28. L'amore non ha numeri
Il corpo pecca una sola volta e supera subito il peccato, perché l'azione è un modo di purificarsi. Allora non rimane più nulla, salvo il ricordo del piacere, o il lusso di un rimpianto. L'unico modo di liberarsi di una tentazione è abbandonarvisi. Resisti, e la tua anima si ammalerà del desiderio delle cose che si è proibite, di passione per ciò che le sue stesse mostruose leggi hanno reso mostruoso e illegale. Si è detto che i grandi avvenimenti dell'umanità si sviluppano nel cervello. Ed è anche nel cervello che si verificano i grandi peccati dell'umanità.
Il ritratto di Dorian Gray - Oscar Wilde
✟
La camera di Edvin è sempre in disordine. Alcuni vestiti sono stati lanciati alla rinfusa su una sedia, di notte creano macabre e grottesche forme nel buio. La scrivania è ricolma di oggetti, senza una logica apparente, e le pareti bianche sono sporche di gocce di sangue rimaste impresse sulla vernice e ricoperte da vecchi poster usurati dal tempo, immagini e loghi di gruppi musicali morti e feroci, rabbiosi e tormentati.
Ayar ha superato la soglia della porta, seguita da Lance, senza premurarsi nemmeno di bussare. Ha trovato Edvin steso sul letto dalle coperte sfatte, i capelli corvini scompigliati dal cuscino e il giradischi che riproduce suoni graffianti e urla sinfoniche, melodie dall'inferno.
«Edvin, dobbiamo parlare», Ayar ha i pugni appoggiati sui fianchi e un piede che batte con ritmo rapsodico contro il pavimento.
Edvin tira su la schiena, si passa le mani sul volto stanco, quasi come se volesse scacciarli via solo chiudendo gli occhi. «Ti avevo chiesto di lasciarmi in pace.»
«Non voglio che tu rimanga solo a soffrire quando potremmo trovare una soluzione conveniente per tutti», replica Ayar, che si avvicina a lui e tenta di rilassare le spalle con un respiro più lungo degli altri.
«Non esistono soluzioni, Ayar. Mi hai ferito.»
Ayar rabbrividisce per l'ipotermia che trasuda la voce dell'altro. Lance è in piedi dietro di loro, il capo inclinato di lato e le mani nelle tasche, l'aria di chi non dovrebbe né vorrebbe trovarsi lì.
Ayar alza lo sguardo. «Mi dispiace», chiede scusa, anche se fatica ancora a comprendere perché lui abbia dato di matto in quel modo, non gli ha mica detto che non vuole più stare con lui. «Tuttavia, prima di prendere la drastica decisione di mandare tutto a puttane, perché non proviamo a vedere se funziona anche in tre?»
Quella proposta è assurda e Edvin rimane pietrificato dalla normalità con cui la propone.
«Non dirmi di no prima ancora di pensarci», lo blocca l'altra prima che pronunci una sola parola, «proviamoci.»
Termina con un sorriso carico di dolcezza e, in fondo, una zuccherosa quanto rancida perversione. Il bisogno assoluto di sperimentare, peccare, spingersi sempre oltre per non fermarsi mai prima che tutto precipiti.
Si alza sulle punte per raggiungere il suo collo con le dita e appoggiare le labbra sulle sue. È un tocco dolce, malizioso e mellifluo a tratti, quando spinge la lingua contro la bocca dell'altro e cerca di inseguirla in una marcia funebre. Edvin rimane rigido per qualche secondo, poi il suo profumo lo investe, è buono, e Ayar è maledettamente deliziosa e non riesce a resistere, non più di qualche istante, finché non è lei a scostarsi e, a pochi millimetri dal suo viso, sorride.
«Ora bacia anche lui», suggerisce, e si sposta per fare spazio a Lance, che al contrario di Edvin sembra piuttosto tranquillo, come se non ci fosse niente di folle e sbagliato nella richiesta di Ayar.
Edvin rimane fermo per un po', tormentato dalla vergogna, consapevole di non conoscere Lance a sufficienza da poter fare qualcosa di così intimo. È infatti l'altro a prendere coraggio e a porsi di fronte al vampiro, un'espressione conciliante sul viso.
Lance bacia Edvin e Ayar li guarda con gli occhi che brillano. Non ha mai visto niente di tanto poetico, dolce, proibito. Amare è sbagliato e basta, non importa il genere degli individui che compongono un rapporto. Si inumidisce le labbra e poi si mette in mezzo ai due, li scosta per baciare Lance a sua volta, per fare in modo che nessuno sia escluso né infelice. L'idea di avere più di una persona al suo fianco la fa stare bene, la calma, la tranquillizza. Le dà una speranza, perché in tre possono farcela, possono stare insieme per sempre, possono amarsi e rigirarsi insieme fra le coperte, dormire nello stesso letto, stringersi quando sorge l'alba e tinge tutto di amaranto.
Ayar si sottrae a quel bacio per spingere entrambi i ragazzi sul letto, li incita a sedersi lì mentre fa scivolare oltre il capo e le braccia il top che indossa, poi abbassa la cerniera della gonna e se ne libera, sorride sotto il loro sguardo malizioso e perverso, ama il modo in cui la divorano con gli occhi – e vuole essere mangiata da entrambi, morsa, riempita di graffi e lividi, testimoni dell'amore oscuro che li lega. Non vuole essere l'unica mezza nuda, però, perciò si premura di togliere la maglietta di Edvin, mentre Lance non si fa pregare prima di sfilarsela. Entrambi hanno il petto, il collo e le braccia ricoperte di tatuaggi, vecchi marchi d'inchiostro. Edvin, però, è anche pieno di cicatrici, scarnificazioni disegnate dal dolore.
Lance la tira verso di sé, la bacia, le dita che corrono alla gola per stringerla e sentirla ansimare sulle sue labbra. La spinge sul materasso, in mezzo ai loro corpi, e scende con la bocca in cerca della sua gola. Percorre la pelle con la punta della lingua mentre lei trema sotto al suo tocco.
Edvin si morde le labbra e scivola fra le gambe di Ayar, si premura di sfilarle le mutandine per affondare la testa fra le sue cosce. La sente gemere e in realtà l'idea che non siano da soli, che non si senta tanto bene solo per lui, non gli dispiace, non più.
Non è difficile come farlo con un corpo che non emette suoni, che ha gli occhi vitrei, che quasi non respira più, mentre Kilian lo guarda e le sue pupille fisse addosso lo disturbano.
Con Lance e Ayar è più semplice, non ha timori, non prova ribrezzo, e anzi l'eccitazione stretta nei pantaloni comincia a fare male. Abbandona il peso di tutti i suoi demoni per un po', è la dolce ebbrezza del sesso e degli istinti, del corpo che freme mentre Ayar stringe le cosce ai lati della sua testa ed è consenziente – ed Edvin non credeva l'avrebbe mai pensato, ma sì, è ancora abbastanza umano da comprenderne i limiti e per tanto non si sente forzato a far niente perché sa che non è come con Kilian.
Non è una costrizione, non è un obbligo, non è paura.
Lance affonda i canini nella gola di Ayar, il dolore la devasta, la sopprime per qualche istante; le mani grandi e solcate dalle violacee vene di lui corrono sui suoi seni, li stringono, le slaccia i bottoncini dell'unico indumento che le è rimasto addosso mentre il sangue zuccheroso di lei gli scivola lungo l'esofago.
Edvin si scosta dalle sue gambe, richiama così l'attenzione degli altri due. «Come possiamo averla insieme?», chiede, vittima di un'innocenza che lo turba per un momento. Non vuole guardare Lance fotterla e rimanere in disparte, gli provocherebbe un vivo e raccapricciante fastidio.
Lance stira le labbra in un sorriso che ha la parvenza di un ghigno, malcelato sadismo nascosto fra i denti bianchi che brillano. «Non è difficile, ma temo farà male», l'avverte dopo aver abbandonato la sua gola sporca di rosso.
Fa un cenno a Edvin e gli chiede di sedersi sul letto. Lui esegue e Ayar gli sale sopra e gli sbottona i pantaloni, un sorriso compare sulle labbra, un raggio di sole all'alba.
Il rumore della cintura di Lance, in piedi, fa sobbalzare appena Ayar, che ha rapito le labbra di Edvin e si bea del sapore del vampiro mescolato a quello di lei.
Lance si sputa sulle dita e raggiunge il sedere nudo di Ayar, alcuni lividi violacei le interrompono ancora l'epidermide e ghigna perché sa di essere stato lui a lasciarglieli addosso.
Edvin guarda Lance negli occhi, legge la sua malizia, i pensieri profondi e perversi che si aggrovigliano nella sua testa, comprende che cosa vuole fare ed è d'accordo, pensa sia la scelta migliore, crede che sarà divertente e ormai la ragione si è allontanata, non c'è più niente che possa fermarlo o farlo tentennare.
Edvin la fa sua con uno scatto del bacino e ama sentirla inarcarsi sopra di lui, gemergli sulle labbra per il piacere che la investe all'istante, che li rende uniti, una cosa sola, tanto che se qualcuno provasse a dividerli li ferirebbe fino a distruggerli.
Poi il viso di Ayar si distorce in un'espressione di puro e crescente dolore, il respiro le rimane incastrato in gola, e strilla senza rendersene conto.
«Cazzo, cazzo, mi fa malissimo», dice, e Lance ride, ride con una crudeltà tutta sua, si bea di quel dolore che, lo sa, sarà poi piacere e non potrà mai farne a meno, e intanto si fa spazio nella sua carne fino a toccare la sua pelle col bacino e geme, fissa Edvin negli occhi e cazzo, se n'è già innamorato. È già perso di entrambi, e non c'è niente di più piacevole di quell'emozione.
✟
Edvin, Ayar e Lance sono ancora nudi, stretti in un abbraccio bollente, ancora umidi per il sudore, eppure si stringono, Ayar fra di loro con la sua pelle bianca e in contrasto con i loro marchi oscuri, un corpo sensuale e grazioso, tanto che è difficile non ricominciare e se i due rimangono calmi è solo perché sono ancora sconvolti dalle emozioni e dalle sensazioni.
È stato piacevole. Edenico. Hanno toccato il paradiso – no, no, l'inferno.
Si sono uniti in simbiosi, sono diventati un'unica bolla di energia, le loro anime si sono guardate in volto e scoperte, hanno abbassato le maschere e lasciato uscire la loro parte animale, sporca, marcia.
Eppure non esiste niente al mondo che sappia dare loro gli stessi inappropriati brividi.
Il braccio sinistro di Lance cinge i fianchi di Ayar, Edvin ha la fronte appoggiata contro quella dell'altra, gli occhi proiettati sul suo viso perlaceo, sembra morbido e dolce come pasta di zucchero.
«Kilian lo verrà a sapere, e non gli piacerà», mormora, rivolgendosi a entrambi e certa che l'abbiano sentita.
Tuttavia rimangono in silenzio per un po', poi è Edvin a parlare. «Sì, probabilmente lo sa già.»
Lance si passa le mani sul volto, tenta di scacciare via la preoccupazione, ma non è semplice. «Si aspettava che almeno io mantenessi il distacco e non mi lasciassi coinvolgere. Sarà più incazzato con me che con voi due.»
«No, fidati, questa volta mi fa fuori», replica Ayar. «L'hai sentito prima della nostra partenza, se Edvin non gli avesse chiesto di non mandarmi via mi ritroverei già rinchiusa da qualche parte per l'eternità. Non voleva altri errori, e sono sicura che considererà questo tale.»
«Kilian ha perso il controllo», dice Edvin, «non lo avete visto delirare mentre non c'eravate. Sta impazzendo. Non so come sia possibile e non so nemmeno perché, ma posso assicurarvi che non è lo stesso di sempre. Qualcosa l'ha cambiato.»
Ayar si alza di scatto, incurante del lenzuolo che scivola giù ed espone di nuovo la sua pelle nuda e bianca. «Quindi ora Kilian è più debole del solito.»
«Beh, sì.»
«Edvin», si volta nella sua direzione, pronunciando il suo nome, «esiste un modo per uccidere Kilian?»
Edvin ci pensa su per un po', poi annuisce. «Sì, Ayar. Lasciarlo solo e impedirgli di trovare qualcuno a cui sottrarre energia. È per questo che usa l'ipnosi, quando fa rilassare qualcuno non si rendono conto di cosa viene rubato loro.»
Lance annuisce. «Sì, beh, è un vampiro energetico, questo era chiaro. I primi esperimenti li ha fatti su se stesso, e si è assicurato di non creare nessun altro uguale a lui. Infatti tutti gli altri hanno bisogno di sangue.»
«Come fai a saperlo?», chiede Ayar.
«Ti ricordo che sono stato uno dei primi esperimenti di Kilian. All'epoca non era tanto freddo e restio al dialogo, mi ha raccontato molte cose. Soprattutto da ubriaco. Quando lo fai bere diventa un cucciolo indifeso, è per questo che non mi ha mai messo molta paura, ed è per questo che non beve.»
«Beh, potrebbe essere un piano efficace, ma complicato, e se fallisse non avremmo possibilità di farcela di nuovo. Ho un'idea migliore.»
I due la guardano, attenti. «Cioè?»
«Diamo fuoco alla casa. Facciamola bruciare, e bruciamo lui qui dentro.»
«Non sono sicura che il fuoco lo ucciderà», replica Edvin.
«Però distruggere tutta l'arte che conserva qui dentro lo priverà della voglia di vivere. Farà più male», dice Lance.
«Bruciamo tutto e lo condanniamo a rimanere qui, in modo che non possa essere trovato da nessuno e che rimanga debole per l'eternità», conclude Ayar.
«Magari fa la stessa fine di Dorian Gray», Edvin si alza in piedi e si riveste in fretta. «Okay, proviamoci. Io mi procuro la benzina, voi fate il resto.»
Ayar trova molto strano che Edvin sia d'accordo con il suo piano, potrebbero essere solo confuse idee suicide. Potrebbe non essere l'ottima idea che sembra.
Però non può arrendersi senza provare. Vuole farlo per se stessa e per la sua libertà, vuole farlo per liberare Edvin e Lance, vuole privare le vittime della vita, perché è meglio lasciarle morire che farle soffrire, cavie di crudeli mani sadiche.
E in fondo non è così strano che Edvin voglia sbarazzarsi di Kilian. Lui l'ha ingannato – come ha fatto al principio con lei – e forse, anche se non può esserne certa, i giorni che ha trascorso senza di lei sono stati talmente difficili da avergli fatto maturare quelle idee.
✟
Lance e Ayar si sono rivestiti e hanno raggiunto Kilian al piano di sopra, hanno bussato contro la porta del suo studio, ma non hanno ricevuto alcuna risposta.
Così sono andati a cercarlo in giro per casa, e svoltando nell'ultimo corridoio hanno notato una porta aperta.
«Speriamo che non capisca niente», mormora Ayar, un secondo prima di andare di fronte all'uscio e sbirciare all'interno.
La scena che si trovano davanti è inaspettata e grottesca.
Kilian è steso sul letto, nudo, le mani dietro la testa. Le vittime sono tutte intorno a lui, prive di indumenti addosso, tutte strette attorno al suo corpo, lo circondano di un amore che nessuno sarebbe in grado di dargli. Un lenzuolo copre loro le gambe, dà conforto ai burattini vitrei e forse li rende appena più umani, anche se ormai non sentono più neanche il freddo.
L'idea che abbia abusato di loro come ha fatto con lei la distrugge, è una coltellata ben assestata fra le viscere, un pugnale che gira e scava fra le interiora e si fa spazio fra il sangue e i coaguli.
La rabbia morde cieca, le azzanna il cuore.
«Che volete?», chiede Kilian. «Non ho tempo da perdere, festeggio la riuscita del mio esperimento. Volete unirvi a me, per caso?»
Tutto il suo pudore e la costruzione gigantesca che l'ha sempre protetto crollano, è come se Ayar potesse vederla infrangersi in frammenti di vetro dai colori olografici, tenui sfumature di rosa e celeste. Kilian non è più l'inumano essere che la tormenta, ma è schiavo dei suoi vizi e di una vecchiaia che non lo muta all'esterno, ma se Ayar prova a stringere un po' gli occhi quasi vede le rughe che gli trafiggono il volto. Vede come il tempo ha girato talmente tante volte la clessidra fino a essersi svuotata di ogni granello, che fra una giravolta e l'altra ogni legame si è distrutto e la sabbia si è sbriciolata fino a cessare di esistere.
«Ci chiedevamo che fine avessi fatto», Ayar si avvicina al letto a baldacchino, le coperte sono sfatte e cadono sul pavimento, un intruglio informe di tessuti e corpi immobili. La bellezza di Kilian è crudele, la coglie impreparata.
«Ma davvero? A me sembravate felicemente occupati», la prende in giro, facendo un silenzioso riferimento a ciò che hanno fatto, perché Kilian sa sempre tutto.
Si alza in piedi, indossa solo dei boxer neri e ha il corpo statuario e magro, incarna la perfezione dell'arte greca. È un fascino crudele, maschera l'oscurità che gli tormenta l'anima. «Che c'è? Lance e Edvin non ti sono bastati? Vuoi anche me?»
Ha il desiderio di umiliarla, di farla sentire piccola, inefficace, di sminuire il suo talento nel prendersi tutto quello che gli appartiene e farlo suo. È una ladra di affetti, di persone, di sentimenti.
Kilian la odia e non pensava che sarebbe mai arrivato a rinnegare la sua stessa creazione, la piccola creatura dai capelli rosso sangue che ha infettato per conservare la sua bellezza in maniera immortale, non le ha concesso neppure di crescere fisicamente oltre i sedici anni perché la reputava già bella a quell'età, carica del candore dal sapore di un'adolescenza eterna.
In realtà Kilian vorrebbe che rispondesse di sì. Che dicesse di volerlo, che confermasse di avere ancora del potere su di lei, questo lo farebbe stare bene, bene davvero.
Al momento, l'unico modo che ha per riavere indietro il controllo è tenere a bada Ayar, e non sa più come riuscirci. Niente è servito a recidere la sua parte umana. Sa essere un mostro, lo dimostra il suo passato. Ha dovuto cancellarle la memoria infinite volte per farle scontare i suoi peccati e farla smettere di soffrire per le sue vittime, ma non è mai riuscito a estinguere quella sensibilità crudele che la tormenta fino alle lacrime.
È più intelligente di lei, non può lasciarsi fregare.
Che cosa vuole Ayar?
E quando si pone quella domanda, la risposta è chiara.
«Lance, puoi lasciarci da soli per un po', per favore?»
✟
Kilian ha ordinato a Lance di rivestire le prigioniere e portarle in gabbia, e questo li ha portati a uno stato di silenzio assoluto. La porta si richiude con un lugubre cigolio.
Kilian, immobile di fronte ad Ayar, è il primo a prendere parola. «Sono stato crudele con te, avrei dovuto comprenderti e ascoltarti.»
Ayar aggrotta le sopracciglia, confusa da quelle scuse. Sono inaspettate e strane. «Dovrei crederti?»
«Credo nella sincerità, non mi scuserei mai per finta», dice Kilian, le sue mani raggiungono una guancia di Ayar, la carezza del creatore di fronte al suo piccolo esperimento malriuscito, vede la bellezza pura nel suo sguardo di vetro e ci si perde per un momento, immobile, quasi affetto dalle vertigini e con la testa che gira per la perfezione del suo viso. Ayar somiglia alla donna che ha amato in passato e per questo non può odiarla mai del tutto, non può allontanarla da lì perché è ciò che di più simile gli è rimasto di lei. «Sei incantevole», soffia vicino al suo viso, e Ayar ha i brividi e odia la sensazione delle mani di Kilian addosso, ma la paura basta a pietrificarla. Non sa di cos'è capace, non sa che cos'ha in mente e non riesce a sottrarsi al suo sguardo magnetico, pregno di enigmi che teme di non risolvere mai.
«Prima volevi uccidermi, perché sei cambiato all'improvviso?»
Kilian emette un respiro, si scosta da lei per darle le spalle, cammina in direzione del letto, si ferma lì di fronte. È sempre teatrale, melodrammatico, tutto dev'essere scenico e perfetto, pesa ogni parola per non rovinare nessun momento. Lui che si inietterebbe gli applausi e gli sguardi nelle vene, se potesse.
Ayar teme che lui sappia cos'hanno programmato, ed è un terrore cieco, paralizzante, freddo.
«Perché non mi conviene averti come nemica, e a te non conviene avere me come nemico», dice Kilian, si volta nella sua direzione. «Distruggermi non è una buona idea, né provarci, e bruciarmi vivo è davvero crudele, neppure io sono arrivato a tanto sadismo, con te.»
La conferma che Kilian sa tutto, che è nei guai fino al collo e che non ne uscirà con facilità.
Lance l'ha lasciata da sola con lui.
«Potevo scegliere Lance dal principio, ma ero accecato dalla tua bellezza. È riuscito a farmi realizzare l'esperimento in così poco tempo che quasi non me ne sono accorto. Tu sei stata inutile, invece, eppure ho scelto prima te fra le mie creature, certo che fossi tanto crudele da poter disumanizzare le cavie in poco tempo. Non è stato così. Mi sono reso conto di essermi fatto ingannare dalla tua bellezza, ed è la stessa che ha ingannato anche Edvin e Lance. Hai un'arma, non l'hai mai tenuta nascosta, e io l'ho sottovalutata.»
C'è vera ammirazione nelle sue parole, eppure c'è anche del puro disprezzo.
«Quindi? Ora andremo tutti d'amore e d'accordo? È questo che stai cercando di dirmi?»
Kilian sorride. «Certo. Se accetti le mie condizioni e smetti di cercare di fregarmi, io smetterò di tentare di sbarazzarmi di te.»
«Non posso accettare che tu faccia ancora del male agli umani.»
Ayar è coraggiosa, ci prova. Non vuole aver paura di lui, non può permetterselo. Non deve mostrarsi debole.
«Ho finito con loro, il mio esperimento è riuscito. Ora voglio solo vivere l'eternità tranquillo, nella mia casa, circondato da persone che ho scelto con attenzione. E tu non rovinerai tutto, puoi esserne certa.»
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