Capitolo 2
2
Il 2 giugno 1978 si gioca Argentina-Ungheria, l'esordio della squadra ospitante ai Mondiali. I giorni precedenti sembravano irreali. Tutti erano immersi nei propri pensieri. Si lavorava, ma con uno strano silenzio; persino la fatica sembrava svanire. Di solito, quando c'è una partita, Daniel smette di lavorare prima, si lava, si cena in anticipo, e si prepara sul divano almeno mezz'ora prima del fischio d'inizio. Prima della partita, distende la sciarpa biancoazzurra sullo schienale della poltrona come rito immancabile.
Adelina, invece, di solito rimane nei campi più a lungo per compensare il lavoro lasciato in sospeso da Daniel, senza preoccuparsi di lavarsi, perché deve preparare una cena veloce da consumare prima della partita. Ma questa non è una partita qualunque. Questa è la partita che può cambiare tutto. Così, quel giorno, entrambi smettono di lavorare insieme, si lavano, e si aiutano in cucina, pronti a sedersi sul divano con un'ora di anticipo.
Daniel, già entusiasta, sente di aver vinto in anticipo: accanto a lui c'è la sua adorata moglie, finalmente agguerrita per l'albiceleste. Adelina, per la prima volta, guardando l'inno nazionale, la folla che canta unita per 22 ragazzi che rincorrono un pallone, percepisce che forse quello sport ha qualcosa che finora non aveva mai compreso. E, per la prima volta, nota dettagli che di solito le sfuggono: una piccola crepa su una trave di legno dietro il televisore, un tappo di sughero sotto la credenza chissà da quanti anni... e sente. Sente lo scricchiolio del legno della casa scosso dal vento e il digrigno dei denti di Daniel, carico di emozione.
La partita inizia. Uniti, anche se con obiettivi un po' diversi, marito e moglie si trovano a condividere la stessa scommessa. Al nono minuto, però, l'Ungheria passa in vantaggio. Fine della poesia. Le espressioni sui loro volti cambiano. Adelina si alza e porta una birra a Daniel, posandola sul tavolino. Lui resta immobile, completamente assente. Poco dopo, un boato scuote la casa: in televisione non è ancora successo nulla, ma pochi secondi dopo arriva il gol del pareggio. Uno a uno.
Daniel balza in piedi, esulta, abbraccia Adelina, che per la prima volta si lascia andare a una piccola celebrazione, stringendo il pugno come una tennista di Wimbledon. Solo allora Daniel nota la birra e comincia a sorseggiarla lentamente. Durante l'intervallo, Daniel si lancia in una spiegazione di regole e tattiche per Adelina, che ascolta interessata, pur senza capire del tutto. Sull'argomento "fuorigioco" insiste particolarmente, ma alla fine, dopo dieci minuti di tentativi, si rassegna sbuffando e alzando le braccia sconsolato. Adelina non si lascia scoraggiare e torna a fissare i numeri che indicano il punteggio sullo schermo, fantasticando con il sorriso sulle labbra.
Non aveva mai seguito una partita prima di allora, preferendo sfruttare quei momenti per dedicarsi alle faccende domestiche o alla cura personale. La partita volge ormai al termine e viene decisa da un gol di Bertoni: 2-1 per l'Argentina. Daniel e Adelina si scambiano uno sguardo d'intesa, accompagnato da un sorriso sincero. Stavolta è Adelina a prendere due birre. Brindano insieme prima di andare a dormire, pronti per un'altra giornata di lavoro. Adelina non beveva una birra da più di dieci anni.
Il giorno successivo, nei campi, Adelina è particolarmente attiva e chiacchierona. Forse sente il suo sogno più vicino e, quando capisce che all'Argentina basta solo una vittoria nelle prossime due partite per avanzare, si lascia andare a un canto allegro tra i meli. Daniel, sentendola, si avvicina e le grida:
"Stai calma! La prossima è con la Francia! Siamo spacciati!".
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