30. Mi dispiace
Legenda personaggi:
Lorenzo Galieni
Andrea Fadani
Andrea, Lisu, Lisandri
Matteo, Roffo, Roffino, Roffini
Davide Sandella
Giacomo, GiaLiga, Ligambi
Paolo, Masco, Mascolini
Simone De Pisis
Gabriele Lolli
Fabio, Langio, Langello
Leonardo, Floro, Floreani
Andrea Marianni
Samuele Borghetti
Irene Sorrentino
GALIENI'S POV
«Ragazzi, lui è il mio fidanzato, Gabriele» affermò Simone, quando ci raggiunse nel gruppo, a Marina, «ieri non ho avuto l'occasione di presentarvelo, e scusatemi per quello che è successo».
«Simo, non è colpa tua» lo rassicurò Ligambi, «comunque piacere, Giacomo».
Come lui, ci presentammo anche noi; eravamo tutti a conoscenza del fatto che si fosse fidanzato di nuovo, tranne il Lisu, che, però, la sera prima li aveva visti insieme, e se l'era presa con noi perché non glielo avevamo detto; Fadani ne aveva approfittato per istigarlo, confessandogli che glielo aveva presentato lui, allora Andrea, in quel momento, si era arrabbiato così tanto da arrivare a dargli un pugno. Io non avevo potuto fare a meno di soccorrere Fada, il Lisu, invece, si era calmato solo grazie all'intervento di Simone, che aveva assistito alla scena da lontano. Le cose stavano andando sempre peggio nel nostro gruppo, ormai non potevamo neanche più uscire tutti insieme, infatti quella sera mancavano Lisandri, che era a casa sua con Irene, Floreani e Mascolini, che sicuramente erano con i loro due fidanzati, Fadani, Langello e Marianni, che, invece, non sapevo dove fossero. Le uniche cose positive successe erano: Davide, che aveva iniziato una relazione aperta con Samuele, un tipo che aveva conosciuto in discoteca, Simone, che finalmente riusciva ad essere felice anche senza Andrea, e Matteo e Giacomo, che avevano ammesso i loro sentimenti e si erano messi insieme, proprio il giorno prima; Roffo, infatti, mi aveva raccontato che GiaLiga si era presentato alla sua porta con un mazzo enorme di fiori di ogni tipo, e, senza che gli desse il tempo di chiedere spiegazioni, gli aveva confessato il suo amore; evidentemente, stava organizzando la sua dichiarazione fin da quando aveva lasciato Martina, la sua ragazza.
Io ultimamente stavo uscendo più spesso, non riuscivo più a concentrarmi sullo studio e tutta quella situazione mi stava facendo sentire sempre peggio; tutti i progressi che avevo fatto in quei tre anni in terapia sembravano svaniti: ero in uno stato di ansia costante, mi sentivo in allerta permanente, come se qualcosa di brutto potesse accadere in qualsiasi momento, non riuscivo a dormire ed avevo continui incubi, sia sul mio ex che su mia madre, e gli attacchi di panico erano più frequenti, anche per le minime cose.
Quando notai che era già quasi mezzanotte, decisi di avvisare mio padre che sarei tornato più tardi rispetto all'orario che gli avevo detto, ma il cellulare si spense mentre stavo scrivendo il messaggio.
«Ragazzi, qualcuno ha un caricabatterie portatile o per la macchina?» chiesi, sperando che uno dei miei amici potesse salvarmi.
Roffo mi porse le chiavi della sua auto: «È nel cruscotto».
Lo ringraziai e mi avviai nel parcheggio alla pineta. Mentre cercavo il caricatore, trovai una bustina con su scritto "Auguri Fada" e le firme di tutto il gruppo; mi domandai perché non gli avessero dato il biglietto, così, spinto dalla curiosità, la aprii.
Fissai il foglietto, finché la mia vista non divenne offuscata e non riuscii più a leggere niente. Il cuore cominciò a battermi all'impazzata. Sudavo freddo, sentivo caldo ma tremavo. Non riuscivo a pensare lucidamente. Avevo la gola secca, non potevo parlare, anche se avrei voluto chiamare aiuto. Mi immobilizzai, avevo paura, davvero paura. Sentii la mia mente spegnersi e scollegarsi dalla realtà. Ero nel mezzo di un attacco di panico e non c'era nessuno che potesse tranquillizzarmi, dovevo cavarmela da solo, ma quell'ansia era terribile ed estenuante.
Non so quanto tempo passai annaspando per l'aria, finché non sopraggiunse Davide: «Lory?».
Non riuscii né a rispondergli né a muovermi per farmi notare, ma lui si avvicinò comunque e, non appena si accorse della mia situazione, si accucciò al mio fianco e mi prese di mano la bustina, poi: «Ehi, inspira» disse, prendendo fiato, ed aspettando che seguissi il suo consiglio, «ed espira» continuò, lasciando uscire l'aria, e permettendomi di imitarlo, «andrà tutto bene, anzi, meglio di bene, vedrai. Vado a chiamarti Roffo».
«No» mormorai, in un rantolo, «non lasciarmi da solo».
«Tranquillo, ora ci sono io» mi rassicurò, appoggiando le mani sulla mia gamba.
Gliele strinsi ed iniziai a regolarizzare il respiro, finché l'attacco di panico non cessò: «Grazie, sto meglio adesso» lo informai.
«Non so se è il momento giusto per dirtelo, ma credo possa aiutarti» affermò.
Annuii per farlo continuare.
«Non ho mai voluto mettermi in mezzo tra te ed Andrea, io non ci ho mai provato con lui e lui non ci ha mai provato con me, siamo solo molto amici, credimi; quella sera mi ero appena lasciato con Valentina e lui mi stava semplicemente consolando. Sono sicuro che Fada ti ami davvero, è solo una testa di cazzo orgogliosa, ma sai meglio di me com'è fatto; quando avete litigato, voleva tornare subito indietro e tutti gli altri giorni mi chiedeva come stessi, ho dovuto implorare Roffo che mi dicesse tutto. Lo sai, vero, che non pensa tutte quelle cose che ti ha detto?» spiegò, lentamente.
«Lo so, e so anche tutto il resto, mi dispiace, ho esagerato» mi scusai, per poi domandargli: «Perché c'è un buono per un tatuaggio di coppia con il mio nome e quello di Fada?» ed indicai l'involucro tra le sue mani.
«Era il regalo di compleanno per Andrea da parte del gruppo, poi, quando vi siete lasciati, abbiamo dovuto comprare il profumo» disse, dispiaciuto.
Gli sfilai dalle dita quel foglietto e lo fissai, pensieroso: avevo rovinato ogni cosa, avrei dovuto almeno concedergli l'opportunità di spiegarsi, invece l'avevo solo respinto e adesso dovevo rimediare.
Mi accorsi che Dave stava parlando al telefono con Fada, così glielo strappai di mano: «Andrew?» indugiai.
«Lory? Stai bene? Dove sei? Vengo a prenderti» farfugliò, allarmato.
«Mi dispiace di essere così complicato, di avere un brutto carattere e di incasinare sempre tutto; mi dispiace se a volte sembro un bambino, se mi faccio mille problemi per questioni inesistenti; mi dispiace se a volte mi infastidisco e divento irritabile, se quando sono arrabbiato parlo con le lacrime, se quando sono felice sorrido troppo; mi dispiace di avere così tante cicatrici, di non riuscire a passare una giornata senza piangere, di odiare me stesso tutto il tempo e di parlare sempre dei miei problemi; forse sarò terribilmente fastidioso, mi dispiace di non essere perfetto, ma più di tutto mi dispiace che non sarò mai abbastanza per te; mi dispiace se ho paura di perderti, ci provo così tanto a renderti felice, mi impegno tanto affinché io possa piacerti, provo a fare ogni cosa che posso per farti sapere che ti amo, sono così innamorato di te e non voglio che tu te ne vada, perché non so che cosa fare, non posso stare senza di te, perché non so come semplicemente smettere di amarti, e non posso dimenticare i nostri ricordi ed ogni cosa facilmente, mi dispiace, sarò migliore, semplicemente non voglio perderti, ti amo; mi dispiace di essere uno spreco di spazio e di tempo, di essere un così grosso fardello e un gran casino e di non riuscire a fare niente nel modo giusto; mi dispiace se mi scuso troppe volte, ma, per favore, amami anche così, mi dispiace. Se non vuoi più tornare con me, dimmelo subito, la parte peggiore è che, in questo momento, non riusciamo a comunicare, ma io ho bisogno di sapere se tu ci sarai ancora, perché io ho intenzione di esserci, ho bisogno di te, ti amo» confessai, tutto d'un fiato, tra i singhiozzi.
«Certo che ci sarò» promise, «aspettami lì, resta con Dave, arrivo» ed attaccò.
Passai il cellulare a Davide e rimanemmo a fissarci in un silenzio imbarazzante per non so quanto tempo, finché: «Lory, scusami ancora, non avrei voluto causare tutto questo» mormorò.
«Lo so, tu non hai fatto niente, la colpa, alla fine, è solo mia, ho rovinato tutto» dissi, dispiaciuto, asciugandomi le lacrime.
«Tranquillo Lorenzo, cosa ti ha detto Fada?».
«Sta arrivando, non so come» lo informai, mettendo, finalmente, in carica il mio cellulare.
Dopo una decina di minuti, vidi il Lisu parcheggiare a pochi metri da noi, e subito Fada si catapultò fuori dalla macchina e corse verso di me; mi alzai di scatto e feci per avvicinarmi a lui, finché non ci unimmo in un caldo e stretto abbraccio che durò a lungo.
«Ho dovuto sopportare quella troia e il suo ragazzo in macchina per più di dieci minuti! Solo per te!» ridacchiò, senza mollare la presa.
«Grazie, Andrew» sussurrai, stringendolo un pochino di più, per poi allontanarmi.
«Lisu, lasciamoli soli» suggerì Dave, avviandosi verso il centro.
«Piccola, ti dispiace se ci uniamo al gruppo per un po'?» chiese Andrea alla sua ragazza.
Stavo per intervenire, però Davide mi precedette: «Sei sicuro? Ci sono Simone e Gabriele».
«Che importa? Non stanno più insieme» contestò Irene, raggiungendo il Lisu e prendendolo per mano.
Mi accorsi che Fada era disapprovato, così, per tentare di distrarlo: «Andrew, ti va di fare una passeggiata?» proposi.
Annuì e ci incamminammo verso il mare, mano nella mano; per un po' di tempo nessuno dei due parlò, ma quel silenzio non fu imbarazzante come quello di poco prima con Davide, anzi, ci stavamo godendo la compagnia l'uno dell'altro, ed era rilassante stare di nuovo insieme ad Andrea.
«Lory» mi richiamò, quando arrivammo in fondo al pontile, «è a me che dispiace di tutto, sono dispiaciuto per il modo in cui ti ho amato, non ti ho fatto amare te stesso, come avrei voluto, e se non ami te stesso, non riuscirai ad amare qualcun altro; ti davo attacchi di panico ed entrambi pensavamo fosse amore, sapevo che avrei dovuto tenerti stretto, ma non ci sono riuscito, cazzo, mi dispiace».
«Che cazzo dici? Non è colpa tua, non mi sono mai amato, eppure riesco ad amarti così tanto da dimenticare come odiare me stesso. Ti direi che odio la mia vita, ma grazie a te riesco a trovare qualcosa di buono anche in tutto questo casino, mi fai sentire protetto dalle cose che mi feriscono profondamente, non mi sono mai sentito così bene, riguardo a niente o a nessuno; ti amo così tanto e, se anche tu mi ami, non c'è nient'altro di cui ho bisogno» confessai, fermandomi, per poterlo guardare negli occhi, «quindi non è colpa tua, è mia, per aver lasciato che la mia ansia prendesse il sopravvento; so che respingo le persone, è come sono fatto, ma ti meriti una versione migliore di me, sono solo un casino».
Andrea mi lasciò la mano, per portarle entrambe sul mio viso e fissare il suo sguardo nel mio: «Allora sii il mio casino, voglio questa versione di te, con tutti i suoi difetti, i suoi errori e le sue imperfezioni, voglio te e soltanto te. Ho sbagliato a dirti che sei cambiato, la persona che sei adesso è la stessa di cui mi sono innamorato e che amerò per sempre, e lascia che anche gli altri vedano il vero, imperfetto, ma bellissimo e magico ragazzo che sei, sii semplicemente te stesso» affermò, deciso.
Sorrisi, felice, con le lacrime pronte a scivolare sulle mie guance: «Vorrei tanto vedermi attraverso il riflesso nei tuoi occhi, forse riuscirei a perdonare me stesso, per tutti i difetti che non posso cambiare; pensi davvero tutte queste cose di me? Perché, a volte, mi sento di non essere abbastanza ed ho paura che troverai qualcuno di migliore, che riesca a darti tutto ciò che non riesco a darti io, e che un giorno ti sveglierai accanto a me e, invece di baciarmi, penserai a tutti i miei difetti, ai miei attacchi di gelosia ed ai miei pianti improvvisi, inizierai a vedermi nel modo in cui mi vedo io, come un fallimento, e capirai che, per nessuna ragione precisa, non mi ami più. È assurdo che io provi tutto questo? Ti prego, dimmi che non ne ho motivo, che sono abbastanza e che tu sarai sempre qui, perché io sono fragile, ma tu sei la mia colla».
«Starò incollato a te fino alla fine, perché questo è il nostro cammino e non mi importa se non è perfetto: una cosa bellissima non è mai perfetta; e poi, non sei un fallimento, tutti facciamo degli errori, ma non significa che abbiamo fallito» mi rassicurò, per poi riprendermi per la mano e ricominciare a camminare verso la statua della Madonnina, lungo una stradina buia ed isolata che costeggiava gli scogli.
Mentre passeggiavamo, ripensai a tutto quello che mi aveva detto poco prima e tutto quello che mi aveva detto il giorno in cui ci eravamo lasciati: mettendo a confronto le due conversazioni, non riuscivo ancora a credere che andassi davvero bene così per lui, quindi: «Sei sicuro di quello che stai dicendo? L'ultima volta hai detto cose completamente diverse, ed io ho la sensazione che tutti i casini nella mia mente stiano avvelenando tutto quello che c'è tra di noi. Ho davvero tanti problemi, posso passare dall'essere felice all'essere triste in un attimo, potrei respingerti ancora o farti impazzire, non è per niente facile stare con me, ma ti prometto questo: sono insicuro su moltissime cose, ma se ce n'è una che so per certo è che ti amo e ti amerò per sempre, come nessun altro potrebbe neanche pensare di riuscire a fare, e che non sono mai stato di nessuno se non tuo, io appartengo a te; ci deve essere qualcosa di buono nell'universo se finalmente riesco a provare tutto questo. Ma tu, come fai a sopportarmi?» chiesi, fermandomi un'altra volta, ed appoggiandomi al muro che delineava il marciapiede.
«Sopportare? Ma, stavolta, che cazzo dici tu? Io non è che ti sopporto, io ti amo, se io ti sopportassi vorrebbe dire che non mi andresti bene ma starei zitto, invece tu mi vai più che bene, ho bisogno di te, tu sei il mio fuoco ed io sono stato freddo per tutta la mia vita» disse, avvicinandosi a me ed appoggiando una mano sul muro alle mie spalle e l'altra sotto il mio mento, «prova un attimo a dimenticarti del passato, sia dei tuoi problemi sia dei miei sbagli, e ascoltami: io non me ne andrò, non ti abbandonerò, non mi arrenderò e ci sarò ogni volta che avrai bisogno di me, puoi non credermi adesso, puoi respingermi quanto ti pare e pensare che ti lascerò, ma sappi che non sarà mai la verità, ci potranno essere miliardi di motivi che mi spingeranno ad andarmene, ma tu sarai l'unico che mi servirà per rimanere; anche nelle nostre giornate no, resteremo insieme e saremo felici insieme, ti amo».
Sussurrò le ultime parole sulle mie labbra, così ci baciammo ed ogni sensazione negativa sembrava improvvisamente svanita, c'era spazio soltanto per il nostro amore; Andrea fece scivolare la sua mano fino al mio fianco, mentre con l'altra mi sfiorava il viso: era meraviglioso essere toccato dall'unica persona che mi capiva fino in fondo, accettando ed amando la mia anima. Spostai le mie labbra dalle sue per poterlo abbracciare e bisbigliare al suo orecchio: «Grazie di tutto».
Fada si allontanò leggermente da me e mi sorrise dolcemente; mentre tornavamo in centro, notai che Andrea stava ridendo sotto i baffi, così: «Che c'è?» domandai, curioso.
«Davvero pensavi che tra me e Davone potesse esserci qualcosa?» rise.
«In realtà no» ammisi, «è che, in mezzo a tutti i miei casini, non riuscivo a sopportare anche il dolore di vedervi così vicini, stretti l'uno all'altro, il tuo viso sul suo collo...».
«Lory, non devi preoccuparti, sono e sarò sempre troppo impegnato ad essere innamorato di te per riuscire a stare con qualcun altro, dopotutto nessuna candela potrà mai sostituire il Sole, e tu sei il mio Sole, il mio fuoco... Fuegito mio» mi tranquillizzò, poi tirò qualcosa fuori dalla tasca della felpa: si trattava di uno dei due braccialetti che gli avevo regalato per il compleanno; me lo legò al polso e, solo in quel momento, notai che l'altro era già sul suo braccio.
Sorrisi quando mi accorsi che aveva tenuto quello con l'incisione del fuoco: «Grazie, amore».
Mi strinse un pochino, visibilmente emozionato, poi mi riprese per mano e ci avviammo verso il nostro gruppo, che vedemmo da lontano; sperai che, così come noi, anche tutti i nostri amici avrebbero superato quel momento di difficoltà; Dave aveva proprio ragione, per me ed Andrea, alla fine, le cose erano andate meglio di bene e, da quel momento, sarebbero andate sempre meglio, amavo Andrea e lui amava me.
Ero il suo fuoco, un inferno nel quale non gli importava affatto di bruciare, e lui era il mio mare e, come l'acqua, era così potente da annegarmi, così delicato da rassicurarmi e così profondo da salvarmi.
NdA
Ciao a tutti! Finalmente le cose sono andate per il meglio, i due sono riusciti a parlare decentemente e ad ammettere i loro sbagli, chi l'avrebbe detto che ci sarebbe stato il lieto fine?! Ci dispiace informarvi che il prossimo capitolo sarà l'epilogo, ci mancheranno tantissimo i nostri personaggi, così come ci mancherete voi; fateci sapere cosa vi aspettate dall'epilogo e grazie a chiunque sia arrivato fin qui.
Comunque, per quanto riguarda Andrea, Irene, Simone e Gabriele, presto inizieremo a pubblicare uno spin-off interamente dedicato a loro, ci farebbe piacere che lo leggeste, se vi siete affezionati almeno un po' anche al Lisu ed a Simo.
Un abbraccio, alla prossima!
Sofia e Luna
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