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Decisamente Febbraio

Non appena ebbe varcato le Alpi, Edward si sentì euforico. Adorava il profumo dell'Italia, così ricco di storia da far impallidire un vampiro. Ma, a proposito di esseri secolari, quella penisola che aveva ispirato tanti letterati, era anche la casa dei Volturi ed era proprio a Volterra che si sarebbe diretto. Voleva capire se la sua intuizione sulle "apparizioni" di Bella fosse giusta e l'unico modo che aveva era quello di mettersi in pericolo. Aveva smesso di correre e passeggiava con un sorriso stampato sul volto, felice di poter vedere ancora Bella e sicuro che la sua mente non si sarebbe mai potuta dimenticare i suoi lineamenti. L'aveva potuta vedere bene, aveva quasi potuto sfiorarla. Sapeva che era solo una visione ma non poteva fare a meno di sperare che fosse reale.

Scendeva dai pendii delle montagne italiche affondando nella neve ma senza per questo esserne rallentato. Nevicava da diverse ore e il paesaggio era anche più bello di quanto si ricordasse. A mano a mano che si avvicinava a valle venne colpito da forti odori di cucina. In nessun altro posto al mondo era possibile avere così tanti profumi culinari come in Italia: a qualunque ora del giorno o della notte ci sarebbe stata una piccola donna che preparava qualcosa di buono per la propria famiglia. Giunse in prossimità di una piccola cittadina e mentre camminava attirava su di sé lo sguardo sospettoso degli abitanti incuriositi da uno straniero che indossava solo una giacca. Faceva freddo, almeno per gli esseri umani, perciò Edward capì che se desiderava passare inosservato avrebbe dovuto indossare un giaccone da montagna. Non ci mise molto a trovarne uno in un vecchio bar che sapeva di alcool scadente e antitarme: gli anziani erano impegnati di un'importantissima sfida a briscola per occuparsi delle giacche. Ma, mentre passava a fianco del tavolo da gioco, incrociò lo sguardo di un vecchio che s'irrigidì alla sua vista e gli si parò davanti, impedendogli di uscire.

"Inopportuno camminare così fra la gente, soprattutto quando si ha fame", gli disse il vecchio a fil di voce senza distogliere mai il proprio sguardo dagli occhi di Edward. Il vampiro si stupì della frase e dei modi dell'uomo.

"Ci conosciamo?", gli domandò Edward, incapace di leggere nella mente del vecchio. Fu davvero snervante aver trovato un'altra persona con la quale il suo dono si dimostrava del tutto inutile.

"Grazie a Dio no, straniero", rispose. Si guardarono per istanti interminabili poi, il vecchio gli fece cenno di aspettarlo lì. Edward lo guardò tornare al tavolo da gioco e dire agli altri che doveva rincasare. Tutti lo salutarono così prese la sua giacca e precedette Edward nel freddo del primo pomeriggio.

"Dove stiamo andando?", chiese Edward. Non era nervoso – sarebbe potuto scappare in qualsiasi momento e quel vecchio non sembrava per nulla pericoloso – piuttosto era curioso di sapere chi fosse quell'uomo.

"Non ti sforzare di leggermi nel pensiero, Edward. Non riusciresti nemmeno fra mille anni. Stiamo andando a casa mia dove potremo parlare senza che io mi becchi un raffreddore"

Quel vecchio aveva il fare del soldato e per un istante gli ricordò Jasper.

"Come vi chiamate, signore?"

"Mario", rispose sorridendo. "Siamo di buone maniere, non è vero giovanotto? Quanti anni hai?"

Con molta naturalezza Edward rispose alla domanda.

"Sono nato nel 1901, signore"

L'uomo lo guardò divertito.

"Porca miseria! Hai solo quindici anni in più di me e te li porti benissimo, eh?" disse, scoppiando in una fragorosa risata.

"Eh già". Edward si sentì a proprio agio con Mario, senza sapere perché. Aveva un fare burbero eppure paterno e chissà per quale ragione il fato li aveva fatti incontrare.

"Allora, Edward, cosa ti porta in Italia?"

Il vampiro dovette riflettere qualche istante prima di rispondere.

"Una ragazza, o almeno spero"

L'uomo si fermò di scatto e lo guardò con rimprovero. Poi, quell'espressione severa sparì dal suo viso così com'era apparsa.

"Ah, non capirò mai abbastanza voi vampiri. Avete l'immortalità, la bellezza, la forza... eppure nemmeno voi siete felici della vita. Credevo che l'angoscia del morire fosse la causa del malessere dell'uomo ma, caro mio, alla fine mi sono convinto che l'infelicità si atavica in noi. Per quanto possiamo ottenere non ci basta mai"

"Come... Come conoscete i vampiri?"

L'uomo fece spallucce alla domanda.

"Esattamente per lo stesso motivo per cui li conosci tu"

"Ma voi non siete uno di noi". Edward era confuso: quell'uomo sapeva dei vampiri pur non essendo uno di loro, com'era possibile? I Volturi erano sempre stati molto attenti a non far trapelare la loro esistenza fra la gente.

"E' vero, Edward, non sono un vampiro. Ma mia moglie sì"

Il vampiro si fermò sul posto, sconvolto. Mario capì i dubbi e si sbrigò ad indicare una piccola casa poco lontano da dove si trovavano.

"Abito laggiù. Vieni, lì potremmo parlare liberamente"

Qualche minuto dopo, Edward si trovò accolto in una casa piccola ma confortevole. Tutto in quell'abitazione raccontava una storia: le fotografie, alcuni oggetti decisamente antichi. Vi era anche un grazioso camino sopra il quale troneggiava il ritratto a olio di una donna del Settecento.

"Jacqueline", disse l'uomo alle sue spalle. "La donna del ritratto intendo. È mia moglie"

In quell'istante, Edward avvertì l'odore di un vampiro e si voltò fulmineo incrociando lo sguardo di una donna giovane.

"Non mi abituerò mai abbastanza alla vostra rapidità", disse ridendo Mario. "Edward", continuò l'uomo, "Lei è mia moglie Jacqueline. Tesoro" disse infine verso la donna, "Lui è Edward".

I due vampiri si guardarono per una frazione di secondo in tempi umani ma per un lasso di tempo sufficientemente lungo per due immortali, fino a quando Edward s'inchinò e fece il baciamano.

"Un uomo d'altri tempi, eh? Non ero più abituata a certe etichette", disse sorridendo la vampira.

"Ti offrirei qualcosa da bere Edward ma..."

"... Ma non bevo sangue umano", concluse il vampiro.

"Hai visto, cara? Ti avevo detto che sarebbe arrivato! Così finalmente la smetterai di fare l'infermiera per l'AVIS e ti occuperai del tuo vecchio maritino"

"AVIS?", domandò Edward disorientato.

"E' l'associazione italiana dei donatori di sangue. Mia moglie lavora lì in modo da poter usufruire del servizio. Ho cercato di farle capire che ci sono altre strade ma lei non ha mai voluto darmi retta" e così dicendo abbracciò la vampira e le diede un bacio. Edward si sentì in imbarazzo per qualche istante: quell'uomo era decisamente più vecchio di lei, almeno esteticamente.

"Esatto, Edward"

"Esatto cosa?"

"Esteticamente... solo in apparenza sono più vecchio". Ancora una volta, quell'uomo gli aveva letto nel pensiero e lui non riusciva a ricambiare il "favore".

"Snervante, eh? Essere spiati nei pensieri. Ho scoperto di avere questo dono molti anni fa, quando ancora ero un giovanotto. È stato così che ho conosciuto mia moglie: le ho letto nei pensieri e ho capito"

La vampira sorrise al ricordo. "Stavo camminando disperata dalla fame quando lui mi si è parato davanti e mi ha detto So cosa sei e ti posso aiutare. L'ho seguito, mi ha portato nell'ospedale e ha rubato qualche sacca di sangue per me. Il resto è storia..."

"Come mai eri ridotta così? Insomma, sei una vampira d'esperienza..." si azzardò a domandare Edward.

"Come sei elegante Edward! Sì, è vero, sono molto vecchia... scappavo dai Volturi. Avevo combinato un bel casino con Caius e... insomma, ero in pessime condizioni". Edward poté vedere un velo di paura attraversare gli occhi di Jacqueline mentre ricordava i Volturi e d'un tratto si ricordò il motivo per cui si era recato in Italia.

"Sono diretto a Volterra", disse tutto d'un fiato e facendo tornare serio anche Mario.

"Non farlo, Edward", gli disse l'uomo.

"Non c'è altra via" rispose tristemente Edward. "Non c'è altra via", ripeté.

"Perché non ci racconti, eh?", chiese gentilmente Mario sebbene sapesse già tutto quello che c'era da conoscere. "E poi decidiamo insieme la soluzione"

"Perché mi vorresti aiutare, Mario?" il tono gli uscì forse un po' più duro di quanto volesse, ma davvero non si spiegava il motivo di un tale interesse.

"Perché non dovrei? Non sono molti gli esseri umani che conoscono la vostra verità e a volte, dico a volte, noi umani riusciamo ad essere un po' più pratici rispetto a voi. Sarà che siamo abituati a decidere in tempi brevi..."

Edward sorrise. Non poteva leggere nella mente di quell'uomo eppure non gli sembrava cattivo. Così decise di aprire il suo cuore e raccontò tutto quanto era accaduto fra lui e Bella. Il racconto fu lungo e dettagliato, sembrava che Edward non vedesse l'ora di poter parlare con il cuore in mano del suo amore perduto. Quando ebbe finito, Mario e sua moglie lo guardavano con comprensione.

"Non è facile far funzionare una storia d'amore come questa, Edward, e nessuno più di noi lo può sapere. Jacqueline ha lottato molto contro se stessa prima di poter giacere con me nel letto e non ti nascondo che ci sono stati diversi incidenti"

"Incidenti?", domandò Edward, mentre la sua mente ripercorreva i pericoli che Bella aveva corso a causa sua.

"Sì... vedi è capitato che gli facessi male", fu Jacqueline a rispondere, "e non passa giorno in cui non mi senta colpevole. Ma la forza di Mario, il suo amore per me... tutto questo ha reso la nostra vita insieme possibile"

"Ci può essere un futuro per voi, Edward. Ma sono troppo stanco per parlarne ora", concluse ridendo Mario. Era notte e l'uomo era davvero stanco. Il vampiro sorrise.

"Ti troverò qui al mio risveglio domani?" gli domandò Mario gentilmente. Edward ci pensò sopra: dopotutto, i Volturi potevano aspettare.

"Certamente"


N.d.a

Okay, capitolo leggermente diverso ma ho seguito il consiglio di lisaloveugrey che mi invitava a pensare di meno e a seguire di più il mio istinto. Così, ecco qua: ho pensato che sarebbe stato carino offrire a Edward una possibilità, farlo riflettere sul fatto che fra uomo e vampiro possa esserci amore. E nasce Mario, un personaggio saggio, divertente e pieno di sorprese. È uno di quei vecchietti che si vedono in un tipico paesino, uno di quelli che si vede lontano un chilometro che hanno tanto da raccontare.

Spero vi sia piaciuto.

Baci!





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