Capitolo 3
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I campi sono invasi dalle cocciniglie e la situazione richiederebbe un'attenzione scrupolosa. Daniel, però, convinto di avere tutto sotto controllo, decide di fare una follia. Il giorno successivo alla prima partita dell'Argentina, grazie a un amico di un cugino, riesce a procurarsi due biglietti per Argentina-Francia. Il problema? La partita si terrà a Buenos Aires, a circa 15 ore di viaggio e 1100 km di distanza.
Il 4 giugno comunica ad Adelina le sue intenzioni. Adelina, che non ha mai lasciato Valcheta, pensa ovviamente che sia una pazzia. Ma quando vede l'entusiasmo negli occhi di Daniel, non riesce a dirgli di no, rassicurata anche da un nuovo prodotto all'avanguardia che promette di proteggere i campi per tre giorni. Estasiati da tutto, partono in auto, con desideri diversi che iniziano però a intrecciarsi.
Arriva il 6 giugno 1978: è il giorno di Argentina-Francia. In realtà, il vero nome dello stadio non è "la Bombonera", ma Alberto Jacinto Armando. Il suo soprannome, famoso in tutto il mondo, deriva da José Delpini, il suo progettista, che lo paragonò a una scatola di bombones, i cioccolatini.
Adelina sembra una bambina al primo giorno di scuola. Vedere quella folla entrare nello stadio la fa riflettere sulla grandezza dell'evento: non aveva mai visto nulla di simile. L'inno nazionale, che in televisione sembrava già potente, dal vivo si trasforma in un'esperienza indescrivibile e travolgente. Daniel viene abbracciato da un anziano con il viso dipinto di bianco e azzurro, e Adelina, presa dall'entusiasmo, abbraccia Daniel. Insieme cantano l'inno a squarciagola, emozionandosi fino alle lacrime.
La partita inizia, ma per Adelina non sembra così interessante. Tuttavia, al 45° minuto c'è un rigore per l'Argentina. Gol. 1-0.
"Come si chiama quel ragazzino che non hanno convocato?" chiede Adelina.
Daniel, sopraffatto dall'emozione e con le lacrime agli occhi, non risponde per scaramanzia. Fino a quel momento, non aveva mai preso seriamente in considerazione l'idea di avere un figlio.
Nel secondo tempo, però, la Francia pareggia con un gol di Platini.
"Adelina... te l'avevo detto di star calma... la Francia è sempre la Francia," borbotta Daniel, abbattuto.
I sogni sembrano sfumare, ma poco prima del fischio finale arriva il gol del 2-1 per l'Argentina. Lo stadio esplode in un tripudio di colori e suoni. Adelina non trattiene le lacrime: in realtà, dell'Argentina non le importa poi molto. Daniel piange anche lui, ma cerca di nascondere le lacrime, asciugandosi con il dorso delle mani segnate dal lavoro nei campi. A lui dell'Argentina importa eccome.
Con la vittoria, la qualificazione è ormai certa. Non c'è tempo per festeggiare: il viaggio verso casa è lungo. Partono subito, arricchiti non solo dal trionfo, ma anche da una promessa da mantenere.
Durante il viaggio di ritorno, mentre Adelina dorme da un po', Daniel sussurra tra sé:
"Oh, merda!".
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