Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 11

"Ciao Nico…" risponde Robin, uscendo dalla sua stanza e chiudendo la porta alle sue spalle, non prima di aver recuperato la chiave elettronica dalla piccola centralina per il controllo delle luci. Nico indietreggia nel corridoio, lasciando spazio all'olandese, ma restandogli il più vicino possibile.

"Pensavo mi avresti fatto entrare." Nico scatta, e Robin è costretto a difendersi. Sa benissimo che lo svizzero prova qualcosa per lui, lo ha capito da un pezzo, da come si comporta quando è con lui, soprattutto da quando Antonio non c'è più.

"Ehm… scusami ma stavo uscendo, devo parlare con Jev." Robin usa Jean come copertura, non vuole che Nico sospetti di qualcosa, di una sua alleanza con André e tantomeno una relazione che non esiste, perché sa che lui come altri lo ha visto quel pomeriggio seguire André nel box Techeetah. Robin si avvia per il corridoio, ma il biondo non molla il colpo.

"Pensavo avessi bisogno di parlare un po' con qualcuno… giusto per sfogarti, ci tengo che tu stia bene." Robin percepisce il tono che contraddistingue le bugie da un chilometro di distanza, a Nico non gli importa di come sta lui, ma cerca di far finta di niente.

"No, sto bene." i due rimangono in silenzio finché non raggiungono la porta della camera di Jean, Robin bussa e Jean apre praticamente subito, ha un mezzo sorriso sul volto, che sparisce non appena vede Nico accanto a Robin.

"Entra Robin." l'olandese si infila in camera di Jean e Nico tenta di seguirlo, ma lui lo blocca fuori dalla porta.

"Ascolta, non voglio parlare con nessuno, abbi pazienza, non ti direi niente. Ci vediamo domani, forse." Robin chiude con forza la porta mentre Nico sta ribattendo alla sua frase.

"Ma volevo passare un po' di tempo con-" si interrompe quando la porta si chiude davanti a lui. "D'accordo." continua, a un volume più basso, prima di voltarsi e andarsene.

Al piano superiore Daniel è fermo davanti alla porta della stanza di Lucas. Cammina nervoso avanti e indietro, indeciso se bussare o no, non sa cosa aspettarsi da questo cambiamento improvviso di Lucas. Non è passato molto dal loro ultimo incontro eppure Lucas sembra una persona completamente diversa.
Alla fine Daniel bussa d'impulso e in preda al nervosismo si tormenta le mani fino a quando Lucas non si mostra una volta aperta la porta.

"Sei venuto." Lucas sorride e Daniel nota la differenza tra la presunta calma del momento e l'ira furiosa di quel giorno in casa sua. "Pensavo che non ti saresti presentato, vieni entra." la stanza di Lucas è ordinata, tutto il contrario di quella di Daniel in cui sembra che sia esplosa una bomba. La luce sul tavolino è accesa e sopra di esso c'è un libro che presumibilmente Lucas stava leggendo prima del suo arrivo. Daniel si guarda intorno non accorgendosi neanche della vicinanza di Lucas, il quale si pone davanti a lui e lo prende per i fianchi avvicinandolo a sé.

"Lucas…" a Daniel vengono i brividi solo al ricordo dell'umiliazione di poco tempo prima, già solo il suo tocco, nonostante sia molto più gentile, gli fa paura.

"No Dan, non voglio farti del male, smetti di tremare." i loro volti sono pericolosamente vicini, Lucas chiude gli occhi e inspira profondamente, il profumo di Daniel gli invade le narici ed è quello che basta per fargli girare la testa. Lucas vuole Daniel a tutti i costi, non lo ama, ma c'è qualcosa che continua ad attirarlo a quel ragazzo che forse conosce meglio di sé stesso e che in fondo vorrebbe salvare, nonostante non lo ammetterebbe mai.

"Non è passato neanche un mese, Lucas…" Daniel respira affannosamente, la vicinanza di Lucas risveglia quel sentimento che voleva reprimere, quel calore e quella necessità di stargli vicino, di toccargli le labbra…

"Shhhh è nel passato quello, hai fatto cosa dovevi fare Dan, sei stato bravo." il tono di Lucas è basso mentre pronuncia le parole contro il collo di Daniel, parole che al tedesco fanno venire la pelle d'oca e che accentuano ancora di più la voglia di premere le sue labbra su quelle del suo compagno di squadra.

"Baciami Lucas." doveva essere un grido disperato, ma esce solo come un soffio sulle labbra del più grande dopo che è tornato a guardarlo negli occhi. Le mani di Lucas si spostano dai fianchi al volto di Daniel e chiudendo gli occhi asseconda la richiesta del tedesco che non si fa pregare ed approfondisce immediatamente il bacio. Si spostano verso il letto e Lucas si tira addosso Daniel, la loro è una guerra per il controllo che Daniel non riesce a vincere nonostante la disperazione del bacio.

"Te l'avevo detto che sarebbe stato diverso." si staccano per mancanza d'aria e Lucas fissa bene negli occhi Daniel. Ha fame, vuole possedere il tedesco più di ogni altra cosa, è l'unica cosa che conta veramente. Lucas gli toglie la felpa e subito dopo lo trascina di nuovo sulle sue labbra, contento di riavere la sua preda preferita tra le braccia.

Daniel resta immobile a fissare il soffitto cercando di recuperare il fiato, Lucas si sposta al suo fianco e lo osserva attentamente: ammira le sue guance arrossate, il sudore sulla sua fronte e i capelli senza forma, probabilmente se li vedesse correrebbe a sistemarsi in bagno, ma resta lì.
Lucas si avvicina per stare a contatto con il corpo tanto bramato del tedesco, con le dita disegna cerchi immaginari sul suo petto, Daniel si rilassa e si lascia andare ad un sorriso raggiante che gli mancava da tempo.

"È stato… wow." Daniel riesce a fatica a trovare le parole per descrivere cosa c'è appena stato tra loro. Lucas è stato molto più sensibile, attento alle reazioni di Daniel, ma ha mantenuto quell'intensità e quella voglia che si era già vista la prima volta.

"Sei una meraviglia Daniel." Lucas lo pensa davvero. Daniel è davvero bellissimo, potrebbe far innamorare chiunque.
Lucas non è il tipo che dimostra il suo affetto a parole, ma con dei piccoli gesti come il braccio intorno ai fianchi del più giovane, i baci sul collo e i respiri nello stesso posto, gesti che illudono Daniel, lo fanno di nuovo ricadere nella trappola di Lucas.

"Cosa è cambiato Lucas? Dall'ultima volta che ci siamo visti, perché è diverso stare con te?" Lucas si irrigidisce, incapace di trovare una risposta che non sia banale e soprattutto una bugia. Dire che è per i suoi sentimenti sarebbe un enorme bugia, con Daniel non c'è nient'altro che un bel rapporto, nemmeno di amicizia, Lucas è un po' come il maestro e Daniel l'allievo che lo segue attentamente, forse anche troppo.

"È acqua passata, volevo solo farti capire il tuo sbaglio." non c'è emozione nelle parole di Lucas e Daniel lo nota, rimane deluso e si volta, si sforza di non far cadere una lacrima, ma il cuscino si bagna inevitabilmente "Daniel… è stato bello anche per me…" Lucas non può mentire su questo, nonostante sia una sconfitta per sé stesso non può negare che finire tra le lenzuola con Daniel sia una delle cose migliori che gli siano capitate.
Il tedesco si gira di nuovo, stavolta sono faccia a faccia e gli occhi di Daniel brillano, non ci crede, non sa se fidarsi di Lucas, ma non importa in questo momento, non conta più nulla. Lucas non lo dice ad alta voce, ma Daniel lo capisce che vuole un suo bacio e non ci pensa due volte a premere le sue labbra contro quelle del più grande che approfondisce il bacio praticamente subito e trascina Daniel nuovamente sotto le coperte.

Il sole è alto nel cielo di Santiago. Le auto sono tutte allineate, i piloti sono tutti tesi, i semafori si accendono uno dopo l'altro.
Si spengono tutti in un attimo. È un'altra partenza regolare per la maggior parte dei piloti, tutti passano la prima curva, ma proprio nel bel mezzo della stessa qualcuno tampona Lucas facendolo andare dritto nella barriera. L'impatto è abbastanza forte e Lucas si trova per la prima volta a chiudere gli occhi per la paura, quando li riapre si trova la barriera grigia a pochi centimetri dal casco e sospira, la sua gara è finita.

"Lucas scendi dalla macchina." alla radio il suo ingegnere gli dice di scendere, ma non c'è verso di farlo ragionare, lui dai commissari non vuole andarci. "Lucas se provi a rientrare in gara finirai sicuramente ultimo, esci e vai dai commissari, ti conviene." per quanto sia un duro colpo ritirarsi è certamente meglio che morire, quindi ferito nell'orgoglio si slaccia le cinture ed esce dall'abitacolo. Appena scavalca il muretto due guardie sono già pronte a scortarlo dai commissari, nel tragitto si toglie il casco e si passa una mano tra i capelli per sembrare un minimo presentabile. Si trova dopo qualche minuto davanti alla porta bianca indeciso sul da farsi, se aprire o aspettare di essere costretto, deglutisce nervosamente e ogni tanto i suoi occhi si posano sul maxischermo dove vede che Daniel sta scendendo sempre di più in classifica. Forse è per questo che esitano a farlo aprire, forse è perché sta per arrivare anche Daniel, Lucas non vuole pensarci. Alla fine Daniel non arriva, Lucas si trova da solo nella stanza buia con i polsi legati, i commissari sono tutti nascosti. È la solitudine a lacerarlo e lo rende debole, vulnerabile come tutti gli altri piloti. Quando emergono dall'ombra tutti quanti, Lucas sa che non accadrà nulla di buono.

Sul palco Oliver Turvey è circondato dai caschi neri, neanche dovessero ucciderlo loro, si guarda intorno spaesato e si maledice per aver preso la gara sottogamba, convinto di riuscire a passare senza essere il fanalino di coda. Tutti si voltano verso il lato sinistro del palco da dove Sebastien Buemi esce già con un ghigno malefico stampato in faccia. Fa spostare gli uomini che accerchiano Oliver e lo prende per un polso con forza.

"Pronto alla tua fine Turvey?" Oliver guarda il suo assassino e non può fare altro che deglutire, si lascia condurre dietro le quinte confuso e nell'impossibilità di reagire. Non riesce proprio a pensare alla sua morte, pensa a casa sua, alla sua famiglia che a differenza degli altri non lo ha del tutto abbandonato. Sua madre starà piangendo disperata come a ogni piccolo incidente, Oliver riesce quasi a immaginarsela in lacrime, vorrebbe farle capire che non è nulla, farla calmare e farsi una risata come in passato. Stavolta non è così. Suo padre probabilmente avrà lasciato da parte la maschera dell'uomo duro e starà ripensando a tutti quei momenti in cui non ha dato abbastanza affetto al figlio, tutte quelle aspettative deluse dalla scelta di una carriera nell'automobilismo, vorrebbe guardarlo negli occhi e vedere quella fragilità ben nascosta per tutti quegli anni finalmente alla luce del sole.
Una volta salita una rampa di scale i due piloti si trovano in cima al palco, Sebastien ha sempre quel ghigno stampato in faccia che inizia a spaventare Oliver. Guarda giù, non si era mai accorto di quanto fosse alto il podio, se cadesse nel modo giusto morirebbe sul colpo, forse è proprio questa la fine che lo aspetta: un mucchio di ossa rotte a terra, in diretta mondiale.

"È così che vuoi uccidermi?" Oliver è calmo, in pace con sé stesso, esattamente l'opposto di Sebastien che ha il fuoco dentro, vuole uccidere.

"Non prima di averti fatto soffrire un po'." lo prende per il collo e lo corica con la testa sporta nel vuoto, un soffio di vento gli scompiglia i capelli e sorride. "Tu sorridi prima della tua morte? Che problemi hai, Turvey?"

"Si chiama libertà Seb, la libertà che aspettavo da tempo e che forse voi non avrete mai." lo spazio è decisamente ristretto e la presa dello svizzero inizia a fare male, senza mollarlo un istante quest'ultimo lo lega a una corda troppo lunga per poterlo salvare e poco dopo ritorna con lo sguardo sull'inglese che continua a sorridere.

"Certo Oliver, peccato che io stia per ucciderti, non ho tempo per la filosofia." succede tutto in un attimo: Oliver viene spinto giù, il pubblico urla terrorizzato, l'ultima cosa che sente è un tonfo, la sua testa sbattere a terra e poi buio totale. I suoi capelli rossi si macchiano di sangue dalla ferita che si è aperta, si forma una piccola pozza di sangue intorno alla sua testa come una corona e nel momento del suo ultimo respiro ripensa ai suoi genitori, li vede davanti ai suoi occhi, poi più nulla.
Finalmente la libertà.

Lucas si alza di scatto, si guarda intorno affannato, ma non trova nulla di strano.
Non è cambiato niente, sperava di ritrovarsi a Parigi o a casa sua, ma è ancora in una lussuosa camera d'albergo in quel di Santiago. Le lenzuola del letto sono un disastro, non le aveva nemmeno tirate giù, appena entrato nella stanza si è lasciato andare sull'enorme letto provato e segnato nel profondo dalla recente tortura psicologica. Sul divano Daniel si sveglia appena sente un rumore e alla vista di Lucas si alza di scatto per raggiungerlo, guadagnando solo dei grandi giramenti di testa. Lucas si allontana, non ha tempo per le smancerie e i sentimenti. Se c'è una cosa che ha capito dall'incontro coi commissari è che vuole vivere il più possibile e restare indipendente è la soluzione migliore, per Daniel non c'è altro che un sentimento di rispetto, non possono salvarsi entrambi.

"Lucas come stai?" Daniel lo ferma tenendolo per un braccio, ma lo sente subito che qualcosa non va, c'è qualcosa di diverso.

"Dan mollami, sto bene." il tono di Lucas è freddo come il ghiaccio, talmente freddo che Daniel rabbrividisce come se lo sentisse veramente. Non c'è più niente di quella sensibilità mostrata la sera prima, quando i suoi respiri si mescolavano a quelli del tedesco, di quelle parole sussurrate sul suo collo che gli avevano fatto credere di aver fatto crollare la maschera di Lucas, non c'è più nulla.

"Perché Lucas? Perché continui ad attirarmi a te e poi a respingermi? Perché la sera prima sembra che mi ami e la sera dopo sembra che tu non mi voglia neanche più vedere?" Daniel non vorrebbe sembrare così infantile e fragile, ma non può tenersi tutto dentro, Lucas è l'unico punto fisso che gli è rimasto della sua vecchia vita, rinunciare a lui sarebbe una mossa suicida.

"Oh Dan… ti auguro di non entrare mai in quella stanza." Lucas si volta e per la prima volta Daniel ha seriamente paura, non riesce a decifrare i suoi pensieri, si trova davanti a un muro.

"Non cambiare discorso Lucas, rispondimi." a Lucas non fa effetto il tono disperato di Daniel, niente può entrare nella sua corazza, tantomeno il tedesco che ora come ora è la sua più grande minaccia, lo spinge a una fragilità che non può permettersi.

"Fai in modo di non entrarci mai, non vorrei vedere il tuo mondo in mille pezzi, distrutto dalla cruda realtà." prima di avviarsi verso la porta Lucas si avvicina a Daniel e gli lascia un bacio, stavolta sulle labbra, se ne stacca subito e se ne va, lasciando Daniel pietrificato al centro della stanza.

Nel corridoio Lucas si guarda intorno, per raggiungere i suoi obiettivi ha bisogno di qualcuno che sappia controllare tutti gli altri piloti. Se queste persone riferissero alla FIA tutte le infrazioni al regolamento da parte dei piloti per Lucas sarebbe una passeggiata, arriverebbe alla fine e raggiungerebbe il suo obiettivo.
Il problema è trovare qualcuno di cui fidarsi e che non sia troppo vicino alla compagnia di André, Lucas non si fida per niente del tedesco, sente che sta tramando qualcosa nel silenzio e se venisse a conoscenza del suo piano sarebbe lui la sua più grande minaccia. Nico cammina per il corridoio aspettando che Robin esca dalla stanza in cui è entrato almeno mezz'ora prima, subito non si rende nemmeno conto della presenza di Lucas che si avvicina con fare deciso.

"Lucas… cosa ci fai qui?" la sua voce è un misto tra imbarazzo e terrore, si sente come se fosse stato scoperto nonostante non abbia mai parlato con Lucas della sua cotta per Robin.

"Ci vediamo nella hall tra cinque minuti, e chiama anche il nanetto della Porsche, dobbiamo parlare." Nico annuisce incapace di fare altro e segue con lo sguardo Lucas che si allontana verso l'ascensore chiamando qualcun altro.

Oltre a Nico, Lucas ha chiamato anche Sam Bird e Neel Jani, loro sono gli uomini che gli servono: insospettabili, vicini al punto più fragile del gruppo di André, Robin, e al tedesco stesso. Si trovano seduti intorno a un tavolino nella hall deserta, si scrutano a vicenda per capire cosa stia succedendo, ma nessuno ha idea di cosa voglia proporre loro Lucas.

"Perché siamo qui Lucas?" Sam non sa proprio cosa dirsi, cinque minuti prima era nella sua stanza a godersi il silenzio e ora si trova seduto a un tavolo con Lucas che non sembra avere nessuna buona intenzione.

"Come penso che abbiate capito, qui vogliono farci fuori." i tre si guardano senza capire l'utilità di questa informazione. "Possiamo trovare un modo per uscirne, ma alcuni soggetti stanno già tramando contro il meccanismo, rischiano di farci uccidere prima del dovuto. Ho una proposta da farvi: voi collaborate con me, se notate qualcosa di strano tra gli altri piloti, qualunque cosa sia, lo riportate e io farò in modo di farvi uscire vivi, ci state?" il silenzio cala tra i quattro, c'è un momento di esitazione prima che annuiscano. Farebbero di tutto per salvarsi, poveri sciocchi, pensa Lucas, ora inizio a giocare io.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro