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1. Capitan America!

Legenda personaggi:
Lorenzo Galieni
Andrea Fadani


GALIENI'S POV

Da: Andrew
Lory, vieni da me, non si chiude la valigia!

A: Andrew
Arrivo, sei sempre il solito, non c'è bisogno di portarsi dietro tutta la casa. XO

Ansia. Non capivo perché dovessi essere sempre io ad aiutarlo, a volte mi sentivo la sua balia, eppure, negli ultimi tempi, quella situazione cominciava a piacermi: non capivo neanche quello. Oltretutto era un mistero perché Andrea non avesse ancora preparato la valigia a tre ore dalla partenza, quando la mia era già pronta all'ingresso di casa da due giorni, ormai; anche se, forse, me lo sarei dovuto aspettare: Fada, il mio migliore amico, procrastinava sempre ogni cosa, era davvero pigro quando gli faceva comodo.

Mi precipitai giù dal letto, alla ricerca di qualcosa da indossare, ma finii con la solita t-shirt di Capitan America, che, per miracolo, non era già nella valigia: Fada la adora. Scossi la testa a quel pensiero, ultimamente ne avevo molti del genere e la cosa mi stava facendo impazzire. Presi le chiavi della macchina e la mia valigia azzurra, mi guardai intorno, ripercorrendo mentalmente tutto ciò che mi sarebbe servito durante il viaggio e la permanenza in Spagna, e, convinto di aver preso tutto il necessario, uscii di casa, ritrovandomi letteralmente a correre giù per le scale, rischiando di scivolare più volte. Sistemai le mie cose nel portabagagli, lasciando già lo spazio per quelle di Andrea -perché sicuramente sarebbe venuto con me in aeroporto-, poi salii in macchina e in poco più di dieci minuti arrivai a casa sua. Trovai il cancelletto socchiuso e, per un attimo, sorrisi al pensiero che l'avesse lasciato così per me, poi presi un bel respiro ed entrai.

«Lory, corri! Sta esplodendo!».

Alzai lo sguardo e lo vidi sbracciarsi dalla finestra della sua camera, scoppiai a ridere e scossi la testa, divertito; corsi all'ingresso trovando la porta già aperta e capii che sì, avevo ragione, l'aveva fatto per me.

Salutai velocemente i genitori del mio migliore amico, che ormai, dopo vent'anni, erano anche un po' i miei, poi mi affrettai su per le scale, fiondandomi nella stanza di Andrea, per salvare quella povera valigia. Lo trovai ancora in pigiama, i riccioli castani spettinati e il viso un misto tra il sonno e la disperazione, ma nel vedermi, per un secondo tutto scomparve, lasciando spazio a un sorriso speranzoso.

Buttai un occhio sul letto e vidi il disastro: la valigia rossa chiusa per un quarto e un'esplosione di indumenti di ogni tipo che fuoriusciva prepotente da un lato, riversandosi tra le coperte sfatte. Andrea teneva davvero molto al suo aspetto fisico e, soprattutto, al mondo della moda, quindi stava tentando di comprimere tutto il suo armadio in quella piccola valigia.

«Fada, sei pessimo» gli dissi, cercando di trattenere le risa.

«Lo so» ammise, come se fosse la cosa più normale del mondo, «per questo ci sei tu nella mia vita».

Spesso si rivolgeva a me in quel modo, ma perché quella volta mi sentii così strano? Il cuore mi sussultò nel petto ripetutamente, avrei potuto giurarlo.

«Lory? Tutto ok?» mi richiamò la voce di Andrea, trasportandomi di nuovo alla realtà.

«Scusa, pensavo a un modo per rimediare, è peggio di quanto pensassi» dissi, scherzosamente, sperando di convincerlo, poi mi avvicinai alla montagna di vestiti, tirandoli tutti fuori e iniziando a piegarli.

«Fada, dammi una mano almeno! Non sono il tuo servo».

Alle mie parole, Andrea mi fece una linguaccia, poi venne al mio fianco e tentò di piegare qualcosa, ma i suoi sforzi furono vani e non potei fare a meno di ridere.

«Che c'è? Non va bene così?».

«Vatti a preparare ché è meglio, qui ci penso io».

«Hm, va bene» disse, alzando le spalle, poi mi schioccò un bacio sulla guancia e saltellò fino al bagno.

Finalmente ripresi il fiato che avevo trattenuto fino a quel momento, senza neanche accorgermene, e il mio cuore ricominciò a battere regolarmente. La situazione peggiorava di secondo in secondo, la prospettiva di una vacanza insieme era, allo stesso tempo, allettante e preoccupante, a quel punto speravo solo di non dover dividere la stanza con lui: con noi sarebbero partiti anche altri sei ragazzi del nostro gruppo, quante probabilità c'erano che finissi in camera proprio con Fada?

Tempo che quel vanitoso si fu preparato, io avevo già finito di sistemare la valigia, stavo solo aspettando il suo ritorno per farmi aiutare a chiuderla, perché, anche dopo tutti i miei sforzi, non ci ero riuscito.

«Fada, sieditici sopra» ordinai, non appena mise piede nella stanza.

«Eh?» chiese confuso.

«Sulla valigia, idiota! Non pensare sempre male!».

«Come se ti dispiacesse, Galieni!» rispose, ammiccando, poi andò a sedersi sul bagaglio.

Sembrava proprio un bambino, con le gambe distese nell'aria e l'equilibrio precario.

Dopo aver messo tutte le mie forze per chiudere le cerniere, Andrea mi tirò per la maglietta e sussurrò a un centimetro dal mio viso: «Sei proprio il mio Capitan America!».

NdA
Ciao a tutti! Siamo Sofia e Luna, questa storia è nata un po' per gioco, ed è diventata un progetto a lungo termine; i personaggi sono vagamente ispirati a persone che conosciamo. Se doveste, per caso, incappare in degli errori, vi preghiamo di avvisarci, così come ci farebbe piacere ricevere consigli per migliorare sia la storia sia la nostra scrittura. Ringraziamo in anticipo tutti, nella speranza che questo primo capitolo possa incuriosirvi.
Sofia e Luna

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