ha paura che lo danneggerebbe soltanto. Robin non pensava che sarebbe arrivato a quattro mesi, dopo quel pomeriggio, sperava di morire prima. Gli occhi di Antonio occupano l'interno delle sue palpebre mentre tiene gli occhi chiusi, un'altra lacrima gli riga il viso. Vede il terrore in quegli occhi che ha amato, sente ancora le sue mani strette attorno al suo collo, le sue labbra tremano al ricordo del suo ultimo respiro dentro di loro, sente la lieve pressione delle labbra di Antonio, vorrebbe che fosse lì con lui, vorrebbe baciarlo, stringerlo tra le braccia, proteggerlo in questa vita, scappare da questo massacro con lui e vivere insieme in Portogallo, lontano da tutti. Invece adesso non ha più ragione di vivere. Non se la sente più, non stavolta. Apre gli occhi, torna a sentire tutti i rumori che le sue orecchie avevano isolato dal suo cervello mentre riviveva l'assassinio di Antonio, in un istante si alza e corre verso la portafinestra che dà sul balcone, non resisterà un minuto di più in questo mondo. Dietro di lui Jean, ancora seduto al tavolo, capisce in un istante le sue intenzioni, ma Sam è più veloce di lui ad alzarsi e a corrergli dietro.
"Fermalo Sam!" urla il francese, si alzano tutti, ma Robin ha già le mani sulla maniglia e spalanca la grande porta di vetro, la sbatte dietro di sé nel tentativo di bloccare la strada al suo compagno di squadra, che la blocca con una mano ed esce sul balcone un istante dopo. Robin ha già le mani sulla ringhiera del balcone e ha già la testa nel vuoto quando Sam lo circonda con le braccia e lo trascina via, indietro di qualche passo e cade in ginocchio con lui, le lacrime di Robin bagnano le piastrelle del pavimento.
"Lasciami andare Sam!" il grido di Robin fa venire la pelle d'oca a tutti, cerca di liberarsi dalla stretta dell'inglese, ma lui è molto più forte, e adesso anche Jean si è messo tra lui e la ringhiera, per impedire che ci riprovi se dovesse sfuggire alle braccia di Sam.
"Che diamine volevi fare?" chiede André, a poca distanza dai due uomini, inginocchiato, mentre ancora l'urlo di Robin riecheggia nella notte.
"Lasciatemi andare, voglio tornare da lui!" le lacrime gli riempiono le labbra, trema, i suoi occhi lucidi puntati in quelli di Jean non smettono di guardare oltre quelli del francese, come se volesse rivedere quelli di Antonio guardando lui.
"Non dire cavolate, non è così che tornerai da lui." risponde Sam, che tiene ancora in ginocchio l'olandese.
"Voglio andare, lasciatemi andare! Non voglio più vivere, lo amo, voglio stare con Toni! La mia vita non ha più senso senza di lui, lasciatemi!" chiude gli occhi, non riesce più a guardare Jean, la gola gli brucia, le sue grida rimangono di nuovo sospese nell'aria, ma non ha più la forza di opporsi alla stretta di Sam, così si lascia cadere sui polsi, l'inglese lo lascia libero, André e Jean lo costringono ad alzarsi, tutti rientrano in casa, l'olandese non riesce a smettere di piangere.
"Robin, stasera dormi qui, okay?" André rivolge la domanda retorica all'olandese, mentre con gli occhi scandaglia le espressioni degli altri presenti, che concordano in silenzio, Jean annuisce, prima di guidare l'olandese verso la stanza degli ospiti appena di fianco a camera sua, lui continua a singhiozzare, cerca di asciugarsi le lacrime.
"Cheetah? Vieni micia, serve il tuo tocco magico." la gatta di razza Bengala del francese fa capolino dalla camera padronale, e zampetta curiosa nell'altra stanza.
"Andate di là ragazzi, ci pensiamo noi." André invita i suoi colleghi a tornare in salone, e tutti lo fanno, Sam è l'ultimo ad allontanarsi, è ancora preoccupato per Robin, ma sa che con Jean e André è in buone mani. "Vado a preparargli una camomilla." si rivolge a Jean, che nel frattempo cerca un pigiama da prestare all'olandese, prima di dirigersi in cucina. Robin sta seduto in fondo al letto e continua a venir annusato da Cheetah, si appoggia con le zampine al braccio di Robin, avvicina il musetto al viso dell'olandese, che sorride e la accarezza. Jean si avvicina e consegna a Robin il pigiama, poi si siede accanto a lui e accarezza la sua gatta.
"È veramente bellissima Jean." la voce di Robin è roca, deglutisce a fatica.
"Grazie Robin, è anche molto dolce ed è magica quando si tratta di aver bisogno di qualcuno vicino. Ti sentirai un po' meglio, te lo assicuro." Jean sorride, poi indica il bagno privato a Robin, che ci si chiude dentro poco dopo per cambiarsi. André entra in camera con una tazza fumante di camomilla e la zuccheriera su un vassoio, lo posa sul comodino, prima di sedersi sul letto come Jean, gli sta un po' distante, sa che non è il momento adatto per farsi vedere vicino al francese. Robin esce dal bagno, spegne la luce e va a sedersi tra i due.
"Non dovevate fermarmi."
"Ne abbiamo già parlato, per favore, non fare così." la voce di André é bassa, Jean nel frattempo si alza per prendere il vassoio, e torna a sedersi accanto a Robin.
"Mi manca da morire..." Robin prende la tazza di camomilla dal vassoio, soffia un pochino e ne beve un sorso, Cheetah dà una piccola testata affettuosa contro il suo fianco, prima di strofinare il musetto contro di lui. Jean la accarezza con la mano libera, lei emette un piccolo miao in risposta.
"Lo sappiamo." risponde André, senza smettere di osservare l'olandese che beve piano la sua camomilla, il tremore è quasi del tutto scomparso, fa un respiro profondo. Lascia metà del liquido ambrato nella tazza, la posa sul vassoio che Jean tiene in mano, il francese si alza e lo appoggia di nuovo sul comodino.
"Te la lascio qui."
"Grazie ragazzi..."
"Non devi ringraziare Robin, è il minimo." André fa un leggero sorriso. "Siamo una famiglia, e in famiglia ci si aiuta sempre." anche Robin sorride appena. Jean si ferma in piedi accanto ad André, gli posa semplicemente una mano sulla spalla.
"Voi due state molto bene insieme. Avrei voluto avere una storia così con Antonio... E invece mi hanno costretto a ucciderlo. E penso che non me lo perdonerò mai." Robin passa una mano sul copriletto, seguendo la trama moderna a rombi con la punta del dito. Jean lascia che parli André, perché in questi momenti lui è quello che sa gestire meglio la situazione, ma una domanda gli sorge spontanea: perché voler uccidere Antonio senza alcuna ragione? È ormai chiaro che quel calo di potenza non è stato affatto casuale, i documenti sono sotto gli occhi di tutti, ma allora perché proprio Antonio? Qualcosa scatta nella sua testa e i tasselli vanno al loro posto.
"Robin!" è l'urlo che d'istinto esce dalla gola di Antonio in risposta a quello del suo migliore amico. I suoi occhi sono già sulla finestra dove sa che dietro ci sono i commissari che stanno torturando l'olandese. A nulla servono i doppi vetri chiusi, quelle grida continue le sentirebbero anche i sordi: Antonio si avvicina sotto la finestra, si allunga inutilmente verso l'alto per cercare di vedere dentro nonostante le tende siano tirate. "No, no, no! Robin ti prego!"
"Ora mettiti sotto le coperte e cerca di dormire almeno un po', okay?" André fa finta di ignorare le parole dell'olandese, e a lui va bene così. Il tedesco si alza dal letto, e insieme al francese si avviano verso la porta. Robin si infila sotto le coperte e allunga una mano per spegnere la luce, la stanza rimane illuminata solo dalla luce che entra dal corridoio.
"Buonanotte ragazzi." i due ricambiano la buonanotte, prima di chiudere la porta e lasciare la stanza immersa nell'oscurità. Robin sente Cheetah avvicinarsi a lui e sdraiarsi contro il suo fianco, la cerca, la accarezza, lei è felice, e Robin si addormenta così, con gli occhi di Antonio che brillano sereni sotto le sue palpebre e le fusa della gatta di Jean a riempire il silenzio della stanza e a scaldare il cuore dell'olandese.
Jean si avvia velocemente verso il salone, senza aspettare André che lo guarda preoccupato. Sono ancora tutti lì, Sam chiede subito di Robin e si rilassa solo quando André gli dice che sta dormendo e che in ogni caso non saprebbe aprire la finestra che dà sulla città. Jean intanto prende le redini della riunione e si voltano tutti verso di lui sorpresi, André compreso.
"Credo di aver capito cosa ha portato alla morte di Antonio." lo guardano tutti con occhi sbarrati, increduli, curiosi di sapere. L'unico che non capisce è André, l'affermazione di Jean lo lascia disorientato, ma curioso di capire cosa frulla nella sua testa.
"Intendi il perché del calo improvviso?" Sam interviene, curioso di capire come possa aver trovato la motivazione per un solo caso quando ce ne sono stati altri.
"Io non ero sotto al palco quando Antonio è corso via alla ricerca di Robin, André mi ha raccontato tutto, ma da quel che so ha mostrato davanti a tutti un certo legame con Robin. Il punto è che credo che i nostri amici commissari non vogliano relazioni di nessun tipo tra di noi." Jean dice tutto questo guardando André negli occhi, quest'ultimo non riesce a capire cosa voglia dire il francese, vuole forse allontanarsi da lui? Crede che sia meglio proseguire su due strade separate?
"Non ha senso, a quest'ora noi" Daniel dice indicando Jean, André e Sam insieme a lui "saremmo tutti morti, voi due siete due cozze anche se vi ostinate a nascondere la vostra relazione, io sono stato vicino a Lucas, Sam vuole proteggere Robin e lo fa alla luce del sole senza problemi." intanto André continua a rimuginare e sente quella brutta sensazione di paura invadergli il petto ed espandersi, non possono separarsi, Jean è la sua forza come lui è la forza di Jean, André proprio non riesce a stargli lontano.
"Aspettano il momento giusto. Non sono così svegli come crediamo e hanno bisogno di prove concrete della vicinanza tra due di noi. Per Antonio è stato lampante, per noi altri no." gli occhi di Jean incontrano quelli di André, gli sembrano feriti, qualcosa non va nel più grande e Jean vuole sapere che cosa lo turba, cosa lo ha fatto diventare così spento in così poco tempo.
"Come li spieghi però i cali di potenza? Tanti di noi li hanno avuti senza però fare la fine di Antonio." c'è una strana atmosfera quando si pronuncia il nome del portoghese, Sam lo dice quasi di nascosto, come se avesse paura di risvegliare Robin e portarlo a un'altra crisi.
"Erano tutti avvertimenti, per esempio tu Daniel, quando hai avuto quel crollo a Santiago, ti avevano visto con Lucas, non è così? Però non avevano la certezza che ci fosse qualcosa tra voi." Daniel annuisce e ricorda quella notte, l'ultima prima che Lucas prendesse le distanze da lui. È una ferita ancora aperta che brucia da impazzire. Per quanto Lucas sia cattivo dovrebbe odiarlo, ma Daniel lo sa bene che quello non è il vero Lucas, quello che ama e quello che un tempo, ne è certo, lo ha amato.
"Se fosse vera questa teoria avremmo tutte le carte in mano per smascherarli, ma va provata." André vuole capire cosa si sia inventato questa volta il francese e il suo sguardo determinato di certo non promette nulla di buono.
"È quello che voglio fare, a Sanya fingeremo di portare il nostro rapporto alla luce, sarò io a fare tutto, André si mostrerà come sempre. Se in una delle due gare mi succederà la stessa cosa che è successa ad Antonio allora la nostra teoria sarà verificata." ad André si ghiaccia il sangue nelle vene, non ha il coraggio di intervenire, di opporsi a questo piano assurdo che non porterà Jean altro che a morire.
In un momento gli passano davanti tutti i modi in cui il vincitore potrebbe ucciderlo mentre gli altri si oppongono all'idea fermamente, nessuno vuole vedere un altro dei loro morire, per di più a causa di una teoria verificabile tramite gli archivi e il regolamento. Una lacrima solitaria scende sulla guancia di André, è troppo anche per lui, solo Sam la vede prima che il tedesco si giri. André sparisce nel corridoio buio e l'unica cosa che sentono più da parte sua è la porta della camera sbattere.
Passano circa venti minuti prima che Jean entri nella camera dove André è in piedi che guarda fuori le luci della città. Si avvicina piano per non farsi sentire e avvolge i fianchi del tedesco una volta vicino. André sospira ancora scosso, sente di nuovo le lacrime nei suoi occhi, ma piangere davanti a Jean non è un'opzione, è lui quello forte nella coppia e non può limitare il francese nelle sue azioni, ma di certo l'idea di perderlo non lo alletta. Le labbra di Jean si posano sul collo di André e le sue mani si muovono sotto la maglia del pigiama. Il momento però non dura. André gli prende le mani e se le toglie di dosso, si gira e incontra lo sguardo confuso di Jean.
"Cosa pensi di fare Jean-Éric?" ora a Jean si ghiaccia il sangue nelle vene, André lo chiama col suo nome per intero solo quando è veramente arrabbiato o deluso e proprio non capisce che cosa abbia fatto di così terribile per causare questa reazione.
"È un po' che ci penso... ti voglio André." le sue dita giocano con l'elastico dei pantaloni comodi del tedesco che deve fare appello a tutto il suo autocontrollo per non cadere in tentazione e accontentare i desideri di Jean.
"Non ci pensi che prima di prendere certe decisioni sarebbe meglio chiedere se sono d'accordo?" André non guarda Jean negli occhi, non tanto perché sia deluso, non tanto perché ha realizzato nel peggiore dei modi che i sentimenti di Jean non sono profondi quanto i suoi, ma perché sa che guardandolo negli occhi inizierebbe a sentirne la mancanza ancora prima di averli persi.
"Di cosa stai parlando André?" Jean lo guarda combattere contro se stesso senza poter fare nulla per aiutarlo, André non glielo permetterebbe.
"Di quella fantastica trovata che hai avuto davanti agli altri! Non ci pensi proprio a quanto tu con questa cosa ti stia esponendo alla morte? Non ci pensi proprio a chi ha paura di perderti?" André si siede sul letto passandosi le mani tra i capelli e sperando che Jean non veda quell'unica lacrima solitaria che gli bagna la guancia "Tu forse non mi hai mai amato quanto ti amo io." Jean proprio non capisce perché André ce l'abbia così con lui, lo sa bene che è in grado di farcela, ha fatto anche cose più difficili ed ha avuto successo.
"Spiegami cosa c'è di male che proprio non lo capisco, non ti fidi di me forse? O forse non vuoi realmente andare a fondo come tu dici." André scatta in piedi e si avvicina a lui rabbiosamente, salvo poi fermarsi a qualche centimetro da lui.
"Non è così facile come credi, i commissari sono incredibilmente scaltri, lo sanno cosa pianifichi anche se tu fai il possibile per non dirlo e troveranno sempre il modo per fare saltare i tuoi progetti. Ti uccideranno Jean." Jean lo vede per un momento, tutto il terrore di André.
Ha paura di perdermi, terribilmente, riflette, vorrebbe davvero dirgli di stare tranquillo e di non farsi prendere dal panico, ma la sua voce esce dominata dalla rabbia per la poca fiducia del tedesco.
"Non sono così stupido come credi, ma forse è vero che da quando te ne sei andato non mi conosci più." André sussulta e si allontana dal francese, non si può permettere di mostrarsi debole e soprattutto non vuole fargli del male, nonostante lui l'abbia ferito nel profondo con le sue parole.
"Hai forse la minima idea di quanto io abbia sofferto questi due anni? Non credo proprio, non te ne è mai fregato niente Jean. Io ti guardavo dal fondo dei box ridere e scherzare con Antonio quando dovevo esserci io lì con te, quando ancora potevamo stare vicini davanti a tutti, io stavo male Jean, mi sentivo morire dentro tutte le volte che ti vedevo e ti sentivo così dannatamente lontano. Tu però non l'hai mai notato, o forse non hai mai voluto vederlo. Sei tu quello che non conosce me, Jean-Éric, non hai mai voluto affrontarmi veramente." come un flash Jean li ricorda, gli occhi tristi di André, così distanti, ma così vicini. Si ricorda anche quel sorriso vero quelle rare volte che stavano insieme. Come un fulmine a ciel sereno Jean realizza che André lo ha sempre amato, fin dall'inizio. Si avvicina a lui deciso, senza esitare gli prende il viso tra le mani e lo bacia con foga, André gli circonda subito i fianchi stringendolo a se il più possibile, tanto che teme quasi di stringerlo troppo.
"Da quanto, André?" Jean chiede appena si staccano per prendere fiato, sono a pochissima distanza l'uno dall'altro, le punte dei loro nasi si toccano ancora e nessuno dei due ha il coraggio di guardare negli occhi l'altro per paura di perdersi ancora.
"Santiago, la tua vittoria, io ero sul podio con te, eri bellissimo con quell'aura intorno a te che ti faceva sembrare come sceso dalle stelle. Vederti mentre agitavi quella bottiglia su quelli che guardavano sotto al podio mi ha fatto capire che pur non volendolo mi ero innamorato perdutamente di te e dei tuoi modi di fare, di tutto quello che ti riguarda." André gli accarezza la guancia mentre parla e Jean si abbandona alle dolci carezze chiudendo gli occhi.
"Perché te ne sei andato allora? Potevi restare, ti saresti risparmiato tutta quella sofferenza e avremmo realizzato prima." il sorriso appena accennato di André si trasforma di nuovo in una smorfia di tristezza.
"Restando con ogni probabilità ti avrei perso, avremmo iniziato a discutere, a non sopportarci più fino a quando avremmo iniziato ad odiarci." Jean lo sa che sarebbe stato così ma la sua testa si rifiuta di riconoscerlo "È per questo che non voglio che tu ti metta così a rischio: non sopporterei l'idea di perderti, tantomeno di ucciderti, dovessero fare lo stesso scherzo che hanno fatto a Robin." Jean preme di nuovo le sue labbra su quelle di André, vorrebbe staccarsi, ma lo tiene lì, attaccato a sé, non vorrebbe lasciarlo mai.
"Devi fidarti di me, André, lo sai che posso farcela. Siamo a pochissimo dall'avere l'ultimo tassello per capire i giochi, in un modo o nell'altro è da scoprire." André lo guarda negli occhi, fragile, terrorizzato all'idea di vederlo davanti a sé sul palco. Nonostante la sua testa gli dica di opporsi ancora, in cuor suo sa che non può limitare Jean, deve lasciarlo libero e così annuisce sorridendo debolmente. Quando entrambi sono sotto le coperte e Jean è sul punto di addormentarsi André lo stringe forte a sé, il francese sorride sentendo il calore e i battiti regolari del suo cuore. Quando André si addormenta invece è quasi l'alba, la paura di non averlo più con sé lo divora comunque e non lo fa dormire. André lo sa che non accadrà nulla di buono.
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