Capitolo 10
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Il successo stava per inondarci, in maniera spropositata, ma ancora non ce ne rendevamo conto. Avevamo capito di avere in mano un prodotto eccezionale, ma non ne avevamo compreso appieno l'entità.
Nel 1995 decisi di affidarmi ad Andrè, un amico che si occupava di pratiche burocratiche, pubblicità, legali e marketing. Io, mio padre e mia madre eravamo bravi nei campi, ma non in quelle cose. Fu una scelta azzeccata. Quando decidemmo di lanciarci con la pubblicità, avevamo già anni di vantaggio rispetto ai possibili imitatori. Chi ci aveva provato prima aveva fallito.
Fu proprio Andrè a capire il segreto del nostro successo. I nostri terreni avevano, nel sottosuolo, un deposito di acqua che li manteneva praticamente sempre irrigati da sotto. Bagnando le pietre, queste rilasciavano una piccola percentuale di calcare. Da lì la magia. Praticamente avevamo in mano l'oro, e solo noi potevamo averlo. Noi e i nostri vicini, la famiglia Pellegrini, che possedeva 50 ettari di terreno.
Solo un anno dopo, nel 1996, misero in vendita la casa con il terreno. Colpo di fortuna estremo o ennesima pazzia? Noi non esitammo un attimo. Ne parlammo tutti insieme, con Andrè, che ci consigliò di fare un prestito, ma di non lasciarci sfuggire l'occasione. Lo prendemmo nell'agosto dello stesso anno. Poi, lo stesso Andrè, avviò una campagna pubblicitaria. La voce si diffuse a dismisura.
Cominciammo ad alzare il prezzo delle nostre mele, ma le vendite non ne risentivano. Anzi, nel febbraio del 1997 mio padre andò in banca ad estinguere il mutuo. In sei mesi avevamo guadagnato quasi un miliardo. Nel frattempo, avevamo messo le pietre in tutti i terreni a nostra disposizione. Avevo sedici anni, ma la testa di un quarantenne.
Le nostre mele furono anche analizzate, e si scoprì che erano ricche di sali minerali, quasi il triplo di una mela normale, e inoltre possedevano proprietà uniche, benefiche per il corpo. La voce si diffuse.
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