Capitolo 1-Ti piacciono le uova?
I'm gonna loosen up and get me some gas.
I'm gonna get me some action, go crazy driving in the fast lane.
«Salve, sono Vince Eggers, della Welling Paralumi. Sa che stiamo scontando fino al quaranta percento tutti i nostri articoli? Se lasciasse una valutazione positiva sul nostro servizio potrebbe avere uno sconto addirittura del cinquanta percento su una vasta gamma di colori selezionati. No? Ok, come desidera. Ok, mi scuso per averla disturbata, arrivederci.»
L'interlocutore buttò giù.
Vince rimase immobile, con ancora la cornetta del telefono poggiata tra il mento e la spalla.
È la decima persona che non accetta l'offerta dopo nemmeno un minuto di conversazione.
Se la situazione non migliora mi licenzieranno.
Vince sospirò, si stropicciò gli occhi e si risistemò sulla sedia.
Incominciava a fargli male la schiena.
Quel giorno la pausa pranzo sembrava essere stata più breve di quanto già lo fosse, aveva avuto il tempo di fumare una sigaretta ed era dovuto rientrare subito. Non aveva mangiato, non ne aveva il tempo e non era nemmeno sicuro di voler mettere qualcosa sotto i denti.
Il pomeriggio, appena finita la pausa, ritornando alla sua postazione e vedendo tutti che si risedevano come cani a cuccia, gli era sorta una sensazione di squallore totale. Ma alla fine si era seduto anche lui, di nuovo.
Vince prese la cornetta tra le dita, sfogliò un lungo e fitto elenco e compose un numero telefonico.
«Salve, sono Vince Eggers, della Welling Paralumi, le interesserebbe la nostra offerta del quaranta percento su tutti i nostri articoli?»
Vince aprì la porta di casa, si guardò un po' intorno e appoggiò le buste della spesa sul tavolo.
«Vince, sei tu?» mormorò una vocina dalla stanza affianco alla cucina.
«Sì, mamma. Ti ho preso le uova» rispose Vince. Prese una confezione dal sacchetto della farmacia.
«E anche le medicine» continuò.
«Oooooooh! Sei proprio un tesoro! Quante uova hai preso?» strepitò la voce.
«Ho preso la confezione da sei» rispose ancora l'uomo.
«Caro Vince!»
«Caro Vince!» ripetè lui a bassa voce, alzando le sopracciglia e contraendo il viso in un'espressione di finta sorpresa.
Sistemò le ultime cose, accartocciò le buste e le abbandonò in fondo al tavolo.
Rimase qualche secondo fermo in mezzo alla stanza, poi si avvicinò al giradischi.
Prese con cautela tra le mani un vinile e lo appoggiò sul piatto. Fece partire il disco, che iniziò a roteare lentamente.
Queen: The Works
Sorrise. In quell'album erano contenute tutte le sue canzoni preferite del suo gruppo preferito, i Queen.
Ma avrebbe ascoltato quel vinile per l'eternità solo per un unico brano.
Man On The Prowl
Il ritmo, le parole, tutto in quel pezzo lo facevano, solo per un attimo, sentire completamente libero.
In grado di fare tutto ciò che volesse.
You'd better watch out
I'm on the loose and I'm looking for trouble
Sì, quando ascoltava quella canzone avrebbe giurato di sentirsi addosso venti chili in meno.
Quasi non se ne accorse, ma stava ballando e girando per tutta la cucina, sventolando per aria la custodia del vinile e seguendo il ritmo.
So look out
look out
Because I'm a man on the-
La musica si fermò di colpo.
Il silenzio improvviso colpì Vince allo stomaco, uno shock in cui si sentì sia imbarazzato che confuso.
«Vince, quante volte ti ho detto di tenere la musica a basso volume?» domandò l'anziana con tono accusatorio e stanco.
Vince si girò di scatto, poi si scusò.
«Scusami, mamma, hai ragione.»
«Ora vado a letto. Ti avevo preparato la cena, ma ormai è ghiacciata. Buonanotte» continuò la donna, restando immobile in mezzo alla stanza. Poi diede le spalle al figlio e si diresse verso la camera da letto.
Chiuse la porta a chiave.
Vince sospirò lentamente, estrasse meticolosamente il disco dal perno di montaggio e lo ripose in modo certosino nella sua custodia.
Don't leave me when I'm feeling so lonely
Come home
Come home
If you don't you're gonna break my hear
Le uova. Le uova lui non le sopportava proprio. L'albume pallido e gelatinoso, il tuorlo di un viscido arancione. Lo disgustavano.
Ma sua madre le adorava, avrebbe potuto nutrirsi solamente di quegli odiosi ovali biancastri, avrebbe voluto allevare centinaia di galline solo per avere più uova possibili per sè.
Sì, era una persona indubbiamente interessante.
In cucina aveva almeno tre libri di ricette con le uova, uno per i piatti salati, uno per gli aperitivi (quali aperitivi avrebbe mai dovuto organizzare? Non conosceva nessuno.) e uno per i dolci.
Vince osservava quelle che aveva nel piatto, cotte alla coque. Il tuorlo si insinuava morbosamente nel bacon e impregnava il pane tostato rendendolo orridamente molliccio.
«Non mangio, devo andare» esclamò il giovane continuando a guardare con ribrezzo la colazione.
Al supermarket, Vince era dallo scaffale dei dentifrici, cercando l'unico che piacesse alla madre.
Se esistesse un dentifricio alle uova, mamma ne terrebbe una scorta nel ripostiglio.
Pensò.
«Mi scusi, queste sono sue?» domandò una fredda voce femminile alle spalle del giovane.
Vince si voltò, trovandosi davanti una donna dagli scintillanti occhi cobalto.
Il suo sguardo inflessibile lo stava squadrando a fondo, sulla sua bocca non c'era nessuna parvenza di sorriso, ma i lineamenti erano rilassati.
Probabilmente quella doveva essere la sua espressione neutra.
Portava una lunga gonna tortora da cui sbucavano le punte degli stivali neri e infilata nell'abito indossava una camicetta color crema, fermata con una sottile cintura di pelle.
La caratteristica della ragazza che colpì di più Vince fu il suo girovita, i fianchi erano delle speculari mezzelune arcuate.
Di così minuti ne aveva visti solo nei film in costume o nelle vecchie foto d'epoca, quando erano frutto di un costante utilizzo dei corpetti.
Eppure lei non indossava alcuna costrizione per farli risultare così.
«Come ha detto?» chiese Vince. Si sentiva come se quella donna l'avesse già vista da qualche parte.
«Queste sono sue?» ripetè lei, indicando una confezione di uova che teneva tra le mani pallide.
Vince annuì, leggermente imbarazzato.
«Ah sì, le ho appoggiate qui sullo scaffale e me ne sono completamente dimenticato. Grazie» rispose il ragazzo, prendendo la confezione che lei le stava passando e mettendola nel carrello.
«Di nulla, vorrà dire che ne dovrò prendere delle altre» annunciò la giovane sempre con tono estremamente serio.
Vince le sorrise fugacemente, poi continuò la sua scelta di dentifrici.
«Ti piacciono le uova?» esclamò all'improvviso la donna voltandosi verso Vince.
«Come?» lui la guardò con perplessità.
Ma lei si era già voltata e stava camminando verso l'uscita, ondeggiando i suoi fianchi irreali e perfetti.
Vince uscì dall'ascensore dando una spallata alla porta.
Si blocca sempre la maniglia. L'amministratore del condominio dovrebbe chiamare un tecnico.
Pensò Vince, ma subito dopo l'idea gli sembrò irrealizzabile. Non sapeva più niente dell'amministratore, nemmeno se fosse ancora vivo.
Arrivò alla soglia di casa e guardò l'orologio:
7.30
Sua madre sicuramente stava cucinando.
Entrò e subito un forte odore di frittata s'insinuò malvagio nelle sue narici.
No.
«Ciao Tesoro, vieni a mangiare che si raffredda! Ho preparato la frittata, ma se non ti va mi sono avanzate delle uova, posso fartele sode. A proposito, hai preso la confezione da sei che ti avevo chiesto?» chiese subito, tutto d'un fiato, l'anziana.
«Sì, sì te l'ho presa» rispose svogliato Vince. Stava per dire alla madre che non avrebbe mangiato, ma già da qualche ora i crampi assediavano il suo stomaco.
Vince prese il pacchetto del supermercato e tirò fuori la confezione.
Stava mettendola in frigo quando notò una macchia bianca dentro a essa.
Si sarà rotto un uovo?
Aprì la scatola e rimase immobile per qualche attimo.
Come era fisicamente possibile che ci fosse un piccolo bigliettino piegato dentro a una confezione di uova sigillata?
Vince dispiegò il biglietto e sgranò gli occhi smeraldini.
24 novembre, ore 18.40
Fostemoon, Sevierville, Tennessee
12- Blue Drive, 135
Piano quinto, terza porta a destra.
Ti piacciono le uova?
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