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Le sembra quasi surreale quella frase, ma é proprio uscito dalla sua bocca, e dopo qualche secondo di esitazione, inizia a parlare.

-Non saprei cosa dirti. Sono una donna di Boricua da famiglia modesta per non dire senza un soldo. Non ho mai finito la scuola, ha 16 anni abbiamo toccato il fondo, anche per via del grande scoppio. In molti persero lavoro e un gran caos per le occupazioni giornalieri. Mio padre cercò di fare finire a me la scuola, però... Eravamo con un coltello alla gola e bisognava uscirne al più presto.

-E ti sei messa a lavoro.

-Credo che sia stato la mano di Dio ad aiutarmi. Molte miei ex compagne sono finite con il vendersi, alcuni miei ex compagni sono finiti con il mendicare nelle "zone ricche".

-Fare la cameriera é stata la tua fortuna?

-Si. Cercavano una cuoca, nella casa del braccio destro del Jefe. Quello con il profilo di coniglio.

-Benito. Non dovrebbe vivere in casa con il Jefe?

-Non lo so. Ha una casetta poco fuori città. Niente di lusso, quasi in borghese, come se non volesse attirare l'attenzione. Io lo scoprii per caso chi era veramente.

-Come?-le chiede con un tono quasi preoccupato.

-Trovando delle armi mentre pulivo la sua stanza. E qualche tempo dopo fece visita il Jefe.

-Hai avuto paura.-non é una domanda. Le prende in mano una ciocca dei suoi capelli e ci gioco con le dita.

-E lui lo capí. Lui... Non é cattivo. Non mi toccò mai, e quando capì che qualcosa non andava... Si limitò a parlarmi, quasi fossi un suo pari.

Ozuna alza gli occhi al cielo. Ha sempre sentito dire che quell'uomo é strano.

-Credo che la mia sia stato il licenziamento più tranquillo del mondo. Mi disse che potevo andarmene tranquillamente e mi diede il numero di telefono di un agenzia di catering.

-Ti ha trovato un lavoro?-esclama incredulo Ozuna

-Non ci credevo neanche io. Aveva già fatto il mio nome al capo. Ero spaventata, ho pensato che volesse qualcosa in cambio. Ma non lo mai più visto, fino alla festa del suo fidanzamento. Mi fece un segno di saluto e basta.

-Ho sempre sentito parlare di lui e delle sue strane abitudini. Dovrebbe essere el Conejo Malo, ma sembra quasi un marshmallow.

Taina ride.

Ci vuole il colpo alla porta, per riportare il Jefe a terra. Per far distogliere il suo sguardo dalla bocca sorridente di Taina, e per far smettere alle sue orecchie di godere di quel bellissimo suono. Non aveva ancora riso in sua presenza.

Spostano lo sguardo sulla persona che ha fatto irruzione. Gli occhi di Ozuna quasi gli cadono fuori, in un battito di ciglia é vicina a lei e la prende prima che cada.

Taina porta le mani alla bocca e gli occhi si riempiono di orrore.

-Yampi! Yampi!-inizia a gridare a squarciagola il Jefe, mentre il sangue di Belcalis sporca il pavimento.

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